Piano cave, pubblicato sul BURT avviso di adozione. Ceccarelli: “Approvazione entro fine anno”

FIRENZE – E’ stato pubblicato ieri sul BURT l’avviso di adozione del Piano Cave, dopo la delibera di adozione da parte del Consiglio regionale dello scorso 31 luglio. Il testo è consultabile sulle pagine dedicate nel sito regionale.

Dalla pubblicazione decorrono i 60 giorni per la presentazione delle osservazioni. “Un altro passo avanti – ha commentato l’assessore regionale al territorio Vincenzo Ceccarelli – verso la definitiva approvazione, che confidiamo possa avvenire entro la fine dell’anno”.

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Indifferenti ai diritti: sul fine vita e utero in affitto il governo gioca a nascondino e il Parlamento è bloccato da anni

Per il momento, si potrebbe dire che la volontà di intervento del governo Gentiloni su alcuni temi è inversamente proporzionale all’importanza e all’urgenza che gli stessi hanno per i cittadini, e soprattutto al vuoto legislativo che su questi si è creato nel corso degli anni. La debolezza dell’esecutivo su questioni che toccano da vicino l’esistenza di milioni di cittadini, al pari di temi storici coma lavoro e sicurezza, è stata messa a nudo negli ultimi giorni dalla vicenda di Dj Fabo, ma l’impressione di impotenza è stata rafforzata dopo l’arrivo, in giornata, della clamorosa ordinanza della Corte di Appello di Trento, che ha riconosciuto la piena genitorialità a una coppia gay dopo la nascita di due gemelli grazie all’utero in affitto.

Due questioni che ormai da anni inchiodano la magistratura a un ruolo di surrogato della politica, sullo sfondo di un far west legislativo che, a quanto pare, rimarrà tale, almeno per questa legislatura. Difficile interpretare in altro modo la dichiarazione del ministro della Salute Lorenzin sulla triste storia di Dj Fabo, che in ogni caso non spingerà il governo a mettere mano alla legislazione in materia.

Il ministro ha fatto intendere che il governo preferisce lanciare la palla nel campo di un Parlamento che da vari anni e legislature non è riuscito nemmeno a fare arrivare in aula un testo sul testamento biologico. Allo stesso modo, sulla sentenza di Trento si è assistito oggi a una sorta di fiera del silenzio, da parte di Palazzo Chigi, dove i telefoni dei diretti interessati hanno squillato a vuoto e si è rivelata un’impresa difficilissima il carpire informazioni o semplici orientamenti sulle future mosse del governo su questo fronte. L’impressione, stando a quello che è filtrato da alcuni ambienti ministeriali, è che non si potrà mettere mano al dossier adozioni gay, anche se questo che era stato tra l’altro indicato come di stretta urgenza da parte del precedente esecutivo, all’indomani dell’approvazione della legge sulle unioni civili.

Una legge che il governo Renzi era riuscito a portare a casa proprio grazie a un compromesso al ribasso che consisteva nello stralcio della parte relativa alla stepchild adoption, su cui l’ala cattolica della maggioranza e dello stesso governo aveva posto un veto insormontabile.

A questo era seguita l’approvazione alla Camera di una serie di mozioni che invitavano l’esecutivo a occuparsi della questione, che però sono rimaste lettera morta. Dopo mesi, le distanze all’interno della maggioranza sono rimaste immutate, e se un governo nel complesso solido come quello presieduto da Matteo Renzi non era riuscito a sbloccare l’impasse, difficilmente potrebbe riuscire nell’impresa il governo Gentiloni, costretto a muoversi con una debolezza congenita data dall’incerta prospettiva politica. Elementi che inducono a pensare che eutanasia, testamento biologico, adozioni gay continueranno ad essere, per i prossimi mesi, esclusivamente il terreno di uno scontro sterile e ideologico tra laici e cattolici, così come è stato anche oggi.
Notizie Italy sull’Huffingtonpost

Space X invierà due turisti spaziali attorno alla luna a fine 2018. Elon Musk: “Hanno già pagato parte del viaggio”

Elon Musk accelera sul turismo spaziale. Il miliardario visionario fondatore di Tesla e SpaceX invierà nello spazio, intorno alla Luna, due privati cittadini nel 2018. I due turisti spaziali si faranno carico delle spese e hanno già lasciato un “deposito significativo”, afferma Musk senza scendere nel dettaglio sui costi. Sono “simili”, si limita a dire, a quelli di una missione con equipaggio all’International Space Station.

