Prolife Grain Free Sensitive Sole Pesce E Patate Adult Medium/Large 10 kg

Marca: Prolife Grain Free Sensitive Sole Pesce E Patate Adult Medium/Large Nutrigenomic 10 Kg

Dettagli: Grain Free Adult Sensitive Sole Fish e Potato – Medium/Large Alimento completo ricco in SOGLIOLA FRESCA DILISCATA e PATATE Sogliola Fresca diliscata e Patate per il cane adulto sensibile di taglia media e grande.

EAN: 8015579035515

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Il Sole 24 Ore, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “Ridurre la nostra quota? Tutto è possibile”

“Ridurre la nostra quota? In teoria tutto è possibile, mi fate domande sul regno del possibile, e sul regno del possibile le dico di sì, poi entreremo nel merito nei prossimi giorni”. Così Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, in merito a una possibile riduzione della quota del 67,5% detenuta nel gruppo Sole 24 Ore.

Sui tempi dell’aumento di capitale, però, Boccia non si sbilancia: “Non ci sono novità, stiamo aspettando che ci informino a livello di amministratori sulle ipotesi di fabbisogno, dopo di che convocheremo un consiglio generale di Confindustria e dibatteremo. Il consiglio non è ancora convocato, faremo un consiglio generale monotematico, ma se non abbiamo dati non andiamo avanti”.

Questa settimana dovrebbe riunirsi il cda del Sole e definire il piano di salvataggio, solo dopo i vertici di Confindustria si riuniranno. Quindi prima di Pasqua? “Penso di sì poi vediamo. Siamo tranquilli, dobbiamo aspettare i tempi, se non ci dicono il merito, il quantum, la modularità del fabbisogno”, spiega Boccia.


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Sole 24 ore, lo scandalo del Sole è lo specchio della crisi del capitalismo italiano e della perdita di credibilità delle élite

E poi si dice: “Oh, il populismo!”. Con lo spirito e lo stupore di chi evoca l’invasione delle cavallette. Eppure a spiegare come l’onda populista, o come si dice oggi, anti-establishment, nasce e cresce, basta questa grande storia. Uno delle architravi del sistema del paese, il giornale economico e finanziario che per decenni dalle sue pagine ha indicato (con non poca supponenza) la strada della correttezza economica, delle regole, del bene comune, si ritrova al centro di una sorta di “scandalo delle tre carte”: vedo non vedo, vendo non vendo, recupero e intasco. Parliamo della crisi del Sole24Ore, ma magari fosse solo la crisi di un giornale. In verità si tratta della punta di un iceberg del declino di Confindustria e più in generale del capitalismo italiano, o meglio di una crisi che fa emergere nuovi rapporti e la marginalizzazione del settore del business.

Il 10 novembre 2011, nel famoso numero titolato (a nove colonne) Fate presto, scriveva il direttore Roberto Napoletano, richiamandosi alla lezione di Pertini, Einaudi, Ciampi e Giorgio Napolitano: “Cari deputati e cari senatori, cade sulle vostre spalle la responsabilità politica (dico politica) di garantire all’Italia un governo di emergenza guidato da uomini credibili che sappiano dare all’Italia e agli italiani la cura necessaria ma sappiano imporre anche al mondo il rispetto e la fiducia nell’Italia”. Poi arrivò l’auspicio di altri governi di emergenza, la retorica della stabilità, all’insegna del rigorismo europeo mentre nel paese il “boom” dei Cinque Stelle non evocava affatto l’altro “boom”, ovvero il miracolo economico degli anni Cinquanta, fino a Renzi e a Sì al referendum, diventata la crociata del presidente di Confindustria Boccia, con tanto di previsioni apocalittiche del centro studi in caso di vittoria del No.

