Terremoto: neve, scosse e solitudine ad Amatrice. “Sapevano della bufera e non hanno fatto nulla”

“Di là, di là, a Casale ci sono quattro persone isolate da tre giorni”, urla una donna sul ciglio della strada di una frazione di Amatrice. Un fuoristrada dell’associazione ‘Arrampicars 4X4 Rieti club’ prova ad arrivarci. La turbina manda via la neve e apre la via. Poi bisogna spalare, spalare e ancora spalare per aprire un varco e le porte del camper. Pianti di dolore e di liberazione: “È un miracolo, non ce la facciamo più”. I volontari per raggiungerli hanno impiegano quattro ore di cammino tra metri di neve e bufera.

A tarda sera, nelle frazioni di Amatrice, si contano le famiglie rimaste intrappolate nelle loro roulotte. Tra queste la famiglia Pica. Per scaldarsi gli è rimasta mezza bombola di gas. Il cibo sta finendo e il latte che producono è ormai da buttare perché nessuno può andare a ritirarlo. L’elettricità nella loro piccola roulotte da due posti era legata alla casa a fianco, ma le forti scosse di oggi hanno distrutto ciò che rimaneva di un’abitazione totalmente crepata. Ora il quadro elettrico è sepolto e irraggiungibile. Così come è irraggiungibile il loro rifugio, separato dalla stradina principale da tre metri di neve. La famiglia Pica è isolata, moglie e marito sono rimasti imprigionati nel camper. Sperano nel domani. Fuori la bufera di neve, dentro le scosse a ripetizione, senza tregua.

I mezzi di soccorso sono pochissimi, le strade inagibili, solo i mezzi speciali riescono a farsi largo tra la neve, che da giorni non dà tregua ai comuni del centro Italia, tormentati da più di quattro mesi di scosse. Le strade attorno ad Amatrice sono impervie. Attorno è tutto bianco, a stento si vedono i cartelli stradali, i mezzi slittano e si schiantino su muri di neve. “È l’apocalisse”, dicono gli uomini della protezione civile, mentre i sindaci dei comuni distrutti ricordano che da trent’anni non si vedeva così tanta neve. Tutto scorre piano in queste strade, dove soccorsi, cibo, medicine e acqua arrivano a rilento casa per casa, roulotte per roulotte. Un ragazzo con gli occhi lucidi, con il nonno accanto, non vuole lasciare il suo garage, prende due bottigliette d’acqua, un po’ di cibo e torna dentro. Da lontano si vede un’altra luce di un camper. I soccorsi si avvicinano. La paura è negli occhi delle persone, hanno paura quasi anche di soccorsi: “Non siamo sciacalli, siamo venuti per portare il cibo”.

Amatrice è ripiombata nella disperazione. Lo dice chiaramente il farmacista, Mauro Massimiliano, che aspettava l’arrivo delle bombole del gas per accendere la stufa. Il bagno è rotto: le scosse hanno spostato i tubi. Molti medicinali dagli scaffali sono venuti giù. “Dopo le prime scosse li avevo messi in ordine, ma è inutile. Continuano a cascare, come le nostre case”, dice Mauro. Amatrice è così, in preda a una bufera di neve, distrutta e isolata. “Siamo soli, ci hanno abbandonato. Lo sapevano che sarebbe arrivata la bufera di neve e non hanno fatto nulla. Non c’era neanche una turbina che aprisse le strade. Questa mattina l’esercito ha messo in salvo una donna incinta che partorirà tra due giorni. Amatrice? Neve, scosse e solitudine”.

Anche il campanile di Sant’Agostino, che aveva resistito al terremoto del 24 agosto, è crollato dopo il tormento sismico di oggi. Era il simbolo di un borgo che voleva ripartire: “Neanche tra dieci o vent’anni ce la faremo. Ci dobbiamo rassegnare e andare via per sempre”. La scuola resterà chiusa fino a non si sa quando. I camper, quelli raggiungibili, sono stati evacuati. Ma nelle frazioni è un inferno. “Molti si lamentano, ma non c’è un modo per raggiungerli”, Genni Di Giuseppe non ha dubbi.

