Maltempo, la Regione proclama lo stato di emergenza per le province di Siena, Grosseto e Arezzo

FIRENZE – Stato di emergenza regionale per le province di Siena, Arezzo e Grosseto. Lo ha deciso la Regione a seguito degli eventi meteo che, dal 26 al 28 maggio hanno interessato i territori delle tre province, con temporali forti e mareggiate che hanno provocato allagamenti e danni al litorale. 

L’atto sarà firmato dal presidente della Regione Enrico Rossi nei prossimi giorni.

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MH 370: NON E’ STATO UN INCIDENTE

Ricorre il prossimo 8 marzo il quinto anniversario della incredibile scomparsa del Boeing 777 della
Malaysia Airlines con 239 persone a bordo.

Ogni ricerca è stata vana.
Tutti gli esperti scesi in campo per cercare di determinare il luogo di caduta ove inviare le unità di ricerca hanno con ogni evidenza fallito i loro calcoli, o perlomeno le loro teorie sulle quali si basavano i calcoli.

 

Quasi a farsene beffe l’oceano Indiano, nel tempo, senza fretta (1) ha restituito qualche rottame di ciò che rimaneva del Boeing depositandolo sulle spiagge africane della zona orientale del Madagascar, Mozambico e Tanzania. Usiamo il termine di beffa, in quanto dopo aver inviato le navi in luoghi ove non è stato rinvenuto nulla, gli esperti non avevano nemmeno ritenuto opportuno allertare le autorità di questi luoghi che in base alle correnti marine sarebbe stato molto probabile che venissero rinvenuti, sia pur a distanza di tempo, pezzi del velivolo.

Tuttavia, ripetiamo tuttavia, non hanno avuto alcuna esitazione una volta che ignari bagnanti hanno ritrovato i rottami, ad affermare che il luogo di ritrovamento risultava coerente con il modello di deriva eseguito nelle fasi di ricerca.
Bene, giunti al quinto anno dalla scomparsa vorremmo una volta per tutte precisare che in quello che da tutti viene definito come il mistero, in effetti una qualche verità o perlomeno punto fermo è emerso.

E tutto porta ad una conclusione che appare inequivocabile: non si è trattato di un incidente, ma di un dirottamento.
“Possiamo usare il termine incidente allorché un aereo precipita durante il suo volo a causa di un problema meteo o tecnico, ma non si può parlare di incidente se un aereo viene portato fuori rotta e fatto scomparire nei flutti di un oceano che non avrebbe dovuto mai attraversare.”
Questo è quanto da noi affermato nel libro appena uscito. (2)

 

Crediamo che precisare quanto sopra ad una opinione pubblica che ancora oggi si chiede cosa mai possa essere successo a quell’aereo, costituisca già un importante traguardo.
Detta la nostra opinione su cosa è successo, ben più difficile è fare luce sul perché e come possa essersi consumata la tragedia che è costata la vita a ben 239 persone.
A questo punto è bene ricordare che quando MH370 scomparve, ancora non si era verificata la tragedia di Germanwings, il caso del co-pilota tedesco che ha condotto un aereo di linea a sfracellarsi a terra provocando la morte di 150 persone; questa tragedia da tutti i media definita come il primo caso nella storia dell’aviazione civile di omicidio-suicidio è infatti avvenuta il 24 marzo 2015, ovvero un anno dopo la scomparsa di MH370. (3) 

 

Sarà forse proprio ricordando il caso Germanwings che parlando di questa possibilità tutte le attenzioni si sono accentrate sulla figura del capitano Zaharie circa il quale si è voluta approfondire la sua personalità, il suo impegno politico, ciò che aveva fatto dal suo computer di casa, ma appare del tutto evidente che valutando una ipotesi di dirottamento non necessariamente si deve pensare che ad effettuarlo debba essere stato uno dei due piloti, dopotutto alle spalle di questi erano presenti in cabina altri 10 membri della compagnia e 227 passeggeri….

