Suvignano: domani la grande festa nella tenuta simbolo della lotta alla mafia

FIRENZE – Tutto pronto per la grande festa di domani, domenica 23 giugno,  nella Tenuta di Suvignano, nel senese. In uno dei luoghi-simbolo della lotta alla criminalità organizzata, da quest’anno affidata in gestione alla Regione Toscana, si apriranno i cancelli per vivere un bene che è tornato finalmente di tutti.

Dopo una mattina di musica (con la street art band “BadaBimBumBad” a guidare come un pifferaio gli ospiti sui sentieri di una terra riconquistata), di teatro (“Straligut teatro”) e di occasioni per picnic all’aperto con i prodotti agricoli a filiera corta del territorio, nel pomeriggio spazio alle parole, di lotta e di speranza, con l’incontro “Conoscere le mafie, costruire la legalità”: parteciperanno, insieme all’assessore regionale alla presidenza Vittorio Bugli e ai sindaci di Monteroni d’Arbia e Murlo, Gabriele Berni e Davide Ricci,  Antonino De Masi, imprenditore calabrese, che da anni vive sotto scorta per aver denunciato il racket, e la giornalista Federica Angeli, sotto scorta anche lei dal 2013 per le sue inchieste sulla mafia romana.

Chiusura di nuovo in musica con i “Modena City Ramblers”.

 

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Promozione della salute e corretti stili di vita per i giovani, accordo Regione-Aziende sanitarie-Università

FIRENZE – Interventi di promozione della salute e di prevenzione attraverso corretti stili di vita rivolti agli studenti universitari. Li prevedono i due accordi che saranno firmati tra breve, rispettivamente tra Regione, Asl Toscana nord ovest e Università di Pisa; e Regione, Asl Toscana sud est e Università di Siena e Università per Stranieri di Siena. I due accordi, approvati da altrettante delibere portate in giunta dalle assessore alla salute Stefania Saccardi e a cultura e Università Monica Barni, e approvate nel corso dell’ultima seduta, fanno seguito a un accordo analogo già siglato nel dicembre scorso tra Regione, Asl Toscana centro e Università di Firenze. Tutti e tre gli accordi vengono attuati in via sperimentale per l’anno accademico 2019-2020; per gli studenti sarà possibile partecipare a tutti gli eventi e le iniziative che verranno programmate, tramite la Carta Unica dello Studente.

“Come Regione abbiamo sempre puntato molto sulla prevenzione, e vogliamo continuare a farlo – dice l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi – I dati dell’Oms e quelli della nostra Agenzia Regionale di Sanità ci dicono che si può fare ancora molto per promuovere la salute e migliorare gli stili di vita dei giovani, per quanto riguarda, per esempio, l’educazione sessuale, l’alimentazione, l’attività fisica. Grazie a questi accordi, vogliamo offrire opportunità di salute ai giovani che frequentano le nostre Università”.

“Con questa delibera ampliamo i servizi della Carta dello Studente della Toscana – dichiara la vicepresidente e assessore a cultura e Università Monica Barni -, offrendoli anche agli studenti di Siena e Pisa, così come era già previsto per i loro colleghi di Firenze. La Regione Toscana conferma le sue politiche per il diritto allo studio universitario attraverso un’offerta di servizi che hanno come obiettivo la cittadinanza studentesca”.

Questi gli ambiti degli interventi:

– Hiv/Aids e MST (Malattie sessualmente trasmissibili). Obiettivo, informare e sensibilizzare i giovani universitari sui comportamenti a rischio e sulle malattie a trasmissione sessuale. Questo avverrà con giornate/evento a tema che si terranno in sede universitaria, previa iscrizione online sul sito dell’Università. Interverranno professionisti sanitari (infettivologi, ginecologi, educatori della salute, epidemiologi, ecc.), esperti della comunicazione per sensibilizzare gli studenti sul tema, utilizzando un linguaggio appropriato ed efficace e distribuendo materiale dedicato. I professionisti sanitari delle Asl illustreranno i servizi locali a disposizione, compresi quelli dei consultori;

– stili di vita sani, in particolare iniziative di alfabetizzazione alimentare e informazioni dettagliate per una corretta alimentazione. Anche in questo caso, saranno giornate/evento, alle quali ci si potrà iscrivere online, sui temi della Piramide Alimentare Toscana (PAT), e su come mangiare sano anche fuori casa, approfondendo il tema del cibo da vari punti di vista, grazie al personale sanitario delle Asl.