Le macerie non si vedono più perché sono sepolte dalla neve. A pochi metri dal borgo è rimasto un tendone, dove dormono i volontari che distribuiscono vestiti alle persone. Ma le persone, quelle che sono riuscite a mettersi in salvo, non ci sono più, sono andate vie. Le altre sono ancora intrappolate.



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Terremoto, forte scossa nel centro Italia. Ingv: magnitudo 5,3, epicentro tra l’Aquila e Rieti

Torna a tremare il centro-Italia. Una scossa di terremoto è stata avvertita a Roma, nelle Marche e in Abruzzo intorno alle 10,25. Secondo l’Ingv è avvenuta a 10 km di profondità e ha avuto una magnitudo di 5.3 Gradi richter e l’epicentro sarebbe tra L’Aquila e Rieti.


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2016, l’annus horribilis nel discorso di Sergio Mattarella: da Regeni al terremoto, un lungo elenco di tragedie

Nessuna sfumatura rosea nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Piuttosto, l’elenco di tutte le disgrazie che hanno fatto del 2016 un annus horribilis per l’Italia e non solo. Dall’assassinio di Giulio Regeni al terremoto che ha colpito il Centro Italia, Mattarella ha iniziato il suo discorso con una sfilza di tragedie che è doloroso ascoltare tutte insieme.

“Abbiamo vissuto insieme momenti dolorosi”, ha detto Mattarella. “Dall’assassinio di Giulio Regeni, mentre svolgeva, al Cairo, la sua attività di ricercatore, alla morte, in Spagna, delle nostre ragazze che studiavano nel programma Erasmus. Dalla strage di Dacca a quella di Nizza, con nostri connazionali tra le vittime. Dal disastro ferroviario in Puglia al terremoto che ha sconvolto le Regioni centrali, provocando tanti morti”.

Il presidente della Repubblica ha poi ricordato Fabrizia Di Lorenzo e Valeria Solesin, le due giovani vittime italiane del terrorismo di matrice islamica.

“Negli ultimi giorni, abbiamo pianto Fabrizia Di Lorenzo, uccisa nell’attentato di Berlino. Così come era avvenuto, sul finire dell’anno scorso a Parigi, per Valeria Solesin. Ai loro familiari desidero rivolgere, a nome di tutti, un pensiero di grande solidarietà che non si attenua con il passare del tempo”.

Poi un pensiero per le vittime di infortuni sul lavoro e i terremotati:

“Lo stesso sentimento di vicinanza esprimo ai familiari di quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro. Un pensiero di sostegno va rivolto ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, che hanno perduto familiari, case, ricordi cui erano legati. Non devono perdere la speranza. L’augurio più autentico è assicurare che la vita delle loro collettività continui o riprenda sollecitamente. Ovunque, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nel ritrovarsi insieme. Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia”.


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Terremoto in Cile: sisma magnitudo 7.7. Ordinata evacuazione zone costiere

Un sisma di magnitudo 7.7 è stato registrato a 45 chilometri di Puerto Quellon, nel sud del Cile, a una profondità di 15 chilometri. Lo riporta l’Istituto geofisico americano Usgs. L’allerta tsunami seguita al sisma è stata abbassata ad un livello di sorveglianza. Lo annuncia il ministero degli Interni cileno, secondo quanto riportato dai media locali, precisando che ci potranno essere onde alte da 30 cm fino a un metro.

Il centro tsunami dell’Usgs chiedi alle autorità locali devono tenere informate le popolazioni che abitano sulla costa sui rischi e le eventuali procedure da seguire.

