La Procura apre un fascicolo sul presunto dossier Raggi contro De Vito. L’amarezza di Grillo: “Forse abbiamo sottovalutato”

Virginia Raggi, accusata di abuso d’ufficio e falso, non è ancora stata interrogata dalla Procura a proposito della nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo, ma in casa 5Stelle scoppia già un altro problema. In realtà era un problema latente, forse sottovalutato come avrebbe ammesso lo stesso Beppe Grillo parlando con le persone a lui più vicine. Si tratta del presunto dossier contro Marcello De Vito, attuale presidente dell’Assemblea capitolina. Questo dossier sarebbe stato stilato un anno fa – secondo quanto ha rivelato Il Fatto Quotidiano – dall’attuale sindaco di Roma, dall’assessore Daniele Frongia e dal vicepresidente dell’assemblea Enrico Stefàno per far fuori Di Vito dalla competizione interna ai 5Stelle per la carica di sindaco. In pratica dalle comunarie. Così la procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato e indagati, per far luce su questo dossieraggio interno ai 5Stelle poiché dietro queste carte potrebbe esserci Raffaele Marra, ora in carcere per corruzione. Chi ha parlato con il leader M5S lo ha sentito amareggiato: “Forse un anno fa abbiamo sottovalutato cosa stava succedendo”.

Nel fascicolo in questione De Vito veniva accusato di aver compiuto una serie di atti contrari alla buona amministrazione e un reato. Cioè un abuso d’ufficio in relazione a una richiesta di accesso agli atti. De Vito, il 7 gennaio scorso, in piena campagna per le comunarie, viene convocato dai tre consiglieri alla presenza dei parlamentari romani tra cui Alessandro Di Battista, Roberta Lombardi e Carla Ruocco. Lui si difenderà poi con una mail, ma quando viene fuori la notizia di questo dossieraggio interno ai 5Stelle, il senatore Andrea Augello del gruppo Idea-Cuoritaliani presenta un esposto in Procura. E infatti sabato scorso è stata sentita come testimone Roberta Lombardi e, secondo quanto riportato sempre da “Il fatto quotidiano”, avrebbe riferito che dietro le accuse formulate a De Vito ci sarebbe stato Raffaele Marra, l’ex braccio destro di Virginia Raggi arrestato il 16 dicembre scorso per corruzione. Lo stesso De Vito sarebbe stato sentito dai pm di piazzale Clodio ed altri esponenti del movimento pentastellato saranno sentiti prossimamente dagli inquirenti. Con ogni probabilità chi era presente a quella riunione.

Andrea Augello ricorda: “Quando ho deciso di rivolgermi alla magistratura per fare chiarezza sulle inquietanti voci relative ad una presunta attività di dossieraggio, basata su false informazioni e finalizzata ad eliminare il consigliere De Vito dalla corsa per le primarie nel M5S che si concluse con la vittoria della Raggi, l’assessore Frongia minacciò querele. I primi interrogatori della Procura confermano invece lo squallido regolamento di conti che lacerò i Cinque stelle, aprendo una faida senza fine”.
Frongia, tirato in ballo insieme alla stessa Raggi, non ci sta e posta su Fb: “Continuano a uscire sui giornali ricostruzioni fantasiose su chat e dossier, prive di fondamento. Il senatore Andrea Augello da luglio continua a rilasciare dichiarazioni prive di senso sul mio conto. Forse ha un’ossessione per me”. Giovedì la sindaca dovrebbe essere sentita dai magistrati nell’ ambito dell’inchiesta sulla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, per cui risulta indagata. In quell’occasione non è detto che i pm non le chiedano qualcosa anche su questo nuovo fronte giudiziario.

