Come fare per non ricevere telefonate indesiderate?

Le telefonate indesiderate possono essere molto fastidiose e causare interruzioni durante il nostro lavoro o tempo libero. Tuttavia, esistono alcune semplici misure che si possono adottare per ridurre il numero di telefonate indesiderate.

  1. Registrati nella lista “non chiamare”: molte nazioni, tra cui gli Stati Uniti, il Canada e l’Unione Europea, dispongono di una lista “non chiamare”. Si tratta di un elenco di numeri di telefono che gli operatori telemarketing sono tenuti a rispettare e a non chiamare per le loro campagne pubblicitarie. Registrarsi nella lista “non chiamare” è gratuito e molto facile, e può essere fatto online o tramite il telefono.
  2. Blocca i numeri di telefono: se hai identificato i numeri di telefono che stanno continuamente chiamando, puoi semplicemente bloccarli. Molti telefoni cellulari hanno una funzione di blocco dei numeri, ma se non è presente puoi cercare un’applicazione apposita per questo scopo.
  3. Non rispondere: se non riconosci il numero che sta chiamando, non rispondere. Spesso, i telemarketing continuano a chiamare perché sanno che alla fine risponderai. Se non rispondi, probabilmente smetteranno di chiamarti.
  4. Fai presente la tua richiesta: se si tratta di chiamate da parte di un’azienda o organizzazione, puoi richiedere di essere rimosso dalla loro lista di contatti e di non ricevere più chiamate. Di solito, ci sono i numeri di telefono o gli indirizzi email presenti sul sito web o nella documentazione che ti è stata inviata, utilizza questi contatti per far presente la tua richiesta.
  5. Utilizza un identificatore di chiamate: se il tuo telefono ha questa funzione, abilita l’identificatore di chiamata per identificare il numero che sta chiamando. In questo modo, se riconosci il numero come indesiderato, puoi evitare di rispondere.
  6. Usa un filtro anti-spam: ci sono alcune applicazioni e servizi online che offrono la possibilità di filtrare le chiamate indesiderate. Questi programmi sono in grado di identificare le chiamate pubblicitarie e le chiamate indesiderate e di bloccarle automaticamente.
  7. Crea un contatto chiamato “non rispondere”: puoi creare un contatto chiamato “non rispondere” e assegnare tutti i numeri di telefono indesiderati a questo contatto. In questo modo, quando ricevi una chiamata da uno di questi numeri, il tuo telefono non suonerà e non ti disturberà.

In conclusione, ci sono diverse misure che si possono adottare per non ricevere telefonate indesiderate. Si può registrarsi nella lista “non chiamare”, bloccare i numeri di telefono, non rispondere, fare presente la propria richiesta di essere rimosso dalle liste di contatto, utilizzare un identificatore di chiamate, usare un filtro anti-spam, o creare un contatto “non rispondere”. Scegli le opzioni che meglio si ad

attualmente alle tue esigenze e ricorda che alcune di queste soluzioni possono richiedere un po’ di tempo per avere effetto. Ad esempio, la registrazione nella lista “non chiamare” potrebbe richiedere fino a 31 giorni prima che le aziende rispettino la tua richiesta.

Inoltre, è importante tenere presente che alcune telefonate indesiderate potrebbero essere fraudolente, ad esempio quelle provenienti da truffatori che cercano di ottenere informazioni personali o finanziarie. In questi casi, la cosa migliore da fare è ignorare la chiamata e segnalare la situazione alle autorità competenti.

Infine, è importante mantenere la calma e non reagire in modo aggressivo o scortese nei confronti degli operatori telemarketing o delle persone che chiamano. Ricorda che spesso queste persone stanno solo facendo il loro lavoro e non hanno alcun controllo sui numeri che chiamano.

In sintesi, ci sono diverse misure che si possono adottare per non ricevere telefonate indesiderate. Scegli le opzioni che meglio si adattano alle tue esigenze e ricorda di mantenere la calma e la cortesia. Con un po’ di pazienza e perseveranza, puoi ridurre significativamente il numero di telefonate indesiderate e godere di maggiore tranquillità durante la tua giornata.


Come fare per non ricevere telefonate indesiderate?

Scissione Pd, lavori in corso. Il pranzo di Bersani coi suoi, le telefonate dalle federazioni: “Se non accade niente di serio, sabato l’annuncio”

La scissione è servita. Ristorante Mario, via della Vite, pieno centro di Roma. Cucina toscana, vino rosso al centro del tavolo. Attorno, a ora di pranzo, si siedono Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Nico Stumpo, Davide Zoggia, Massimo Paolucci. Il ragionamento condiviso, nel primo lunghissimo giorno di quello che pare un lungo addio al Pd, è: “Se non accade niente di serio, domenica non andiamo all’assemblea del Pd”. La scissione, appunto. La tappa successiva: nuovi gruppi parlamentari.

Qualche abboccamento c’è stato. Tra i commensali c’è chi ha sentito Orlando, dopo la direzione: “Ha detto Andrea che anche nella maggioranza ci sono molti pieni di dubbi”. C’è chi ha sentito Franceschini: “Sta provando a dare segnali su un congresso a maggio, per far vedere che non si vota a giugno”. Tutti gli scenari sono sul tavolo, con annesse variabili. A partire dalla variabile Orlando, il protagonista di uno smarcamento alla direzione. Qualche tempo fa, gli era stato suggerito da Bersani di non entrare nel governo, dopo la vittoria del no, come segnale di “discontinuità”. Il che avrebbe aperto un dialogo in vista del congresso. Ora pare complicata, perché il guardasigilli è contrariato, molto contrariato, ma ha parecchi dei suoi che lo frenano. È chiaro che una sua candidatura sarebbe un fatto nuovo, perché apre una frattura nella maggioranza che sostiene Renzi.