L’agenzia cilena per le emergenze ha ordinato l’evacuazione delle zone costiere nella regione di Los Lagos. “Per precauzione è stata ordinata l’evacuazione nelle aree di Biobio, Los Rios e Ayesen”, è scritto in una nota dell’agenzia riportata dalla Bbc.
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I danni del terremoto a Norcia nelle immagini dei satelliti Cosmo SkyMed (FOTO)

Pubblicate le prime immagini dai satelliti dei crolli a Norcia dopo il terremoto di magnitudo 6,5. Le immagini sono state riprese dai satelliti Cosmo SkyMed, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) prima e dopo il sisma e iL confronto ha evidenziato i danni. Le ha elaborate la società e-Geos, costituita da Telespazio (Leonardo-Finmeccanica-Thales) e Asi, per il programma Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).

Le immagini di Norcia sono state scattate alle 5,50 del 30 ottobre, poco prima del terremoto avvenuto alle 7,40 dello stesso giorno. I satelliti Cosmo SkyMed sono passati una seconda volta su Norcia dopo il sisma, alle 5,50 del 31 ottobre. Le immagini sono state poi elaborate dalla società e-Geos, già al lavoro per produrre le mappe del terremoto del 26 ottobre nell’ambito del progetto europeo Copernicus Ems, per il quale coordina un gruppo di lavoro internazionale. In coordinamento con l’Asi, e-Geos ha continuato a elaborare i dati dei satelliti radar Cosmo SkyMed.

terremoto norcia satelliti

Nell’elaborazione è stato utilizzato anche un algoritmo per eliminare le zone con vegetazione, in modo da vedere spostamenti di centimetri. La mappa ottenuta, in cui sono evidenziati in rosso i nuovi crolli, si chiamata ‘damage proxy map’ e identifica una probabilità di danno. “In questo caso – rileva e-Geos – il sensore vede piccolissime variazioni, quindi sarà poi necessario verificare con ulteriori sopralluoghi, vista l’entità del sisma”

satellite norcia


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Terremoto, Renzi annuncia il nuovo decreto ma senza risorse. Si rimanda alla legge di bilancio, opposizioni all’attacco

A nuovo devastante terremoto segue nuovo decreto, ma – almeno per ora – le risorse restano pressoché immutate. Nel corso della conferenza, al termine del consiglio dei ministri, dice il premier: “Le risorse necessarie sono già stanziate nella legge di Stabilità, perché c’è un ampio margine. Se ci sarà bisogno di ulteriori risorse metteremo ulteriori risorse”.

La notizia della prima riunione del governo dopo il terremoto più forte dai tempi dell’Irpinia è –paradossalmente – in una parola che proprio in Irpinia diventò sinonimo di incubo: container, il provvisorio che diventa definitivo. Perché, di fronte all’ansia delle popolazioni, alla preoccupazione di vivere una condizione di sradicamento, da migranti nel proprio paese (leggi qui la rabbia a Norcia), Renzi ha deciso una “ricostruzione in quattro fasi”. La prima, di qui a Natale: gli alberghi. La seconda, entro Natale, sono i container: “è meno piacevole della casetta di legno – spiega il premier – spendiamo un po’ di più, ma ci consente di riportare lì la gente partendo dall’assunto che le tende a dicembre a Norcia e dintorni sono un problema”. Entro primavera estate, “si va avanti con la costruzione delle casette di legno”. Quarta: “la ricostruzione vera e propria per mettere le case a regola d’arte”.

Sarà scritto in un nuovo decreto, che sarà presentato di qui a venerdì. Mossa che, al netto dei titoli che danno l’idea della risposta, “faremo un decreto”, si presta alla malizia delle opposizioni. Perché fare un decreto 2 sul terremoto, visto che il decreto 1 – arrivato da poco in Senato – non è stato convertito? Non bastava un emendamento? Il punto fermo di tutta la storia, come spesso accade, sono i soldi. Perché un qualunque decreto – a legge di bilancio aperta – può utilizzare le risorse dell’anno in corso, dunque del 2016, altrimenti incide sui saldi della manovra. Quindi sarà un decreto con assai poche risorse, come effettivamente ammette il premier.

