Dopo l’incidente del Boeing 737 MAX che ha causato 157 vittime non tutte le compagnie proprietarie di questo tipo di velivolo hanno deciso di sospenderlo dalle operazioni.

Addirittura anche spazi aerei sono stati chiusi al sorvolo di questo tipo di aereo e comunque, dove continua a volare, sono i passeggeri stessi ad essere scettici sul suo impiego.

Oggi, nel sito www.air-accidents.com è stata pubblicata una newsletter dal titolo "LA VERITA’ SUL 737 MAX" che pubblichiamo qui a seguire:

 

Due incidenti su 350 velivoli dello stesso modello in circolazione sono troppi, inutile nasconderlo.
Per rimanere a casa Boeing, del modello 787 sono in circolazione dal 2011 789 aerei e ad oggi si registrano zero incidenti mortali.
E’ evidente che il 737MAX ha qualcosa che va rivisto e corretto.
Tuttavia possiamo dire che i due incidenti non debbono aver troppo colto di sorpresa gli addetti ai lavori d’oltreoceano.
A febbraio di quest’anno, quindi con un "solo" incidente alle spalle, quello di Lion Air del 29 ottobre, sul prestigioso quotidiano International New York Times (1) si poteva leggere quanto segue:

 

“By limiting the differences between the models, Boeing would save airlines time and money by not putting their 737 pilots in simulators for hours to train on the new aircraft, making a switch to the Max more appealing” [Minimizzando le differenze tra i modelli, Boeing salverebbe tempo e denaro alle compagnie aeree evitando di non mettere per ore i loro piloti di 737 ai simulatori per addestrarsi sul nuovo velivolo, rendendo il passaggio a Max più accattivante]

 

In questa frase è contenuta la spiegazione dei due incidenti che hanno funestato la breve entrata in servizio del 737MAX: non si tratta di un nuovo modello che fa solo risparmiare il carburante rispetto ai modelli precedenti, non si tratta di un nuovo aereo a più autonomia e che porta più carico pagante dei precedenti….è un modello che, se scelto dalle compagnie aeree, può essere subito messo in linea senza bisogno di spendere denaro per istruire i piloti.

E’ un extra appeal che nella serrata competizione fra i due giganti Airbus e Boeing non va sottovalutato.
Ma… l’aereo presenta differenze strutturali che possono più facilmente portare il velivolo allo stallo di quanto non facciano i modelli precedenti.
In particolare i più potenti motori e il loro nuovo collocamento avrebbero destabilizzato il velivolo alle basse velocità, nelle manovre di strette virate e quelle che in gergo vengono definite di high-bank.
Come ottenere la certificazione bypassando l’ostacolo dell’addestramento obbligatorio?
La soluzione escogitata alla Boeing è stata quella di dotare il programma dei computer di bordo di un software aggiuntivo di protezione in grado di controbilanciare le forze derivanti dai nuovi motori: nasce così l’ M.C.A.S. di cui
tanto si parla in queste ore.
Questa politica di “minimizzare” la nuova potenza dei motori e soprattutto gli effetti che essi potevano provocare in particolari manovre spiegherebbe il perché del tempestivo aggiornamento a posteriori del manuale operativo, fatto questo che quando reso noto ha provocato le vibrate proteste da parte delle associazioni dei piloti le quali hanno dichiarato che da subito dovevano venir informate in merito alle innovazioni introdotte.

 

Conclusione: Il nuovo modello per quanto maggiorato doveva venir presentato come una semplice evoluzione della serie 737, una evoluzione naturale da non richiedere alcun addestramento.
Ma evidentemente dobbiamo supporre che i piloti di Southwest che hanno in linea 34 B737 MAX ed hanno effettuato oltre trentamila decolli con questo aereo senza alcun problema, avevano una conoscenza e una
formazione circa le innovazioni di cui esso era dotato, che altri piloti in altri continenti non hanno avuto. (2)

 

La volete ancora più semplice?
Ebbene se il vostro pilota sa che è al comando di un nuovo velivolo che vanta innovativi aggiornamenti potete stare tranquilli.
Se viceversa crede che sta portando un “semplice” 737 correrete dei seri rischi.

 

Antonio Bordoni

(1) “Jet’s software was updated. Pilots weren’t” del 5 febbraio 2019
(2) Ad oggi nessun vettore USA ha messo a terra la sua flotta di 737MAX
Safety Newsletter 10/2019 del 13 Marzo 2019

 

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Come scritto nel sottotitolo di questo pezzo normalmente i passeggeri non sanno su che tipo di aereo viaggeranno ma ora, dopo tutto questo parlare e le precauzioni prese da compagnie aeree e governi, appare chiaro che in molti, dove il Boeing 737 MAX continua a volare, rifiuteranno di salirci.

La Boeing è una colossale compagnia aeronautica che di sicuro, essendo dotata di risorse e competenze, porrà rimedio in tempi brevi alle cause che hanno determinato le due recenti sciagure aeree.

 

Al momento  Stati Uniti e Canada stanno continuando a tenere in volo il 737 MAX ma la lista delle compagnie che lo stanno tenendo a terra, in attesa di istruzioni tranquillizzanti o modifiche al software di navigazione, si allarga sempre di più.

