Piano cave, pubblicato sul BURT avviso di adozione. Ceccarelli: “Approvazione entro fine anno”

FIRENZE – E’ stato pubblicato ieri sul BURT l’avviso di adozione del Piano Cave, dopo la delibera di adozione da parte del Consiglio regionale dello scorso 31 luglio. Il testo è consultabile sulle pagine dedicate nel sito regionale.

Dalla pubblicazione decorrono i 60 giorni per la presentazione delle osservazioni. “Un altro passo avanti – ha commentato l’assessore regionale al territorio Vincenzo Ceccarelli – verso la definitiva approvazione, che confidiamo possa avvenire entro la fine dell’anno”.

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Piano integrato culturale: Regione ed Anci a sostegno di Rapolano e San Sepolcro

FIRENZE – Sono i Comuni di Rapolano Terme nel senese, e di San Sepolcro nell’aretino, i destinatari di un progetto sperimentale di sostegno all’elaborazione di piani strategici capaci di fare perno sulla cultura, al centro di un accordo tra Regione ed Anci Toscana (ovvero l’associazione dei comuni) su cui la giunta ha dato il via libera.

“L’obiettivo è sperimentare un nuovo modo di pensare alla cultura nei territori e a realizzare interventi che aiutino la partecipazione culturale, facendo vivere i luoghi della cultura, vecchi o nuovi che siano, specialmente in aree interne o marginali” spiega la vice presidente ed assessore alla cultura della Toscana, Monica Barni. “E’ una modalità ‘nuova’, che supera la sporadicità, la settorialità  e la disattenzione alla sostenibilità economica che troppo spesso hanno caratterizzato gli interventi in cultura e li hanno resi fragili. Gli enti locali con Regione e Anci si impegnano invece a progettare l’ intervento culturale territoriale in chiave sistemica, integrata e sostenibile con il coinvolgimento attivo degli attori pubblici e privati.  E i Comuni di Rapolano Terme e San Sepolcro sono pronti a ripensare in questa chiave i loro territori, attraverso progetti di valorizzazione integrata e con ricadute sociale ed economiche, che promuovano l’innovazione, anche tecnologica, nelle forme di accesso alla cultura – prosegue Barni – o il recupero e la rigenerazione di luoghi ed aree a forte valenza culturale”.

L’esperienza insegna che le piccole amministrazioni comunali, dove le energie non mancano, spesso hanno difficoltà sulla progettazione. L’accordo sperimentale per Rapolano e San Sepolcro fatto con Anci (e finanziato dalla Regione con 60 mila euro a fronte di una spesa di 75 mila) vuole superare questo punto debole attraverso un nuovo modello di intervento che sarà testato per l’occasione.

Sul progetto sono intervenuti anche l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli e Alessandro Starnini, Sindaco di Rapolano Terme. Per Ceccarelli “L’attenzione della Regione nei confronti dei territori, anche periferici geograficamente, è massima. In questo caso siamo nel campo dell’innovazione culturale. Ringrazio la collega di giunta Monica Barni e auspico che le associazioni culturali e le amministrazioni comunali sappiano cogliere appieno l’opportunità data dalla Regione”. Starnini ringrazia “sentitamente la vice presidente Barni per lo spirito innovatore e il coraggio che la porta a progettare il futuro della comunità a partire dalla cultura. Un nuovo modello di governo che fa della cultura la leva fondamentale in tutti i suoi aspetti. Cominciamo subito a lavorare coinvolgendo tutte le energie della nostra comunità”.

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Alitalia: ok al piano, ma non al finanziamento. Gubitosi entra nel cda

Alitalia si prepara per la ‘fase due’. È stato approvato l’atteso piano di rilancio della compagnia, che con un taglio dei costi per 1 miliardo in tre anni e un aumento dei ricavi del 30% punta all’utile entro la fine del 2019. Manca però ancora un tassello, non secondario: il finanziamento del piano da parte degli azionisti, che è subordinato all’accordo con i sindacati. Nel frattempo si prepara un rinnovo al vertice, con l’arrivo dell’ex direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, che è stato cooptato in cda e che diventerà presidente esecutivo (al posto di Luca Cordero di Montezemolo che dovrebbe comunque restare in cda) dopo l’ok al finanziamento del piano.