L’impostazione della conferenza stampa, ma più in generale della gestione del terremoto, da parte di Renzi viaggia da giorni su due piani. Quello verbale, fatto di toni determinati con l’Europa: “Se dopo quello che è accaduto qualcuno mi parla di regole europee significa che ha perso la testa”. Quello sostanziale, fatto di cifre che, al momento non tornano. L’HuffPost ha documentato come ci sia un forte gap tra la flessibilità ottenuta in Europa (3,4 miliardi) e i soldi stanziati sul terremoto nella manovra (leggi qui articolo): 600 milioni ora certi. Il resto è nel regno delle ipotesi più che delle certezze: 200 milioni dal 2018 al 2047, per la cosiddetta ricostruzione privata. Il che significa che, già adesso, si prevede una ricostruzione di 30 anni.

Ed è proprio sulle cifre che, gli “appelli” alla collaborazione sono già caduti. Perché il premier chiede di votare le sue misure. E le opposizioni invocano un confronto per ridiscuterle. Il capogruppo di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, proprio citando la ricostruzione dell’HuffPost annuncia una interrogazione parlamentare: “La presenteremo perché è evidente è troppo poco per dire che c’è una svolta, con 600 milioni di euro su 3,4 miliardi di flessibilità. Avevamo proposto un punto di Pil per un grande piano per la sicurezza, la prevenzione e la cura del territorio. Su quello avremmo collaborato”. Duro anche Brunetta, che parla di “imbroglio” del governo: “La nostra mission sarà di presentare emendamenti per smontare e cancellare le marchette, nella manovra e nel decreto, di Renzi e Padoan e per destinare tutte le risorse e i fondi necessari alle popolazioni colpite dal sisma”. Anche per i 5Stelle “i conti non tornano”. La cifra era stata già stanziata prima della scossa di domenica. E resta invariata.
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Terremoto, oggi il cdm stroardinario. Protezione civile: oltre 15 mila persone assistite (DIRETTA)

Una notte lunga, fredda e spaventosa. Con scosse telluriche, anche di forte intensità – la più forte magnitudo 4.2 Alle 4.27 del mattino con epicentro a Norcia – che non si sono mai interrotte: circa 200 registrate dalle 20 di ieri sera a questa mattina. È quella che hanno passato le popolazioni colpite dal terremoto 6.5 Che ieri ha devastato il centro italia.

Governo riunito alle 17. Nel pomeriggio il governo tornerà a riunirsi per fare il punto della situazione e alle 17 è previsto un consiglio dei ministri straordinario per stabilire le prossime misure da mettere in campo.

15 mila sfollati assistiti dalla Protezione civile. Intanto sono oltre quindicimila le persone assistite dal servizio nazionale della protezione civile. In particolare, si legge in una nota del dipartimento nazionale, oltre cinquecento sono accolte in strutture alberghiere nell’area del Trasimeno e oltre quattromila negli alberghi sulla costa adriatica. A queste si aggiungono circa tremila persone nella Regione Umbria e altre settemila nella regione Marche ospitate in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale. I dati, riferiti alla tarda serata di ieri, sono da considerarsi in continua evoluzione e aggiornamento. Rimangono, inoltre, tra gli assistiti a seguito del sisma del 24 agosto, oltre 1100 cittadini ospitati in alberghi e strutture ricettive – prevalentemente a San Benedetto del Tronto -, presso le abitazioni del progetto Complessi antisismici sostenibili e ecocompatibili (C.a.s.e.) nel comune dell’Aquila o nei Moduli abitativi provvisori (Map) localizzati in altri comuni d’Abruzzo nonchè nelle residenze sanitarie assistenziali nelle quattro regioni colpite dal sisma.

