Mps pronto ad attivare lo scudo per raccogliere 15 miliardi di liquidità sui mercati. Lo Stato garante dell’operazione

Lo scudo è pronto per essere attivato perchè una liquidità adeguata è il primo requisito che serve per rimettersi in sesto e per affrontare con minore incertezza il lungo percorso del salvataggio pubblico. Nell’ultimo cda dell’anno per Mps è il momento di serrare le fila e di iniziare a perfezionare l’operazione che ieri ha ricevuto il via libera della Commissione europea: c’è tempo fino al 30 giugno, salvo ulteriori proroghe, per ritornare sui mercati e cercare di raccogliere 15 miliardi di liquidità. A coprire le spalle alla banca senese sarà lo Stato, che farà da garante all’emissione da parte di Rocca Salimbeni di nuovi bond. L’obiettivo? Ritornare nel 2017 ai livelli di liquidità di fine 2015. Fonti vicine al dossier spiegano che i tempi saranno strettissimi, forse già metà gennaio.

Il Monte ha evidenti problemi di liquidità. L’emorragia di depositi dalla banca è evidente: 6 miliardi di euro di raccolta diretta commerciale persi tra il 30 settembre e il 13 dicembre, di cui 2 miliardi solo in un giorno, il 4 dicembre, data del referendum costituzionale. Se si sommano queste perdite ai 13,8 miliardi persi nei primi nove mesi dell’anno, il saldo negativo ammonta a quasi 20 miliardi di euro. La stessa Bce, non più di quindici giorni fa, ha lanciato un allarme perentorio: senza aumento di capitale la banca ha 29 giorni al massimo per non capitolare.

Di fronte a un simile scenario la strada dello scudo è obbligata. Lo scudo, che ieri Bruxelles ha prolungato fino a fine giugno, è stato creato a livello europeo per attivare le misure di sostegno a favore degli istituti solventi in caso di bisogno. Come funzionerà lo scudo che proteggerà Siena durante la sua avventura sui mercati in cerca di liquidità? La banca emetterà nuovi bond per un valore complessivo di 15 miliardi e lo Stato farà da garante. In altre parole dato che Mps ha bisogno di liquidità farà debito in modo da cercare di ottenere i soldi che gli servono. Qui viene tirato in ballo il ruolo dello Stato a garanzia di queste emissioni: se Mps non sarà in grado di restituire i soldi a chi compra le obbligazioni allora ci penserà lo Stato. Questo meccanismo fa assumere alle obbligazioni della banca lo stesso rating dello Stato, che è a un livello superiore rispetto a quello che ha oggi Siena, rendendole quindi più appetibili e soprattutto abbattendo i costi per l’istituto.

Il consiglio d’amministrazione che si è riunito oggi ha anche fatto il punto sul piano industriale, che va rivisto dopo che gli obiettivi prefissati, e cioè l’aumento di capitale da 5 miliardi e lo smaltimento di 27,7 miliardi di euro di sofferenze, sono saltati alla luce del fallimento della soluzione di mercato. Il cda, inoltre, ha preso atto delle dimissioni del consigliere Christian Whamond, entrato nel board della banca nell’aprile del 2015 in quota Fintech.

Per Mps è tempo di salvataggio pubblico e il costo, fissato dalla Bce, è pari a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,6 a carico diretto dello Stato. Prima, però, è tempo di recuperare quell’ossigeno, chiamato liquidità, che serve a Rocca Salimbeni per non affrontare in apnea la discussione con Bruxelles e Francoforte anche in vista di una possibile richiesta di abbassare la soglia del fabbisogno richiesto dalla Vigilanza dell’Eurotower.


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Mps non ottiene la proroga Bce. Crolla il titolo. Fonti Tesoro: “Pronto il decreto per salvare la banca”

La notizia trapelata dalla Bce di un no alla proroga dei tempi per l’aumento di capitale e una giornata drammatica in Borsa hanno stretto in modo perentorio il sentiero di Mps verso il salvataggio. Ora il tempo è davvero agli sgoccioli e la soluzione passa sempre di più per il salvataggio pubblico, con il Tesoro che ha già messo a punto lo schema del decreto per salvare il Monte con denari pubblici. Il 31 dicembre è il termine ultimo per raccogliere i 5 miliardi di euro della ricapitalizzazione. La parola d’ordine è fare presto, una locuzione che si intreccia con la partita della formazione del nuovo governo, dove la vicenda Mps è piombata come un macigno. Al piano A, quello della soluzione di mercato, credono ancora i vertici della banca, che nel corso del cda che si è tenuto a Milano hanno deciso di andare avanti con questa opzione, ma l’aggiornamento della stessa riunione del cda a domenica pomeriggio, quando probabilmente avrà giurato il nuovo esecutivo, rende evidente che chi guida Mps sta di fatto prendendo tempo in attesa che il quadro politico si stabilizzi.