I preparativi per i due, di cui non sono stati diffusi i nomi, inizieranno più avanti nel corso di quest’anno, con le visite mediche e l’addestramento necessario per un viaggio di una settimana nello spazio, per un totale fino a 682.000 chilometri da percorrere.

La missione ‘privata’ apre una nuova frontiera nel turismo spaziale e riaccende l’attenzione sulla Nasa. Alcuni osservatori mettono in evidenza i rischi a cui si espone Musk con l’accelerazione. Altri esperti invece ritengono l’annuncio tempestivo. Fra questi ultimi c’è Phil Larson, ex consigliere per le politiche dello spazio di Barack Obama. Con l’amministrazione Trump che deve decidere cosa fare della Nasa e del suo programma, l’annuncio di Musk “mostra che l’industria spaziale commerciale americana è pronta ad andare oltre l’orbita bassa della terra non in dieci anni ma ora” afferma Larson.

La missione di SpaceX nel 2018 potrebbe arrivare prima che la Nasa abbia una nuova chance di andare sulla Luna. La Nasa sta considerando la possibilità di accelerare lo sviluppo del Space Launch System e di Orion, valutando l’introduzione di astronauti nel primo lancio. Con Donald Trump alla Casa Bianca l’agenzia spaziale americana potrebbe muoversi più velocemente che in passato: il presidente ha infatti espresso il proprio appoggio a un programma spaziale più ambizioso, dicendosi pronto a “essere pronto a liberare i misteri dello spazio”.

Fra SpaceX e la Nasa, che hanno un contratto che le lega, non c’è però alcuna competizione, mette in evidenza Musk. “Siamo a favore di qualsiasi cosa favorisca l’esplorazione dello spazio. Quello che è importante e avanzare l’esplorazione e superare quanto raggiunto dal programma Apollo nel 1969, e avere un futuro nello spazio che possa ispirare”.
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Elisabetta Sterni, 30 anni: “Hanno diffuso sul web il mio video hot, ma io non farò la fine di Tiziana Cantone”. L’intervista a Repubblica

“Non farò la fine di Tiziana Cantone, la ragazza di Napoli che ha deciso di togliersi la vita, per questo sono uscita allo scoperto”: a parlare è Elisabetta Sterni, 30 anni appena compiuti, che ha permesso al suo ragazzo di riprenderla in momenti di intimità. Ora quel video, di pochi secondi, è diventato virale: è comparso su migliaia di gruppi Whatsapp ed è stato caricato anche su un sito porno. La giovane ha deciso però di far sentire la propria voce e di non farsi schiacciare dal peso della vergogna e dell’umiliazione. “Quel ragazzo mi piaceva, non ci ho pensato – ha detto in un’intervista a Repubblica -. Ho fatto quel video, mi sono fidata”.

Invece adesso si è ritrovata ad essere la protagonista di un filmato hot che rimbalza su tutti i telefonini.
“È stato girato la scorsa estate ma è diventato virale circa due settimane fa. Quando me l’hanno detto stavo per svenire”.

Chi l’ha avvisata?
“Il gestore del locale per cui lavoro mi ha chiamata in disparte una sera”.

E lei come ha reagito?
“Ci sono rimasta di sasso ma speravo fosse una esagerazione. Poi ho iniziato a indagare e mi sono resa conto che tutta la gente che mi stava intorno aveva quel video. È arrivato persino sul telefonino di mia nipote di 17 anni”.