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Terremoto, migliaia di sfollati: “Non deportateci”. Protezione Civile: “Impossibile assisterli in loco”

Da un megafono arriva una voce: “Costantini, De Francesi, Di Felice, salite sul pullman”. Ai volontari della Protezione civile tocca l’ingrato compito di chiamare uno per uno gli abitanti di Norcia, registrare i loro documenti e invitarli a salire sui mezzi che li porteranno in luoghi più sicuri. Una trafila lunga, triste e, come avviene in questi casi, anche burocratica. A nessuno viene detta quale sarà la data del ritorno in Paese, perché una data non c’è così come al momento non c’è una cifra precisa di quanti sono gli sfollati dell’Umbria, delle Marche e del Lazio, regioni durante colpite dallo sciame sismico.

Più che un invito a salire sui pullman, in realtà – ha detto anche il Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio – è “l’unica soluzione possibile e la più sicura”. Quando nel paese più colpito dalle ultime scosse di terremoto sta scendendo la sera, oltre cinquecento persone hanno lasciato Norcia per andare negli alberghi sul lago Trasimeno. Il primo cittadino Nicola Alemanno ha parlato di tremila sfollati, ma molti per adesso preferiscono dormire in macchina, altri sono andati nelle seconde case o nei camper e solo una trentina potranno dormire nelle tre tende blu allestite dalla Protezione civile. Sono solo alcuni numeri di questa nuova catastrofe: “Per fortuna non piangiamo i morti ma non deportateci”. È la preghiera di chi a Norcia ci vuole tornare per continuare il proprio lavoro e vivere ancora in comunità. Ancora una volta molta la rabbia contro il sindaco e contro le istituzioni: “Dovevate pensare alle casette di legno, dovevate metterci al sicuro”. I bambini piangono e a sera non ne possono più. Sono stanchi anche di giocare a pallone nel campo sportivo: “Dove andiamo e perché? Io voglio andare a casa”. E non in albergo.

Sta di fatto che negli alberghi lungo i 150 km della costa marchigiana sono arrivati anche i 2200 sfollati dalle Marche, che si sommano ai 1300 già negli hotel. Il numero è destinato a crescere. Ci resteranno fino ad aprile, come minimo, come ha rilevato la Confcommercio sulla base della richiesta di disponibilità fatta dalla Protezione civile agli operatori. Sarà, come ha detto il sindaco di Civitanova Corvetta, “una migrazione epocale, magari temporanea, ce lo auguriamo, ma epocale”. Sono oltre cento i Comuni colpiti nelle Marche e gli sfollati verso il mare saranno migliaia, forse non tutti i 25 mila previsti dalla Regione, ma per ora ci sono le 5 mila richieste fatte agli albergatori. Quattrocento sono gli sfollati provenienti dall’Abruzzo. Dall’Umbria, invece, tale è stato l’impatto che ancora un censimento definitivo non c’è.

In fondo non ci sono soluzioni alternative: “L’assistenza deve continuare in direzione di portare le persone sulla costa – ha detto ancora Curcio – al momento non ci sono possibilità di assistenza in loco”. Quindi muoversi e trovare riparo dove è possibile, come già accaduto per gli sfollati di Accumoli o Arquata dopo il 24 agosto. Adesso però il problema si ingigantisce enormemente. Come spiegano dalla Protezione civile non è più possibile parlare dolo dei Comuni che hanno subito danni, bisogna evacuare l’intera zona, forse solo per un po’, per fare i dovuti controlli. Il rischio altrimenti è che si ripeta ciò che è successo a Norcia, un paese che aveva già avuto piccoli danni e che ora è in gran parte distrutto con il pericolo concreto che qualcuno questa mattina poteva essere sepolto dalle macerie.
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Enrico Mentana risponde a Enza Blundo sul terremoto: “Per le fesserie possiamo attendere”

“Purtroppo puntuale è ricominciato il balletto sulla magnitudo ‘abbassata ad arte per non risarcire’. Bufala già smontata qui dopo il terremoto del 24 agosto. Non speculiamo sulla pelle della gente, per favore. Spiace vedere che ci è cascata anche una senatrice, Enza Blundo del M5s“. Lo scrive sul proprio profilo facebook il direttore de La7 Enrico Mentana.

