Giovanisì, il 30 maggio al Caffè delle Murate a Firenze per raccontare le tante opportunità

FIRENZE – Ci sono i tirocini o le borse per volare in un altro paese dell’Europa ed accrescere le proprie capacità professionali. A disposizione anche aiuti per creare start up innovative e poi ancora voucher per giovani professionisti da impiegare in corsi di formazione, altri voucher per mettere su il proprio ufficio in uno spazio di lavoro condiviso, assegni di ricerca e voucher per continuare a studiare (all’università o negli istituti tecnici superiori). C’è anche il servizio civile regionale.  Tante opportunità e tutte rivolte ai giovani, per aiutarli a rendersi autonomi.

La Regione Toscana ha raccolte da tempo tutte queste misure nel progetto Giovanisì ed ha organizzato anche un tour, nei singoli territori, per meglio raccontarle partendo dalle storie e dalle esperienze di chi ne ha usufruito. 

La prossima tappa, la quattordicesima del “Giovanisì Tour”, sarà giovedì 30 maggio dalle 18 alle 19.30 al Caffè letterario delle Murate a Firenze. A raccontare alcune delle storie possibili degli oltre 298 mila beneficiari, in nove anni, del progetto regionale saranno Vincenzo e Antonella, che hanno svolto tre diversi tipi di tirocinio, Andrea e Leonardo che, da giovani professionisti, hanno usufruito il primo di un voucher di formazione e il secondo un aiuto per creare una start up. Gian Marco se ne è andato in Danimarca per accrescere le proprie competenze di lavoratore, Giulia ha affittato, grazie alla Regione, uno spazio in un coworking; Alessia ha fatto lo stesso ed utilizzato anche l’opportunità di frequentare un master, un po’ come Laura, assegnista di ricerca in scienze biomediche, o  Bernardo, che dopo la laurea in comunicazione ha seguito un corso Its in marketing per il turismo e le attività culturali. Giacomo invece ha svolto i dieci mesi di servizio civile regionale presso il Centro internazionali Studenti “Giorgio La Pira”.

Durante l’incontro lo staff Giovanisì illustrerà tutte le opportunità e le misure inserite nel progetto regionale, con altre storie tratte dal blog di storytelling, Accenti, di Giovanisì. L’ingresso è libero, ma è consigliata l’iscrizione su Evenbrite. 

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Prende il via il 13 Maggio la Settimana Verde della UE

Il  più grande evento annuale del calendario ambientale europeo si svolgerà con le principali conferenze di apertura e chiusura a Varsavia e Bruxelles.

L’edizione di quest’anno della Settimana verde dell’UE metterà in risalto il processo di "Implementazione ambientale".

 

Nel corso dell’evento, i responsabili delle politiche, le parti interessate e gli attivisti di tutta Europa si riuniranno per discutere della politica ambientale dell’UE, esaminando l’aspetto dell’attuazione e le attuali difficoltà che devono affrontare gli Stati membri dell’UE.

In questo contesto, particolare importanza ricade sulla Revisione di attuazione ambientale (EIR) , una serie di relazioni sullo stato di attuazione delle leggi ambientali in tutti gli Stati membri europei, che è stata pubblicata il 5 aprile dalla Commissione europea.

Con la presenza del commissario Karmenu Vella, la settimana verde dell’UE sarà lanciata a Varsavia il 13 maggio con una conferenza dal titolo " Dalla legislazione all’ambiente pulito ".

Dal 15 al 17 maggio, circa 30 sessioni diverse si terranno a Bruxelles.

Il programma sarà molto vario, educativo e divertente. Le sessioni copriranno una varietà di argomenti che vanno dal modo in cui i cittadini e la società civile possono difendere i loro diritti in un ambiente salubre, o l’ impatto ambientale del calcio e di altri eventi sportivi (una sessione organizzata in collaborazione con la UEFA) alle discussioni sull’aria pulita , riduzione dei rifiuti o mobilità urbana .

