Scomparsa Maggiani Chelli, il cordoglio del presidente Rossi e dell’assessore Bugli

FIRENZE – “Ho appreso con dolore della morte di Giovanna Maggiani Chelli e rivolgo alla famiglia e a tutte le persone che con lei hanno condiviso il lavoro dell’ Associazione, le mie profonde e sincere condoglianze”. Si apre così il telegramma che il presidente della Regione Enrico Rossi ha mandato oggi alla famiglia di Giovanna Maggiani Chelli. “Con la sua scomparsa – continua Rossi – perdiamo una donna che, con coraggio e tenacia, ha contribuito a tenere viva la memoria e la lotta contro le mafie. Ricordo con commozione il suo forte impegno civile e morale, nonché la stretta collaborazione con la Regione Toscana, per l’affermazione dei valori della legalità e l’organizzazione delle annuali celebrazioni in ricordo delle vittime della strage”. “La sua scomparsa – conclude Rossi – lascia un vuoto che sarà difficile colmare, ma ho la certezza che l’esempio, l’impegno e il lavoro di Giovanna saranno raccolti e proseguiranno con ancora maggiore impegno”.

Si unisce al cordoglio anche l’assessore regionale alla legalità Vittorio Bugli. “Giovanna Maggiani Chelli ha dedicato 26 anni della sua vita a tenere viva la memoria delle vittime della strage di via dei Georgofili. Si è battuta con tenacia per chiedere verità e giustizia e lo ha fatto con umanità e grande passione civile. E’ stata un punto di riferimento e uno sprone instancabile per l’azione delle Istituzioni e della Regione. Nel nostro Centro di documentazione Cultura della Legalità Democratica, nato proprio in seguito alla stagione delle stragi mafiose del ‘93, oggi è conservata parte della documentazione processuale sull’attentato di Firenze oltre agli atti delle inchieste parlamentari, con lo scopo di testimoniare quella triste pagina della storia del nostro Paese”. “Solo alcuni mesi fa – ha aggiunto Bugli – Giovanna ha voluto donare al Centro la documentazione raccolta dall’Associazione nel corso dei processi sulla strage. Un gesto per noi molto importante ma che, a maggior ragione visto oggi, ha forse voluto fare per dirci di andare avanti nella ricerca della verità completa su quanto avvenne in quegli anni e che colpì tremendamente le vittime, le loro famiglie e tutta Firenze con la strage di Via dei Georgofili. Anche per questo la Regione ha sempre sostenuto la giornata commemorativa della strage e delle sue vittime, combattendo a fianco di questa donna coraggiosa. E così continueremo a fare come continueremo a portare avanti le iniziative per la legalità con ancora maggiore determinazione”.

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Il presidente Rossi oggi a Livorno e dintorni per sopralluoghi ed inaugurazioni

FIRENZE – Mattinata livornese molto intensa quella di oggi, lunedì 22 luglio, per il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

Alle 9,00 inaugurerà la cassa di espansione del Tripesce, in località Impalancati, all’incrocio con via Aurelia Vecchia, nel comune di Rosignano, direzione Marina di Cecina.

Altra inaugurazione in programma per le ore 10,00 a Montenero, sopra Livorno, dove sono state ultimate le opere di regimazione idraulica in piazza delle Carrozze.

Alle 11,00 compirà un sopralluogo al cantiere  per l’adeguamento del fosso Forcone, a Livorno, zona Ardenza.

La mattinata si concluderà alle 12,00 all’auditorium dell’interporto Amerigo Vespucci, in via delle Colline 100 a Guasticce, Collesalvetti. Insieme all’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Gruppo Fs) Maurizio Gentile, assisterà all’illustrazione delle opere preliminari alla realizzazione dello scavalco ferroviario. Al termine si trasferiranno presso l’area del cantiere dove sarà realizzato lo scavalco.