I rapporti investigativi che hanno fatto seguito all’incidente dedicavano molte pagine alla figura dei due piloti aggiungendo notizie circa gli assistenti di cabina.
Circa la figura del 55enne capo stewart, supervisore di cabina si annota quanto segue:
“Per l’equipaggio di cabina, sulla base delle cartelle cliniche di MAS, non risultavano importanti problemi di salute, ad eccezione del supervisore in volo che aveva avuto una storia di esordio iniziale di crisi il 9 giugno 2013. Ammesso lo stesso giorno in una struttura sanitaria privata e trattato da un neurologo consulente, era stato dimesso il 14 giugno 2013. Si era recato ai follow-up successivi come consigliato. Non aveva avuto ulteriori attacchi dopo la sua dimissione. Il suo ultimo certificato di idoneità al volo porta la data del 6 agosto 2013….. " (4)

 

I due piloti quindi risultavano completamente indenni da problemi di salute mentale. Ma la stessa cosa non si poteva dire per quanto riguardava l’Inflight supervisor, il quale aveva avuto una storia di malattia neurologica.
Oltre al testo di cui sopra il rapporto investigativo pubblica una scheda dalla quale risulta che al supervisore erano stati dati 43 giorni di malattia nel 2013, inclusi 6 giorni di ricovero ospedaliero.
Ora, non è perlomeno strano che investigando su un aereo che chiaramente è stato portato fuori rotta da qualcuno, non si ritenga opportuno approfondire la scheda psicologica, informativa su un membro dell’equipaggio che ha avuto nel passato problemi neurologici il quale potrebbe aver maturato conoscenze per la guida automatica di un aereo, o comunque potrebbe aver costretto con la forza i piloti a puntare verso l’Oceano Indiano?
E’ solo una ipotesi, sia ben chiaro, sulla quale però era opportuno andare più in profondità. 

 

Tutti noi ricordiamo l’estremo imbarazzo che ebbero i vertici di Lufthansa allorché dovettero ammettere che ai comandi di un loro aereo vi era un pilota che aveva avuto problemi psichiatrici.
La sequenza degli eventi tuttavia lasciava ben poco spazio ad altre ipotesi dal momento che il CVR immediatamente recuperato chiarì cosa era avvenuto nella cabina pilotaggio dell’A320.
Ebbene quell’incidente additato da tutti i media mondiali come la prima tragedia dell’aria di un pilota suicida avvenne nel marzo 2015.
L’incidente dell’MH370 è occorso un anno prima di Germanwings e se le autorità malesi avessero esternato i particolari da noi summenzionati saremmo stati in presenza di un caso simile a Germanwings il quale però avrebbe assunto i connotati del “primo” caso mondiale del genere.

 

Indubbiamente poi la scomparsa nell’oceano e il non ritrovamento dei registratori di bordo giocavano a favore del silenzio.
Un particolare va comunque ribadito: l’ipotesi da noi esternata propone ai comandi del B777 un qualcuno che controlla l’aereo con evidente cognizione di causa: nessuno però può escludere che invece di uno dei piloti si trattasse di qualcuno fra i passeggeri o membri di cabina che, riuscito a far perdere conoscenza a tutti, si è introdotto nella cabina di pilotaggio assumendo il comando del velivolo, con la forza o meno.

Val la pena ricordare come a bordo di quel volo erano riusciti a salire due passeggeri che viaggiavano con passaporti rubati uno di un italiano e l’altro di un austriaco.. .

 

Antonio Bordoni

 

Fonte air-accidents.com
Safety Newsletter 07/2019 del 1 Marzo 2019

 

(1) Il primo dei 27 pezzi ritrovati porta la data del 29 luglio 2015, l’ultimo del 27 gennaio 2017
(2) “Lost in the sky” , pagina 91.
(3) Il 24 marzo 2015, 150 persone persero la vita quando un Airbus 320 della compagnia Germawings in volo fra
Barcellona e Dusseldorf venne fatto sfracellare al suolo dal secondo pilota chiusosi nella cabina di pilotaggio.
(4) Pagina 15 e 20, capitolo 1.5.4 del rapporto emesso dalle autorità malesi il 15 aprile 2015

 

Nella foto La copertina del libro che sta uscendo in questi giorni. Il libro si compone di 201 pagine ed è reperibile presso il sito dell’editore www.ibn.it o prenotabile nelle librerie
https://www.ibs.it/lost-in-the-sky-incredibile-libro-antonio-bordoni/e/9788875654269

 

Lost in the sky.
L’incredibile scomparsa del volo Malaysia Airlines e i 53 altri casi di aerei caduti e non ritrovati
€ 15,30
 

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Paola Perego alle Iene: “Prima dicono sì e poi si scusano. Il programma era stato approvato”

“Mi sento messa in mezzo in una cosa molto più grande di me”. Sono le parole di Paola Perego, pronunciate nell’intervista concessa a Le Iene per rispondere alle accuse ricevute dopo la messa in onda della “lista delle donne dell’est”, lista che ha portato alla chiusura del programma “Parliamone sabato” trasmesso su Rai 1.