Più che una linea fondata su una visione del paese, la posizione di una lobby, culturalmente “romana” e “ministeriale”, che nel rapporto con la politica cerca di coprire la propria fragilità. Che è la fragilità di un capitalismo con poche idee, progetti, capacità di rischio e di innovazione. Una lobby “romana” che cozza col dinamismo rimasto nelle associazioni territoriali degli industriali che, proprio mentre Boccia era impegnato nella sua campagna per il Sì, firmavano il nuovo contratto dei metalmeccanici con Landini. “Padroni” duri, si sarebbe detto una volta, come nel caso di Assolombarda, ma più concentrati sulle fabbriche che sulle compensazioni ministeriali. “Confindustria? È desaparecida” ha detto qualche giorno fa il segretario della Cgil Susanna Camusso. Perché, al netto della cortesia col governo di turno, si è sostanzialmente eclissata dal dibattito pubblico, dalla crisi delle banche all’assalto di Vivendi a Mediaset e, soprattutto, alla crisi industriale del paese.

Lo scandalo editorial-finanziario si inserisce in questo “scomparsa” di ruolo. Il Sole-24 Ore, fiore all’occhiello e principale posta del bilancio di Confindustria (circa un quarto), ha manipolato per anni i bilanci, come era facile osservare per chi si fosse soffermato sul fatto che le vendite schizzavano verso l’alto, mentre i ricavi scendevano. Il tutto nel silenzio di presidenti, vicepresidenti, amministratori delegati, direttori sfiduciati, assemblee. E in tutti questi anni hanno taciuto le Marcegaglia, i Montezemolo, il vecchio padre nobile Abete, quelli per i quali Gianni Agnelli inventò la definizione di “professionisti della Confindustria. Proprio mentre, da consumati “professionisti” della politica gli stessi hanno occupato – grazie al rapporto con la stanza dei bottoni – le postazioni chiave, come Montezemolo in Alitalia ed Emma Marcegaglia all’Eni, all’ombra di quel conflitto di interessi che già avvolse la sua presidenza di Confindustria, come emerge dalle inchieste che la riguardano.

Montezemolo, Marcegaglia, Boccia. La retorica sulla crisi di rappresentanza “sindacale”, amplificata dallo spostamento di ciò che resta del voto operaio a destra negli anni Novanta – i famosi iscritti alla Cgil che votano Lega – e verso i Cinque Stelle oggi – col rifiuto della rappresentanza sindacale e il voto “contro” – ha coperto una analoga, e altrettanto profonda crisi di rappresentanza di Confindustria, che non solo non è più quella di un tempo, ma è una associazione in crisi di un capitalismo in crisi. La verità è che, finita la fase della concertazione e del grande patto per entrare in Europa, e dopo la “svolta” liberista di D’Amato Confindustria si è rintanata nel fare lobby, più che nel fare “sistema” mentre la struttura imprenditoriale entrava in difficoltà in un mondo globalizzato. Nel frattempo Marchionne e la grande distribuzione se ne vanno perché hanno bisogno di nuove di regole per contrattare mentre gli imprenditori emergenti che esportano non entrano perché considerano burocratica e ministeriale l’associazione di viale dell’Astronomia.

Il Sole era il fiore all’occhiello, la prova di una classe imprenditoriale che sente di poter dare lezioni, anche nell’industria editoriale, a differenza delle omologhe associazioni di categoria europee – in Francia e Germania ad esempio – che non hanno un quotidiano. Adesso si scopre che il fiore era appassito. E, con esso, rischia di appassire il suo presidente, che fino all’ultimo ha difeso il direttore uscente e Confindustria, come confidano parecchi associati anche se in pubblico tacciono.

In questa storia c’è tutto lo iato tra percezione di sé e la realtà, tra ruolo che si attribuisce un pezzo delle elite e rapporto reale con l’opinione pubblica e col paese. E se nella polemica instaurata tra la leadership populistica di Trump e la bibbia del Nyt si ricorre alla categoria di “post verità”, per spiegare il caso nostrano – quante volte nelle redazioni si è detto: “certo che è vera questa cosa, lo dice il Sole” – basta ricorrere alla più semplice categoria di “perdita della credibilità”. E non c’è da stupirsi se, domani o domani l’altro, Beppe Grillo o Luigi Di Maio proporranno di abolire Confindustria o di non leggere più quel giornale, perché proprio questo è il senso della storia: non uno scandalo di quattro furbetti, ma pezzo di crisi dell’elite.
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Franco Moscetti nuovo a.d. del Sole 24 Ore. Battaglia in Confindustria. Giornalisti in sciopero

