Peccioli, lunedì 15 luglio il presidente Rossi in visita alla discarica

FIRENZE – Il presidente della Regione Enrico Rossi visiterà, lunedì 15 luglio, la discarica di Peccioli. A fargli da guida in quello che, grazie al trattamento innovativo dei rifiuti, è diventato un modello nonchè il cuore produttivo del paese e di tutta l’area, ci sarà il sindaco Renzo Macelloni.

La visita inizierà alle 18.30, nella frazione di Legoli, sede dell’impianto.

Dopo l’incontro con il sindaco e il sopralluogo, il presidente assisterà allo spettacolo dei Sonics, compagnia di acrobati e danzatori, in programma all’Anfiteatro del Triangolo Verde, nell’ambito della rassegna “11 Lune”, giunta ormai alla quindicesima edizione, che nel mese di luglio ospita a Peccioli, grandi nomi del teatro e della musica.      
 

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Livorno, Monica Barni visita i Bottini dell’Olio e la mostra sulle foto recuperate di Dainelli

Il Museo della città nello spazio ristrutturato dei Bottini dell'Olio a Livorno

Il Museo della città nello spazio ristrutturato dei Bottini dell’Olio a Livorno

FIRENZE – “Memoria Fotografica: storia di un recupero collettivo è il titolo della mostra”, aperta fino al 30 giugno 2019 alla biblioteca labronica Bottini dell’Olio, che testimonia il recupero dell’archivio fotografico del fotoreporter livornese Daniele Dainelli danneggiato gravemente dall’alluvione del settembre 2017. Oggi la vicepresidente e assessora a cultura e università Monica Barni ha visitato la mostra, frutto di un progetto di ricerca sul restauro dei materiali fotografici, finanziato dalla Regione e condotto da un pool di esperti che vede la collaborazione e il lavoro di molti soggetti qualificati: dall’IFAC CNR, all’Opificio delle Pietre Dure e all’Università di Firenze, nonché di tanti professionisti che si sono messi a disposizione.

Ad accompagnare la vicepresidente della Regione è stato il sindaco di Livorno Luca Salvetti nel suo primo impegno pubblico dall’insediamento.

“Un lavoro importante – ha detto la vicepresidente Barni – che vuole dare un apporto anche sulla dimensione culturale al grande lavoro che Regione Toscana ha realizzato a Livorno dopo l’alluvione che, nel settembre del 2017, causò vittime e danni gravissimi alla città. Grazie a questo  progetto si è creato  un  team  di lavoro composto da esperti di vari istituti del sistema toscano della ricerca per studiare un materiale fotografico contemporaneo e si è definita per la prima volta una metodologia per  il recupero, la stabilizzazione e il restauro di questo materiale danneggiato da un evento naturale, quale  l’alluvione. Oltre a salvare questo importante pezzo di memoria, il lavoro di restauro e la ricerca del materiale per la preparazione della mostra hanno coinvolto moltissime persone e professionalità diverse fino a diventare un patrimonio della comunità in un fecondo rapporto fra ricerca e cultura”.

Il progetto finanziato dalla Regione, che ha consentito il salvataggio e la messa in sicurezza di una parte dei 40 mila fotogrammi che costituiscono l’archivio del fotoreporter livornese, è stato raccontato all’interno del nuovo Museo della città, nel quale è stata anche allestita, dallo stesso fotografo, una mostra con alcuni degli scatti recuperati.

Il Museo è stato realizzato, insieme alla Biblioteca labronica, nell’antico spazio dei Bottini dell’Olio, nel quartiere storico della Venezia, grazie ad un intervento di recupero e riqualificazione nell’ambito del piano integrato di sviluppo sostenibile della Regione Toscana “Livorno città delle opportunità”, finanziato grazie ai fondi europei del Por Creo 2007-2013, un intervento che ha visto una sinergia fra pubblico e privati per migiorare la sostenibilità e la qualità urbana.

