Enrico Rossi: “Una patrimoniale per finanziare gli investimenti pubblici”

“Tortuosa è la strada dell’asino, dritta quella dell’uomo, scriveva il grande architetto Le Corbusier. Ecco, io ho scelto di seguire la strada dritta, Emiliano quella dell’asino”. Così Enrico Rossi, presidente della Toscana, in un’intervista alla Stampa commenta l’improvviso dietrofront del collega pugliese.

“Domenica sera abbiamo firmato con lui e Roberto Speranza una nota durissima che annunciava la scissione. Poi l’ho sentito lunedì in giornata, mi ha detto che ci saremmo risentiti la sera. Ma quella telefonata non è arrivata. Non ha concordato nulla con noi”, ha raccontato Rossi precisando che “ognuno segua la sua strada, il suo istinto”.

“Domenica – ha continuato – la relazione di Renzi e gli interventi successivi sono stati bastonate contro di noi. In quel momento ho detto che avrei lasciato il partito per costruire una nuova forza politica di sinistra e ora tengo la barra dritta, anche se non è facile. Lo faccio per ragioni profonde, non certo per la data del congresso. Non me la sento di partecipare a un congresso che sarà solo una reincoronazione di Renzi”.

Rossi precisa: “io voglio parlare di lavoro, di proposte per la redistribuzione del reddito. Le condizioni per restare non ci sono, il Pd non è più il mio partito, da Renzi ci divide l’analisi sulla società italiana e le risposte da dare alla crisi in una fase in cui le persone più deboli si rivolgono ai Trump”. Dalla base in Toscana, “c’è stata una reazione negativa, è inutile negarlo. Ma avrò modo di spiegare le mie buone ragioni. Il tempo lavorerà per noi, ci sono milioni di lavoratori e precari che hanno già lasciato il Pd a cui vogliamo dare risposte”.

Obiettivo del presidente toscano è creare “una forza di sinistra nuova, non una replica del passato, con ricette economiche molto diverse da quelle di Renzi: niente bonus ma una patrimoniale per finanziare gli investimenti pubblici e una seria lotta al precariato. Ma ricordo che il nostro avversario è la destra, non il Pd. Coi dem bisognerà provare a ricucire, anche immaginare un’alleanza”.

Per quanto riguarda il leader del nuovo partito “dovremo trovare il modo di allargare la partecipazione, di aprirci: non esistono solo i gazebo”. E conclude: “Io non cerco posti in Parlamento, voglio restare alla guida della mia Regione e le condizioni ci sono. Sui programmi l’accordo col Pd è pieno. Ma qualche contraccolpo non lo escludo: se gli altri vorranno far saltare tutto dovremo prenderne atto”.


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Enrico Mentana a Maurizio Costanzo: “Il mio addio a Mediaset? Preferirono il Grande Fratello a Eluana Englaro”

Scelte aziendali non condivise: è questo il motivo per cui Mentana ha lasciato il posto di direttore editoriale di Mediaset, nel 2009. Lo ha spiegato a Maurizio Costanzo durante la puntata di ieri sera di “L’intervista” in cui racconta l’episodio che ha provocato il suo addio a Mediaset.

“Ho acceso Canale 5, la rete di cui ero il direttore editoriale, e vedo una ragazza del ‘Grande Fratello’ che piange”, racconta Mentana “e ho pensato ‘almeno li hanno avvertiti’, invece ho scoperto che stava piangendo perché l’avevano eliminata, allora ho detto ‘Not in my name’ e mi sono dimesso”.

In quell’occasione, Mentana si era detto nettamente contrario a mandare in onda la puntata del reality dopo la morte di Eluana Englaro. Nel momento in cui l’azienda ha preferito continuare con il reality, Mentana si è rifiutato di proseguire.


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Enrico Mentana risponde a Enza Blundo sul terremoto: “Per le fesserie possiamo attendere”

“Purtroppo puntuale è ricominciato il balletto sulla magnitudo ‘abbassata ad arte per non risarcire’. Bufala già smontata qui dopo il terremoto del 24 agosto. Non speculiamo sulla pelle della gente, per favore. Spiace vedere che ci è cascata anche una senatrice, Enza Blundo del M5s“. Lo scrive sul proprio profilo facebook il direttore de La7 Enrico Mentana.

“Crollano meraviglie della nostra storia, si temono perdite umane, centinaia di migliaia di persone non dormiranno più a casa loro per chissà quanto tempo. Le fesserie – conclude – possono attendere, se proprio non si riesce a farne a meno”.


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