Entra in vigore la flat tax, la norma per attirare in Italia i Paperoni stranieri. Il Governo punta a intercettare i delusi dalla Brexit

Emiri, imprenditori facoltosi, calciatori, cantanti. Per il fisco sono high net worth individual, cioè persone con un patrimonio netto alto, mentre nel linguaggio comune, più semplicemente, sono chiamati Paperoni. Abituati fino ad oggi a vederli soprattutto all’estero, potrebbero presto scegliere l’Italia, portando con sé la loro ricchezza diretta e non. Chi ci spera per primo è il governo italiano che con l’entrata in vigore della flat tax punta a raccogliere almeno una parte di quel deflusso finanziario provocato dalla Brexit che modificherà gli equilibri della grande ricchezza in Europa. Condizioni di grande vantaggio per i vip stranieri che decideranno di trasferire la residenza fiscale in Italia: 100mila euro e si è a posto con il Fisco, benefici per ben 15 anni ed estesi anche ai familiari. Il capo segreteria del Mef, Fabrizio Pagani, l’ha detto chiaramente: la flat tax è “la chiave per rendere il Paese attrattivo” e intercettare “parte del flusso che necessariamente lascerà Londra”. E l’ex premier Matteo Renzi non a caso ha citato “lo sceicco che vuole abitare a Capri” come esempio di un’operazione nata per “portare capitali stranieri” in Italia.

Il governo italiano punta, quindi, a fare concorrenza a Londra. Operazione City. E una Capitale pronta a diventare la sede dei Paperoni stranieri già c’è ed è Milano. Si guarda “non tanto a Roma, ma a Milano che abbiamo lanciato come possibile hub finanziario europeo, ha spiegato Pagani. La Brexit si avvicina e per i Paperoni stranieri è sempre più urgente trovare una nuova casa dove godere di normative fiscali agevolate. Persone facoltose che si sono sempre tenute lontane dall’Italia, preferendole Paesi, come la Gran Bretagna, dove la ricchezza è tassata in misura minore, e che ora finiscono nel mirino dell’esecutivo italiano, pronto ad accoglierli con condizioni di grande vantaggio.

Una norma destinata sicuramente a far discutere e che ha già suscitato qualche malumore. L’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, non la vede di buon occhio. “Il problema che ci si dovrebbe porre è fare pagare le tasse in base alle legge e non dare incentivi”, ha dichiarato all’Adnkronos. Visco ha bollato la flat tax come “un’altra delle stravaganze di Renzi” che “pensa di fare concorrenza agli inglesi sul loro terreno dopo la Brexit”. “Ma la concorrenza fiscale a tutti i costi – ha sottolineato l’ex ministro – crea solo un mondo di diseguaglianze”.

Come funziona la tassa fissa per attrarre i Paperoni stranieri in Italia
La flat tax è operativa da oggi dopo la pubblicazione delle istruzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. Possono aderire alla flat tax i contribuenti stranieri ad alto reddito che attualmente pagano a almeno nove anni le tasse in Paesi stranieri. Basterà versare una tassa fissa da 100mila euro l’anno, in un’unica soluzione, per essere a posto con il Fisco italiano, secondo quanto prevede la norma introdotta dal governo con l’ultima legge di bilancio. I benefici sono validi per 15 anni e non sono solo personali. Chi ha famiglie numerose e guadagni con tanti zeri, infatti, potrà estendere questi benefici anche ai familiari, pagando un gettone al fisco di soli 25mila euro. La norma non si applica a chi in questi anni si è trasferito dall’Italia all’estero.

I requisiti dei vip stranieri per aderire al forfait
Il versamento dell’imposta sostitutiva va effettuato in un’unica soluzione, per ciascun periodo di imposta di efficacia del regime, entro la data del versamento del saldo delle imposte sui redditi, cioè entro novembre di ogni anno. L’opzione deve essere esercitata entro i termini di presentazione delle dichiarazioni dei redditi, quindi entro il 30 settembre. La domanda può essere presentata anche se non sono ancora decorsi i termini per radicare la residenza fiscale in Italia e anche nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate non abbia risposto ancora all’istanza di interpello. Per i Paperoni basterà barrare l’apposita casella nella dichiarazione dei redditi. Oltre ai dati anagrafici vanno indicati lo status di non residente in Italia per un tempo almeno pari a nove periodi di imposta nel corso dei dieci precedenti, l’inizio di validità dell’opzione, l’ultima residenza fiscale e gli Stati o i territori esteri per i quali intende esercitare la facoltà di non avvalersi dell’applicazione dell’imposta sostitutiva.