Tante le prese di posizione e cominciano a fioccare le richieste di risarcimento milionarie; a seguire riportiamo, a titolo di esempio, uno dei tanti commenti espressi dai vertici delle compagnie:

 

“In merito alla sospensione temporanea delle operazioni dei Boeing 737 MAX da parte di diverse autorità aeronautiche, abbiamo deciso di non operare voli utilizzando questo tipo di aeromobile, fino a nuovo avviso delle autorità aeronautiche competenti. Vorremmo chiedere scusa ai nostri clienti per gli eventuali inconvenienti causati ma la sicurezza rimarrà sempre la nostra massima priorità” – ha affermato Tomas Hesthammer, Chief Operating Officer di Norwegian.

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Crolla un ponte sull’A14 all’altezza di Ancona, due vittime. La società Autostrade: “Incidente non prevedibile”. Monta la polemica

Un altro ponte che crolla, un altro “incidente non prevedibile”. Emidio Diomedi di 60 anni e Antonella Viviani di 54, una coppia originaria di Spinetoli e sposata da 36 anni, sono morti mentre viaggiavano sull’Adriatica A14 Bologna-Taranto a bordo della loro Nissan Qashqqai all’altezza di Camerano: il ponte 167 della strada provinciale 10 si è spezzato ai lati, schiantandosi a terra proprio mentre la loro auto stava transitando, rimanendo incastrata. Stavano andando all’ospedale regionale di Torrette per una visita di controllo della donna. Una tragedia che ricorda molto quella avvenuta a ottobre in Brianza, quando il cavalcavia di Annone, nei pressi di Lecco, crollò sotto il peso di un tir causando una vittima.

Dopo Lecco, Ancona. Dopo tre mesi ancora morti per ponti che vengono giù. In questo caso il crollo (“non prevedibile”) è stato determinato dal cedimento di pile provvisorie su lavori di innalzamento del cavalcavia necessari per ripristinare l’altezza dell’opera rispetto al nuovo livello del piano autostradale, dopo l’allargamento dell’autostrada a 3 corsie, fa sapere Autostrade per l’Italia, la società privata che gestisce il tratto di rete autostradale.

ponte

La circolazione sul cavalcavia era stata sospesa con ordinanza 07/2017 della Provincia di Ancona Terzo Settore (viabilità e sviluppo) del 23 febbraio scorso, a partire dal giorno 28 dello stesso mese e fino al 15 maggio, per l’adeguamento del ponte all’adeguamento autostradale. Sul tratto autostradale invece il traffico era rimasto aperto. Ed è lì che viaggiavano le due vittime, che a breve sarebbero diventate nonni. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato messa per iscritto dal pm Irene Bilotta, titolare del fascicolo, è al momento di omicidio colposo plurimo. L’area è stata posta sotto sequestro. Gli inquirenti dovranno capire se vi sia stata una manovra errata o se approfondire altre ipotesi: per esempio, se – quando il ponte è stato sollevato – abbia perso stabilità e si sia inclinato per poi schiantarsi sulla strada, o se abbiano ceduto gli elementi con cui veniva rialzata la struttura.

Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha firmato il decreto di nomina della commissione ispettiva del dicastero che dovrà accertare le responsabilità, ricordando che il suo Ministero ha dato a suo tempo indicazioni a tutte le concessionarie per il controllo, il monitoraggio e la verifica delle condizioni di sicurezza, in particolare per i manufatti. Il ministro, una volta partita l’attività ispettiva della commissione, dovrà rispondere alle interrogazioni parlamentari già annunciate da alcuni partiti come Forza Italia.

Nel crollo sono rimasti feriti anche tre operai della ditta Delabech, romeni, che stavano eseguendo i lavori su commissione di un’altra società, la Pavimental. Proprio sull’operato delle due aziende si concentreranno le indagini del ministero e della magistratura. Autostrade per l’Italia ha reso noto che le attività “erano state completate alle ore 11:30” e che “al momento dell’incidente, alle 13 circa, il personale stava realizzando attività accessorie”. La Delabech, peraltro, aveva già eseguito analoghi lavori su altri 19 cavalcavia della stessa tratta.

Ma si dovrà capire anche perché il tratto di autostrada tra Loreto e Ancona Sud non è stato chiuso dalla società che gestisce la rete. “È inconcepibile eseguire lavori di questa natura senza chiudere l’A14”, ha dichiarato il sindaco di Castelfidardo Roberto Ascani ricostruendo come “gli operai stavano sollevando la campata del ponte con dei martinetti, quando la struttura ha ceduto: evidentemente qualcosa è andato storto”. I vertici di Autostrade sono stati già convocati dal presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato Altero Matteoli per “spiegare le cause del tragico crollo”.

Secondo Roberto Tomasi, direttore generale ‘Nuove Opere’ di Autostrade per l’Italia, si tratta però di una “procedura non rischiosa”, ha detto a Radio Capital, “di prassi” ed eseguita “su tutti i cavalcavia” nelle stesse modalità. Secondo Tomasi si tratta di capire quindi se si sia trattato di un cedimento o della mancata osservanza del piano operativo di sicurezza da parte della Delabech.

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