 

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Peccioli, lunedì 15 luglio il presidente Rossi in visita alla discarica

FIRENZE – Il presidente della Regione Enrico Rossi visiterà, lunedì 15 luglio, la discarica di Peccioli. A fargli da guida in quello che, grazie al trattamento innovativo dei rifiuti, è diventato un modello nonchè il cuore produttivo del paese e di tutta l’area, ci sarà il sindaco Renzo Macelloni.

La visita inizierà alle 18.30, nella frazione di Legoli, sede dell’impianto.

Dopo l’incontro con il sindaco e il sopralluogo, il presidente assisterà allo spettacolo dei Sonics, compagnia di acrobati e danzatori, in programma all’Anfiteatro del Triangolo Verde, nell’ambito della rassegna “11 Lune”, giunta ormai alla quindicesima edizione, che nel mese di luglio ospita a Peccioli, grandi nomi del teatro e della musica.      
 

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Contrasto agli stereotipi di genere, vice presidente Barni consegna il premio a 10 studentesse

FIRENZE – Sono dieci le studentesse vincitrici dell’edizione 2018 del concorso varato dalla Regione in collaborazione con la Commissione regionale pari opportunità e gli atenei toscani, con l’obiettivo di studiare e contrastare il fenomeno degli stereotipi di genere. Si tratta di giovani studiose che nelle loro tesi di laurea magistrale o di dottorato, si sono occupate del tema indicato dal bando (“Analisi e contrasto stereotipi di genere”), da diversi punti di vista e ambiti disciplinari, dalla letteratura, al diritto, alle scienze della formazione, alla psicologia, alla linguistica.

Oggi presso la Biblioteca della Toscana Pietro Leopoldo la vice presidente e assessore alle pari opportunità Monica Barni ha consegnato il premio nel corso di una cerimonia. All’incontro hanno partecipato anche il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, la presidente della Commissione regionale pari opportunità Rosanna Pugnalini, la professoressa Lucinda Spera dell’Università per stranieri di Siena.

“Per cercare di contrastare il fenomeno e capire come superarlo -ga detto Monica Barni –  la nostra convinzione è che si debba lavorare a partire dall’educazione e dalla sensibilizzazione delle nuove generazioni. E’ necessaria una svolta culturale perchè gli stereotipi di genere possono assumere modi e forme diversi all’interno della società, anche nella vita quotidiana, nei testi scolastici, nella comunicazione politica, nella pubblicità e più in generale nei luoghi di lavoro. Il successo di questo concorso, testimoniato dal numero consistente di lavori presentanti, ci conforta nel proseguire con convinzione nella strada intrapresa”.

Con questo obiettivo Regione Toscana, Commissione regionale pari opportunità e gli Atenei toscani (Università di Firenze, Università di Pisa, Scuola Superiore Normale di Pisa, Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Università di Siena, Università per stranieri di Siena, Scuola IMT alti studi di Lucca) hanno dato vita al concorso di cui oggi è giunta a compimento la seconda annualità, riservato a tesi o pubblicazioni scientifiche per gli anni accademici 2016-17, 2017-18 e 2018-19. I fondi messi complessivamente a disposizione dalla Regione ammontano a 45 mila euro per il triennio.

Le vincitrici dell’edizione 2018 sono: Lisa Bussolotti (Università degli Studi di Firenze), Arianna Corbani (Università degli Studi di Firenze), Nora Colombotto Rosso (Università degli Studi di Firenze), Letizia Baroncelli (Università degli Studi di Firenze), Francesca Bianco (Università per Stranieri di Siena), Francesca Zocco (Università di Pisa), Giulia Bongini (Università degli Studi di Firenze), Carmelina Gambone (Università per Stranieri di Siena), Arianna Sicilia (Università per Stranieri di Siena), Michela di Caro (Università degli Studi di Firenze).

Si tratta di giovani provenienti da atenei toscani che nelle loro tesi di laurea magistrale si sono occupate del tema indicato dal bando da diversi punti di vista e ambiti disciplinari, dalla letteratura, al diritto, alle scienze della formazione, alla psicologia, alla linguistica. Ad ognuna di loro andrà un premio di 1000 euro.