Inoltre ci sarà la possibilità di assistere a un processo di simulazione dove i giovani avvocati sosterranno un caso legale fittizio relativo allo sviluppo di un parco eolico: da un lato, lo Stato deve produrre più energia rinnovabile per ridurre l’impatto sul cambiamento climatico d’altro, ha l’obbligo di proteggere alcune specie (come pipistrelli e uccelli).

Come dovrebbe la corte interpretare la legge? Come viene implementata la legge UE? Questo processo fittizio è organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Bruxelles. La stessa sera, si terrà la Cerimonia dei premi LIFE che premierà i progetti di maggior successo dell’anno 2018.

 

Relatori provenienti da istituzioni europee, autorità pubbliche, imprese e ONG di tutta Europa e oltre saranno presenti per i 3 giorni della conferenza di Bruxelles. Tra gli altri, i discorsi saranno tenuti dal commissario europeo Karmenu Vella, Martine Aubry, sindaco di Lille o Juan G. Auz, avvocato ecuadoriano che difende i diritti degli indigeni in Amazzonia e protegge i restanti ecosistemi.

Si potranno seguire gli eventi della Settimana verde anche tramite un live stream dedicato, che sarà disponibile a partire da lunedì 13 maggio: https://www.eugreenweek.eu

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Ambasciata Usa in Israele, “entro maggio sarà spostata a Gerusalemme”

“Entro fine maggio il presidente Donald Trump annuncerà lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme”. Il passo in avanti in una questione che rischia – come più volte ammonito da parte dei palestinesi e del mondo arabo – di avere conseguenze imprevedibili, è stato rivelato al sito americano ultraconservatore ‘Breitbart News’ dal parlamentare repubblicano Usa Ron DeSantis che ha guidato ieri ed oggi a Gerusalemme una delegazione di rappresentanti del Congresso per verificare le condizioni e le possibili ricadute della mossa.

DeSantis – che insieme alla delegazione ha incontrato il premier Benyamin Netanyahu e deputati israeliani – ha anche indicato come possibile sede della nuova ambasciata la struttura del compound del Consolato Usa a Gerusalemme che si trova ad Arnona nella parte sud della città all’interno della zona ebraica delimitata dalla linea armistiziale del 1949, ma ad un passo del quartiere palestinese di Jabel Mukaber. Un edificio in potenza “già pronto all’uso” e dotato di maggiore sicurezza rispetto all’ambasciata di Tel Aviv, ha spiegato DeSantis.

L’indicazione di maggio come scadenza del possibile trasferimento non sembra casuale: in quella data si celebreranno in Israele i 50 di Gerusalemme capitale riunificata dello stato ebraico dopo la Guerra dei 6 giorni del 1967. Lo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv, previsto da una legge del 1995, è stato finora rallentato dai presidenti Usa, Barack Obama compreso. La deroga a questa legge scade però proprio a maggio.

“Molta gente – ha dichiarato il parlamentare repubblicano a Breitbart – ha pensato che la cosa si sarebbe fatta in un giorno solo. E quando non è avvenuto, la stessa gente ha detto. ‘Bene (Trump) non lo farà. Non manterrà la sua parola’”. Ma DeSantis ha subito aggiunto che “Trump ha dato prova di essere un uomo di parola” e che pertanto “non firmerà la deroga per l’ambasciata stessa”, come fatto da Obama. “Del resto – ha proseguito DeSantis – abbiamo già il nostro ambasciatore, David Friedman, sul posto. Così io penso che questo è quello che succederà”.

Il parlamentare del Likud (il partito di Netanyahu) Yehuda Glick che ha incontrato la delegazione Usa capitanata da DeSantis ha fatto appello affinchè la promessa fatta in campagna elettorale da Trump sia mantenuta. “E’ tempo – ha sottolineato – che il presidente rispetti l’impegno e la legge approvata dal Congresso nel 1995”.