L’approvazione del piano 2017-2021 è arrivata al termine di un cda fiume durato circa sei ore e mezza, che ha approfondito a fondo tutti aspetti e dettagli. “Con l’approvazione della seconda fase del piano industriale possiamo accelerare il rilancio di Alitalia”, ha commentato l’a.d. Cramer Ball, spiegando la necessità di “misure radicali” per “ridare un futuro alla compagnia” in una contesto in cui “l’industria del trasporto aereo è in continua evoluzione ed è caratterizzata da una concorrenza spietata”. Il cda ha anche cooptato Gubitosi come nuovo membro del consiglio in sostituzione di Roberto Colaninno, che ha lasciato il board a febbraio, e tutti gli azionisti hanno condiviso “unanimemente” l’intenzione di conferirgli l’incarico di presidente esecutivo una volta approvato il finanziamento del piano stesso.

Il via libera del cda sblocca anche l’incontro tra Alitalia e il Governo, rimasto in sospeso per l’intera giornata in attesa dell’esito del board. Un incontro “dovrebbe esserci” già domani, aveva detto in mattinata il ministro dello sviluppo Carlo Calenda, subordinando però la riunione all’arrivo del piano. L’ufficializzazione dell’incontro è arrivata in serata dal cda della compagnia: “Il management della compagnia – si legge nel comunicato – presenterà il piano domani al Governo”.
Successivamente sarà il turno dei sindacati. Ai quali toccherà la delicata trattativa sugli esuberi (che le indiscrezioni quantificano tra 1.600 e 2.000) e sui tagli al costo del lavoro.

Ma ai sindacati è affidata una responsabilità ancora maggiore, visto che il cda ha deciso che il finanziamento del piano da parte degli azionisti è subordinato all’accordo con le organizzazioni sul nuovo contratto e sulle misure relative al personale. Intanto, se il ministro Calenda aspetta prima di esprimere una qualche preoccupazione (“io vedo prima il piano è poi, in caso, mi preoccupo”, ha detto), i sindacati si preparano alla trattativa. “La vertenza Alitalia è tutta da vedere, nel senso che, per il momento, abbiamo capito che stanno ridefinendo i vertici”, ha detto la leader della Cgil Susanna Camusso, precisando che solo dopo l’approvazione del piano “dovremo valutare se risponde alle esigenze effettive di rilancio e non ad un altro piano che è puro ridimensionamento”.

Intanto prosegue la polemica sulla decisione della compagnia di interrompere dal 27 marzo i voli da e per Reggio Calabria, con un botta e risposta tra Alitalia e la Regione. Per difendere la decisione dell’aviolinea, l’a.d. Ball ha scritto una lettera al presidente della regione Marco Oliverio, in cui puntualizza che nonostante in questi 15 mesi ci siano stati ripetuti incontri, “purtroppo non si è registrato alcun sostanziale progresso”. Ball, ricordando che l’aviolinea vanta nei confronti della Regione crediti per 1,8 milioni ancora non pagati, ribadisce comunque la disponibilità a “valutare eventuali nuovi scenari, misure e forme di incentivazione di immediata attuazione” per ripristinare “in maniera sostenibile” i voli con Reggio Calabria.

Un’apertura accolta con favore da Oliverio, che – in una lettera di risposta – si augura che la disponibilità “sia reale e possa condurre ad un rapido ripensamento di Alitalia”. Il Governatore, tuttavia, aggiunge una frecciatina polemica, accusando Ball di “un’azione di sistematica disinformazione al fine di giustificare scelte che non possono essere attribuite a responsabilità della Regione Calabria”.

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Alitalia stringe su Piano, si apre partita contratto

L’aggiornamento del piano industriale di Alitalia è alle battute finali. Il consiglio di amministrazione della compagnia è ancora aperto, in attesa dei dettagli finanziari chiesti all’advisor Lazard, e dovrebbe apprestarsi a chiudere, visto che l’indicazione emersa lunedì era di una nuova riunione “in settimana”. Intanto è di fatto iniziata la partita per il rinnovo del contratto del trasporto aereo, con i primi contatti informali con i sindacati, che lunedì invece incontreranno Alitalia sul Piano industriale e quindi sul delicato tema degli esuberi.