Le ricerche e gli studi che hanno contraddistinto l’edizione 2018 verranno depositati presso la Biblioteca regionale Pietro Leopoldo di Palazzo Cerretani in piazza dell’Unità a Firenze, dove già esiste una sezione dedicata al contrasto agli stereotipi di genere. Sarà l’occasione per arricchire il patrimonio regionale con lavori e studi approfonditi in grado di far crescere e qualificare la documentazione già presente presso la biblioteca.

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Il Sole 24 Ore, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “Ridurre la nostra quota? Tutto è possibile”

“Ridurre la nostra quota? In teoria tutto è possibile, mi fate domande sul regno del possibile, e sul regno del possibile le dico di sì, poi entreremo nel merito nei prossimi giorni”. Così Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, in merito a una possibile riduzione della quota del 67,5% detenuta nel gruppo Sole 24 Ore.

Sui tempi dell’aumento di capitale, però, Boccia non si sbilancia: “Non ci sono novità, stiamo aspettando che ci informino a livello di amministratori sulle ipotesi di fabbisogno, dopo di che convocheremo un consiglio generale di Confindustria e dibatteremo. Il consiglio non è ancora convocato, faremo un consiglio generale monotematico, ma se non abbiamo dati non andiamo avanti”.

Questa settimana dovrebbe riunirsi il cda del Sole e definire il piano di salvataggio, solo dopo i vertici di Confindustria si riuniranno. Quindi prima di Pasqua? “Penso di sì poi vediamo. Siamo tranquilli, dobbiamo aspettare i tempi, se non ci dicono il merito, il quantum, la modularità del fabbisogno”, spiega Boccia.


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“C’è una strana energia”, Il presidente e la first lady del Brasile lasciano la residenza ufficiale per colpa dei fantasmi

In fuga dalla residenza ufficiale perché abitata da fantasmi. È questa la strana decisione presa dal presidente brasiliano Michel Tmer, 76 anni, e da sua moglie Marcela di 33 anni.

Come racconta Il Corriere della Sera, la coppia ha scelto di abbandonare la residenza di Palàcio da Alvorada dopo aver avvertito una “strana energia”.

Ai primi di marzo, Temer e signora hanno fatto le valigie in fretta e furia e hanno abbandonato Palácio da Alvorada, residenza ufficiale sul lago Paranoá, a Brasilia. “Ha un sacco di camere, circa otto, tutte molto grandi. Ho sentito subito che c’era qualcosa di strano — assicura il capo di Stato in un’intervista al settimanale Veja —. Fin dalla prima notte non sono riuscito a chiudere occhio. L’energia non era buona. Marcela avvertiva lo stesso. Piaceva solo a Michelzinho (il figlio di 7 anni, ndr) che correva da una parte all’altra. Abbiamo pensato: “Ci sarà un fantasma?”

La first lady avrebbe addirittura chiamato un prete per esorcizzare le presenze malefiche.

L’ex miss Marcela, rivela O Globo, avrebbe anche chiamato un prete per scacciare le presenze maligne dal palazzo di Oscar Niemeyer, l’architetto visionario che «firmò» la nuova capitale, nel centro geografico del Paese. Inaugurata il 21 aprile 1960, Brasilia era stata ideata a tavolino dall’allora presidente Juscelino Kubitschek per spostare il potere da Rio de Janeiro alle regioni spopolate dell’interno e gettare così un ponte verso l’Amazzonia.

Lo staff di Temer ha immediatamente cercato di rimediare all’intervista sostenendo che il presidente non si adatta a case grandi.

Il soprannaturale ha avuto la meglio e i Temer sono tornati a Palácio Jaburu, la residenza del vicepresidente dove Michel ha vissuto a lungo quand’era braccio destro di Rousseff. Il suo staff è intanto corso ai ripari, temendo un’ondata d’ilarità sui social. Il presidente cacciato dagli spettri? Macché, «Temer non si adatta a case di grandi proporzioni», ma continuerà ad usare l’Alvorada per gli eventi diplomatici.