Come ha gestito la situazione?
“Mi sono spaventata tantissimo e ho deciso di cancellarmi da tutti i social network. Ho eliminato qualsiasi profilo. Poi però mi sono detta che no, non era giusto”.

Elisabetta ha deciso di passare all’azione, di non rimanere passiva a guardare la sua reputazione fatta a pezzi in quel modo. “Denuncio tutti. Denuncio lui, perché ha tradito la mia fiducia – ha spiegato -. Ma è giusto che paghi anche chi ha moltiplicato quelle immagini con leggerezza, senza rendersi conto di come si può far male a una persona”.

Il suo scopo è quello di evitare di fare la fine di Tiziana Cantone: la giovane vuole rialzarsi, nonostante tutto. Per questo ha deciso di esporsi.

Lei ha deciso di uscire allo scoperto, con nome e cognome. Perché?
“Mi ha colpito molto la triste storia di Tiziana. Quando mi sono trovata nella sua stessa situazione ho pensato che dovevo necessariamente tirare fuori qualcosa di buono da questa storia”.

Qual è l’aspetto che più l’ha colpita nella tragedia successa a quella ragazza?
“I giudizi della gente che ti possono mettere il cappio al collo. L’hanno giudicata tutti, senza porsi domande, senza chiedersi come si poteva sentire”.

Nonostante questo lei ha deciso di non nascondersi.
“L’ho fatto solo per dire a chi sta vivendo disavventure come la mia che mi può scrivere. Che non è sola”.

Qualcuno le ha già scritto?
“Certo, ho ricevuto decine di messaggi. Prima ero una poco di buono, ora sono diventata una specie di eroina. Mi dicono: brava, vai avanti senza paura. Vuol dire che aver denunciato è stata la cosa giusta”.


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Michele Emiliano: “Abbiamo convinto Renzi a sostenere Gentiloni fino alla fine”

“Adesso che abbiamo convinto Renzi a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme”. Lo scrive su Facebook il presidente della Puglia Michele Emiliano. E lo fa a pochi minuti dall’inizio della manifestazione della minoranza Pd a Roma, dove parleranno sul palco i tre leader anti-Renzi: Roberto Speranza, Enrico Rossi e, appunto, Michele Emiliano. Un post mattutino, quello del governatore pugliese, che può essere interpretato come un tentativo di tenere ancora aperta la trattativa fino all’ultimo con l’ex premier per evitare la scissione e, in seconda battuta, smarcarsi dalla posizione più oltranzista di Massimo D’Alema.

Ecco il post integrale:

Ieri ho detto a Renzi che basterebbe fare una conferenza programmatica a maggio e le primarie congressuali a settembre per ricomporre un clima di rispetto reciproco e salvare il PD.
Adesso che lo abbiamo convinto a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme.
Questo è il lavoro che deve fare il segretario. Rimettere insieme i cocci di anni difficili per ripartire insieme.
Senza questo lavoro le distanze politiche tra noi sono troppo grandi e non basterebbe una conta per evitare anche a breve nuovi dissensi e nuovi rischi di conflitto.
Diamoci una possibilità.

Intanto Emiliano non è il solo a pensare che la scissione sia ancora evitabile. “I margini per una trattativa ci
sono”: lo ha detto il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini ai cronisti, entrando al Palazzo dei congressi a Firenze per consegnare un premio a Piero Angela.
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Mucchetti: “Renzi si dimetta anche da segretario Pd, su Milano e Roma avverto un clima da fine di regimetto”

Senatore Mucchetti, domani l’assemblea nazionale del Pd, in un clima burrascoso: non solo la sconfitta referendaria, il cambio a Palazzo Chigi con un esecutivo che sembra la fotocopia del precedente e ora anche la bufera giudiziaria a Milano, proprio sul simbolo del renzismo: Beppe Sala, ex commissario Expo scelto da Matteo Renzi per Palazzo Marino. In questo clima, Renzi cosa dovrebbe fare domani?