L’assemblea degli azionisti era ancora in corso quando i giornalisti del quotidiano ‘Il Sole 24 Ore’ hanno proclamato lo sciopero. A stretto giro anche l’agenzia di stampa Radiocor e Radio24 hanno annunciato che martedì incroceranno le braccia. L’assise del Gruppo 24Ore, a tratti molto tesa con diverbi animati, così viene descritta da chi era presente, si è conclusa con l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione e di Giorgio Fossa presidente del Cda. Non ha partecipato Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria (principale azionista del quotidiano), che domenica sera intervistato durante il programma “Faccia a faccia” ha parlato di un piano aziendale “lacrime e sangue”. Dietro queste parole i giornalisti vedono l’intenzione di impartire un taglio drastico di quasi la metà dei 1.250 dipendenti, così hanno indetto uno sciopero anche contro “la superficialità con la quale si annunciano tagli da lacrime e sangue, dopo una gestione deficitaria del Gruppo”.

Scioperi e licenziamenti in vista sono da inserire in un quadro giudiziario che vede due inchieste aperte con al centro il dissesto dei conti. Una è sul tavolo della Procura di Milano e l’altra della Consob. Queste due indagini, che ipotizzano il reato di falso in bilancio, scaturiscono dagli esposti di un gruppo di giornalisti del Sole 24 Ore e dell’associazione dei consumatori Adusbef. A creare il caos non solo l’inchiesta giudiziaria ma anche una battaglia all’interno di Confindustria, dove Boccia, con il consenso delle banche creditrici, ha scelto come amministratore delegato dell’azienda Francesco Moscetti, che portò Amplifon, di cui era a.d., fuori dall’Assolombarda. Anche per questo motivo Moscetti non piace ai milanesi guidati da Gianfelice Rocca, attorno al quale orbitano anche altri territori del Nord.

Confindustria quindi è spaccata e in questo clima si trova a gestire quello che potrebbe diventare un grandissimo scandalo economico-finanziario. I numeri parlano chiaro. In otto anni di quotazioni in Borsa il Gruppo ha bruciato 350 milioni di liquidità. Basti pensare che nel giorno del debutto a Piazza Affari, il 6 dicembre del 2007, un’azione valeva 5,75 euro, oggi vale invece 35 centesimi. Solo nei primi nove mesi del 2016 si è registrata una perdita di 61,6 milioni.

Adesso, nella relazione agli azionisti, si legge che il nuovo piano industriale del gruppo, quello 2016-2020 approvato il 3 novembre scorso in sostituzione del piano “disatteso” 2015-2019, prevede il raggiungimento di un utile nel 2019. L’altro aspetto contenuto nella relazione, che conferma la volontà di un forte taglio dei costi e l’intenzione di procedere con un aumento di capitale, consiste nella previsione di un margine operativo lordo sul fatturato, nel 2020, al 10%.

Per i giornalisti in sciopero l’azionista “deve assicurare le risorse per il risanamento e nello stesso tempo recuperare credibilità. Serve un rilancio vero e servono atti di fiducia”. Quindi viene avanzata una richiesta: “Come azionisti, come dipendenti ma soprattutto come giornalisti chiediamo un posto in consiglio di amministrazione o, almeno, un posto come invitati permanenti alle riunioni del Consiglio. Almeno fino al momento del ritorno all’utile”. Al momento non è arrivata alcuna risposta così come durante l’assemblea del Gruppo non sono state fornite risposte sulle questioni giudiziarie non essendo all’ordine del giorno. Antonio Matonti, dirigente dell’Area Affari Legislativi di Confindustria, si è limitato a dire che “sono in corso accertamenti sia amministrativi sia penali e saranno valutate azioni di responsabilità”.