La residenza invece piaceva moltissimo a l’ex presidente Dilma Roussef, destituita per impeachment , che oggi è pronta a ripartire sostenendo la candidatura di Lula contro Temer.

Oltre che a Michelzinho, il «Palazzo dei fantasmi» piaceva molto a Rousseff. L’ex presidente si convinse a lasciare la residenza soltanto a settembre, dopo il voto del Senato che rese definitiva la sua destituzione per impeachment. «Mi spiace non aver capito prima che il mio vice era golpista e cospiratore», disse la Dilma tradita. Chissà se ha pure invocato le oscure forze ultraterrene.

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Parlamento Ue, Antonio Tajani eletto presidente, a Strasburgo vince l’equilibrio pro-tedesco

Antonio Tajani, 63 anni, eurodeputato del Ppe, monarchico in gioventù, berlusconiano in età matura, ex commissario europeo nell’era Barroso: è lui il successore del socialista Martin Schulz alla presidenza del Parlamento Europeo. A Strasburgo si cambia segno. E così cambia segno tutta la legislatura europea nata nel 2014 o quello che ne rimane. Si passa dalla spinta anti-austerity, che da Roma aveva contato molto sul sostegno di Juncker, alle pulsioni anti-flessibilità dei tedeschi impegnati nella loro campagna elettorale per le legislative di fine anno.

Il responso arriva intorno alle 21, in quarta votazione. Tajani fa il pieno di 351 voti, contro i 282 del candidato socialista Gianni Pittella. Oltre ai Popolari, per il berlusconiano votano i liberali di Guy Verhofstadt, rocambolesco cerimoniere dell’accordo per Tajani dopo aver fallito con il M5s, e i Conservatori di Helga Stevens. Per Tajani vota anche chi non sta più con Berlusconi in Italia: come Raffaele Fitto, eurodeputato del gruppo dei Conservatori che comprendono anche i Tories di David Cameron. Non vota per Tajani invece Matteo Salvini con i suoi 4 leghisti eletti, almeno non nelle dichiarazioni ufficiali. E non toccano palla né Nigel Farage, né Marine Le Pen, che si tengono lontanissimi dalla contesa tra i due partiti tradizionali.

Mentre in aula scorrono per tutta la giornata gli scrutinii sul nuovo presidente, mentre nei corridoi continuano le riunioni e le trattative tra i gruppi sui voti, mentre si compie la disfatta del candidato socialista Gianni Pittella, la voce insistente dice che la regìa di questa nuova presidenza sta fuori da questo palazzo: a Bruxelles. Precisamente a metà strada tra gli uffici del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e i socialisti tedeschi. Obiettivo comune: garantire la stabilità in Parlamento, frenare l’assalto all’austerity.

Nel pomeriggio, al briefing con i giornalisti a Strasburgo, il portavoce della Commissione Margaritis Schinas smentisce le voci. “Ciò che sta avvenendo qui riguarda solo il Parlamento, noi non abbiamo un ruolo. Ma siamo interessati a che ci sia una maggioranza qui con cui lavorare e per questo vediamo tre punti di riferimento: Pittella, Tajani, Verhofstadt. Siamo fiduciosi nel fatto che una maggioranza ci sarà”.

Naturalmente nemmeno Schinas smentisce l’obiettivo principale di Juncker: garantire la stabilità dopo la fine del patto tra socialisti e popolari che finora gli ha garantito il governo della Commissione. E’ questo che si intende per ‘regìa’ di Juncker sulla nuova presidenza del Parlamento. Ed è per questo che, mesi fa, il presidente della Commissione veniva dato, insieme a Schulz, come il vero artefice della candidatura di Verhofstadt, poi ritiratosi dalla corsa a favore di Tajani. Nel loro schema, Verhofstadt era il tentativo di mantenere in vita la coalizione tra Pse e Ppe. Schema fallito, perché Pittella lancia la sua candidatura anti-austerity. Ma grazie a Verhofstadt la stabilità viene comunque trovata, a spese di equilibri politici che risultano completamente ribaltati.