Avverto un clima da fine regime, se vogliamo essere solenni. O da fine di regimetto, se vogliamo essere più aderenti alle cronache. Le leadership politiche d’opposizione esaltate oltre i propri meriti, convinte di essere a un passo dal potere senza aver fatto i conti con la propria incultura di governo. La leadership di maggioranza schiava delle ambizioni private di un uomo che ha perso la testa. Come se non bastasse, ecco a turbare l’opinione pubblica le inchieste di Milano, ma anche quelle di Roma. Il nuovo che avanza sembra uguale al vecchio. I sindaci, sui quali resisteva la fiducia, che diventano discutibili come i consiglieri regionali… Dell’inadeguatezza della Raggi è già stato detto tutto, anche da parte dei suoi correligionari pentastellati. Della reazione di Sala colpisce l’irrazionalità. Che senso ha sospendersi? Milano resta senza sindaco? E per quanto tempo? Se si sente estraneo alle accuse, Sala deve restare a palazzo Marino a testa alta. Se teme qualcosa, si deve dimettere. Ma qui emerge l’equivoco moralista del renzismo: forcaiolo con l’allora ministra Cancellieri e garantista con la ministra Boschi. E così l’impolitico Sala non sa più che cosa fare né a chi rispondere….

Ma Renzi?

Non mi stupirei se domani Renzi si presentasse dimissionario. Matteo, direbbe l’Antonio shakespeariano, è uomo d’onore. E così pure Maria Elena. Tutte persone d’onore…Avevano promesso che si sarebbero ritirate dalla politica se avessero perso il referendum. Lei non l’ha fatto. Anzi. Ma a una signora una debolezza va concessa… Ma a lui? Al capo pullman? Nella sua domenica nera, Renzi ha aggiunto di non essere attaccato alla poltrona come gli altri, e dunque ha annunciato il ritiro da palazzo Chigi. In verità, gli “altri” si erano dimessi davvero e senza farla tanto lunga: D’Alema, Veltroni, Bersani. Se domani lasciasse la segreteria del Pd, Renzi darebbe esecuzione – ancorché tardiva – a un impegno.

Tardiva?

Beh, tutti hanno visto che prima ha cercato di andare subito alle urne a leggi elettorali vigenti con il suo governo in carica per gli affari correnti. Poi, di fronte al richiamo alla responsabilità del Quirinale, ha cercato il reincarico, poi ha condotto consultazioni irrituali, ma ben pubblicizzate, di capi e capetti in parallelo a quelle ufficiali del presidente della Repubblica, quindi ha tentato di porre un limite temporale e politico al governo Gentiloni e ne ha certamente condizionato la composizione affinché fosse chiaro che comandava ancora lui, l’ex non ex del Nazareno. La promozione della Boschi a guardiana del premier e la posizione surreale di Lotti, sport e Cipe, parlano da se’. Sono uno schiaffo agli elettori. Eppure, Gentiloni qualcosa fa sperare.

Fa sperare che cosa?
Avrà notato che il premier non ha preso l’impegno di dimettersi dopo l’approvazione della legge elettorale, che ha delegato questa legge cruciale, come giusto, al Parlamento smentendo così le procedure del predecessore che la fece proporre dal governo e pretese per tre volte la fiducia del Parlamento. I governi, ha spiegato Gentiloni, durano finché hanno la fiducia delle Camere. Forse è pura tautologia costituzionale, forse no.

Toccherà dunque al Pd staccare la spina?

Questa sembra la regola evocata dal capo del governo. Ma come farà il Pd a staccare la spina a un governo che funzionasse o ad andare alle elezioni avendo promosso un governo che si rivelasse incapace ma che tutti attribuirebbero al suo leader? L’astuto Renzi mi pare finito in un cul de sac.