Accuse di ogni tipo sono state scagliate sulla conduttrice, accuse a cui lei non sa dare una risposta: “Sono disorientata, spaventata. Non riesco a capire bene cosa sia questa violenza contro di me”. La Perego dice di essere confusa, di non rendersi ancora conto di quello che le è accaduto, ma di una cosa è certa: “Sono spaventata. Vedo i giornali e mi sembra una cosa surreale, che non sta capitando a me. Non ho ancora metabolizzato. Non me lo merito, credo di essere una brava persona.”. Poi un pensiero a tutte le persone che, come lei, hanno perso il lavoro dopo la chiusura del programma: “Sto male per tutte quelle persone che, fidandosi di me, mi hanno seguita in questo programma. Ora resteranno senza lavoro e avranno problemi a pagare l’affitto”.

parliamone sabato

Ma per la conduttrice c’è sicuramente altro: “C’è qualcosa di molto più grande. C’è gente che ha bestemmiato, hanno intervistato il figlio di Totò Riina facendogli l’altarino, abbiamo visto in televisione qualunque cosa”. Per la Perego il suo “era un gioco”. “È scoppiata la bomba – prosegue – ma la bomba non c’è. Hanno usato me come potevano usare forse qualcun altro. Forse è scomodo mio marito”. “Hanno chiuso il programma – spiega – e credo che rescinderanno anche il mio contratto, ma questo non è un problema, cioè io non sono quella persona che stanno descrivendo e chi mi conosce lo sa”.

Ma più che la rescissione del contratto, ciò che più ferisce la sensibilità della conduttrice è un’altra, come spiega nell’intervista a Le Iene, l’essere passata per una sessista insensibile: “Sì, perché non lo sono. Poi non posso stare qui a elencare i miei pregi o le cose che io ho fatto, ho anche otto mila miliardi di difetti, però io non sono quella persona che oggi è descritta sui giornali”. “Sì, può essere stata una pagina brutta, ma è incredibile perché dal niente è partita un’eco mostruosa su una cosa che non c’è, non esiste. È devastante. Non verrà mai fatta chiarezza. Gli argomenti in Rai vengono approvati prima di essere messi in onda dal capostruttura, dal direttore di rete. Mi hanno approvato questo argomento e mi hanno cassato il femminicidio perché non volevano che ne parlassimo perché non era con la linea editoriale”.

Un’accusa “pesante” come sottolinea la Iena, ma la Perego ribatte. “Prima l’approvano e poi si scusano. Ma di cosa? Ma di che stiamo parlando? Loro si sono dissociati da una cosa che avevano approvato e adesso fanno la figura di quelli che stanno salvando l’Italia da questo “mostro” che è sessista, che porta in televisione queste cose”. Poi sulla lista precisa: “Ha fatto casino perché è l’unica cosa che hanno visto, non hanno visto tutto il resto”. La conduttrice sostiene che il “programma andava visto, bisognava seguire la discussione e cogliere il lato ironico della cosa”. “Forse però – afferma – mi è venuta male perché non sono tanto ironica io”.

Poi ammette che quanto accaduto è “una pagina mediocre come tante altre” della televisione: “Ma mi vorrei scusare per la dichiarazione di Fabio Testi. Ho chiesto di non invitarlo più”. Poi la Iena le riporta le dichiarazioni della Boldrini, la quale ha affermato che la Perego abbia trattato “la donna come un animale domestico”. “Quando la signora Boldrini ancora non era in politica – risponde la conduttrice – e faceva televisione, io già lottavo per i diritti delle donne. Perché non sono sessista, ma non solo non lo sono, perché porto avanti una battaglia da sempre, perché è uno dei miei principi base, la difesa dei diritti delle donne principalmente. Fa male”.