Pur senza annunci ufficiali, Juncker e Schulz sono sempre stati dalla stessa parte della barricata in questa tornata. Altrimenti non si spiegherebbe la decisione di Schulz di dimettersi dalla presidenza dell’Europarlamento a dicembre, a sorpresa, senza aver prima avvertito il gruppo o il capogruppo Pittella, informato solo la sera prima. Il cambio di segno a favore di equilibri pro-tedeschi inizia da lì.

Da quel punto in poi, Schulz è il candidato per le prossime legislative in Germania, probabile ministro di un nuovo governo di coalizione con la Merkel. Un risultato al quale i socialisti tedeschi contano di arrivare non certo con una campagna elettorale anti-austerity. Nell’elettorato tedesco infatti la flessibilità non è argomento popolare. Nel frattempo, Matteo Renzi perde il referendum costituzionale, si dimette e sbiadisce il 40 per cento incassato dal Pd alle europee: unica benzina per le spinte socialiste anti-austerity contro una tornata elettorale europea vinta in massa dai popolari e dagli euroscettici nel 2014.

Ora, un presidente del Parlamento appartenente al Ppe nell’ottica tedesca è più funzionale rispetto a un presidente socialista e per giunta italiano. Proveniente cioè da un paese che è finito di nuovo nel mirino della commissione Ue sui conti pubblici. Si doveva scegliere e l’Europa ha scelto Berlino. Il che conviene anche a Juncker, che conserva la presidenza senza spasmi.

Da questa storia, pare che i liberali abbiano guadagnato una vicepresidenza della Commissione Europea. I rumors vogliono che Juncker stia per assegnare a un esponente dell’Alde l’incarico lasciato dalla bulgara Kristallina Georgieva, che a inizio anno ha traslocato alla Banca Mondiale. I Conservatori invece entrano di fatto nella stanza dei bottoni del Parlamento insieme a Tajani e soprattutto insieme a Verhofstadt, nominato da Schulz capo negoziatore di Strasburgo sulla Brexit e confermato da Tajani. Insomma, un asso in più nella manica per gli eurodeputati Tories.

Ne fanno le spese i socialisti. Si indebolisce il grido di battaglia sulla flessibilità che negli ultimi anni – obtorto collo – era diventata una bandiera anche per Juncker. Ora i falchi passano all’incasso. Secondo alcuni rumors, persino i Verdi tedeschi avevano difficoltà a votare Pittella perché interessati a stringere un accordo di grande coalizione con la Merkel in Germania.

Pittella comunque ottiene il grosso dei voti dei Verdi e quelli del Gue. Ma non basta. La sinistra finisce in minoranza. La famiglia socialista è così debole da non riuscire nemmeno a ipotizzare un attacco sul fatto che ora il Ppe ha praticamente occupato tutte le alte cariche europee: dalla Commissione al Consiglio passando per il Parlamento. Piuttosto, ora parte lo psicodramma tra i socialisti. “E’ tutto aperto”, allarga le braccia una parlamentare del Pse.
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Andrea Bocelli rifiuta di esibirsi per Donald Trump dopo le polemiche. Ma il presidente ribatte: “Mai invitato”

L’ira dei fan avrebbe convinto Andrea Bocelli a non esibirsi alla cerimonia di insediamento di Donald Trump: a riferirlo sono alcune fonti al New York Post, secondo le quali il tenore italiano ha deciso di fare un passo indietro perché “la situazione si stava animando troppo”.

Nei giorni scorsi, dopo che si è diffusa la notizia di una sua possibile esibizione a Washington il 20 gennaio, i suoi fan sono insorti minacciando di boicottarlo e lanciando l’hashtag #BoycottBocelli. “Secondo Trump Bocelli non canterà a causa del contraccolpo della notizia – hanno affermato le fonti – e ha sottolineato come sia triste che la gente di sinistra faccia sì che non si esibisca in un giorno storico”.