Il contratto nazionale del trasporto aereo scade a fine dicembre e i sindacati di categoria come da prassi hanno approvato oggi la piattaforma per il rinnovo. Ma con una mossa inusuale a detta dei sindacati, Assaereo, l’associazione delle compagnie nazionali il cui maggior socio è Alitalia, ha comunicato il 14 dicembre che il contratto, alla scadenza del 31 dicembre “perderà effettivamente ogni efficacia” senza andare quindi in ultrattività. Una decisione che, secondo fonti sindacali, potrebbe creare difficoltà alla vigilia della presentazione del piano: si teme infatti che sia un tentativo per accelerare il confronto allo scopo di ottenere un abbassamento dei costi. Un primo incontro informale tra Alitalia e sindacati si è tenuto in serata, ma sarebbe servito solo per fare un aggiornamento sulla situazione, senza toccare il tema del Piano che invece sarà al centro dell’incontro convocato per lunedì pomeriggio: quella sarà la sede in cui si comincerà a capire la vera dimensione degli esuberi, dopo il baillamme di cifre dei giorni scorsi che vanno da 600 a 2.000 possibili persone coinvolte.

Intanto, mentre si lavora ai dettagli finanziari del Piano, spiragli positivi arrivano dalle banche. Il consigliere delegato di Intesa SanPaolo (che è anche azionista), Carlo Messina, ha confermato che la banca è “pronta a erogare credito” sui progetti industriali con partner industriali che decidono di investire nell’azienda. Etihad, invece, che non può procedere da sola ad un aumento di capitale per non superare la soglia del 49% che farebbe perdere ad Alitalia i diritti di volo nell’Ue, dovrebbe procedere con un’operazione sul patrimonio accollandosi circa 216 milioni di debiti.

Nei contenuti, l’aggiornamento del Piano industriale punta ad un cambio radicale del modello di business della compagnia: si intende rafforzare il lungo raggio, mentre sul breve e medio raggio si punta ad essere competitivi con le low cost, c’è un ripensamento delle alleanze (cui è in parte legata anche la decisione sugli slot di Linate), una riduzione dei costi ma anche operazioni per consentire un aumento dei ricavi.
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Renzo Piano riprende la lezione di Veronesi per la ricostruzione in centro-Italia: “La prevenzione sismica è una questione di cultura”

Per Renzo Piano la situazione in Italia è chiara: la prevenzione dai terremoti deve partire anzitutto dalla mentalità delle persone. L’architetto e senatore a vita, tuttora impegnato nel piano Casa Italia, parla di una questione di cultura:

Molto più complicato metter mano a edifici in gran parte poveri e umili ma che messi insieme sono la grande bellezza d’Italia. E più ancora sconfiggere la «cultura della sfiga». Quella che spinge a dire: «che ci possiamo fare? La natura…». «Non ne possiamo più della cultura della “sfiga”. Basta. È indegna di noi. Della nostra intelligenza. Della nostra storia. La natura non è buona o cattiva: se ne infischia di noi. Inutile chiamarla in causa. Cosa saremmo se nei millenni non avessimo imparato a coprirci, scaldarci, arginare i fiumi? I terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ed è stupido fingere che non sia così. Bisogna imparare da Umberto Veronesi».

Piano riconosce all’oncologo recentemente scomparso il merito di esser riuscito a mettere le donne di fronte alla verità:

«Ebbe il coraggio di essere chiaro. Disse a tutte le donne: avete dei bellissimi seni ma quei seni sono anche una vostra fragilità.

Allo stesso modo occorre avere lo stesso coraggio con chi sa di vivere in territorio sismico ma ancora non prende provvedimenti, affidandosi piuttosto alla fortuna:

«I “terremotabili”: milioni di persone devono essere consapevoli di vivere in un Paese meraviglioso ma fragile. E non posso accettare che si tocchino…».

