Ancona, il Festival “KUM!” approda alla seconda edizione.

Dal 19 al 21 Ottobre; "Curare, Educare, Governare", mestieri difficili ma non impossibili e che aprono finestre su scenari che possono essere decifrati seguendo diverse scuole di pensiero.

La manifestazione vuole essere un luogo aperto di riflessione, finora assente in Italia, sul tema della cura e delle sue diverse pratiche, per ampliare il campo della riflessione e sottolinea la difficoltà e l’ambiguità del curare e del prendersi cura.

 

Il tema del 2018 è Risurrezioni.

 

«Nella parola KUM! è contenuto il grande tema del rinnovamento della vita laddove la vita pare morta, finita, gettata in uno scacco fatale. È la parola che Dio rivolge a Giona e Gesù a Lazzaro: Alzati! Ne abbiamo fatto la parola chiave delle pratiche della cura» spiegano Massimo Recalcati e Federico Leoni «In questo secondo anno di KUM! è il mistero contenuto in questa parola a riunirci: è possibile rialzarsi quando l’esperienza della caduta, della malattia, del fallimento, della catastrofe appare senza rimedio? È possibile una vita dopo la morte, tema caro alle religioni, ma è possibile ridare vita ad una vita che sembrava perduta, ricostruire una città che è stata distrutta, ritrovare un popolo che sembrava privato di ogni forma di identità, restituire un volto umano alla vita dopo l’esperienza dell’orrore? Nella grande metafora cristiana della resurrezione è in gioco la forza della vita che resiste alla tentazione della morte e della distruzione. Ma anche l’evento della sorpresa che accompagna il “miracolo” dell’uscita dal sepolcro. Ebbene non sono proprio questa resistenza e questa sorpresa – intesi laicamente – al centro di ogni avventura di cura? Certamente possono apparire esemplari alcuni casi ritenuti senza speranza che, nel corso di una cura, risorgono contraddicendo i protocolli e le previsioni prognostiche più nefaste. Può accadere con bambini colpiti da malattie rare, con giovani afflitti da patologie mentali gravi, con studenti ritenuti dall’istituzione scuola senza speranza, con territori e città che hanno fatto esperienza – solo apparentemente irreversibile – della distruzione. Ma più in generale la resistenza alla distruzione e la sorpresa della vita che non cede alla morte, accompagnano anche i passi quotidiani della nostra esperienza più comune: testimoniare che non tutto è morte, non tutto è devastazione, non tutto è destinato a finire, che risorgere è un compito della vita».

 

IL PROGRAMMA

 

Il festival prevede oltre 40 incontri con più di 60 relatori ed è organizzato in sezioni: le Lectio, con importanti nomi della filosofia, della psicoanalisi, della letteratura e della medicina; i Dialoghi e le Conversazioni su temi salienti del mondo della cura; i Ritratti di grandi pensatori; le Letture; Lo sguardo di Ippocrate; la Psicologia da tè con letture e pensieri sui grandi classici della psicoanalisi, davanti a una tazza fumante di infuso; gli Aperitivi filosofici; A cena con l’autore; Cineocchio; la Presentazione.

Le Lectio magistralis
Quattro le lectio in programma: venerdì 19 Stefania Carnevale, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Ferrara e membro della Commissione per la riforma dell’ordinamento penitenziario del Ministero della Giustizia, affronta il tema Risorgere dal carcere. La pena come riabilitazione fra ideale e reale.

 

Due gli appuntamenti di sabato 20: il filosofo Rocco Ronchi con Kum! Dal soggetto razionale all’”anarca” populista. Kum!, in filosofia, è l’appello kantiano rivolto all’uomo perché esca dallo stato di minorità intellettuale in cui è tenuto dal principio di autorità. Nella modernità si è risposto in due modi a questo appello: da un lato con la rivendicazione della libertà della ragione, che si guadagna in un’incessante lotta contro l’errore; dall’altro, con il diritto assoluto all’errore, contro la libertà solo razionale del soggetto.
Lo psicoanalista francese Bernard Toboul risponde alla domanda: Dopo il trauma, la vita?. La psicoanalisi si è sempre confrontata con il trauma e, anzi, si può dire che ha inventato il concetto stesso. Ma che cosa se ne fa? E che cosa se ne fa un soggetto nella sua vita?