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Anis Amri, il presunto attentatore di Berlino, minacciò detenuto cristiano: “Ti taglio la testa”

Violento, pronto a soffiare sul fuoco della protesta, secondo diverse ricostruzioni poco religioso, ma da un certo punto in poi incline a comportamenti sospetti, assimilabili a quelli di un soggetto che medita un percorso di radicalizzazione e manifesta forme di adesione ideale al terrorismo di matrice islamica. È il profilo di Anis Amri, il super ricercato per l’attentato di Berlino.
Dire quanto questo sia jihadismo, è difficile. I fatti dicono però che un compagno di carcere detenuto con lui ad Agrigento, con cui aveva frequenti contrasti, lo descrisse come “un terrorista islamista che mi terrorizza per convertirmi all’Islam” e dichiarò che Amri lo vessava e lo minacciò di volergli tagliare la testa “perché io sono cristiano”. Per questo nel novembre 2014 il Dipartimento amministrazione penitenziaria mise Amri sotto osservazione e lo segnalò al Comitato analisi strategica antiterrorismo. E per questo in una nota redatta nel giugno 2016, quindi dopo la sua scarcerazione, dalla Digos di Catania Amri viene tratteggiato come un “personaggio di indole violenta, carismatico, di stretta osservanza dei principi religiosi islamici”.

A parlare di una sua possibile radicalizzazione in carcere è stato oggi uno dei fratelli del presunto attentatore, Abdelkader Amri, parlando con la Bild. Gli episodi concreti sono però da ricondurre alle minacce rivolte al compagno di detenzione e ad un’altra circostanza: Amri in carcere frequentava solo tunisini come lui, legando solo con alcuni di loro, “mai segnalati” però “per atteggiamenti riconducibili al fenomeno del proselitismo di matrice confessionale”. La Procura di Palermo sta tentando di ricostruire il periodo trascorso in Sicilia: i pm hanno aperto un fascicolo di “atti relativi”, ancora dunque non un’indagine vera e propria. Delegati alla Digos i primi accertamenti.

Le carte sulla ‘storia’ carceraria dell’uomo, sbarcato nella primavera 2011 a Lampedusa, dicono che fu arrestato dai carabinieri il 23 ottobre 2011 nel centro di accoglienza di Belpasso, nel catanese: con altri 4 immigrati aveva appiccato il fuoco nel centro e aggredito un operatore. Una protesta – dissero loro stessi – contro il prolungarsi dell’iter per ottenere lo status di rifugiato. Amis fu condannato a 4 anni di reclusione per danneggiamento a seguito di incendio, lesioni, minaccia, appropriazione indebita. Da qui inizia una vicenda di detenzione segnata da numerosi episodi critici: “Era segnalato e tenuto sotto stretta osservazione come un detenuto violento e riottoso”, afferma il segretario del Sappe Donato Capece.

L’amministrazione penitenziaria ha censito 12 procedure disciplinari, dall’ammonizione del direttore all’esclusione dalla attività in comune con altri detenuti. Il primo episodio è del 28 maggio 2013 per abbandono ingiustificato di posto. Lo stesso anno Amri è segnalato per intimidazione e sopraffazione dei compagni e atteggiamenti offensivi. Nel 2014 altri 7 casi: tre per promozione di disordini e sommosse, due per intimidazioni e sopraffazione dei compagni, uno per inosservanza degli ordini e uno per “altri reati”. Nel 2015, infine, due casi per atteggiamento molesto verso i compagni. Questo comportamento ha fatto sì che Amri sia stato spostato da un carcere all’altro per motivi di sicurezza. Dal Lanza di Catania il 1 giugno 2012 passa al Bodenza di Enna dove resta sei mesi: qui partecipò anche a uno spettacolo teatrale organizzato in carcere. Poi l’11 dicembre fu spostato a Sciacca dove resta un mese e mezzo. Il 31 gennaio 2014 passa ad Agrigento che lascia 9 mesi dopo per il Pagliarelli di Palermo dove sconta 4 mesi prima di essere nuovamente trasferito il 10 gennaio 2015 all’Ucciardone, sua ultima destinazione carceraria. Lo spostamento fu disposto “per gravi e comprovati motivi di sicurezza” come prevede l’art. 42 dell’ordinamento penitenziario.
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