Al momento l’ipotesi non c’è. C’è un po’ di gioco sulle date, giorno più giorno meno, nulla di più. Bersani, tornato col piglio del segretario, ha tagliato corto: nulla di serio, perché settimana più, settimana meno, non cambia la questione di fondo. E cioè che sia apra una discussione politica sul futuro del paese, sul governo, sulla legge elettorale, sul partito. È solo un modo per spostare il plebiscito dai primi giorni della primavera a primavera inoltrata: “In questa situazione – è l’analisi condivisa – il Pd diventa il partito di Renzi e noi facciamo un’altra cosa senza perdite di tempo. Un pezzo del nostro popolo la scissione l’ha già fatta”.

Un’altra e cosa in tempi brevi, senza partecipare al congresso. L’idea, se non si apre una trattativa vera, è di partecipare sabato all’iniziativa di Enrico Rossi, a Roma, quartiere Testaccio, ed annunciare lì la non partecipazione all’assemblea del Pd di domenica. Lì Bersani e Emiliano dichiareranno la la “presa d’atto” che c’è una chiusura di fronte alla richiesta di un altro percorso. Poi, i gruppi parlamentari. Parecchi sono i parlamentari perplessi, timorosi: “Ma se nasce un altro gruppo, come fa a durare il governo?”; altri si chiedono: “Come spieghiamo alla nostra gente che rompiamo sul calendario”. Pare il dilemma del prigioniero: se partecipiamo al congresso, è finita, perché è chiaro dagli articoli molto informati sull’ex premier quale sia lo spirito con cui si predispone al congresso (li seppellirò con le loro regole); se usciamo abbiamo un problema a spiegarlo.

In questa dinamica, contrariamente a parecchie rappresentazioni, Bersani è particolarmente determinato. Non è un caso che è tornato a dichiarare in prima persona, con frasi forti, determinate. Eccolo attraversare il Transatlantico, col parlamentare torinese Giacomo Portas, che ha una lista I Moderati e parecchi voti in Piemonte: “Guarda che ci sono le condizioni per fare noi il centrosinistra vero. Mica andiamo a fare una roba minoritaria”. Poi si ferma di fronte ai cronisti: “Non siamo un gregge, è impossibile andare avanti così. Io voglio bene al Pd, fino a quando è il Pd, ma se diventa il PdR, il partito di Renzi, non gli voglio più bene”. E ancora: “Non so se andremo domenica all’assemblea”. Posizione pubblica che lascia aperta la via di una trattativa, qualora Renzi volesse, ma che in caso contrario significa: siamo pronti.

Pronti a fare un nuovo partito. Questa è la seconda parte della discussione. Dopo il “quando”, il “che cosa”. E il che cosa non è una cosa rossa, minoritaria e di testimonianza, ma una costituente di centrosinistra, ulivista, con i moderati dentro. Da far nascere prima delle amministrative, con l’obiettivo poi di raccogliere dopo i cocci del Pd. Insomma, un’Opa sullo scontento che c’è in giro nel partito, dopo anni di renzismo. Torino, Roma, Napoli. Il cellulare di Stumpo ha ripreso a suonare come quando era responsabile dell’organizzazione della Ditta. Dice un big: “Renzi ha fatto due errori. Ha sottovalutato Bersani e la sua capacità di rottura scambiando buon senso con arrendevolezza, e pensando che prevalessero i vecchi rancori comunisti tra lui e D’Alema. Ha pensato che Rossi non si sarebbe candidato. Ha sottovalutato Emiliano”. Ora la scissione è servita. Quattro giorni per evitarla. Altrimenti sarà annunciata sabato, a Testaccio, core di Roma.
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“Pronto? Basta un Sì”. Referendum, nel week end telefonate casa per casa per convincere a votare a favore della riforma

Non solo lettere nelle buche postali, arrivano anche le telefonate casa per casa. Come riporta un servizio dell’AdnKronos sabato e domenica i volontari dei comitati locali di Basta un Sì sono mobilitati per una campagna telefonica capillare in tutta Italia. Spiegare la riforma e convincere sulle ragioni del Sì. Scrive l’AdnKronos:

Centinaia di migliaia di telefoni pronti a squillare nel week end: solo a Bologna, come si leggeva nelle cronache locali nei giorni scorsi, i volontari sono pronti a 140mila chiamate. Nel capoluogo emiliano si attingerà ai numeri a disposizione grazie all’albo degli elettori delle primarie del centrosinistra: si tratta di circa 70mila numeri fissi e 70mila cellulari. Stessa cosa a Cesena dove i numeri in possesso dei dem sono 16mila. E comunque, database a parte, si può sempre attingere al vecchio elenco telefonico.

“Lei lo sa che il 4 dicembre si vota per il referendum costituzionale? Sa qual è il seggio dove deve andare a votare?”: saranno queste le domande che verranno poste ai cittadini. Poi seguiranno quelle specifiche sulla riforma con risposte pronte a sminare eventuali dubbi e perplessità dei cittadini.

Proprio per questo, sempre a Bologna ad esempio, per il ‘call center’ di Basta un Sì sono stati selezionati degli studenti di Giurisprudenza in modo che abbiano maggiore confidenza con la materia. L’operazione si ripeterà nel prossimo fine settimana, l’ultimo prima del voto del 4 dicembre, e non è escluso che nella campagna vengano coinvolti big del Pd.

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