“Dalle posizioni che hanno preso – conclude – è difficile tornare indietro. E poi sono dei codardi”
Notizie Italy sull’Huffingtonpost

“Mio figlio si è ucciso a 16 anni. Non sono stato un buon padre, non ho saputo capirlo”. Il dolore del padre del ragazzo suicida per pochi grammi di hashish

“Mi chiedono se mi ritengo comunque un bravo padre. No, non lo sono stato. Non ho saputo capire mio figlio”. È duro lo sfogo del papà del ragazzo sedicenne che si è suicidato dopo che gli erano stati trovati in tasca una decina di grammi di hashish durante dei controlli della Guardia di Finanza all’uscita dell’istituto scolastico di Lavagna, in provincia di Genova. Il giovane, già alla prima perquisizione, aveva confessato di essere in possesso di altri grammi di hashish trovati nella casa in cui viveva con la madre e il compagno di questa.

Scrive La Stampa:

La visita della Fiamme Gialle a casa, il rimprovero della madre, il gesto repentino di raggiungere il balcone e buttarsi giù, senza una parola.

“Spero solo che questa tragedia serva perché non ne accadono delle altre. Ho detto all’allenatore della squadra che dica ai ragazzi come lui stesso, il parroco, noi genitori siamo tutti sempre pronti a capirli e a consigliarli, devono sentire quanto amore c’è intorno a loro”.

Amore che non è bastato per salvare la vita di questo ragazzo che, stando ai racconti di chi lo conosceva, non era trascurato dalla famiglia. Nessun disagio sociale dunque dietro il suo gesto, probabilmente un malessere personale avvalorato dai racconti dei suoi coetanei. Racconta a La Stampa una ragazza dal maglione rosso:

“Lo conoscevo dalla quinta elementare, per anni abbiamo condiviso centri estivi e settimane bianche. C’era un malessere che lo tormentava. Con me ha fatto un discorso generale, senza parlare di fatti specifici. Ricordo una sua frase :’Tanto finisce tutto male’ “.

Nel manifesto funebre del giovane c’è anche un ringraziamento alla Guardia di Finanza di Chiavari probabilmente per evitare di fomentare nuove polemiche. “Cosa sarebbe stato opportuno oppure no non dobbiamo dirlo noi. Loro hanno fatto quello che dovevano”, spiega ancora il padre del ragazzo. Nel frattempo il procuratore Capo di Genova Francesco Cozzi riflette su quanto accaduto.

“Quando si effettua un atto di questo tipo nei confronti di persone fragili, fermo restando che in questo caso c’era un genitore del giovane e si è svolto tutto in maniera regolare e trasparente, occorre prevedere a supporto di una persona che vive un’età fragile e fa uso di stupefacenti un aiuto psicologico”

Notizie Italy sull’Huffingtonpost

Matteo Salvini a “Otto e mezzo” coi doposci per dimostrare di essere stato nello zone terremotate. I social: “Sciacallo”

Si presenta con camicia bianca, giacca scura e jeans, ma anche coi doposci. Matteo Salvini ha scelto un outfit decisamente particolare per presenziare alla puntata del 19 gennaio di “Otto e mezzo”, il programma condotto da Lilli Gruber, dedicata all’emergenza terremoto.

Accusando il governo Renzi e quanto a suo avviso non si è ancora fatto nel Centro Italia per ridare una vita dignitosa alle popolazioni terremotate, il segretario della Lega ha sfoggiato un paio di doposci per dimostrare di essere stato in visita in alcuni dei paesini colpiti dal sisma del 18 gennaio, per dare un mano.

La mossa è stata però criticata durante sui social, dove Salvini è stato pesantemente attaccato di cercare notorietà e voti elettorali sulla pelle di chi sta soffrendo. “Salvini che va a #ottoemezzo coi doposci per far vedere che è stato in Abruzzo è la cosa più triste del 2017” commenta un utente su Twitter, mentre un altro è ancora più esplicito: “Ideona invitare lo #sciacallo che fa propaganda sulla pelle dei migranti e dei terremotati”. Infine, una terza persona afferma: “Ho sempre pensato della sua ignoranza, questa sera mi ha dato la conferma”.
Notizie Italy sull’Huffingtonpost

Mps pronto ad attivare lo scudo per raccogliere 15 miliardi di liquidità sui mercati. Lo Stato garante dell’operazione

Lo scudo è pronto per essere attivato perchè una liquidità adeguata è il primo requisito che serve per rimettersi in sesto e per affrontare con minore incertezza il lungo percorso del salvataggio pubblico. Nell’ultimo cda dell’anno per Mps è il momento di serrare le fila e di iniziare a perfezionare l’operazione che ieri ha ricevuto il via libera della Commissione europea: c’è tempo fino al 30 giugno, salvo ulteriori proroghe, per ritornare sui mercati e cercare di raccogliere 15 miliardi di liquidità. A coprire le spalle alla banca senese sarà lo Stato, che farà da garante all’emissione da parte di Rocca Salimbeni di nuovi bond. L’obiettivo? Ritornare nel 2017 ai livelli di liquidità di fine 2015. Fonti vicine al dossier spiegano che i tempi saranno strettissimi, forse già metà gennaio.

