Istat su commercio estero: salgono export (+2,2%) e import (+1,7%)

A novembre 2016 si registra un aumento sia per le esportazioni (+2,2%) sia per le importazioni (+1,7%) rispetto ad ottobre. Il surplus commerciale è di 4,2 miliardi (+4,0 miliardi a novembre 2015). L’aumento congiunturale dell’export è trainato dalle vendite verso i mercati extra Ue (+3,4%) e in misura minore da quelle verso l’area Ue (+1,2%). Tutti i principali raggruppamenti di industrie sono in espansione a eccezione dei beni di consumo durevoli (-0,9%), che registrano un leggero calo.

Nel trimestre settembre-novembre 2016, rispetto al trimestre precedente, l’aumento dell’export (+0,9%) coinvolge entrambe le principali aree di sbocco, con una crescita più intensa per i paesi extra Ue (+1,7%), rispetto all’area Ue (+0,4%). Le importazioni (+1,2%) crescono in misura lievemente più ampia delle esportazioni. A novembre 2016 la crescita tendenziale dell’export (+5,7%) riguarda con analoga intensità sia l’area Ue (+5,7%) sia quella extra Ue (+5,6%); l’incremento dell’import (+5,6%) è principalmente determinato dall’area Ue (+8,1%).

Le vendite di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+18,4%), di autoveicoli (+13,7%) e di sostanze e prodotti chimici (+13,4%) sono in forte aumento. Dal lato dell’import, aumenti rilevanti riguardano gli autoveicoli (+27,8%), i mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+12,3%) e i macchinari e apparecchi n.c.a. (+11,6%). A novembre 2016 le esportazioni verso Stati Uniti (+15,3%), Giappone (+14,1%) e Cina (+12,8%) registrano una marcata crescita tendenziale. Si segnala anche, tra i paesi dell’area Ue, la crescita delle vendite verso Repubblica ceca (+12,7%), Romania (+9,1%) e Germania (+7,0%).

Nei primi undici mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge 45,8 miliardi, con un incremento di 9,6 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+69,5 miliardi al netto dei prodotti energetici, con una crescita di 1,9 miliardi rispetto al 2015); gli andamenti tendenziali dei flussi sono pari a +0,7% in valore e +1,0% in volume per l’export e, rispettivamente, -2,0% e +3,1% per l’import.

A novembre 2016 l’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali rimane invariato rispetto al mese precedente, aumentando dello 0,2% al netto dei prodotti energetici. Su base tendenziale si confermano invece tendenze deflazionistiche (-0,3% nei confronti di novembre 2015), che risultano tuttavia sempre meno intense.

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Istat: disoccupazione giovanile record a novembre (39,4%), sale anche quella generale. Più lavoro solo per gli over 50

A novembre il tasso di disoccupazione giovanile sale al 39,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente, toccando così il livello più alto a partire da ottobre 2015. Lo rileva l’Istat nell’analisi della fascia di età tra 15 e 24 anni. Il tasso di occupazione giovanile diminuisce di 0,1 punti percentuali, mentre quello di inattività – che include anche le persone impegnate negli studi – cala di 0,6 punti.

In termini generali, nel mese di novembre il tasso di disoccupazione torna a salire nonostante una crescita dell’occupazione (+0,1% rispetto a ottobre). La disoccupazione – spiega l’Istat – si attesta all’11,9% in aumento di 0,2 punti su base mensile e di 0,5 punti rispetto a novembre 2015, al livello più alto dopo giugno 2015. I disoccupati salgono a quota 3.089.000, in aumento di 57.000 su ottobre e di 165.000 su novembre 2015. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni a novembre calano di 93.000 unità su ottobre e di 469.000 su novembre 2015. Il tasso di inattività è ai minimi storici (34,8%).

Ciò malgrado il valore positivo dell’occupazione, con gli occupati che a novembre sono aumentati di 19.000 unità rispetto a ottobre (+0,1%) e di 201.000 unità su novembre 2015 (+0,9%). L’aumento – rileva l’Istituto nazionale di statistica – riguarda soprattutto le donne e le persone ultracinquantenni. Aumentano, in questo mese, gli indipendenti e i dipendenti permanenti, calano i lavoratori a termine. Il tasso di occupazione è pari al 57,3%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre. La crescita su base annua si concentra esclusivamente tra gli over 50 (+453.000).