Cul de sac? Allora, Mettiamo che Renzi si dimetta, faccia decidere all’assemblea un congresso lampo, una sorta di nuove primarie per riconquistare la guida del Pd e ricevere la candidatura alla guida di un governo di legislatura…

Non sono iscritto al Pd, ma l’ho votato e seguo la disciplina del gruppo del Senato. Comunque, credo di ricordare che i congressi richiedano qualche mese per essere celebrati partendo dal basso… Trasformare le prossime assise, previste per la fine del 2017, in rapide elezioni primarie mi pare surreale, senza sapere quale legge elettorale avremo e ancor più se, seguendo la probabile sentenza della Corte, avremo un regime sostanzialmente proporzionale. Nelle coalizioni, che si renderebbero necessarie dopo il voto, non si impone il premier. Lo si negozia.

Veramente non mi pare che Renzi sia già pronto a sacrificare l’opzione maggioritaria. Per questo, più che al congresso del Pd, pensa a primarie di coalizione prima delle elezioni anticipate, da celebrarsi al massimo a giugno. Che ne pensa?

Lo stile è l’uomo. Renzi non è Cameron. D’altra parte, se torna a Rignano, Renzi che fa? Non ha un mestiere. Il rottamatore vive di politica da sempre. Dunque sogna la rivincita per se stesso. Ma così rischia di portare il Pd e il centrosinistra alla rovina, e con loro, temo, il Paese. Quanto all’impopolarità del governo, basterebbe sostituire i ministri più ferocemente renziani per rendere il dovuto omaggio al corpo elettorale. E lavorare. L’Italia ha bisogno di essere governata. Non di avere altri 6-7 mesi di campagna elettorale con il blocco di tutto com’è avvenuto già nel 2016.

Renzi è l’unico leader del centro sinistra?

Non credo sia questione di leader ma di classe dirigente. Se invece così fosse e se Renzi fosse davvero l’unico leader, il centro sinistra avrebbe già perso.

Perché ha perso? Solo cattiva comunicazione, come disse l’ex premier quando il governo fu inondato di critiche per la Buona Scuola?

La cattiva comunicazione e’ la scusa degli sconfitti che non vogliono ammettere gli errori veri. Ma se ha invaso le TV, i giornali, le buche delle lettere e perfino il web con la propria presenza…. Che sia lui il messaggio “cattivo”? Il fatto è che Renzi ha fallito sia nel rapporto con la società civile sia nella politica politicante.

Allora cosa ha sbagliato Renzi?

Non puoi proporti come leader della sinistra e non avere mai un’idea diversa da quelle di Marchionne, della JP Morgan o di Google. Non che costoro abbiano sempre torto. Ma tu, chi sei se ti fai scavalcare perfino da una Theresa May nel rapporto con i lavoratori nelle aziende e nella politica fiscale verso i nuovi monopoli? Credi che le diseguaglianze generate dalla globalizzazione finanziaria si combattano con gli 80 euro? E quando affronti le grandi imprese o le banche, hai un’idea di Paese e sei capace di far di conto o ti fai portare a spasso dal Dimon di turno? Capisci che cosa bolle nel pentolone della Vigilanza unica o arrivi sempre tardi dicendo che corri? Diversamente da Ugo La Malfa, da Giovanni Malagodi, dai principali leader democristiani o dallo stesso Craxi, che erano parte dell’establishment e trattavano da pari a pari con i poteri economici, non sempre nemmeno loro ma spesso, Renzi è un parvenu che, invece di trarre vantaggio dall’assenza di legacy con il passato, ha manifestato un vero e proprio complesso di inferiorità verso i poteri forti quando questi poteri – beffa delle beffe – forti non erano già più. È stato sgarbato con il governatore della Banca d’Italia credendo di diventare autorevole, ma senza poi saper proporre un’idea sua. Dice di rinnovare e recupera la corte di Bisignani. E ora tace su Mediaset e Bollorè. Avendo già taciuto su Telecom Italia quando tentarono di prenderla gli spagnoli di Telefonica e poi quando l’ha presa davvero Vivendi. Però, addosso alla Camusso, avanti contro la Cgil, mi raccomando. Così siamo moderni e vinciamo il referendum con l’appoggio della Confindustria e del Sole 24 Ore, notorio esempio di gestione 2.0, ma che dico: 6.0, e certo con il valsente dei commensali che ti vengono a sentire chez Micheli pagando 30 mila euro a testa.