Il Monte ha evidenti problemi di liquidità. L’emorragia di depositi dalla banca è evidente: 6 miliardi di euro di raccolta diretta commerciale persi tra il 30 settembre e il 13 dicembre, di cui 2 miliardi solo in un giorno, il 4 dicembre, data del referendum costituzionale. Se si sommano queste perdite ai 13,8 miliardi persi nei primi nove mesi dell’anno, il saldo negativo ammonta a quasi 20 miliardi di euro. La stessa Bce, non più di quindici giorni fa, ha lanciato un allarme perentorio: senza aumento di capitale la banca ha 29 giorni al massimo per non capitolare.

Di fronte a un simile scenario la strada dello scudo è obbligata. Lo scudo, che ieri Bruxelles ha prolungato fino a fine giugno, è stato creato a livello europeo per attivare le misure di sostegno a favore degli istituti solventi in caso di bisogno. Come funzionerà lo scudo che proteggerà Siena durante la sua avventura sui mercati in cerca di liquidità? La banca emetterà nuovi bond per un valore complessivo di 15 miliardi e lo Stato farà da garante. In altre parole dato che Mps ha bisogno di liquidità farà debito in modo da cercare di ottenere i soldi che gli servono. Qui viene tirato in ballo il ruolo dello Stato a garanzia di queste emissioni: se Mps non sarà in grado di restituire i soldi a chi compra le obbligazioni allora ci penserà lo Stato. Questo meccanismo fa assumere alle obbligazioni della banca lo stesso rating dello Stato, che è a un livello superiore rispetto a quello che ha oggi Siena, rendendole quindi più appetibili e soprattutto abbattendo i costi per l’istituto.

Il consiglio d’amministrazione che si è riunito oggi ha anche fatto il punto sul piano industriale, che va rivisto dopo che gli obiettivi prefissati, e cioè l’aumento di capitale da 5 miliardi e lo smaltimento di 27,7 miliardi di euro di sofferenze, sono saltati alla luce del fallimento della soluzione di mercato. Il cda, inoltre, ha preso atto delle dimissioni del consigliere Christian Whamond, entrato nel board della banca nell’aprile del 2015 in quota Fintech.

Per Mps è tempo di salvataggio pubblico e il costo, fissato dalla Bce, è pari a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,6 a carico diretto dello Stato. Prima, però, è tempo di recuperare quell’ossigeno, chiamato liquidità, che serve a Rocca Salimbeni per non affrontare in apnea la discussione con Bruxelles e Francoforte anche in vista di una possibile richiesta di abbassare la soglia del fabbisogno richiesto dalla Vigilanza dell’Eurotower.


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Mps ottiene ok Ue al sostegno per la liquidità. Gentiloni e Padoan duri con Bce. Bankitalia: allo Stato onere da 6,6 miliardi

Le richieste della Bce su Mps sono pesanti, ma qualche margine di trattativa c’è. Nella conferenza stampa di fine anno, il premier Paolo Gentiloni è tornato sulla polemica con Francoforte, che ha chiesto una ricapitalizzazione da 8,8 miliardi per Montepaschi, contro i 5 previsti prima dell’intervento dello Stato. “Non sono abituatissimo e un po’ mi ha colpito avere notizie così ‘ex abrupto’ il giorno di Natale – ha detto il presidente del Consiglio – ma terremo il punto”.

Dall’Ue è intanto arrivato il primo via libera all’intervento dello Stato in Mps. La Commissione ha accolto la richiesta dell’Italia di prolungare fino al 30 giugno 2017 lo scudo per la liquidità per le banche italiane e di usarlo con Montepaschi.
Adesso Bankitalia e il Tesoro hanno uno scampolo di tempo per dare alla banca senese il loro assenso – che è praticamente scontato – permettendole così di emettere bond garantiti dalla Stato. Fra gli addetti ai lavori, c’è chi ha notato come la comunicazione dell’Ue sia arrivata proprio all’indomani dell’uscita del ministero delle finanze tedesco, che aveva chiesto agli organismi europei di assicurare il rispetto delle regole da parte dell’Italia.