“Un importante progetto di recupero che, proprio attraverso una serie di interventi tra di loro integrati, come il Museo e la biblioteca, è stato pensato per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale e della storia della città con l’obiettivo di stimolare l’accesso alla cultura da parte dei cittadini Livorno. Infatti le sale di lettura sono piene di giovani e sono diventate un luogo di studio, di incontro e di socializzazione”  ha osservato ancora la vicepresidente.

 

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Ali Al-Omair, ministro del petrolio del Kuwait, in visita ad EXPO 2015.

Il padiglione del Kuwait ha ospitato oggi il Ministro del Petrolio del Kuwait, in occasione di un workshop organizzato dalla Kuwait Petroleum Corporation (KPC), sul tema del petrolio e sui progetti in atto nello stato.

Il Dr. Ali Al-Omair, Ministro del Petrolio, ha dichiarato: "Sono molto orgoglioso del nostro Paese e della partecipazione a EXPO Milano 2015. Il padiglione del Kuwait riflette le sfide affrontate in passato ma anche quelle che affronterà in futuro e rappresenta allo stesso tempo tutte le aree di sviluppo che compongono il nostro paese.

Il ruolo del petrolio nel panorama Kuwaitiano è molto importante. Al momento il Governo ha diversi obiettivi: la prima sfida è raggiungere una produzione interna di 4 milioni di barili al giorno (dai 3 milioni attuali) entro il 2020 e contemporaneamente fissare un prezzo del petrolio che sia stabile e ragionevole sia per i produttori che per i consumatori. In quanto membri dell’OPEC, le nostre strategie interne devono essere allineate con quelle dell’organizzazione e coordinate con quelle di tutti i paesi membri.

I rappresentanti dell’OPEC si riuniranno il 4 dicembre a Vienna, e il nostro augurio è quello di riuscire a trovare un accordo sulle strategie da intraprendere rispetto alle recenti richieste da parte dei paesi esterni all’OPEC di ridurre la nostra produzione di petrolio, al di sotto dei 30mbd. Sicuramente, entro il 4 dicembre riusciremo a trovare un accordo che sappia soddisfare le richieste e le aspettative di tutti".

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Paolo Gentiloni in visita nelle zone terremotate:”Ricostruiremo battendo la burocrazia”

“Le risorse per la ricostruzione dopo il terremoto ci sono, ma bisogna che ci sia anche l’impegno di tutti per superare strozzature burocratiche e per andare avanti molto rapidamente”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, al termine della sua visita nel comune terremotato di San Ginesio. “Non è un problema di soldi – ha ribadito – il Governo ha stanziato le risorse necessarie, è un problema di lavorare insieme”.

Secondo Gentiloni bisogna lavorare insieme “per evitare che l’impegno dei cittadini per tornare e per rilanciare piccoli centri così importanti sia ostacolato da troppe resistenze burocratiche”.

“Possiamo essere orgogliosi di questo incredibile gioco di squadra che c’è stato tra le istituzioni: l’Italia non dimentica questi luoghi e il governo, dopo l’impegno eccezionale di Matteo Renzi, manterrà il tema della ricostruzione al centro della sua agenda”, ha detto invece ad Amatrice. “Difficile non portare Amatrice nel cuore dopo le immagini terribili ma anche molto belle che ho visto oggi”, ha aggiunto al termine del giro nella zona rossa. “Qui non pensiamo solo a ricostruire, ma anche al futuro, valorizzando le vocazioni dei territori. Amatrice – ha concluso Gentiloni – è ormai un simbolo nel mondo: ciò comporta grandi potenzialità ma anche grande responsabilità”.

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Matteo Renzi con Agnese in visita privata a Preci tra preghiera e ricostruzione, sulle orme della Regola benedettina

È il tempo della preghiera e arriverà quello della ricostruzione. Matteo Renzi segue la Messa di Ognissanti insieme alla comunità di Preci, colpita duramente dal terremoto, poi si ferma con loro per parlare, rassicurare, promettere impegno e lavoro per la ricostruzione.