La reazione palestinese non si è fatta attendere. Ziad Khalil Abu Zayyad, portavoce di Fatah, partito del presidente Abu Mazen ha ammonito la delegazione Usa sulla necessità “di comprendere che spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme non solo farà esplodere la situazione in Palestina ma l’intera regione”. Una reazione giunta poche ore prima che il premier Netanyahu chiedesse, e ottenesse, la cancellazione a Jatt, villaggio arabo-israeliano a nord di Tel Aviv, dei cartelli stradali che indicavano ‘via Arafat’. “Non possiamo permettere che nello Stato d’Israele – ha motivato durante il consiglio dei ministri – siano dedicate strade in ricordo di uccisori di israeliani o di ebrei”.
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Assemblea Pd. Matteo Renzi: minoranza spaccata, scissione arginata, via al congresso. Per Emiliano primarie il 14 maggio

Un primo momento clou della giornata arriva quando su Raitre Pierluigi Bersani dice di voler attendere la “replica di Renzi” prima di decidere sulla scissione. In quel momento Matteo Renzi condivide con i suoi la certezza che non avrebbe replicato. “La linea non cambia, quel che avevo da dire l’ho detto in apertura”. Dimissioni da segretario e congresso subito. Ma tutta l’assemblea del Pd ruota intorno a Michele Emiliano, il governatore pugliese che ieri si è fatto fotografare con gli altri due candidati alla segreteria, gli scissionisti Roberto Speranza ed Enrico Rossi, e oggi invece: “Che fa? Si scinde? Va o resta?”, si chiedono tutti al Parco dei Principi, hotel a due passi dallo zoo di Villa Borghese a Roma. Per Emiliano le primarie potrebbero slittare di una settimana: dal termine ultimo del 7 maggio al 14 maggio. Non di più, ma abbastanza per tenerlo dentro, confidano i renziani.

Renzi gongola per il risultato raggiunto. Per lo meno, il fronte scissionista si è spaccato. Anche se a sera Emiliano firma una nuova nota minacciosa con Rossi e Speranza. Al quartier generale renziano la considerano un altro segnale di sbandamento. Quella di oggi doveva essere l’assemblea della scissione. E’ stata invece l’assemblea che l’ha rimandata, ridimensionata o definitivamente archiviata. L’ultima parola la dirà la direzione di dopodomani. E’ il termine ultimo per gli scissionisti: dentro o fuori, giacché la direzione, convocata al Nazareno alle 15, dovrà comporre la commissione congressuale che deciderà le regole con la partecipazione di tutte le aree del Pd. Dentro o fuori.

Eppure al mattino i presagi erano terribili. “Attenzione, sono arrivati per rompere oggi stesso…”. Dario Franceschini, gran mediatore anti-scissione in questi giorni, arriva con questo avvertimento per il segretario. Davanti all’Hotel Parco dei Principi di Roma si affollano gli oltre 700 delegati, mai così tanti, ressa agli ingressi tra piddini e giornalisti, cameramen e fotografi, Enrico Lucci delle ‘Iene’ vestito da Stalin, divisa sovietica e baffetti: un vero Carnevale della politica.

L’aspettativa era da fine del ‘mondo Pd’. Il partito si presenta all’appuntamento del 19 febbraio così acciaccato che quando il presidente Orfini in apertura di seduta conferma le “dimissioni del segretario” e invita a raccogliere “117 firme se qualcuno vuole candidarsi a segretario”, tutti scoppiano a ridere. Quasi a volersi liberare dei fantasmi. Il premier Paolo Gentiloni è muto accanto a Renzi, apre bocca solo per cantare l’inno nazionale. Sulle scale tra la sala dell’assemblea e la sala stampa, il vicesegretario Lorenzo Guerini chiede lumi a Rossi: “Parlate?”. “No, siamo qui per ascoltare…”, è la risposta. Nessuno ci capisce più niente. Però la scaletta è organizzata in maniera tale da scongiurare la rottura.