Il totale delle passività che Mps emetterà nel corso del 2017 è di 15 miliardi, in modo da riportare gradualmente la liquidità ai livelli di fine 2015. La banca potrà seguire due strade: emettere nuove obbligazioni e usare i ‘vecchi’ bond come garanzia per ottenere liquidità dalla Bce. In entrambi i casi, la garanzia pubblica porta il rating della banca a quello dello Stato, con abbassamento dei costi per l’istituto. Su tutto questo, il Cda farà il punto domani.

Riguardo la trattativa con le istituzioni europee, “siccome sarà un processo lungo alcuni mesi – ha spiegato il premier – ci sarà dialogo e confronto. Abbiamo fatto le nostre valutazioni e collaboreremo con maggiore spirito costruttivo possibile”.
Certo, ha aggiunto, “il fatto che si debbano mettere non quattro, ma 6,6 miliardi, è oggetto di discussione con la vigilanza della Bce, ma non mette in discussione la tranquillità, la capienza e la rilevanza del nostro intervento”. D’altronde, ha aggiunto Gentiloni, “quello che abbiamo fatto” per intervenire sulle banche in difficoltà, “non si conclude con il decreto” da 20 miliardi. Nella discussione con le istituzioni europee, ha assicurato, il governo farà di tutto “per tenere al centro la salvaguardia dei risparmiatori”. Il primo passo in quella direzione è stato fatto “con il decreto salva risparmio – ha spiegato Gentiloni – la cui attuazione sarà lunga e complicata, non ce lo nascondiamo, ma che è una decisione strategica”. Anche Bankitalia fa sapere che il coinvolgimento nel salvataggio della banca potrà essere “attenuato” per quei clienti che abbiano obbligazioni subordinate vendute “non rispettando corrette regole di trasparenza”.

Al governo resta l’amaro in bocca per il comportamento di Francoforte. In un’intervista al Sole 24 Ore, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto che sarebbe stato utile conoscere i “criteri” seguiti per determinare l’aumento di capitale per Mps: “La mancanza di informazione – ha spiegato – si traduce in opacità”. Dall’intervista sono emersi anche diversi spunti sul nuovo piano industriale e sul futuro dei vertici della banca. “Daremo un’occhiata al cda – ha detto – ma l’ad Morelli non è in discussione”. Mentre sulla cessione dei crediti deteriorati, punto centrale di ogni azione di ristrutturazione dell’istituto: “Atlante come soggetto che si accollava le sofferenze non c’è più”.

BANKITALIA FA I CONTI. L’onere complessivo per lo Stato ammonta a 6,6 miliardi di euro. Nel dettaglio, è pari a 4,6 miliardi di euro l’onere immediato che comporterà per lo Stato la ricapitalizzazione precauzionale di Mps, cifra alla quale vanno aggiunti i circa 2 miliardi necessari per il successivo ristoro dei sottoscrittori di obbligazioni retail, che porterebbero il totale a 6,6 miliardi. L’onere a carico dei soggetti diversi dallo Stato, invece, sarebbe pari a circa 2,2 miliardi. Il costo totale, pertanto, si commisura a 8,8 miliardi. In particolare, 6,3 miliardi occorrono per riallineare il Cet1 ratio alla soglia dell’8 per cento; di questi, circa 4,2 sarebbero coperti dal burden sharing dei titoli subordinati e circa 2,1 sarebbero forniti dallo Stato. Altri 2,5 miliardi sono poi necessari per raggiungere la soglia di Total capital ratio (Tcr) dell’11,5 per cento, per compensare il venir meno, per il burden sharing, dei titoli subordinati (strumenti patrimoniali di minore qualità) computati nel Total capital. In questo modo il totale raggiunge quota 8,8 miliardi.