Lui e la moglie Agnese arrivano all’ora della Messa. Una visita privata. A Preci, in Umbria, dove tutto il centro storico è stato evacuato, gli anziani e le donne dormono in una palestra, gli altri nelle proprie macchine. Al momento della comunione il premier e la moglie si mettono in fila per ricevere l’ostia, dietro di loro ci sono gli abitanti del paese che poi andranno a salutare e ad abbracciare uno per uno. La Messa, nel giorno di Ognissanti, è all’aperto nel giardino davanti la Chiesa, la cui facciata è stata lesionata dal sisma, e viene officiata dal vescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo, il sacerdote che ha celebrato il matrimonio del premier e della moglie Agnese. A lanciare un messaggio al premier ci pensa il parroco di Preci, don Luciano Avenati: “Lasciateci restare qui. State tranquilli, siamo capaci di rimanere, almeno per un po’ per dire che qui la vita c’è. Se andiamo via tutti invece la vita muore”.

Il premier, al termine della Messa, va incontro alle persone, strette di mani, abbracci, parole di conforto, una partecipazione al dolore e alla sofferenza: “Sono qui per condividere insieme a mia moglie questi momenti”. Si avvicina il fornaio del paese, che gli dice: “Come faccio? Qui non abbiamo più pane. Né qui né in tutti gli altri paesi vicini”. E Renzi risponde: “Faremo qualcosa per accelerare”. Il messaggio in mezzo agli sfollati è: “Pezzo per pezzo ricostruiamo tutto. Un pezzo alla volta”. La preoccupazione è per un lavoro enorme, una sfida difficile, che richiederà “tanto tempo”. E ancora: “Non promettiamo miracoli, sono qui per dire che non sarà facile, ma ce la faremo”. Una donna in lacrime comincia a supplicare: “Non trattate male le nostre pecore, vi prego”. Il premier va ripetendo: “Coraggio, coraggio”. Tutto il paese spera e cerca conforto: “Premier, noi ci fidiamo di lei. Non molliamo”. E un’altra: “Mia mamma ha 102 anni e non è potuta venire a salutarla”. “C’è una signora di 102 anni?”, chiede Renzi: “Andiamo a salutarla, dov’è? Voglio salutarla”. E si infila nella palestra divenuta dormitorio.

Qui ci sono molte donne anziane. Agnese stringe le mani, chiacchiera con loro, Renzi poco più in là abbraccia un signore che scoppia a piangere, come molti qui a Preci, ma anche a Norcia e in tutti i paesi colpiti, quando pensano alle loro a case e al loro lavoro che non c’è più: “Vedere le bestie così mi fa male”. “Il problema dell’agroalimentare è fondamentale – riconosce Renzi – faremo delle strutture ad hoc e con i container tutti voi potrete restare nei vostri paesi. Chi arriva e promette miracoli fa danni, io dico che insieme ce la faremo”. Le signore anziane raccontano ad Agnese Renzi quanta paura hanno avuto, lei si avvicina e le abbraccia. “Aiutateci, non mandateci via, dove andiamo?”. Nella palestra c’è anche Asia, una ragazza incinta al nono mese: “Che ci ha detto Renzi? Ha detto che farà qualcosa”.

In molti queste rassicurazioni infondono speranza, per altri prevale la diffidenza, se non la rassegnazione: “Non abbiamo soluzioni, dobbiamo sperare che sia come dice. Se ha detto che a Natale arrivano i container è così”. Angelo Tranquillo racconta di aver chiesto a Renzi una burocrazia più veloce: “Ho un’azienda e con questo terremoto ho avuto un danno enorme. Mi sono morte due mila piccole trote, una frana ha chiuso un fiume e mi sono rimaste le trote senza acqua. In gran parte sono morte. Non so che fare”. Rossana non vuole dire il suo cognome, ma spiega: “Non voglio far sapere come mi chiamo perché poi pensano che voglio farmi pubblicità, non pensano che è una tragedia. Se andiamo via da qui finisce il paese, io non sono di qui ma lavoro a Preci in un albergo che è stato chiuso”. E ancora: “Questo paese mi ha dato lavoro, non posso tornare ad Andria. Spero che sia come dice Renzi, spero che arriveranno i container ma non ci credo, tutte parole, e poi?”.

