Enrico Mentana a Maurizio Costanzo: “Il mio addio a Mediaset? Preferirono il Grande Fratello a Eluana Englaro”

Scelte aziendali non condivise: è questo il motivo per cui Mentana ha lasciato il posto di direttore editoriale di Mediaset, nel 2009. Lo ha spiegato a Maurizio Costanzo durante la puntata di ieri sera di “L’intervista” in cui racconta l’episodio che ha provocato il suo addio a Mediaset.

“Ho acceso Canale 5, la rete di cui ero il direttore editoriale, e vedo una ragazza del ‘Grande Fratello’ che piange”, racconta Mentana “e ho pensato ‘almeno li hanno avvertiti’, invece ho scoperto che stava piangendo perché l’avevano eliminata, allora ho detto ‘Not in my name’ e mi sono dimesso”.

In quell’occasione, Mentana si era detto nettamente contrario a mandare in onda la puntata del reality dopo la morte di Eluana Englaro. Nel momento in cui l’azienda ha preferito continuare con il reality, Mentana si è rifiutato di proseguire.


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Peter Murphy in concerto a Roma: il dark torna sul palco… con David Bowie e in grande stile

Non è come quando ogni concerto poteva diventare una rissa, tipo Bologna 1980 coi punk che gli occuparono il palco. Non è come quando sul palco faceva la sua comparsa anche il mantello ‘a la bela’, in onore di Bela Lugosi, il Dracula più famoso del cinema. Ma c’è sempre più di un motivo per andare a vedere Peter Murphy dal vivo, ieri sera al Quirinetta di Roma. Il suo ‘Stripped tour’ non chiede nulla al pubblico, non pretende, mostra Peter Murphy ‘a nudo’, senza i suoi Bauhaus, certo, quelli sono di una vita fa, ma ancora con la sua voce cavernosa che scalda il cuore dei tanti over40 presenti.

E’ orgoglio anni ’80, specificatamente orgoglio gothic-dark di un tempo che è stato ma che vale la pena rivedere dal vivo. “Everything passes away”, dice del resto Murphy, 59 enne inarrestabile. E proprio per questo introduce una cover di David Bowie, ‘The Bewlay brothers’. Perché vale la pena di ricordare il Duca Bianco scomparso di recente, in fondo padre ispiratore dei Bauhaus, un legame di musica e indole come si vede nel film di Tony Scott ‘Miriam si sveglia a mezzanotte’, interpretato da Bowie, con i Bauhaus che eseguono ‘Bela Lugosi’s dead’.

Con lo stesso brano Murphy saluta il pubblico del Quirinetta, luogo dall’ambiente dark al punto giusto. Sedici pezzi in scaletta, 7 dei Bauhaus, uno di Bowie appunto, gli altri della sua lunga carriera solista, iniziata prima con Mick Karn dei Japan e i ‘Dali’s car’ e poi effettivamente da solo per trent’anni dalla metà degli anni ‘80. Inizia con ‘Cascade’. Poi ‘Indigo eyes’, approfondisce con la bellissima ‘Marlene Dietrich’s favourite poem’. Con ‘A strange kind of love’ colpisce al cuore con il violino di Emilio China, uno dei due musicisti che lo accompagnano sul palco, l’altro è John Andrews, entrambi collaborano con Murphy da anni.

Naturalmente sono i brani dei Bauhaus che scaldano di più. Murphy inizia da ‘King volcano’ e poi ‘Kingdom’s coming’. Su ‘Silent hedges’ il pubblico accompagna con applausi a ritmo. In scaletta non c’è ‘The passion of lovers’, manca ‘She’s in parties’, il pubblico se ne fa una ragione: del resto, la formula in semi-acustico non permette tutto. E allora ‘All we ever wanted was everything’ diventa quasi l’inno della serata, con Murphy che tra un urlo e l’altro ci infila un “Roma, la dolce vita…”.

‘The three shadows’, ‘Hollow hills’: si scivola verso la fine, dopo un’ora e mezza di musica. Sul palco si allunga l’ombra di Bela Lugosi, Murphy è perfettamente nella parte. ‘Bela Lugosi’s dead…’ e sei nel castello di Dracula, almeno 30 anni fa, in un tempo lontano ma non più triste.
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Grande Fratello Vip: anche il Ministro della Giustizia contro Clemente Russo

Due uomini, un divano, 4 chiacchere da camerata sulle amanti avute. Sembra una situazione normale, forse di dubbio gusto, ma niente di che. Se i protagonisti però sono Clemente Russo e Stefano Bettarini, e il divano è quello del Grande Fratello Vip, le carte in tavola cambiano, tanto da scatenare condanne e verifiche del Ministro della Giustizia.