 

Domenica 21 è la volta di Massimo Recalcati, con la lectio dal titolo Lutto e risurrezione nella pratica clinica e nel lavoro dell’arte. L’esperienza del lutto è un’esperienza di perdita: non solo dell’oggetto amato, ma del mondo intero. È possibile risorgere dalle ceneri di un lutto? Cosa insegnano la psicoanalisi e il lavoro dell’arte?

 

Dialoghi

 

I filosofi Federico Leoni e Gianluca Solla si interrogano su Deposizione come risurrezione. Da Masolino a Bill Viola. La tradizione cristiana concatena due grandi scene, Deposizione e Risurrezione: Cristo viene deposto dalla Croce, Cristo risorge dal sepolcro. È però forse necessario pensarle non come due scene consequenziali, ma come l’una nell’altra. Che cosa si depone infatti in una deposizione? La vita stessa e quello che l’ha impedita sino a quel momento: ecco perché la vita ha bisogno di una deposizione per poter ricominciare.
Deposizione è resurrezione.
Il medico anestesista Francesca De Pace, che da 30 anni si occupa di donazione e trapianto ed è membro della Consulta Nazionale Trapianti, il direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa e il chirurgo dei trapianti Andrea Vecchi si confrontano su Donazione, trapianto: emozione.

 

La psicoanalisi, quando una vita ricomincia a vivere è il titolo dell’incontro con la psicoanalista Silvia Lippi e il filosofo Romano Madera. 
La saggista e autrice radiofonica Gabriella Caramore e Fulvio Ferrario, teologo e pastore valdese, parlano di Risurrezione: l’illusione di un avvenire?: le immagini, cristiane ma non solo, relative alla risurrezione sono esposte da secoli alla critica filosofica e scientifica.

 

occasione di rinascita, a patto di lasciar andare tutto ciò che ostacola il flusso del divenire, a cominciare dall’io che tanta parte ha sugli altari del narcisismo occidentale.

 

I Ritratti
Cinque le grandi figure che il festival racconta: Friedrich Nietzsche, Jacques Derrida, Carl Gustav Jung, San Paolo ed Edmund Husserl.

 

Lo sguardo di Ippocrate
Il gioco d’azzardo patologico è una delle grandi emergenze moderne, ma a livello sociale non sempre la situazione è percepita in tutta la sua gravità e diffusione epidemica.
Diventa cruciale allora approfondire questo argomento tenendo presenti le esigenze di formazione continua degli operatori impegnati sul campo e considerando la questione come un tema politico che coinvolge tutti i cittadini.

 

Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e liberi fino ad esaurimento posti, ma per gli incontri più attesi è possibile assicurarsi un posto con una donazione di 20 € al festival, con la quale si riceve una KUM!Card, la fidelity degli amici di KUM!
www.kumfestival.it

 

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Per la seconda serata di Sanremo 2017, Maria De Filippi in pantaloni neri. Distribuisce gadget di Conti. Ma tutti notano il ciondolo

Se la prima puntata del Festival l’ha incoronata la regina di Sanremo – scalzando, secondo i più, il padrone di casa Carlo Conti -, il secondo appuntamento con la kermesse canora conferma la supremazia di Maria De Filippi sul palco dell’Ariston, in abito total black di Givency. Entra in scena distribuendo gli ormai famosi portachiavi con la faccia del collega, in una mise che esalta la sua classe innata. Mentre qualcuno su twitter ironizza sul ciondolo di Maria: c’è chi dice che ricorda Le coeu de la mère del film Titanic e chi invece che ha il valore di una villa. Che sia ispirato al famoso film di Cameroon o meno, una cosa è certa: lo stile della De Filippi ha convinto tutti. Maria è

Abito nero, coprispalle da grande gala, pantaloni e un bellissimo gioiello verde che le cinge il collo: il vestito della seconda serata è più semplice dei primi due ma in compenso più sontuoso.

A vestire The Queen – come la chiamano i suoi ammiratori – in queste 5 serate di Sanremo 2017 sarà lo stiista Riccardo Tisci,Riccardo Tisci, direttore creativo del brand Givenchy, con cui la De Filippi ha già stretto da tempo un sodalizio fisso. Via, quindi, l’eclettismo e l’eccesso, con Maria c’è spazio solo per la sobrietà e l’eleganza, quella vera.

Nella prima puntata, infatti, la conduttrice di C’è posta per te aveva sfoggiato prima un raffinato quanto sobrio abito nero, poi un altrettanto classico vestito bianco. Niente scollature o spacchi ingannevoli, di vertiginoso c’era solo il tacco 12.


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