Un gruppetto di persone intanto si organizza per ordinare delle casette: “Le nostre case sono nel centro storico e probabilmente saranno agibili, ma noi non vogliamo tornarci”. Arriva un’altra scossa, l’ennesima della giornata. “Vedete, non possiamo vivere ogni giorno così, in casa non si può stare. Prima devono sistemare tutto”. Adriano aggiunge: “Non dico che è facile, ma Renzi è lo Stato ed è lo Stato che decide cosa fare”. Il premier e la moglie vanno via lasciando a Preci angoscia e speranza.

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Matteo Renzi, visita alla Casa Bianca: premier “in the sky” grazie a Obama

“Guardatelo: è giovane, è bello, gli piace molto twittare”. Potrebbe bastare questa frase di Barack Obama per mandare Matteo Renzi letteralmente ‘in the sky’, in visibilio, tra nuvole sognanti di adorazione per gli Stati Uniti, “our best friend”, dice il premier italiano dalla South Lawn della Casa Bianca. E invece Obama va oltre. Il suo è più di un endorsement, va oltre la scelta pure altamente simbolica di dedicare all’Italia l’ultimo bilaterale della sua presidenza. Obama sbandiera il suo “tifo per Renzi” al referendum di dicembre, gli consiglia pubblicamente di “restare in politica a prescindere dal risultato”, si schiera con lui su flessibilità e migranti. Lo usa per la sua battaglia contro l’austerity di Berlino. Si schiera con lui contro un’Europa che proprio in queste ore alza il sopracciglio sulla legge di stabilità italiana e resta immobile sulla crisi dei profughi, lasciando Italia da sola. Per Renzi è il massimo, the best: nel cuore la speranza che l’assist di Obama gli porti bene, meglio che a David Cameron, costretto a dimettersi dopo la sconfitta su Brexit.

Tappeti rossi e quasi un’intera giornata insieme, due ore interminabili di conferenza stampa e una cena a base di agnolotti in tutta convivialità alla Casa Bianca: Barack e Michelle, Matteo e Agnese e le eccellenze italiane da Roberto Benigni e la moglie Nicoletta Braschi alla campionessa paralimpica Bebe Vio. “Sono particolarmente grato per la partnership con il mio buon amico Matteo Renzi”, esordisce Obama già prima del bilaterale. Il premier italiano “ha lanciato una visione di progresso che non affonda le sue radici nelle paure della gente ma nelle loro speranze. Sa che come nazioni e come individui abbiamo il potere di raggiungere grande cambiamento, in Italia sta sfidando lo status quo con coraggiose riforme”. “La nostra missione è “di seguir virtute e canoscenza”: Renzi risponde citando Dante, Benigni ne è contento, il premier pensa già a come sfruttare il prezioso assist a stelle e strisce dopodomani a Bruxelles, al Consiglio europeo.

Parlano la stessa lingua. Obama tenta l’italiano all’inizio, “buongiorno”. Renzi sfoggia il suo inglese imperfetto. Ma è solo una questione di idiomi. Il presidente uscente si spende per l’amico italiano come mai prima. “Le riforme lanciate da Renzi, soprattutto in campo economico, sono quelle giuste”, “Il sì al referendum aiuta l’Italia”. Renzi ironizza, pensando a Cameron e incrociando le dita: “Il 2016 finora non è stato un anno eccezionale per organizzare i referendum ma penso che quello italiano sia un messaggio molto semplice contro la burocrazia: se a dicembre vinceremo, le cose in Italia saranno più semplici e l’Italia sarà un paese più forte in Europa”.