“Crollano meraviglie della nostra storia, si temono perdite umane, centinaia di migliaia di persone non dormiranno più a casa loro per chissà quanto tempo. Le fesserie – conclude – possono attendere, se proprio non si riesce a farne a meno”.


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Il nuovo terremoto rafforza le ragioni di Roma contro Bruxelles: ecco la risposta di Padoan alla Commissione Ue

Il sisma della notte scorsa non cambia la sostanza della risposta italiana alla Commissione Europea sulla manovra economica ma certo rafforza la posizione del governo Renzi. Il caso insomma fa la sua parte, pur catastrofica per le popolazioni colpite. E’ un fatto se stamane, dopo una notte di scosse e paura nel centro Italia, a Bruxelles la portavoce del Commissario Pierre Moscovici, Annika Breidthardt, sia stata costretta dagli eventi a tornare su quei “costi per l’emergenza in risposta a catastrofi naturali” che “secondo le regole Ue” sono “esclusi dal calcolo degli sforzi strutturali di uno Stato durante la valutazione del rispetto delle regole del Patto di stabilità e crescita”. A Roma si diffonde lo stesso ottimismo che ha colto il premier Matteo Renzi venerdì scorso a Bruxelles quando il Consiglio europeo ha riconosciuto “gli sforzi italiani, anche quelli economici” per accogliere i migranti. Terremoto e profughi sono infatti i due capisaldi di spesa sui quali non a caso fa leva l’attesa risposta del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan alla lettera della Commissione Europea.

Si tratta di una semplice email, indirizzata al Vice Presidente Dombrovskis e al Commissario Moscovici. “Dear Valdis, dear Pierre”, scrive con fare informale Padoan. La missiva viene pubblicata sul sito del ministero di via XX Settembre e su quello della Commissione Europea, quello dove ci sono tutte le leggi di bilancio presentate dagli Stati membri con le relative lettere della squadra Juncker per l’Italia e altri sei paesi (Lituania, Finlandia, Belgio, Spagna, Portogallo, Cipro). Un testo di sei pagine (incluse le tabelle) in cui il Tesoro fornisce nuovi argomentazioni per cui le spese per la ricostruzione post-sisma e messa in sicurezza del territorio e quelle per l’accoglienza dei profughi devono essere scorporate dal patto di Stabilità e crescita.

La missiva parte dal peggioramento delle condizioni economiche globali. “Questo significa che l’economia italiana sta ancora soffrendo condizioni cicliche difficili – si legge – e si appresta ad un più graduale aggiustamento verso gli obiettivi di medio termine, che resta il pareggio di bilancio nel 2019”. E’ per questo che il deficit strutturale non scende, spiega il Tesoro nella risposta a Bruxelles. Ma anche per via delle “spese straordinarie su migranti e rischio sismico”.

I costi straordinari dell’accoglienza saranno lo “0,2 per cento del pil per il 2017”. “Il numero di migranti e rifugiati arrivati sulle nostre coste o salvati dalla nostra marina e guardia costiera è aumentato quest’anno – continua la lettera per l’Ue – e c’è il rischio concreto che questo trend persista nel 2017. Fino al 26 ottobre 156.705 migranti sono stati salvati nel 2016, più dell’intero 2015”. E’ la prima volta che il governo mette nero su bianco l’aumento degli arrivi: prima dell’estate insisteva nel dire che i profughi sbarcati non erano aumentati rispetto all’anno scorso. Invece la lettera per l’Ue diventa l’occasione per l’ennesima invettiva italiana sull’immigrazione.

