Campo Progressista, l’operazione Pisapia sbarca a Bologna

L’operazione Pisapia sbarca a Bologna. La “Coalizione Progressista”, l’idea di ricostruire una sinistra pronta ad allearsi con il Partito Democratico, lanciata nei giorni scorsi da Milano, prontamente contestata da Nichi Vendola e Stefano Fassina, prende forma nella città che diede i natali all’Ulivo vent’anni fa. A fare da Anfitrione, il sindaco di Bologna Virginio Merola. A dare il placet del Pd alle intenzioni di unità è l’uomo di Renzi Sandro Gozi, ex sottosegretario di Stato, oggi parlamentare, mentre in platea siedono un altro renziano di ferro, Ernesto Carbone, Monica Cirinnà e alcuni esponenti di Sinistra Italiana e della Cgil. Insomma, la nave di Pisapia, salpata i primi di dicembre e salutata con favore dal Pd continua la sua traversata accogliendo a bordo i primi cittadini d’Italia, come Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, e Antonio Decaro che invia una nota da Bari, amministratori di regione come Luca Zingaretti e Fabrizio Barca, ex ministro per la coesione territoriale.

“Non saremo la stampella di nessuno, ma una casa comune che sia punto di riferimento per la sinistra”” esordisce Pisapia, sgombrando subito il campo. “Serve una discontinuità fondamentale rispetto al passato. Non vogliamo fondare un partito, ma ricreare una rete di realtà locali, amministratori, studenti, che parta dalla cultura, dalle realtà locali del territorio, ma che sappia che poi si deve decidere del futuro del Paese. E il Pd deve decidere se vuole guardare a destra o sinistra. Non è autosufficiente”. Niente correnti né ricandidature, dunque, ma la volontà di ricucire la tela strappata con il territorio ripartendo dalle esperienze locali positive, “perché quando ci siamo presentati con un centro sinistra unito e largo abbiamo sempre vinto, a Bologna,così come a Cagliari e Milano – aggiunge Gianni Cuperlo – Laddove eravamo spaccati abbiamo perso”. E continua: “Rispetto al modello Renzi serve un’alternativa: abbiamo bisogno di un congresso, non per una resa dei conti ma per fare una discussione seria che metta al centro la natura di questo partito, chi siamo e chi vogliamo rappresentare. Ed è molto importante che questo congresso si svolga prima delle elezioni politiche. Bisogna allargare il campo, ricostruire un centrosinistra più largo è la condizione per tornare a vincere”.

Delle divisioni che hanno lacerato dall’interno il Pd parla anche Gozi, che spezza una lancia a favore dell’ex premier e non risparmia una stoccata alla minoranza: ”Matteo Renzi ha dato una scossa al governo italiano rispetto all’operato dei governi tecnici. Ma a causa dello scontro interno e permanente il partito si è chiuso in se stesso ed è rimasto isolato. Non si è mai vista un’opposizione interna così accanitamente in movimento per distruggere il proprio partito”. In sala si leva qualche brusio, poi conclude: “Se all’interno e all’esterno del Pd cominceremo davvero a lavorare come una squadra porremo le condizioni per una alleanza di governo e per un nuovo campo democratico e progressista”. Levati gli ormeggi, la nave della sinistra prosegue col benestare del Pd renziano. Pisapia, comunque, assicura: “Non aspiro a ruoli istituzionali”.

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