«C’è bisogno di verità e questa verità deve entrare nella testa della gente. Che deve accettare la realtà come in Giappone.

Ma il nemico da combattere è anzitutto nella mente delle persone:

«Ci sono persone che non fanno gli esami per paura di sapere che sono malate. Non vanno terrorizzate ma spinte a conoscere la propria casa, santo cielo, sì».

Come? Piano non esclude incentivi da parte dello Stato: degli aiuti pratici, per pungolare la consapevolezza degli abitanti delle zone a rischio.

«È necessaria una rivoluzione culturale. Questa operazione diagnostica deve essere accompagnata da un progetto con il quale il governo in qualche maniera ti aiuta, come ti aiuta per gli aspetti energetici».

E il termine “diagnosi” ricorre più volte nell’intervista, a confermare quanti punti in comune vi siano tra un organismo umano e una casa in ferro e cemento: per Renzo Piano anche un edificio è una creatura vivente, che può e deve godere delle stesse cure di cui la medicina è in grado per gli esseri umani:

«Quando metti una catena nei muri, oggi, non fai più come una volta che dovevi spaccare tutto. Ci sono strumenti laser che permettono soluzioni molto più efficaci lasciando gli abitanti dentro casa. La vicina che sta sotto non se ne accorge neanche. Come quando fai un’anestesia locale… Certo, non dappertutto saranno possibili interventi di difesa “leggeri”. Ma su dieci milioni di abitazioni a rischio almeno in nove…».

Allo stesso modo, come non esiste la sicurezza totale per un essere umano, non può esistere neanche per una casa: la natura “se ne infischia” in entrambi i casi. E allora:

«No: non esiste la sicurezza totale contro i terremoti come non esiste contro il cancro. Se affronti il problema, se ti curi, se fai quanto la scienza ti offre, però, sei meno esposto».

Ma intervenire sugli edifici offre spazi di manovra maggiori rispetto a un’operazione sul corpo umano: dà la possibilità di migliorare, e di gran lunga, il preesistente.

«Nel momento in cui ci metti mano, questi edifici devono pure diventare più belli. Più funzionali. Più ecologici. Più luminosi. Questo è il Paese che ha inventato la bellezza! Non possiamo pensare a interventi utilissimi ma che producano Frankenstein edilizi».

Infine, una cura speciale deve essere riservata alle scuole:

«La scuola non deve cadere. Deve dunque esser fatta in un certo modo. Di legno, ad esempio. Materiale fantastico. Ecologico. L’auditorium dell’Aquila è stato fatto con 2200 metri cubi di legno: in Val di Fiemme quei 2200 metri cubi si riformano in sei ore. Parlo di scuole piccole, ovvio. Su misura dei borghi appenninici che sono più esposti. Borghi che possono stare anche senza una farmacia, non senza una scuola».

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Mps, via libera al piano industriale. Il titolo vola in Borsa a +28%. Ora si aprono due mesi decisivi per il futuro di Siena

Via libera del consiglio d’amministrazione di Mps al nuovo piano industriale con cui presentarsi al mercato per chiedere i 5 miliardi di euro necessari a ripulire il bilancio della banca da 27,7 miliardi di sofferenze e ad alzare le coperture sugli altri crediti deteriorati ancora sui libri della banca. Il via libera al piano è arrivato nel corso di un consiglio-fiume, iniziato alle 10 di mattina e protrattosi fino a sera nel corso del quale sono stati anche approvati i conti del terzo trimestre e convocata l’assemblea che, a fine novembre, dovrà approvare l’aumento fino a cinque miliardi di euro necessario a ricostituire i requisiti patrimoniali chiesti dalla Bce.