“Il numero degli immigrati arrivati in Italia nel 2016 è di tre volte superiore a quello del 2013 e ancor più rispetto al 2011-2012”. E ancora: “I confini esterni dovrebbero essere responsabilità comune. L’Italia sta giocando un ruolo critico nella difesa dei confini esterni dell’Ue e ha fatto sforzi finanziari eccezionali per l’Unione Europea per assolvere i suoi compiti umanitari”. Perciò “le spese per le operazioni di soccorso, prima assistenza sanitaria, accoglienza ed educazione per più di 20mila minori non accompagnati sono stimate in 3,3 miliardi di euro nel 2016 e 3,8 mld nel 2017 in uno scenario stabile. Ma se il flusso dovesse continuare a crescere con il ritmo che ha avuto di recente, la spesa salirebbe a 4,2 miliardi di euro”. E inoltre “va sottolineato che diversamente da altri Stati europei l’Italia non include i costi aggiuntivi per l’integrazione sociale dei migranti, perchè non sono direttamente correlate alla gestione dei confini esterni”.

Per quanto riguarda invece i costi del rischio sismico, “il governo nel 2017 avrà spese considerevoli per l’assistenza post-terremoto e la ricostruzione, per un totale di 2,8 miliardi di euro. Inoltre, data la frequenza di terremoti distruttivi e la sofferenza che hanno causato alle popolazioni italiane, il governo intende portare avanti un programma aggiuntivo per affrontare il rischio sismico con più forza che in passato. Questa azione è necessaria per assicurare per esempio i nostri 42mila edifici scolastici, il 30 per cento dei quali richiedono manutenzione strutturale o devono essere completamente ricostruiti”. Oltre agli “investimenti pubblici” destinati a questo obiettivo, nella legge di bilancio “aumentano” anche “gli incentivi fiscali per gli interventi anti-sismici per le abitazioni private” per un costo di “2 miliardi di euro” sul budget del 2016. La somma degli investimenti pubblici e degli incentivi fiscali per gli interventi anti-sismici fa lo “0,2 per cento del pil”.

Ora la Commissione Europea ha tempo fino alla fine di novembre per esprimere un nuovo parere. Mentre il 9 novembre, diffonderà le previsioni economiche d’autunno per tutta l’Ue. A Roma non si aspettano altri bracci di ferro. Non prima del referendum costituzionale del 4 dicembre. La risposta della Commissione Juncker dovrebbe essere ‘provvisoria’, un parere teso a prendere tempo fino al 5 dicembre, quando si riunirà l’Eurogruppo. Il braccio di ferro contro il governo di Roma potrebbe iniziare solo allora. Domani intanto a Bratislava il ministro Pier Carlo Padoan avrà modo di toccare con mano la reazione di Moscovici in un bilaterale ad hoc a margine di una conferenza sull’Unione monetaria.

Se Renzi vince il referendum è sua intenzione cominciare da subito la battaglia per cambiare il Patto di stabilità e crescita e il Fiscal Compact, battaglia che gli assorbirà tutto il 2017, peraltro anno di campagna elettorale verso le politiche del 2018 (se non prima, secondo alcune voci di Palazzo). E come per la campagna referendaria la critica all’Europa sarà il cavallo di battaglia del premier anche in vista delle elezioni per il rinnovo della legislatura di governo. Già da ora Renzi ha lanciato il suo sasso nel pozzo delle tensioni europee, minacciando il veto italiano sui fondi ai paesi che non accolgono i migranti nella discussione sul prossimo bilancio europeo 2020-2026 che inizierà l’anno prossimo. Roba che ha già scatenato reazioni in Ungheria. “Se l’Italia rispettasse le regole, allora ci sarebbe minore pressione migratoria nell’Unione europea”, attacca il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto. Gli risponde a tono il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni: “Con muri e referendum l’Ungheria ha sempre rivendicato di violare le regole europee sulle migrazioni. Ora almeno eviti di dare lezioni all’Italia”.

Scintille destinate a intensificarsi, se Renzi resta in sella vincendo il referendum. Se invece lo perde, lo scenario è tutto da disegnare anche a Bruxelles, dove sperano comunque che il premier italiano non faccia la fine di David Cameron messo ko dalla Brexit.
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