Le azioni saranno programmate con un apposito gruppo di lavoro formato da personale regionale, universitario, professionisti sanitari e rappresentanti degli studenti. Agli uffici regionali coinvolti competono l’organizzazione e gli adempimenti necessari all’attuazione dell’accordo. Le Università dovranno offrire sedi, supporto logistico, informativa per gli studenti e la loro iscrizione agli eventi programmati.

Ciascuno dei due accordi verrà finanziato dalla Regione con 25.000 euro, come già il precedente accordo con Università di Firenze e Asl Toscana centro.

I dati regionali delle sorveglianze di Ars (Agenzia Regionale di Sanità) Toscana, sulla fascia dei giovani 18-25 anni, confermano la necessità di informare e sensibilizzare i giovani universitari sui comportamenti a rischio e sulle malattie a trasmissione sessuale con un’attività di prevenzione dedicata. Da quando ha preso avvio il sistema di sorveglianza Hiv, dal 2009 fino al 31 dicembre 2017, a cura di Ars, sono state accertate in Toscana 2.744 nuove diagnosi di Hiv: di queste, 301 sono relative ai giovani 18-25 anni. L’incidenza in questa fascia di età è più alta rispetto a quella generale toscana: per ogni 100.000 residenti si verificano 12 casi, rispetto agli 8 in media in Toscana. L’incidenza maggiore si verifica soprattutto tra le femmine (18-25) che, con un tasso di incidenza di 8 casi ogni 100.000 residenti risulta due volte e mezzo superiore alla media femminile in Toscana. L’incidenza nei maschi di 18-25 anni è solo leggermente superiore a quella dei maschi della Toscana: 15 per 100.000 residenti, rispetto ai 13 per 100.000. Rriguardo alla modalità di trasmissione del virus Hiv, come avviene in tutte le fasce d’età, la principale modalità di trasmissione è risultata quella sessuale, e principalmente tra i giovani omosessuali con il 47% dei casi. (Fonte: Ars su dati Sistema sorveglianza Hiv. Anni 2009-2017).

Quanto a stili di vita corretti e alimentazione sana, i dati dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), dell’American Institute for Cancer Research, del World Cancer Research Fund International in “Cancer Prevention e Survival” e del Ministero della Salute evidenziano come i più comuni tumori potrebbero essere prevenuti attraverso uno stile di vita salutare, che comprenda precoci abitudini alimentari corrette, mantenimento del peso ideale e adeguata attività fisica.

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Prende il via il 13 Maggio la Settimana Verde della UE

Il  più grande evento annuale del calendario ambientale europeo si svolgerà con le principali conferenze di apertura e chiusura a Varsavia e Bruxelles.

L’edizione di quest’anno della Settimana verde dell’UE metterà in risalto il processo di "Implementazione ambientale".

 

Nel corso dell’evento, i responsabili delle politiche, le parti interessate e gli attivisti di tutta Europa si riuniranno per discutere della politica ambientale dell’UE, esaminando l’aspetto dell’attuazione e le attuali difficoltà che devono affrontare gli Stati membri dell’UE.

In questo contesto, particolare importanza ricade sulla Revisione di attuazione ambientale (EIR) , una serie di relazioni sullo stato di attuazione delle leggi ambientali in tutti gli Stati membri europei, che è stata pubblicata il 5 aprile dalla Commissione europea.

Con la presenza del commissario Karmenu Vella, la settimana verde dell’UE sarà lanciata a Varsavia il 13 maggio con una conferenza dal titolo " Dalla legislazione all’ambiente pulito ".

Dal 15 al 17 maggio, circa 30 sessioni diverse si terranno a Bruxelles.

Il programma sarà molto vario, educativo e divertente. Le sessioni copriranno una varietà di argomenti che vanno dal modo in cui i cittadini e la società civile possono difendere i loro diritti in un ambiente salubre, o l’ impatto ambientale del calcio e di altri eventi sportivi (una sessione organizzata in collaborazione con la UEFA) alle discussioni sull’aria pulita , riduzione dei rifiuti o mobilità urbana .