In attesa di conoscere i numeri del piano, che secondo indiscrezioni potrebbe prevedere un utile superiore al miliardo al 2019 per la banca ripulita, il titolo ha registrato l’ennesimo rally di Borsa, chiudendo con un poderoso rialzo del 28,28% a 0,34 euro, tra scambi pari al 14,7% del capitale. Da martedì scorso le azioni hanno raddoppiato il loro valore – la capitalizzazione è ora di 1 miliardo di euro – ed è passato di mano oltre il 50% del capitale sulle voci di contatti con grandi fondi sovrani (Qatar, Kuwait, Abu Dhabi), ricchi investitori (da Blackrock a George Soros) ed hedge fund. Nessuno ha per ora assunto impegni di sottoscrizione ma chi farà richiesta potrà accedere a una data room subordinatamente alla sottoscrizione di un accordo di riservatezza. Ad alimentare la corsa del titolo ha contribuito anche il ‘piano B’ messo a punto dal banchiere ed ex ministro, Corrado Passera, che punta a ridurre l’ammontare dell’aumento di capitale attorno agli 1-1,5 miliardi di euro grazie all’intervento di alcuni grandi fondi Usa (tra cui Atlas e Warburg Pincus).

Dopo l’approvazione del piano industriale si aprono due mesi decisivi per Mps, nel corso dei quali si capirà se la ‘soluzione di mercato’ auspicata dal governo e a cui lavorano gli advisor Jp Morgan e Mediobanca riuscirà a risolvere i problemi dell’istituto senese, allontanando una volta per tutte le spettro del ‘bail-in’.

Domani il piano messo a punto dall’amministratore delegato Marco Morelli verrà presentato al mercato e alla stampa dopodiché inizierà il road-show di un paio di settimane tra gli investitori per convincerli a puntare sulla ‘nuova’ Mps, ripulita da 27,7 miliardi di sofferenze. Tappe fondamentali saranno Londra, dove Morelli si fermerà da mercoledì a venerdì, e New York, dove il banchiere volerà la prossima settimana.

A fine novembre si terrà l’assemblea per approvare l’aumento di capitale fino a cinque miliardi di euro, il cui esatto ammontare sarà definito, a ridosso dell’assise, sulla base della disponibilità degli obbligazionisti subordinati a convertire i propri bond in azioni e dell’impegno di eventuali anchor investor (sono circolati i nomi di Qatar, Kuwait, Cina, oltre che di grandi investitori come Blackrock, Soros e Paulson) a prenotare fette importanti della ricapitalizzazione.

Per ottenere il via libera dell’assemblea straordinaria (l’aumento è senza diritto di opzione, dunque penalizzante per gli attuali soci) servirà la partecipazione di almeno il 20% del capitale e il sostegno della maggioranza. Ma più dei quorum assembleari la vera incognita è rappresentata dall’esito del referendum del prossimo 4 dicembre. In caso di vittoria del ‘sì’, il consorzio di collocamento avrebbe ‘una storia’ da vendere insieme alla azioni Mps, quella di un Paese che fa le riforme e di un premier ben saldo alla sua guida. In tal caso l’aumento partirebbe tra il 6 e il 7 dicembre per concludersi prima di Natale. Ma se dovesse vincere il no, l’aumento verrebbe rinviato al 2017, con esiti molto incerti, per sottrarre Mps alla volatilità che si abbatterà sul mercato.

Poco prima dell’aumento, sulla base dell’interesse suscitato tra gli investitori, verrà anche definito il prezzo a cui verranno vendute le nuove azioni mentre contestualmente all’aumento verranno ceduti i 27,7 miliardi di sofferenze a un veicolo che dovrà successivamente cartolarizzarle, grazie all’intervento di Atlante e a un prestito-ponte di 5 miliardi di Jp Morgan.
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Milan, il piano B senza Ibra?. Idea Dzeko e Bacca in Cina – La Gazzetta dello Sport


La Gazzetta dello Sport

Milan, il piano B senza Ibra?. Idea Dzeko e Bacca in Cina
La Gazzetta dello Sport
Il terreno entro il quale il Milan potrà muoversi sul mercato per il prossimo mese-mese e mezzo è impervio e delimitato. Troppe variabili in ballo: l'incertezza regna sul nome del prossimo allenatore e ovviamente su chi governerà il club. Ma è
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Milan, spunta il nome di Dzeko per l'attacco; Emery in pole se Brocchi non vince la Coppa ItaliaStop and Goal
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