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Canone, Istat e tetto agli stipendi: il cda Rai chiede aiuto al Tesoro

Una richiesta di riunire urgentemente l’assemblea dei soci. Tradotto: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dia delle risposte. Il consiglio di amministrazione della Rai lancia l’allarme sulle troppe “incertezze” che si addensano sul futuro economico dell’azienda di viale Mazzini. Perché se è vero che quest’anno il canone in bolletta ha portato un gettito di circa 2 miliardi, molte altre sono le incognite.

In particolare, si temono le conseguenze dell’inserimento da parte dell’Istat di Rai nel perimetro della pubblica amministrazione. Su questo punto, era previsto che si intervenisse nella legge di Stabilità. Cosa che non è accaduta, anche a causa della crisi del governo Renzi e della rapida approvazione con fiducia della manovra. Inoltre, c’è la questione del tetto agli stipendi fissato per legge a 240mila euro. Non è ancora chiaro se si applichi anche agli artisti: il timore è che la Rai si trovi per questo “fuori dal mercato”. Anche su questo punto si attende una interpretazione del ministero dell’Economia.

Ulteriore incognita, sottolineata dal cda, è rappresentata dalla nuova concessione che affiderà all’azienda di viale Mazzini il servizio pubblico televisivo per i prossimi dieci anni. Nella bozza preparata dal governo Renzi si interveniva anche sugli affollamenti pubblicitari, costringendo ogni canale a rimanere singolarmente sotto il tetto del 4% settimanale mentre attualmente quell’asticella viene rispettata “spalmando” gli spot sui 3 canali, favorendo così la rete ammiraglia. Infine, c’è la questione della riduzione del canone che l’anno prossimo dovrebbe scendere a 90 euro.

“La verità – spiega il consigliere di opposizione, Arturo Diaconale – è che era stato tutto preso sottogamba perché erano convinti che al referendum avrebbe vinto il sì e tutte le sciocchezze fatte finora si sarebbero risolte. Invece ha vinto il no, il governo Renzi è caduto e ora ce n’è uno che anche se è la fotocopia, non è detto che risolverà le cose che venivano date per scontate”. Di fatto, il consiglio di amministrazione si aspetta che l’assemblea dei soci venga convocata al massimo entro dieci giorni, e che le risposte arrivino prima della fine dell’anno.

La mossa dei vertici Rai non è però piaciuta al dem Michele Anzaldi, che ne dà un’interpretazione politica. “E’ un atto irrituale e ostile al governo. Peraltro – spiega – è sorprendente che di fronte all’invito rivolto sempre da tutti a tenere la politica fuori dalla Rai, sia proprio chi guida l’azienda a volerla tirare dentro”.
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Istat: Pil 2016 a +0,8%, 2017 +0,9%. “Crescita moderata, incertezze da tensioni sui mercati”

“Nel 2016 si prevede un aumento del Prodotto interno lordo italiano pari allo 0,8% in termini reali, cui seguirebbe una crescita dello 0,9% nel 2017”. È la stima dell’Istat nel rapporto sulle prospettive per l’economia italiana. L’ Istat spiega che “tra l’attuale quadro di previsione e quello presentato a maggio 2016, il tasso di crescita del Pil per l’anno corrente è stato rivisto al ribasso di 0,3 punti percentuali”.

Tra l’attuale quadro di previsione e quello presentato a maggio 2016 – rileva l’istituto di statistica, il tasso di crescita del Pil per l’anno corrente è stato rivisto al ribasso di 0,3 punti percentuali. “La minore vivacità dei consumi privati e degli investimenti ha portato a una revisione al ribasso del contributo della domanda interna al netto delle scorte di 0,2 punti percentuali. La domanda estera ha invece contribuito in misura lievemente negativa alla crescita (-0,1 punti percentuali) in linea con quanto riportato nel quadro previsivo rilasciato a maggio”.