Beh forse non solo il Sole…

I giornali hanno capito con grande ritardo quanto poco Renzi sia adatto a governare un Paese grande come l’Italia. Un ritardo che illumina la debolezza di editori, direttori e di parte delle redazioni. Ma adesso il coro di critiche al governo Gentiloni targato Boschi suona come una campana a morto. Caro Renzi, quando perfino Paolo Mieli, che gli ex comunisti li ha in uggia più di te, ti consiglia una pausa, e’ il momento di prendertela.

Lei ha votato la fiducia.

Con grande fatica. Sono stato tentato fino all’ultimo di non partecipare al voto. Ma il Quirinale chiedeva stabilità. E non si fa niente da soli. Si può tuttavia prendere posizione nel merito dell’azione di governo, avanzare nuove proposte per costruire soluzioni migliori. Credo vada sostenuta, per esempio, la riforma dei regolamenti parlamentari che, come ha ricordato il presidente del Senato, Piero Grasso, può raggiungere con legge ordinaria gli obiettivi di governabilità parlamentare e di coinvolgimento delle regioni, così male affrontati dalla riforma costituzionale. C’è un ddl Zanda-Finocchiaro da riprendere. E poi c’è un Jobs Act da rivedere. I voucher sono uno scandalo. Il decreto salva banche a tutela del risparmio. Le nomine al vertice delle aziende pubbliche che mi auguro obbediscano al merito e non all’appartenenza alle cordate di turno…. Se ne hanno voglia, Gentiloni e Padoan possono molto.

Ci crede?

Il cervello suggerisce pessimismo. Resta la volontà.

Perché è pessimista?

Perché il sistema dei partiti è spappolato, le culture politiche fin troppo indebolite. In particolare, la governance
del Pd, che resta l’architrave dell’attuale maggioranza parlamentare, si è rivelata assai carente. Nella Prima Repubblica, quando Andreotti si dimetteva, non andava a palazzo Chigi Cirino Pomicino. I partiti riunivano le direzioni (che erano una cosa seria..) e i gruppi parlamentari per decidere che cosa dire al presidente della Repubblica. Oggi decide tutto il capo con tre o quattro capi corrente, se va bene. I gruppi parlamentari e le direzioni sono chiamati a commentare i commenti dei giornali e le chiacchiere già fatte nei talk show. E’ triste. Fossimo guidati da un Messi della politica, pace. Ma il “caro leader” ha toppato con la riforma costituzionale, ha imposto tre volte la fiducia su una legge elettorale che poi dice di voler cambiare e che la Corte boccerà, ha varato una riforma della P.A. non proprio costituzionale, una riforma delle banche popolari fermata dal Consiglio di Stato, della Buona Scuola tacere è bello, e ora il duro trema davanti ai referendum sul Jobs Act come confessa il ministro Poletti. Più in generale, questo Pd usa argomenti populisti sulla politica e sulla P.A. per non lasciarli al M5S e non si accorge che così smonta la sinistra senza mai raggiungere l’originale grillino. L’impegno che ho preso accettando la candidatura al Senato propostami dall’allora legale rappresentante del Pd, Pierluigi Bersani, si avvicina alla scadenza. Meno male, dico per me. Ma mi domando se davvero il Pd crede di portare il centro sinistra a vincere le elezioni in queste condizioni?


Renzi conta sul 40%…

Dio acceca chi vuol perdere.

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Allegri: “Fantasma di Conte?. Alla fine contano i risultati” – La Gazzetta dello Sport


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