Giovedì 29 settembre, intorno alle 3 di notte, Stefano Bettarini intrattiene l’atleta Clemente Russo raccontandogli dei suoi numerosi tradimenti verso l’ex moglie Simona Ventura, con cui era stato sposato dal 1998 al 2008. Racconta di Antonella Mosetti (anche lei nella casa del reality show), Alessia Mancini (all’epoca compagna di Ezio Greggio), Sara Varone e una certa Pamela, lasciandosi andare a commenti espliciti. Clemente ride, dà corda al compagno di chiacchiera.

Quando però Bettarini racconta di aver sorpreso la Ventura con un altro uomo, Clemente utilizza epiteti offensivi, aggiungendo che, sorpresa la donna in flagrante con l’amante, il calciatore avrebbe dovuto “lasciargliela lì nel letto, morta”.

Il tradimento maschile è goliardico e perdonabile, ma quello femminile no, anzi, deve essere punito con violenza. Questo emerge dai commenti pesanti, inadatti ad un atleta che rappresenta le forze dell’ordine. Simona Ventura si è immediatamente rivolta ad un legale per tutelare i suoi diritti e quelli dei suoi figli, “calpestati dalle dichiarazioni gravemente offensive rilasciate da due concorrenti del Grande Fratello Vip, evidentemente espressione del loro pensiero sul ruolo della donna e sulla famiglia”.

La nota dell’avvocato Alessandro Simeone, incaricato dalla Ventura, preannuncia gli sviluppi legali della vicenda.

“Clemente Russo verrà chiamato a rispondere di quanto commesso nelle sedi opportune; quanto a Stefano Bettarini, padre di due dei 3 figli di Simona Ventura, ogni commento appare superfluo. In ogni caso – sottolinea la nota dell’avvocato – lascia perplessi che alla casa di produzione del Grande Fratello Vip, responsabile di un programma ripreso da numerose telecamere, sia potuta sfuggire la situazione, visto che c’erano tutti gli strumenti per interrompere immediatamente la diffusione del dialogo offensivo e riprendere altro. Ritornare ancora sull’argomento, anche se in chiave chiarificatrice, aggraverebbe l’accaduto, ferendo un’altra volta i sentimenti e la serenità della mia assistita e, soprattutto, dei suoi figli, cosicché si confida che dell’episodio si riparli solo nelle sedi giudiziarie opportune”

L’ex calciatore aveva già dimostrato dubbio gusto rilasciando un‘intervista ad Alfonso Signorini sul matrimonio con la conduttrice televisiva, mentre questa partecipava al reality “L’Isola dei Famosi“. Questa conversazione non fa altro che aggiungere benzina sul fuoco.

Se Stefano Bettarini dovrà quindi vedersela con la ex moglie ed i suoi legali, Clemente Russo dovrà invece rispondere del suo comportamento al Ministero della giustizia.

Il ministro Andrea Orlando ha infatti chiesto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di valutare “con verifiche del servizio ispettivo, la conformità allo statuto deontologico del Corpo e la compatibilità con le istanze di tutela dell’immagine dell’Amministrazione penitenziaria dei recenti comportamenti del dipendente Clemente Russo, atleta delle Fiamme Azzurre della Polizia Penitenziaria”.

Le espressioni misogine emerse nella conversazione con Bettarini e i commenti omofobici pronunciati contro il concorrente Bosco Cobos, definito “friarello“, non potranno sparire con un semplice “scusate” in diretta.

Moltissime le condanne online, da parte di utenti ma anche personaggi dello spettacolo e giornalisti. Prese di posizione raccolte sotto hashtag di supporto come #iostoconsimona, e #BettariniRussoFuoriGF per eliminare i concorrenti dallo show Mediaset, al cui scopo sono state create anche petizioni online.

Il presidente del Codacons Carlo Rienzi aveva sottolineato le responsabilità anche della produzione televisiva. “È inaccettabile che in un paese dove ogni giorno ci si indigna per atti di violenza sulle donne e per gravi episodi omofobici, possano andare in onda trasmissioni nelle quali emerge sessismo, maschilismo e omofobia” aveva commentato il presidente. “La messa in onda in diretta di affermazioni offensive per la figura delle donne e per gli omossessuali, senza alcun contraddittorio o censura, lancia messaggi pericolosissimi ai più giovani, che come noto emulano i comportamenti dei personaggi famosi visti in tv”.

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Vendemmia del Brunello di Montalcino: “Per fare un grande vino i particolari sono infiniti. Un solo errore può rovinare tutto”

Una giornata d’inizio vendemmia, con il sole che splende, 23 gradi e una brezza leggera che muove i tralci a cui sono ancora appesi i grappoli di sangiovese da Brunello maturi pronti per essere raccolti, sembra di essere in una pubblicità del bel vivere toscano.

Siamo a Castiglion del Bosco, a 12 chilometri a nord est di Montalcino, nel bel mezzo delle colline in cui si produce il vino italiano più famoso nel mondo insieme al Barolo, il Brunello di Montalcino.