“La stima preliminare del Pil per il terzo trimestre ha mostrato una ripresa dei ritmi produttivi”, rileva l’Istat “Le prospettive a breve indicano una prosecuzione della fase di crescita seppure con ritmi più moderati”. “Una ripresa più accentuata del processo di accumulazione del capitale potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo alla crescita economica nel 2017. Tuttavia – sottolinea – le incertezze legate al riaccendersi delle tensioni sui mercati finanziari potrebbero condizionare il percorso di crescita delineato”.

Inflazione ferma nel 2016. “Già nei primi mesi del 2017 si prevede una ripresa dell’inflazione con una intensità più marcata nella seconda parte dell’anno”, scrive l’Istat. Secondo l’istituto, “determinanti risulteranno le condizioni di costo sui mercati internazionali delle materie prime, in particolare per l’approvvigionamento energetico. Nel quadro di una ripresa dei corsi petroliferi, il contributo all’inflazione della componente energetica è previsto diventare positivo”. Un elemento, questo, al quale va associato “il deprezzamento contenuto del cambio dell’euro rispetto al dollaro che spingerà al rialzo anche i costi degli altri input importati”.

Nella media del 2016, secondo le stime Istat, il deflatore della spesa delle famiglie risulterà invariato rispetto allo scorso anno, mentre nel 2017 la crescita del deflatore della spesa delle famiglie si attesterà in media all’1%.

Disoccupazione in calo nel 2017. Secondo l’Istat “l’occupazione aumenterebbe nel 2016 (+0,9% in termini di unità di lavoro) congiuntamente a una riduzione del tasso di disoccupazione (11,5%)”, rispetto ai livelli del 2015 (11,9%). “I miglioramenti sul mercato del lavoro proseguirebbero anche nel 2017 – prevede l’Istituto – ma a ritmi più contenuti: le unità di lavoro sono previste in aumento dello 0,6% e la disoccupazione si attesterebbe all’11,3%”.

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Istat, per il Pil rimbalzo nel terzo trimestre: +0,3%. Migliora la crescita acquisita del 2016: +0,8%

Migliora il Pil acquisito per quest’anno. La crescita che si registrerebbe se negli ultimi tre mesi del 2016 la variazione congiunturale del prodotto interno lordo fosse nulla è di +0,8%. Lo rende noto l’Istat alla luce dei dati positivi sul terzo trimestre. La stima precedente, quella basata solo sui dati dei primi due trimestri, era di +0,6%. Le stime del governo sul 2016 indicano una crescita (grezza) dello 0,8%.

Nel terzo trimestre del 2016 c”è stato un rimbalzo della crescita economica italiana. Il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del terzo trimestre del 2015. Lo rende noto l’Istat in base alle stime preliminari. Nel secondo trimestre dell’anno la crescita era stata pari a zero.

A commento dei dati arriva un tweet del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che scrive: “Con le riforme sale il Pil, senza
riforme sale lo spread. Avanti tutta, l’Italia ha diritto al futuro #passodopopasso”.

Intanto Bankitalia, nel Supplemento al Bollettino Statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, rende noto che il debito pubblico italiano a settembre si è attestato a 2.212,6 miliardi, in diminuzione di 12,1 miliardi rispetto al mese precedente.

Il fabbisogno di settembre, pari a 15,2 miliardi, spiega la Banca d’Italia, è stato più che compensato dalla diminuzione (25,3 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro (risultate pari a 39,3 miliardi alla fine di settembre) e dall’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio dell’euro (1,9 miliardi).

Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è diminuito di 12,4 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è aumentato di 0,4 miliardi e il debito degli Enti di previdenza è diminuito di 0,1 miliardi.

Nei primi nove mesi del 2016, il debito delle Amministrazioni pubbliche è invece aumentato di 39,9 miliardi. L’incremento, precisa ancora Bankitalia, riflette il fabbisogno (42,3 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (3,6 miliardi). In senso opposto ha operato, per 6,0 miliardi, l’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del tasso di cambio.

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