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Sci: Kitzbuehel, Peter Fill vince sulla Streif nella giornata delle cadute – Il Sole 24 Ore


Il Sole 24 Ore

Sci: Kitzbuehel, Peter Fill vince sulla Streif nella giornata delle cadute
Il Sole 24 Ore
Straordinaria impresa di Peter Fill, primo sulla mitica e difficilissima Streif di Kitzbuehel. L'azzurro ha preceduto gli svizzeri Beat Fuez e Carlo Janka in una gara caratterizzata da una serie di terribili e drammatiche cadute (tra gli altri
Sci, Cdm: Fill vince sulla Streif, sua la libera. A Cortina domina Lindsay VonnLa Repubblica
Impresa dell'azzurro Peter Fill a KitzbuehelLa Stampa
Kitzbuehel: Peter Fill è il Re sulla StreifFantaski.it
DoveSciare.it –Outdoorblog.it (Blog) –Il Sussidiario.net
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Bomba di Thohir: «Messi all’Inter? Perché no!» – Il Sole 24 Ore


Il Sole 24 Ore

Bomba di Thohir: «Messi all'Inter? Perché no!»
Il Sole 24 Ore
A poche ore dal Natale, con lo shopping sfrenato che sta ormai entrando nel rush finale, ci pensa Erick Thohir a regalare il sogno più bello ai tifosi nerazzurri con una dichiarazione shock: «Messi all'Inter? Perché no! – dice il presidente come
Calciomercato Inter/ News, Thohir: Messi nerazzurro? A fine contratto… Notizie 23 dicembre 2015 (aggiornamenti in Il Sussidiario.net
Thohir: "Messi? Perché no. Quando chiude col Barça…"La Gazzetta dello Sport
Thohir senza limiti: “Messi all'Inter? Perché no?”La Stampa
Blasting News –Corriere dello Sport.it –Inter-News
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Juventus, Allegri: “Sousa? Non ha inventato nulla” – Il Sole 24 Ore


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Juventus, Allegri: "Sousa? Non ha inventato nulla"
Il Sole 24 Ore
"E' una grande Fiorentina, ma le candidate per lo scudetto si vedono a marzo. Sousa innovatore? Mi sembra che abbia le caratteristiche per diventare un grande allenatore. Nel calcio però c'è poco da inventare, lo dico sempre". Un colpo al cerchio ed

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«Mezzo milione a settimana», offerta incredibile degli sceicchi per Messi – Il Sole 24 Ore


Il Sole 24 Ore

«Mezzo milione a settimana», offerta incredibile degli sceicchi per Messi
Il Sole 24 Ore
Un milione (lordo) a settimana per Leo Messi, 355 mila euro (netti) per Cristiano Ronaldo. Sono le offerte-choc che, secondo i tabloid inglesi, gli sceicchi del calcio sarebbero pronti a mettere sul piatto per portare il campione argentino del
"Un milione a settimana per Messi", sceicchi da chocANSA.it
CALCIO, M. CITY; PELLEGRINI: NON COMMENTO VOCI SU MESSI E GUARDIOLALa Repubblica
Offerte folli degli sceicchi per Messi e Cristiano RonaldoSuperNews
TUTTO mercato WEB –Fiorentina.it
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Doping, la Wada accusa la Russia: “Test manipolati su ordine del Governo” – Il Sole 24 Ore


Il Sole 24 Ore

Doping, la Wada accusa la Russia: "Test manipolati su ordine del Governo"
Il Sole 24 Ore
Il più grande fenomeno di doping e di corruzione dello sport moderno. E' questa la scioccante sintesi del rapporto Wada, presentato a Ginevra, che accusa la Federazione russa di atletica di aver manipolato test antidoping con la complicità del
“Doping di Stato”, la Russia nella bufera. Cosa succede adesso?La Stampa
Doping di Stato, Russia sotto accusa: chiesta sospensione di tutti gli atletiIl Messaggero
Altetica, nuovo scandalo doping: chiesta la sospensione degli sportivi russiRussia Beyond the Headlines (IT)

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