YFU analizza con competenza il fenomeno della mobilità studentesca internazionale.

Ormai in molti campi dell’istruzione, gli standard educativi sono visti globalmente e gli studenti si confrontano con i coetanei di altri paesi e con insegnanti che operano in contesti ad elevata internazionalizzazione.

I Direttori di YFU Italia, USA, Brasile, Cina e Germania si confrontano su valori, modelli educativi e importanza degli scambi interculturali per i nostri giovani

 

L’aumento degli studenti che decidono di affrontare un’esperienza di studio all’estero è esponenziale in tutto il mondo:
in occasione del Convegno Internazionale dei Direttori di YFU YOUTH FOR UNDERSTANDING – organizzazione no profit che opera da oltre 60 anni negli interscambi culturali, da quest’anno anche con una sezione italiana -, che ha visto la partecipazione di membri di oltre 50 nazioni compresa l’Italia, emerso con chiarezza quello che ormai può essere definito come un vero e proprio fenomeno sociologico, anche dimostrato dalle linee di indirizzo del MIUR nella Nota Ministeriale n. 843, e di particolare importanza operativa nel valorizzare questa aspirazione degli studenti, accogliendola armonicamente nel piano dell’attività formativa di ogni singolo Istituto.

 

In particolare, come dimostrano i dati di YFU ITALIA, i ragazzi italiani prediligono come destinazione gli Stati Uniti nel 64.64% dei casi, UK e Irlanda nel 16.6%, la Germania nel 7.3%, l’Oceania nel 3.05%, l’Asia nel 2.44% e l’Africa nell’1.83%.
L’Italia è scelta per il 27.16% da studenti tedeschi, il 19.75% dall’America Latina e il 14.8% dagli Stati Uniti.

 

“E’ evidente come la dimensione dello scambio tra culture, delle competenze comunicative, della familiarità con la diversità linguistica e culturale siano diventate componenti imprescindibili.” afferma Mario Giacomo Dutto, membro del Comitato Scientifico YFU Italia, già Direttore Generale per gli Ordinamenti del Sistema Nazionale di Istruzione e per l’Autonomia Scolastica del MIUR. “Il pensare globale è dunque la sfida che dobbiamo affrontare per il futuro dei nostri giovani.”

 

Concorda Micheal Hill, Direttore Nazionale YFU USA e Membro IAC: “Negli Stati Uniti mai prima d’ora è stato così importante per gli studenti interagire con altre culture, le nostre politiche e sistemi scolastici solo ora fanno dello scambio interculturale una sfida: ecco perché le nostre scuole di maggior successo utilizzano lo scambio quale mezzo per diversificare l’esperienza formativa dei propri studenti, integrando le diverse culture con le attività educative di base del sistema d’istruzione statunitense” .

 

“In Germania è ancora presente un sistema di scuola di tipo federale, ma c’è il bisogno di globalizzarlo e unificarlo sempre di più. YFU e altre organizzazioni no profit attive negli scambi interculturali possono quindi aiutare a modernizzare il nostro sistema educativo per poter arrivare, in ultima istanza, ad aspirare ad un vero modello di educazione globale dove i valori della pace, del rispetto e dell’essere cittadini del mondo siano onorati” afferma Knut Moeller, Direttore YFU Germania e membro EEE.

 

CONFRONTO TRA MODELLI EDUCATIVI INTERNAZIONALI

 

Punti di confronto comuni ma anche peculiarità locali.
“In Cina, a fronte di un focus molto forte sulle materie scientifiche come matematica, fisica e chimica,” – dichiara Dana Lee, Direttore Nazionale YFU Cina – “manca un’adeguata spinta per corsi extra curriculari come le discipline sportive o artistiche, di fatto una mancata opportunità per lo studente di sviluppare i propri interessi.”

 

“In Brasile, c’è un forte orientamento accademico e gli studenti del liceo sono preparati approfonditamente in vista del test d’ingresso all’Università, ma manca una vera e propria introduzione al mondo del lavoro.” afferma Claudia Martins, Direttore Nazionale YFU Brasile.