Una giornata drammatica per Rocca Salimbeni a piazza Affari. Dopo una raffica di sospensioni, il titolo ha chiuso a -10,5 per cento. L’ombrello dello Stato è pronto ad aprirsi per contribuire a una fetta importante della ricapitalizzazione, subentrando nel ruolo di garante al consorzio bancario guidato da JPMorgan e Mediobanca. Di fatto spetterà allo Stato fare da garante di ultima istanza per l’acquisto dell’inoptato, cioè tutto quel nuovo capitale che non troverà un riscontro positivo sui mercati. Qui si inseriscono le aspettative dei vertici della banca di non far tramontare del tutto il piano A. Si lancerà l’aumento di capitale in un contesto dove un nuovo governo, un nuovo premier e il decreto del governo che disegna l’ombrello protettivo potranno giocare una funzione di stimolo nei confronti degli investitori, a iniziare dal fondo del Qatar, che potrebbero così contribuire alla partita dell’aumento di capitale. L’amministratore delegato, Marco Morelli, avrebbe esposto al cda l’idea di lanciare l’aumento di capitale la prossima settimana riaprendo la conversione dei bond subordinati retail. In questo modo i risparmiatori potrebbero contribuire all’aumento di capitale fino a due miliardi e la restante parte verrebbe coperta dal miliardo già in cassa con la conversione volontaria dei bond e dall’intervento del fondo del Qatar e del mercato.

Qualora l’avventura sui mercati dovesse andare male, ecco pronta la rete protettiva del Tesoro. Una soluzione che si declina attraverso la cosiddetta ricapitalizzazione precauzionale, prevista dall’articolo 32 della direttiva Ue sulle banche e autorizzata per gli istituti, come Mps, che non hanno superato gli stress test, senza tuttavia risultare insolventi.

Come si articola l’intervento del Tesoro? XX settembre sottoscriverebbe l’aumento precauzionale per la quota mancante rispetto ai 5 miliardi da raccogliere. Siena ha già raccolto 1 miliardo dalla conversione volontaria dei bond in azioni. Altri due miliardi verrebbero raccolti attraverso la conversione forzata delle obbligazioni subordinate in mano al retail, mentre un miliardo dalla conversione dei bond in mano agli investitori istituzionali. Operazioni che daranno vita alla nazionalizzazione della banca più antica del mondo: il Tesoro, già azionista con il 4%, salirebbe al 20 per cento.

Il decreto è pronto nelle sue linee generali e si lavora intanto alla soluzione del nodo principale, cioè come tutelare i circa 40mila piccoli risparmiatori che sono possessori di oltre 2 miliardi di obbligazioni subordinate. L’operazione di salvataggio pubblico prevede, infatti l’acquisto da parte dello Stato di questi bond, che saranno poi convertiti in azioni. Il nodo è rappresentato appunto dall’entità e dalle modalità del risarcimento che deve essere corrisposto a questi risparmiatori che vedranno appunto azzerarsi il valore delle obbligazioni detenute.

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“Pronto? Basta un Sì”. Referendum, nel week end telefonate casa per casa per convincere a votare a favore della riforma

Non solo lettere nelle buche postali, arrivano anche le telefonate casa per casa. Come riporta un servizio dell’AdnKronos sabato e domenica i volontari dei comitati locali di Basta un Sì sono mobilitati per una campagna telefonica capillare in tutta Italia. Spiegare la riforma e convincere sulle ragioni del Sì. Scrive l’AdnKronos:

Centinaia di migliaia di telefoni pronti a squillare nel week end: solo a Bologna, come si leggeva nelle cronache locali nei giorni scorsi, i volontari sono pronti a 140mila chiamate. Nel capoluogo emiliano si attingerà ai numeri a disposizione grazie all’albo degli elettori delle primarie del centrosinistra: si tratta di circa 70mila numeri fissi e 70mila cellulari. Stessa cosa a Cesena dove i numeri in possesso dei dem sono 16mila. E comunque, database a parte, si può sempre attingere al vecchio elenco telefonico.

“Lei lo sa che il 4 dicembre si vota per il referendum costituzionale? Sa qual è il seggio dove deve andare a votare?”: saranno queste le domande che verranno poste ai cittadini. Poi seguiranno quelle specifiche sulla riforma con risposte pronte a sminare eventuali dubbi e perplessità dei cittadini.

Proprio per questo, sempre a Bologna ad esempio, per il ‘call center’ di Basta un Sì sono stati selezionati degli studenti di Giurisprudenza in modo che abbiano maggiore confidenza con la materia. L’operazione si ripeterà nel prossimo fine settimana, l’ultimo prima del voto del 4 dicembre, e non è escluso che nella campagna vengano coinvolti big del Pd.

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