“La scissione conosce ragioni che il cuore non conosce”. All’inizio sembra che Renzi scarti baci Perugina e ne legga le massime. Un minuto di applausi per lui in aperture. “Fermiamoci!”, chiede, fermo sul suo punto irrinunciabile: il congresso da svolgersi prima che entri nel vivo la campagna per le amministrative di giugno. E’ furioso con la minoranza, con Bersani, presente in sala: “Peggio della parola ‘scissione’ c’è la parola ‘ricatto’, non è accettabile che si blocchi il partito sulla base di un ricatto della minoranza”. Gli ultrà renziani scoppiano in applausi. Franceschini resta a mani incrociate, sguardo teso.

“Io non accetto che qualcuno pensi di avere il copyright della parola sinistra – continua Renzi – anche se non canto ‘Bandiera rossa’, penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano…”.

Ce l’ha anche con D’Alema, il vero motore della scissione, assente al Parco dei Principi: “La sinistra non è come dire capo-tavola è dove mi siedo io…”. E per Emiliano: “Si può dire io non sono d’accordo ma poi ci si misura al congresso…”. Una spolverata di contenuti, tra recupero di Keynes e ambiente, e poi il Lingotto, “ripartire da lì a marzo: grazie Walter per essere venuto qui”. Ancora con la minoranza: “Avete il diritto di sconfiggerci non di eliminarci”. Chiusura su Joseph Conrad di ‘Linea d’ombra’: “Accogliendo il bene e il male, le rose e le spine, si va avanti. Scusatemi se in questi due mesi abbiamo zigzagato un po’ troppo”. I pasdaran del renzismo si scatenano.

L’assemblea prosegue in accorati appelli all’unità. Si scomoda anche Veltroni che di solito non partecipa: “Era e sarà giusto così”, precisa. “Ma oggi è mio dovere dire quanto mi sembri sbagliato e ingiusto ciò che sta accadendo: mi appello a tutti coloro con cui abbiamo condiviso la strada affinché la loro strada non si separi dalla nostra…”. E via con la cronistoria delle scissioni: “Se il primo governo Prodi avesse proseguito, la storia italiana avrebbe avuto un altro corso…”. Applausi. “La sinistra quando si è divisa ha fatto male a se stessa e al paese…”.

A quel punto il grosso è fatto. Franceschini, ancora convinto sostenitore del premio di coalizione, avverte che il Pd non dialogherà automaticamente con tutti alle politiche, scissionista avvisato… Orlando chiede la conferenza programmatica. Cui si aggrappa anche Emiliano, “disperato”, come si definisce lui stesso in mattinata. Su di lui si consuma la grande attesa della giornata. Soprattutto dopo che Rossi e Speranza scelgono di non intervenire, affidando il loro messaggio a Epifani, che prende tempo sulla scissione.

Emiliano invece interviene. Ed è già uno strappo. Gli altri due si arrabbiano, ma il governatore dà sfogo al suo dolore: “Si soffre da matti…”. E via con una serie di giri che in sostanza chiedono a Renzi un appiglio per poter restare nel Pd e accettare la sfida congressuale: “Ci mancherebbe che qualcuno ti dica di non candidarti al congresso…”. Brusio in sala. “Le agenzie di ieri le abbiamo smentite…”. Ancora brusio. “La saggezza di chi fa politica non sta solo nel tenere il punto, ma qualche volta sta nel fare un piccolo passo indietro per farlo fare in avanti alla comunità. Io sto provando a farlo, ditemi voi quale per la comunità, senza mortificare nessuno”.

Emiliano chiede un po’ di tempo in più affinché anche gli altri candidati possano “presentarsi al partito…”. Potrebbe essergli concessa una settimana in più: primarie il 14 maggio. Ma intanto i renziani si sono scatenati in tweet, senza pietà e con l’euforia incredula di chi ancora oggi si sente di poter dire: l’abbiamo quasi sfangata.



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