 

Preparazione al mondo del lavoro che è invece prevista in Italia, dove una recente legge di riforma dell’istruzione secondaria, in coerenza con le linee guida stabilite dalla Commissione Europea, obbliga i dirigenti scolastici a indirizzare gli studenti ad esperienze di alternanza scuola/lavoro, considerando quindi non solo le tradizionali materie di studio, per colmare sempre più il divario tra scuola e lavoro.

L’IMPEGNO DI YFU ITALIA PER LA FORMAZIONE INTERCULTURALE

Ad oggi più di 260.000 studenti, insieme alle loro famiglie, hanno beneficiato del sostegno e dell’esperienza di YFU in tutto il mondo, sposando i valori che animano l’organizzazione sin dalla sua nascita. YFU rappresenta da oltre 60 anni il punto di riferimento nel mondo dello scambio interculturale, diventando operativa, da quest’anno, anche in Italia: in questo modo anche gli studenti italiani e le loro famiglie hanno la possibilità di vivere esperienze interculturali in uno dei 50 paesi del network.
Per YFU, la full immersion culturale è il mezzo più efficace per acquisire le competenze e l’apertura mentale necessarie per vivere in una società globale sempre più multiculturale, interconnessa e competitiva sul lavoro. 
 

“Alla luce di queste evidenze e del peso sempre maggiore dei valori interculturali che permeano la nostra società, YFU Italia invita anche le Istituzioni a favorire e appoggiare questa esperienza, poiché l’internazionalizzazione dell’intero sistema educativo e formativo italiano è un passaggio fondamentale se non obbligatorio.” conclude la Presidente di YFU Italia, Roberta Tresso.

 

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Lavoro, finisce la mobilità, da quest’anno tutele ridotte. Incognita sul futuro di centinaia di migliaia di lavoratori

Il primo gennaio è finita la mobilità, e con essa la certezza per il futuro di 185mila impiegati nel settore manifatturiero che ne usufruivano. Ai quali vanno ad aggiungere gli 86mila in cassa integrazione e le migliaia dell’indotto. Dal primo gennaio sono diventati, come li definisce Repubblica, “come fantasmi, trasparenti, sommersi, dimenticati nell’era del capitalismo immateriale”.

Scrive infatti il quotidiano di largo Fochetti:

Dal primo gennaio non esiste più l’indennità di mobilità, l’ammortizzatore sociale che in caso di licenziamenti collettivi accompagnava nel modo meno traumatico possibile il passaggio alla disoccupazione vera e propria o, nelle storie più fortunate, era il ponte verso un nuovo posto di lavoro. Sarà sostituito, man mano che andranno ad esaurirsi i periodi di mobilità in essere, dal combinato disposto di altri ammortizzatori sociali (la Naspi in primis) che rappresentano una copertura ridotta.

Sono così con il fiato sospeso, solo per citare i casi più corposi, gli operai dell’Ilva, della Lucchini di Piombino, dell’Alcoa di Portovesme, ma anche dell’Hp, dell’Italtel, della Linka-Compel, della Nokia, della Whirpool-Indesit, dell’Electrolux. L’elenco potrebbe riempire decine di pagine. La Naspi, che dal primo gennaio subentra all’indennità di disoccupazione, “prevede la riduzione complessiva della copertura economica già a partire dal quarto mese”.

I numeri degli addetti (e relative famiglie) colpiti dal cambio di legislazione è impressionante. Scrive ancora Repubblica:

In ballo, per il solo settore metalmeccanico, il futuro di oltre 65mila operai oggi in mobilità (che diventano 185mila nelle stime sull’intera manifattura). Più gli 86mila in cassa integrazione e le migliaia di lavoratori dell’indotto, delle fabbriche troppo piccole per rientrare sotto la protezione degli ammortizzatori. I sommersi, appunto, delle crisi della siderurgia, degli elettrodomestici, dei computer, dell’elettronica, delle telecomunicazioni.

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