Terremoto: neve, scosse e solitudine ad Amatrice. “Sapevano della bufera e non hanno fatto nulla”

“Di là, di là, a Casale ci sono quattro persone isolate da tre giorni”, urla una donna sul ciglio della strada di una frazione di Amatrice. Un fuoristrada dell’associazione ‘Arrampicars 4X4 Rieti club’ prova ad arrivarci. La turbina manda via la neve e apre la via. Poi bisogna spalare, spalare e ancora spalare per aprire un varco e le porte del camper. Pianti di dolore e di liberazione: “È un miracolo, non ce la facciamo più”. I volontari per raggiungerli hanno impiegano quattro ore di cammino tra metri di neve e bufera.

A tarda sera, nelle frazioni di Amatrice, si contano le famiglie rimaste intrappolate nelle loro roulotte. Tra queste la famiglia Pica. Per scaldarsi gli è rimasta mezza bombola di gas. Il cibo sta finendo e il latte che producono è ormai da buttare perché nessuno può andare a ritirarlo. L’elettricità nella loro piccola roulotte da due posti era legata alla casa a fianco, ma le forti scosse di oggi hanno distrutto ciò che rimaneva di un’abitazione totalmente crepata. Ora il quadro elettrico è sepolto e irraggiungibile. Così come è irraggiungibile il loro rifugio, separato dalla stradina principale da tre metri di neve. La famiglia Pica è isolata, moglie e marito sono rimasti imprigionati nel camper. Sperano nel domani. Fuori la bufera di neve, dentro le scosse a ripetizione, senza tregua.

I mezzi di soccorso sono pochissimi, le strade inagibili, solo i mezzi speciali riescono a farsi largo tra la neve, che da giorni non dà tregua ai comuni del centro Italia, tormentati da più di quattro mesi di scosse. Le strade attorno ad Amatrice sono impervie. Attorno è tutto bianco, a stento si vedono i cartelli stradali, i mezzi slittano e si schiantino su muri di neve. “È l’apocalisse”, dicono gli uomini della protezione civile, mentre i sindaci dei comuni distrutti ricordano che da trent’anni non si vedeva così tanta neve. Tutto scorre piano in queste strade, dove soccorsi, cibo, medicine e acqua arrivano a rilento casa per casa, roulotte per roulotte. Un ragazzo con gli occhi lucidi, con il nonno accanto, non vuole lasciare il suo garage, prende due bottigliette d’acqua, un po’ di cibo e torna dentro. Da lontano si vede un’altra luce di un camper. I soccorsi si avvicinano. La paura è negli occhi delle persone, hanno paura quasi anche di soccorsi: “Non siamo sciacalli, siamo venuti per portare il cibo”.

Amatrice è ripiombata nella disperazione. Lo dice chiaramente il farmacista, Mauro Massimiliano, che aspettava l’arrivo delle bombole del gas per accendere la stufa. Il bagno è rotto: le scosse hanno spostato i tubi. Molti medicinali dagli scaffali sono venuti giù. “Dopo le prime scosse li avevo messi in ordine, ma è inutile. Continuano a cascare, come le nostre case”, dice Mauro. Amatrice è così, in preda a una bufera di neve, distrutta e isolata. “Siamo soli, ci hanno abbandonato. Lo sapevano che sarebbe arrivata la bufera di neve e non hanno fatto nulla. Non c’era neanche una turbina che aprisse le strade. Questa mattina l’esercito ha messo in salvo una donna incinta che partorirà tra due giorni. Amatrice? Neve, scosse e solitudine”.

Anche il campanile di Sant’Agostino, che aveva resistito al terremoto del 24 agosto, è crollato dopo il tormento sismico di oggi. Era il simbolo di un borgo che voleva ripartire: “Neanche tra dieci o vent’anni ce la faremo. Ci dobbiamo rassegnare e andare via per sempre”. La scuola resterà chiusa fino a non si sa quando. I camper, quelli raggiungibili, sono stati evacuati. Ma nelle frazioni è un inferno. “Molti si lamentano, ma non c’è un modo per raggiungerli”, Genni Di Giuseppe non ha dubbi.

Le macerie non si vedono più perché sono sepolte dalla neve. A pochi metri dal borgo è rimasto un tendone, dove dormono i volontari che distribuiscono vestiti alle persone. Ma le persone, quelle che sono riuscite a mettersi in salvo, non ci sono più, sono andate vie. Le altre sono ancora intrappolate.



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Siria, nulla di fatto ai colloqui di Losanna: l’intesa tra Stati Uniti e Russia per il cessate il fuoco è ancora lontana

Dai colloqui a Losanna sulla Siria nulla di fatto per un cessate il fuoco ad Aleppo. Oltre al segretario di Stato americano John Kerry e l’omologo russo Serghei Lavrov, erano presenti anche i ministri degli Esteri di Qatar, Turchia, Arabia Saudita, Iran, l’Egitto, Irak e Giordania, e l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura. Fonti diplomatiche hanno reso noto che l’obiettivo effettivo di questo incontro non era quello ambizioso di una tregua, ma quello di di coinvolgere gli attori regionali nelle trattative sulle varie ozpioni possibili per porre fine alle ostilità. Negoziati che fino ad oggi si erano imitati a Washington e Mosca, come accade con l’intesa, mai rispettata, raggiunta tra Lavorv e Kerry a Ginevra il 9 settembre scorso.

L’unico elemento su cui i partecipanti al summit di Losanna hanno concordato, al termine di quattro ore di riunione, è quello generico di “prolungare i contatti nei prossimi giorni”, ha spiegato Lavrov, aggiungendo che “sono stati affrontati temi interessanti che possono influire sulla situazione sperando che si riesca a raggiungere un’intesa” per far progredire il processo di pace.

Kerry ha evitato di manifestare delusione per l’esito del summit di Losanna. Il capo della diplomazia americana ha definito l’incontro, durato 4 ore, “uno schietto scambio di idee da cui sono emerse nuove ipotesi, senza tensioni e rancori”.

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"E' una grande Fiorentina, ma le candidate per lo scudetto si vedono a marzo. Sousa innovatore? Mi sembra che abbia le caratteristiche per diventare un grande allenatore. Nel calcio però c'è poco da inventare, lo dico sempre". Un colpo al cerchio ed

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