Intesa Sanpaolo vuole crescere con Generali, ma “non siamo corsari”. L’a.d. Messina scarica tutto su una fuga di notizie

Quella che punta dritto al controllo di Generali non è un’avventura da “corsari”, ma un’operazione da condurre alla luce del sole, scegliendo la via migliore, quella cioè in grado di generare un nuovo business e allo stesso tempo di preservare la forza patrimoniale della banca. Dopo giorni di indiscrezioni, confermate poi con l’interesse ad attivare “combinazioni industriali” con il Leone, è l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a spiegare la filosofia che guida l’iniziativa di Ca’ de Sass. Parole perentorie, accompagnate da una stoccata nei confronti di chi vuole difendere l’italianità parlando in francese, riferimento implicito all’asse transalpino che si muove a difesa di Generali: l’a.d., francese, Philippe Donnet, sostenuto da Mediobanca, l’azionista di maggioranza relativo, che a sua volta ha in pancia, come due primi azionisti, UniCredit guidata dal francese Mustier e la quota di Vincent Bollorè, patron di Vivendi, colosso transalpino dei media. Messina schiaccia il piede sull’acceleratore e prova a dare un segnale forte nel giorno in cui la Borsa sembra aver svanito l’euforia intorno al risiko delle Generali.

Forte come la posizione che Messina conferisce a Intesa, quando spiega che è una cosa sono le indiscrezioni di stampa, altra cosa è esaminare con lucidità e appunto da una “condizione di forza” le possibilità di guardare oltre al cortile di casa propria. Nel giorno in cui si celebrano i dieci anni della fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi, Messina invoca la prudenza, affermando che il management della banca si prenderà tutto il tempo che serve per valutare le opzioni in campo, ma quello che conta è che la partita per la conquista di Generali è viva.

La direzione dell’espansione “esogena” viene considerata come naturale per una banca che assapora la possibilità di rafforzare la sua posizione nel campo delle assicurazioni, unendosi al Leone in un megapolo europeo. Poco importa, quindi, se il consiglio d’amministrazione convocato per domani ufficialmente non si occuperà di questo dossier. Conta la direzione di marcia e quella è più che chiara. Le autoraccomandazioni innanzitutto. L’operazione Generali va condotta senza diluire la forza patrimoniale. Dietro questo elemento si celano le analisi che il management della banca sta conducendo negli ultimi giorni e se cioè scegliere la strada dell’offerta pubblica di scambio, carta contro carta, oppure optare per un’offerta mista, fatta di contanti e nuove azioni. Ci sono i dividendi da tutelare e questo tema rimanda ai due soggetti che con Messina sostengono più di tutti l’operazione sulle Generali, cioè la Fondazione Cariplo e la Compagnia di San Paolo. Non a caso il ceo di Intesa le difende, anzi ne esalta il ruolo: “Se questa azienda è forte lo deve anche alle Fondazioni, investitori strategici, di lungo periodo, che danno in momenti difficili”. Di più. Messina si dice contrario al fatto che le Fondazioni debbano ridurre le proprie quote nelle banche e manda così un segnale chiaro al Governo invitandolo a “riflettere”.

Niente atteggiamento da “pirati” per Intesa che prova a infiammare una giornata negativa a Piazza Affari per i titoli dei soggetti coinvolti nell’operazione Generali, con Mediobanca che cede il 3,2%, Intesa il 2,2% e UniCredit lo 0,5%. Il mercato sembra aver compreso che dopo i fuochi d’artificio iniziali ora i tempi per il lancio di un’offerta si faranno più lunghi. UniCredit, che ieri aveva registrato un boom sulla scia delle indiscrezioni dei giorni precedenti in merito a una possibile dismissione della quota in Mediobanca a favore di Intesa, si tira fuori da questo scenario. Come anticipato dall’Huffington Post e ribadito oggi dal vicepresidente, Fabrizio Palenzona, la quota della banca guidata da Jean Pierre Mustier non si tocca. UniCredit gioca la partita Generali dal proprio posto, dentro cioè la pancia di Piazzetta Cuccia. Per questo, spiegano fonti vicine al dossier, nel corso dell’audizione davanti ai commissari della Consob la delegazione della banca ha fornito le risposte ai chiarimenti chiesti dalla Commissione evidenziando il fatto che a muovere i fili dell’operazione non è di certo Gae Aulenti. Audizione in Consob anche per le Generali, rappresentate dal presidente Gabriele Galateri di Genola. No comment all’uscita e tanta attesa, a Trieste, per capire quali saranno le mosse di Intesa. Generali ha già alzato le barriere difensive, acquistando il 3% di Intesa in modo da far scattare la regola delle partecipazioni incrociate e smorzare così le frecce nell’arco di Ca’ de Sass. Il risiko Generali, che si fa sempre più intricato, approderà domani al Forex di Modena, dove sarà presente il gotha del mondo bancario. Si parlerà dei problemi e delle prospettive delle banche. L’attenzione, di sicuro, sarà tutta rivolta ai manager di quelle banche che animano la contesa per il controllo delle Generali.

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