Caso Consip, Matteo Renzi: “Un disegno evidente per creare tensioni ad hoc. Mio padre? Se colpevole pena doppia”

Non crede al complotto. Però lo evoca. “C’è un disegno evidente in queste ore di tentare di mettere insieme cose vecchie di mesi”. L’indagine su Lotti e Del Sette “è una cosa di tre mesi fa. Cosa è successo?”, domanda Renzi. “Una discussione incredibile. Non credo ai complotti” ha detto, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Ma ha poi specificato che “si creano tensioni ad hoc con polemiche come quelle di questi giorni”.

Mentre a Piazzale Clodio quasi contemporaneamente terminava l’interrogatorio di suo padre Tiziano Renzi, indagato nell’inchiesta Consip per traffico di influenze, l’ex premier ne parla in tv: “Se c’è un parente di un politico indagato in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io sono fatto in un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Anzi. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia”.

“Se ci sono ricatti si va dai magistrati. Vogliamo essere chiari: stiamo parlando di soldi pubblici e allora se ci sono ricatti e reati, se ci sono tangenti c’è il dovere di fare i processi. Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. Anzi. Erano quelli di prima che facevano i lodi e il legittimo impedimento per non fare i processi”, ha aggiunto Renzi. “Io so chi è mio padre e lui deve difendersi dal punto di vista processuale. Di quello che ha fatto mio padre ne Deve rispondere lui davanti ai magistrati, lo considererei una cosa gravissima se fosse condannato”.

Renzi poi blinda il suo braccio destro Luca Lotti, anche lui indagato nell’inchiesta Consip: “Non deve assolutamente dimettersi, a mio giudizio. Lo conosco da anni e la sua famiglia deve sapere di avere in casa una persona estremamente onesta. Non accetto processi sommari. È una persona straordinariamente seria. Io non ho mai scaricato nessuno e mai lo farò”. “Sono pronto a scommettere che Lotti e Del Sette non hanno commesso il reato”, ha aggiunto.

“In questi anni in cui abbiamo governato ci sono stati una serie di cambiamenti ai vertici della macchina pubblica e non c’è stato alcuno scandalo verificato dalla magistratura, e non dai giornalisti di Cerno (Espresso, ndr)”, si è difeso Renzi. “Si è garantisti sempre. Non sto in un partito guidato da un pregiudicato e io non ho la fedina penale sporca. Abbiamo fatto cambiamenti epocali”.

L’ex premier ha poi parlato della condanna in primo grado inflitta dal tribunale di Firenze al senatore Denis Verdini a nove anni: una sentenza “pesante” e “se la condanna verrà confermata” in via definitiva, è un “fatto rilevante, grave e con conseguenze non solo politiche ma anche personali”, ha detto. “Quanto al giudizio politico, se si è fatto Jobs act, Expo e Giubileo e una serie di cose concrete, è perché c’è stata una maggioranza che nonostante il fallimento delle elezioni 2013 ha governato. Se non c’era Verdini non passavano i diritti civili, perché Bersani non ha vinto le elezioni nel 2013”.

Quanto alla campagna per le primarie Renzi ha annunciato che “mi farò accompagnare da Maurizio Martina, che ha fatto molto bene come ministro, in un ticket. Ci saranno altre persone che saranno coinvolte, metà donne e metà uomini. E sarà una bella esperienza di campagna elettorale fatta con le proposte. Non mi sentirà mai parlar male degli altri”.

“In questi tre anni qualcosa è cambiato. Potevo fare meglio e mi viene un groppo in gola a pensarlo. Ma il Lingotto non può essere il racconto dei mille giorni appena trascorsi ma l’occasione di raccontare che tipo di Italia possiamo mandare a testa alta in Europa”, ha aggiunto.

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“Mio figlio si è ucciso a 16 anni. Non sono stato un buon padre, non ho saputo capirlo”. Il dolore del padre del ragazzo suicida per pochi grammi di hashish

“Mi chiedono se mi ritengo comunque un bravo padre. No, non lo sono stato. Non ho saputo capire mio figlio”. È duro lo sfogo del papà del ragazzo sedicenne che si è suicidato dopo che gli erano stati trovati in tasca una decina di grammi di hashish durante dei controlli della Guardia di Finanza all’uscita dell’istituto scolastico di Lavagna, in provincia di Genova. Il giovane, già alla prima perquisizione, aveva confessato di essere in possesso di altri grammi di hashish trovati nella casa in cui viveva con la madre e il compagno di questa.