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Legge di Bilancio, nel decreto fiscale salta la “norma Corona”: niente forfait al 35% per la voluntary disclosure sul contante

All’ultima curva, la cosiddetta “norma Corona” si schianta contro il muro del Ministero dell’Economia. Nel testo finale del decreto fiscale che accompagna la legge di Bilancio e su cui è al lavoro per le ultime limature il Mef, sparisce l’aliquota forfettaria del 35% per regolarizzare le somme in contanti illecitamente nascoste al fisco. Una misura che negli ultimi giorni ha provocato più di qualche malumore anche all’interno dello stesso Pd. “È difficile non vedere in questa misura un condono“, aveva spiegato ieri il presidente della Commissione Bilancio alla Camera e deputato dem Francesco Boccia, ospite di Huffpost Live

È solo l’ultima correzione in corsa di un cantiere ancora aperto. Sono passati sei giorni dal varo in Consiglio dei ministri della Legge di Bilancio e un testo definitivo ancora non c’è. “Non è sicuro che si chiuda nemmeno stasera”, trapela da Palazzo Chigi mentre in Parlamento la Manovra era attesa già entro la mezzanotte di ieri, termine ultimo previsto dalla riforma del Bilancio dello Stato. Sono gli uffici di via XX settembre, in queste ore, a lavorare sui dossier più spinosi. E il più delicato è proprio il decreto fiscale annunciato da Matteo Renzi in conferenza stampa, tecnicamente sganciato dalla Legge di Bilancio, ma che include alcune misure fondamentali per assicurare gli obiettivi di aumento di gettito fiscale che rappresentano una delle voci di copertura della manovra.

Tra queste la voluntary disclosure, la procedura per il rientro e l’emersione dei capitali non dichiarati, che nella sua versione originaria – secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni – prevedeva appunto l’applicazione di un’aliquota forfettaria al 35% in sostituzione di sanzioni, interessi e more. Tornato sui suoi passi il governo dovrebbe optare per una modalità più onerosa per i dichiaranti, quella di far concorrere le somme dichiarate all’imponibile complessivo, applicando l’aliquota di riferimento con l’obbligo inoltre di dimostrare la provenienza delle somme sanate.

Una soluzione sicuramente che getta acqua sul fuoco delle polemiche ma prevedibilmente è destinata a far incassare allo Stato cifre sensibilmente più basse di quelle assicurate da un’aliquota flat. Basti pensare che in conferenza stampa il presidente del Consiglio Renzi ha parlato di un incasso previsto di circa 2 miliardi, cifra poi ridimensionata nelle tabelle inviate nei giorni scorsi a Bruxelles. Anche per questo a via XX settembre era stata discussa anche un’altra opzione, per certi versi opposta a quella adottata alla fine. Secondo fonti vicine al dossier, il governo avrebbe valutato fino all’ultimo anche la possibilità di mantenere l’imposta flat, ma tagliandola ulteriormente rendendola quindi più appetibile. Una misura destinata probabilmente a far esplodere nuove e più vigorose polemiche.

Intanto questa mattina è arrivata a Bruxelles una versione corretta del Draft Budgetary Plan, già recapitato alla Ue martedì mattina. Nel documento sono state apportate alcune modifiche alle voci di diverse tabelle. Invariato per il momento il numero al centro dei malumori con l’Europa, il deficit strutturale che nel 2017 risulterebbe in aumento di 4 decimi di punto rispetto al 2016 mentre le Commissione auspicherebbe un dato in diminuzione. Piccola variazione invece per il 2018, con il dato in calo a -0,7% invece del -0,8% indicato nella prima versione del documento.

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