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Donald Trump lavora alla sua squadra ma già è stallo su Rudy Giuliani come segretario di Stato

Succede tutto dietro porte chiuse, molto ai piani alti della Trump Tower sulla Quinta Strada a Manhattan dove il presidente eletto Donald Trump e il suo vice Mike Pence si incontrano per fitte consultazioni volte a definire la squadra di governo. Perchè le diverse anime politiche che hanno portato all’elezione del tycoon adesso sono in aperta collisione, sulle nomine e sulle caselle da riempire, quindi sulla linea da dare alla nuova amministrazione americana nonostante la promessa di una “rivoluzione commerciale” che “romperà con le ali globaliste sia di repubblicani che di democratici” a dare l’impronta dei suoi primi 200 giorni di lavoro. Il fronte è spaccato a partire dalla paventata nomina di Rudy Giuliani come segretario di Stato.

La conferma tarda a arrivare perchè la scelta è controversa: in queste ore si ricorda infatti un potenziale conflitto di interessi date alcune attività di consulenza dell’ex sindaco che rimandano ad alcuni paesi chiave, dal Venezuela di Hugo Chavez all’Arabia Saudita. Se ne era già parlato quando nel 2007 Giuliani aveva tentato la sua di corsa per la Casa Bianca, oggi però le sottolineature di fonti di stampa hanno effetto amplificato dopo che per l’intera campagna elettorale Donald Trump e il suo fronte si sono scagliati contro la Clinton Foundation e i dubbi sulla sua lista di donatori, presentato come limite insormontabile per la credibilità della rivale democratica Hillary Clinton poi sconfitta. Ma anche la promessa di smantellare quelle zone grigie in cui a Washington si incontrano politica e grandi interessi rappresentati da un esercito di lobbisti.

L”organigramma” con focus sulla politica Estera e di Sicurezza nazionale della nuova Casa Bianca emerge quindi al centro di una lotta intestina che rischia di rallentare oltre il dovuto il processo di transizione verso l’insediamento il prossimo 20 gennaio. Fonti parlando di stallo e confusione conclamata, il cui simbolo oggi è il ritiro dalla transition team (secondo alcuni è stato scaricato) di Mike Rogers, ex deputato che ha presieduto la commissione della Camera sull’intelligence.

Nei giorni scorsi Chris Christie era stato messo da parte e l’impresa era stata affidata al vicepresidente eletto Mike Pence con lo sguardo a Washington, ma non basta. Tra i fedelissimi risulta escluso anche Ben Carson, che dice di non volere un posto nell’amministrazione per mancanza di esperienza a livello governativo, sembra tuttavia che nessuna proposta in quel senso era comunque arrivata. Nel limbo al momento resta anche Kellyanne Conway, l’ultima dei diversi responsabili della campagna elettorale cambiati da Trump durante la corsa (tra questi Corey Lewandoski sul quale pare ci sia addirittura un esplicito veto).

Intanto su Capitol Hill il cielo si rasserena, almeno apparentemente, con le nuvole squarciate dalla conferma di Paul Ryan per la nomina ad un secondo mandato da Speaker della Camera. Lo hanno votato all’unanimità i deputati repubblicani e la conferma è attesa a gennaio con il voto dell’intera aula. Il dado però è tratto per Ryan, pronto ad essere lo Speaker dell’era Trump e l”unificatore”. Lo ha confermato lui stesso oggi nella sua prima uscita dopo l’elezione del tycoon, affermando: “Benvenuti all’alba di un nuovo governo repubblicano unito”.
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Tragedia alla Gand-Wevelgem: morto il belga Demoitié Era stato travolto da una moto – Corriere della Sera


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Tragedia alla Gand-Wevelgem: morto il belga Demoitié Era stato travolto da una moto
Corriere della Sera
Il ciclista correva la classica Gand-Wevelgem, quando è caduto a terra ed è stato travolto. Ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Lille, non è sopravvissuto. di Redazione Online. di. MI INTERESSA. gli argomenti. MI INTERESSA. A-A+. Il ciclista
Investito da una moto durante la corsa, morto il belga DemoitiéLa Stampa
Ciclismo in lutto: è morto Demoitie investito da una una moto alla Gent-Wevelgem [IN AGGIORNAMENTO]Diretta Ciclismo
Gand-Wevelgem 2016: l'Italia si fa vedere nella prima parte, bene GuarnieriOA Sport
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Petrucci-Dovi, podio Italia. “E’ stato fighissimo!” – La Gazzetta dello Sport


Il Sole 24 Ore

Petrucci-Dovi, podio Italia. "E' stato fighissimo!"
La Gazzetta dello Sport
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