Di qui passa la Strade Bianche, la ciclostorica che vede centinaia di appassionati da tutto il mondo pedalare su bici vintage nello sterrato collinare toscano. E attraverso le strade bianche si arriva alla tenuta di Castiglion del Bosco, in mezzo alle vigne c’è un resort a cinque stelle e un campo da golf da 18 buche.

Ma il motore che fa girare tutto è il vino, sono i grappoli d’uva, è il lavoro nei campi e quello in cantina. La proprietà è di Massimo Ferragamo che qui una decina d’anni fa ha ristrutturato un borgo e una decina di ville mezzadrili.

Per l’esattezza siamo nel podere di Capanna, nella vigna di Campo del Drago, quello che in si chiama ‘cru’, ovvero dove terreno, esposizione e condizioni climatiche sono ideali per dare un grande Brunello. Il terreno è infatti sassoso, e l’esposizione è a Sud-Ovest, la ventilazione è costante e c’è una buona escursione termica tra giorno e notte.

Inoltre Capanna è una lingua di vigne incastonata nel bosco, e bosco significa biodiversità e una barriera naturale contro i parassiti della vite. Qui come in molte aziende si sta virando verso la coltura biologica, che vuol dire nessun trattamento chimico e cura per ogni dettaglio. Ogni vite dà 5-6 grappoli, circa un chilo di uva per pianta, che fa 40-50 quintali per ettaro.

vigneto montalcino

Cecilia Leoneschi è l’enologa e la direttrice di produzione dell’azienda, in poche parole è colei che fa il vino.
“Oggi non so ancora quale vigneto vendemmieremo domani. Si lavora così, valutando giorno per giorno e vendemmiando dove la maturazione è perfetta. Si guarda, si assaggia, si valuta, si decide. Un settembre piovoso può compromettere un’annata perfetta, è per questo che noi diciamo spesso che finché i grappoli non sono in cantina non sono ancora nostri”.

Per fare un grande vino i particolari sono infiniti e ciascuno è fondamentale, un solo errore nel corso dell’anno può rovinare tutto. Si parte dal campo, “l’enologia si è trasferita in vigna, prima il vino si faceva di più in cantina, da una decina di anni a questa parte c’è molta più cura della vite e del grappolo, che deve arrivare in cantina perfetto”.

Se è vero che terreno, clima e ventilazione (in una parola, ‘terroir’) sono fondamentali, lo è ancora di più il lavoro e l’esperienza di chi lavora in vigna e in cantina. I grappoli si raccolgono a mano, si trasportano in cestelli piccoli in modo che il peso non danneggi i quelli che rimangono sotto. Una volta in cantina viene tolto meccanicamente il raspo ed eliminati a mano frammenti rimanenti, uno ad uno.

Gli acini fermentano in vasche di acciaio per alcune settimane e talvolta la macerazione si prolunga per 1-2 mesi. Dopo la svinatura, cioè la separazione tra bucce e vino ottenuto dalla fermentazione, si passa in botti di legno per 2-3 anni, poi l’imbottigliamento e il riposo in bottiglia. Il Brunello non potrà essere venduto prima di 5 anni dalla vendemmia.

La squadra dei vendemmiatori è composta da una trentina di persone, perlopiù italiani e bulgari che da anni lavorano stagionalmente per l’azienda, mentre le altre attività svolte in cantina e in vigna, inclusa la potatura, sono svolte da operai fissi che coordinano anche le squadre al momento della vendemmia.

poere capanna

“C’è chi sta bene in cantina, c’è chi sta bene in vigna – racconta Cecilia – difficilmente i due ruoli sono intercambiabili, è questione di indole e di sensibilità. Ci sono figure storiche, ad esempio c’è Moreno, suo padre e suo zio lavoravano qua, lui è nato in una delle ville della tenuta e oggi fa il cantiniere. Poi ci sono i ragazzi che iniziano con la vendemmia e piano piano diventano figure professionali importanti per l’azienda”.

L’annata 2016 ha avuto un’estate fresca, questo significa maturazione lenta e lievemente posticipata. Un’annata qualitativamente buona sia per i bianchi che avranno bei profumi e bella acidità, sia per i rossi che hanno avuto maturazioni pressoché perfette.

Per assaggiare però se ne parla nel 2021, quando avremo un Brunello molto equilibrato, non eccessivamente corposo e molto profumato, adatto ad un lungo affinamento in bottiglia. Un vino che avrà una lunga longevità e che, se ben conservato, potremo forse bere per venti o trent’anni.

Dal primo gennaio invece si stapperà il Brunello 2012, “sarà molto interessante da assaggiare – prevede Cecilia Leoneschi –, perché avrà picchi qualitativi a macchia di leopardo. Fu un’annata calda, certi vigneti ressero benissimo, altri daranno il vino tipico delle annate eccessivamente calde, troppo concentrati. Ci sarà da divertirsi”.

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