Il presidente in pectore è un grande sostenitore del tenore, che ha già cantato per lui ad una festa privata nel suo resort Mar-a-Lago, in Florida. I due si sono anche incontrati di persona la settimana scorsa alla Trump Tower, come ha confermato la consigliera del tycoon, Kellyanne Conway.

In seconda battuta tuttavia pare che The Donald abbia tuonato di non aver mai chiesto ad Andrea Bocelli di esibirsi per la cerimonia di insediamento a Washington: lo ha detto Tom Barrack, presidente del Presidential Inaugural Committee, in un’intervista a Cnbc.

“Bocelli e la moglie sono amici di Trump”, ha affermato, precisando che il tenore avrebbe preso in considerazione l’idea di esibirsi se il tycoon glielo avesse chiesto. “Ma Donald gli ha detto: ‘non c’è bisogno, grazie per l’offerta, sarai sempre benvenuto alla Casa Bianca”, ha continuato a raccontare Barrack. Commentando le notizie dei media Usa secondo le quali Bocelli avrebbe rifiutato di cantare, ha poi sottolineato: “Le cose non sono mai arrivate al ‘puoi venire… verrai…
verresti…’ sono solo grandi amici, ecco tutto”.

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Corea del Sud, impeachment per la presidente Park dopo lo scandalo corruzione: “Chiedo scusa”

Il Parlamento della Corea del Sud ha votato a favore dell’impeachment per la presidente Park Geun-hye, in relazione a uno scandalo di corruzione, sospendendo i suoi poteri. La Corte costituzionale deciderà se confermare la mozione e rimuovere Park dall’incarico o respingerla e reintegrare il capo di Stato in servizio. Park Geun-hye ha rinnovato le scuse al Paese e ha sollecitato tutti i ministri a “minimizzare il più possibile” il vuoto di governo stabilizzando e a stabilizzare “il sostentamento della popolazione”.

Il via libera all’impeachment è giunto ad ampia maggioranza, con 234 voti a favore e 56 contrari, il che significa che anche decine di membri del partito conservatore Saenuri della presidente hanno sostenuto la mozione per rimuoverla dall’incarico. Perché il testo passasse era necessario il sì di almeno 200 deputati sui 300 seggi da cui è composto il Parlamento. Sette voti sono risultati nulli, due persone si sono astenute e un parlamentare non ha partecipato alla votazione. Per decidere, la Corte costituzionale ha 180 giorni di tempo, e intanto i poteri di Park vengono assunti immediatamente ad interim dal primo ministro in carica, Hwang Kyo-ahn.

Park, 64 anni, è accusata di collusione con un’amica ed ex collaboratrice per fare pressioni su grandi imprese affinché facessero donazioni a due fondazioni messe in piedi per sostenere le sue iniziative politiche. Rischia di essere accusata, fra le altre cose, di abuso di potere e corruzione. Il mandato di Park, che dura cinque anni, doveva scadere a febbraio del 2018. La presidente ha negato di avere commesso reati, ma si è scusata per quella che ha definito disattenzione nei rapporti con l’amica Choi Soon-sil. Park è da settimane sotto pressione affinché si dimetta, ma questa settimana ha detto che avrebbe aspettato il pronunciamento della Corte sul voto di impeachment. Nelle ultime sei settimane manifestazioni di massa si sono tenute nella capitale Seul ogni sabato per spingerla a lasciare e i sondaggi mostrano grande sostegno dell’opinione pubblica al suo impeachment. Esiste un precedente nella storia della Corea del Sud: nel 2004 il Parlamento approvò l’impeachment per l’allora presidente Roh Moo-hyun; i suoi poteri furono sospesi per 63 giorni, ma poi la Corte costituzionale ribaltò la decisione dell’aula.


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