Scrive La Stampa:

La visita della Fiamme Gialle a casa, il rimprovero della madre, il gesto repentino di raggiungere il balcone e buttarsi giù, senza una parola.

“Spero solo che questa tragedia serva perché non ne accadono delle altre. Ho detto all’allenatore della squadra che dica ai ragazzi come lui stesso, il parroco, noi genitori siamo tutti sempre pronti a capirli e a consigliarli, devono sentire quanto amore c’è intorno a loro”.

Amore che non è bastato per salvare la vita di questo ragazzo che, stando ai racconti di chi lo conosceva, non era trascurato dalla famiglia. Nessun disagio sociale dunque dietro il suo gesto, probabilmente un malessere personale avvalorato dai racconti dei suoi coetanei. Racconta a La Stampa una ragazza dal maglione rosso:

“Lo conoscevo dalla quinta elementare, per anni abbiamo condiviso centri estivi e settimane bianche. C’era un malessere che lo tormentava. Con me ha fatto un discorso generale, senza parlare di fatti specifici. Ricordo una sua frase :’Tanto finisce tutto male’ “.

Nel manifesto funebre del giovane c’è anche un ringraziamento alla Guardia di Finanza di Chiavari probabilmente per evitare di fomentare nuove polemiche. “Cosa sarebbe stato opportuno oppure no non dobbiamo dirlo noi. Loro hanno fatto quello che dovevano”, spiega ancora il padre del ragazzo. Nel frattempo il procuratore Capo di Genova Francesco Cozzi riflette su quanto accaduto.

“Quando si effettua un atto di questo tipo nei confronti di persone fragili, fermo restando che in questo caso c’era un genitore del giovane e si è svolto tutto in maniera regolare e trasparente, occorre prevedere a supporto di una persona che vive un’età fragile e fa uso di stupefacenti un aiuto psicologico”

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Rigopiano: padre Feniello, mi hanno illuso

“Nessuna” notizia, “ci dicono che dobbiamo aspettare. Avevamo guardato troppo avanti con la speranza ma eravamo stati indotti a farlo, dopo quello che ci avevano detto ieri sera (venerdì, ndr)”. È la testimonianza di Alessio Feniello, padre di Stefano, uno dei dispersi sotto la slavina che ha travolto l’hotel Rigopiano, raccolta dal Corriere della Sera.

“Sono venuti il presidente della Regione, il questore e il prefetto di Pescara a dirci una cosa precisa. Il prefetto ci ha detto: tutto quello che vedete sui media e quello che sentite dire non conta niente, vale solo quello che vi dico io. E ci ha detto che i lavori, lì sulla valanga, andavano avanti, che avevano individuato cinque persone vive delle quali lui aveva i nomi. Fra quelle persone mio figlio era il secondo della lista.

La sua fidanzata Francesca era al terzo posto”. Francesca è stata recuperata viva mentre del figlio non si sa ancora nulla.
“Mi hanno dato la speranza e poi me l’hanno tolta. Io ho contato i minuti da ieri sera, ho guardato dentro ogni ambulanza che arrivava qui. Ho immaginato di abbracciare Stefano a ogni sportellone che si apriva. Prima che mi dicessero del suo nome in quella lista di sopravvissuti, io ero già morto al solo pensiero di sapere Stefano da qualche parte lassù. Mi hanno fatto rinascere e adesso è come se fossi morto di nuovo”. Poi “sono venuti a giustificarsi per l’errore, mi hanno spiegato, mi hanno detto che dobbiamo attendere e che in realtà non hanno nessuna notizia certa su Stefano”.

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Un biglietto d’amore per la moglie ogni mattina: così il padre di Hud ha commosso il figlio e, poi, il web intero

“Da quando ne ho memoria, mio padre si è alzato ogni mattina alle 05:00 per preparare il caffè a mia madre e lasciarle un messaggio d’amore”. È questo il post che Hud (@EhrichHudson) ha pubblicato su Twitter nel mese di ottobre, riscuotendo un successo probabilmente inaspettato per lui.

Il post dell’adolescente, accompagnato dalle foto dei post-it nelle tazzine del caffè e sparsi sui tavoli, da allora continua ad essere virale, tra commenti e retweet di chi ha apprezzato il bel gesto dell’uomo.

Il web non è rimasto indifferente di fronte ai tanti messaggini scritti su bigliettini a forma di stelle e cuoricini per la sua Alona e in molti devono aver invidiato quei risvegli così dolci.


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