Nikola Tesla era un visionario. Una mente avanti almeno di un secolo, tanto da riuscire a prevedere invenzioni che sarebbero state realizzate molti anni dopo la sua morte. Basti pensare che nel 1926 era riuscito a prevedere l’invenzione degli smartphone.
Un genio – sono oltre 700 i brevetti che portano il suo nome – mai riconosciuto fino ai giorni nostri, tanto che il suo nome non compare nei libri di storia. Eppure molta della tecnologia dei nostri tempi si deve a lui. Su tutte le comunicazioni radio senza fili e i raggi x.
John B. Kennedy, un reporter americano, ha avuto la fortuna di intervistare Tesla, “un uomo alto, snello, una figura ascetica che veste abiti sobri e che osserva il suo interlocutore con sguardo fisso e profondo”, scrive nel suo articolo il giornalista. Una vita quasi monacale quella dell’ingegnere-filosofo-inventore: non beve, non fuma, segue una dieta ferrea. Totalmente concentrato nella sua missione: scoprire e creare.
Dopo un paio di domande, Tesla spiazza il suo intervistatore con una frase: “C’è una netta differenza tra progresso e tecnologia. Il progresso fornisce benefici all’umanità. La tecnologia non necessariamente”. Quindi inizia a parlare, spiegando a Kennedy la sua visione di un mondo futuro: “Quando la telefonia senza fili sarà perfettamente applicata, l’intera Terra si trasformerà in un enorme cervello, quale di fatto è, e tutte le cose saranno parte di un intero reale e pulsante. Saremo in grado di comunicare l’uno con l’altro in modo istantaneo, indipendentemente dalla distanza. Non solo, ma attraverso la televisione e la telefonia riusciremo a vederci e sentirci esattamente come se ci trovassimo faccia a faccia, anche se lontani migliaia di chilometri; e gli strumenti che ci permetteranno di fare ciò saranno incredibilmente semplici, in confronto al telefono che usiamo ora. Un uomo sarà capace di tenerli nel taschino del gilet”.
Con queste poche parole, l’inventore ha anticipato di quasi un secolo tutta la tecnologia che oggi ci sembra tanto banale possedere: smartphone, internet, la rete wireless, Face Time e le altre centinaia di app che utilizziamo tutti i giorni. E lo ha fatto nel 1926. Ma il suo nome non appare sui libri di storia.
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