Per Obama, Renzi è l’antidoto ai populismi in Europa, Renzi va soccorso nella battaglia contro l’austerity e nella crisi dei migranti, Renzi è un prezioso alleato contro l’Isis in Iraq, nell’offensiva di Mosul dove gli italiani sono impegnati a tutela della locale diga, e per la stabilizzazione della Libia. Simply the best. Anche se non è ancora perfezionata l’alleanza in funzione anti-Russia, unico argomento sul quale Renzi non si sbilancia in conferenza stampa, stretto com’è tra il fortissimo e storico asse con Washington e i legami che pure ci sono con Mosca (Roma è contraria alle nuove sanzioni verso la Russia, così come per le vecchie). Invece Obama cita eccome la Russia che “viola i principi di democrazia, libertà, integrità territoriale”, attacca Trump e i repubblicani che “hanno sempre criticato il nostro dialogo con Mosca e ora sostengono un candidato che continua a lodare Putin in un modo che non ha precedenti nella politica americana”.

Domani Vladimir Putin sarà a Berlino, ospite di Angela Merkel. Ed è proprio la Cancelliera che Obama chiama in causa quando si schiera con Renzi sul no all’austerity. “Diverse volte ho parlato con Merkel e Hollande sui modi per risolvere le crisi del 2008”, premette Obama senza timore di scomodare gli ‘avversari’ europei. “In questi anni negli Stati Uniti abbiamo fatto sgravi fiscali, salvato industrie, creato occupazione, reso le banche più trasparenti e abbiamo attratto investimenti. Non mi aspetto che quello che abbiamo fatto negli Usa venga trasferito in Europa. Ma so per certo che c’è una crescita molto lenta in Europa e che i giovani non entrano nel mercato del lavoro. Ora c’è anche maggiore fiducia nelle finanze pubbliche ed è il momento giusto per concentrarsi sulla crescita e fare investimenti. Draghi ha fatto molto per mantenere una traiettoria positiva in Europa ma da sola la politica monetaria della Bce non basta. Renzi ha fatto molto in termini di progressi reali, c’è più fiducia da parte dei mercati. E credo ci sia una connessione fra la stagnazione e gli impulsi populisti che sanno crescendo in Europa”.

Usando Renzi, Obama si toglie i sassolini dalle scarpe nei confronti di un’Europa che di fatto gli ha bloccato la firma del Ttip, il trattato commerciale con gli Stati Uniti. O che almeno non è stata capace di arginare la contrarietà di Francois Hollande. Renzi invece è stato sempre a favore ed è lì alla Casa Bianca per dirgli che non ha mai cambiato idea su questo. Ne parlano nel bilaterale nello Studio Ovale, dove parlano di Iraq e Libia. Ma a favore dell’amico italiano, ancora una volta Obama va oltre: sull’immigrazione.

“L’Europa deve essere in grado di risolvere questo problema e non lasciare uno Stato a risolvere il problema da solo. Noi siamo una federazione, è vero, ma mai lasceremmo uno Stato a risolvere il problema da solo e buona fortuna”. Dall’altro lato, Renzi ricorda il ‘migration compact’ italiano, finora mai applicato dall’Ue fino a scatenare lo strappo di Bratislava. “La questione Africa è stata abbandonata dall’Ue negli ultimi decenni – dice – Dobbiamo lavorare come la Commissione aveva immaginato pur senza la necessaria velocità. Ma prima di chiedere aiuto agli Usa bisogna che l’Ue faccia la sua parte. Non possiamo pensare di farci carico da soli dei problemi in Libia e Africa e giovedì al Consiglio europeo porremo la questione”.

Prima di ripartire, domani a Washington Renzi riuscirà a incontrare a pranzo lo staff della candidata Democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton per preparare il terreno delle alleanze future dopo Obama. Giovedì sarà a Bruxelles, curioso di vedere la reazione degli altri partner europei rispetto a questo asse italo-americano: così intenso da risultare inedito.
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