Inoltre ci sarà la possibilità di assistere a un processo di simulazione dove i giovani avvocati sosterranno un caso legale fittizio relativo allo sviluppo di un parco eolico: da un lato, lo Stato deve produrre più energia rinnovabile per ridurre l’impatto sul cambiamento climatico d’altro, ha l’obbligo di proteggere alcune specie (come pipistrelli e uccelli).

Come dovrebbe la corte interpretare la legge? Come viene implementata la legge UE? Questo processo fittizio è organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Bruxelles. La stessa sera, si terrà la Cerimonia dei premi LIFE che premierà i progetti di maggior successo dell’anno 2018.

 

Relatori provenienti da istituzioni europee, autorità pubbliche, imprese e ONG di tutta Europa e oltre saranno presenti per i 3 giorni della conferenza di Bruxelles. Tra gli altri, i discorsi saranno tenuti dal commissario europeo Karmenu Vella, Martine Aubry, sindaco di Lille o Juan G. Auz, avvocato ecuadoriano che difende i diritti degli indigeni in Amazzonia e protegge i restanti ecosistemi.

Si potranno seguire gli eventi della Settimana verde anche tramite un live stream dedicato, che sarà disponibile a partire da lunedì 13 maggio: https://www.eugreenweek.eu

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Evviva la Deflazione! Più degli 80 euro di Renzi potè il ribasso della benzina.

Anche se in ritardo la grande distribuzione ha capito che per far tornare gli acquisti bisogna far scendere i prezzi; la pacchia, complici i mancati controlli che hanno consentito in breve tempo il raddoppio dei prezzi dopo il passaggio Lire/Euro, è finita!

Non c’è bisogno che Grillo, a cui vanno le nostre simpatie, si affanni tanto e spenda tante energie per arrivare ad un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Euro, le stesse energie potrebbero essere utilizzate, sul territorio e magari attraverso gli stessi banchetti ai quali si raccolgono le firme, per incidere ancor di più sulla discesa dei prezzi al consumo.

 

qualsiasi cosa di uso comune e giornaliero, dai biscotti al dentifricio, oggi sta calando di prezzo; i produttori e distributori vedendo che la crisi delle vendite non accennava a finire hanno fatto la cosa più logica (peraltro senza fare cartello ma semplicemente adottando criteri di libera concorrenza) e pian piano la gente sta ritrovando la voglia di spendere e magari di potersi permettere qualche sfizio.

 

Renzi pensava, ma per molti è stata solo una mossa tendente ad acquisire voti nelle elezioni europee, che elargendo 80 Euro ad una fascia della popolazione l’economia si sarebbe prontamente ripresa; in realtà così non è stato perchè, come poi si è potuto constatare, pur senza voler generalizzare, quanto dato con la mano destra è stato ripreso (e magari abbondando) con la mano sinistra.

Quindi la deflazione, cioè non l’aumento ma la discesa dei prezzi, vista dai grandi economisti come una sciagura, si sta rivelando una grande risorsa per le economie famigliari e se questi grandi scienziati la smettessero di guardarsi l’ombelico potrebbero persino arrivare a capire che se a fronte di una riduzione dei prezzi del 10 % ottengo maggiori vendite del 30% (ovviamente le percentuali sono variabili in base ai settori economici e le varie attività) il PIL torna a crescere e lo stato introita più tasse, IVA in primis.

 

Quindi la battaglia che vale la pena di combattere non è quella sull’uscita (improbabile e demagogica) dell’Italia dall’Euro, bensì quella del riallineamento dei prezzi in euro al valore che avevano (ovviamente rivalutato considerando un 2% medio di inflazione annua) ai tempi della lira.
Altri Paesi europei, vedi Germania, non hanno consentito, dopo il cambio Marco/Euro, l’aumento indiscriminato dei prezzi ed è per questo che oggi a Dusseldorf o a Berlino, un dentifrico della stessa marca costa il 40% di quanto costi in Italia.

 

Ma veniamo alla benzina, su cui grava una mole di tasse inaudita, e anche (unico caso l’Italia) l’iva sulle tasse; è in atto una speculazione di una entità colossale; vi basti pensare che all’attuale prezzo di un barile di greggio (intorno ai 45 dollari) dovrebbe corrispondere un prezzo alla pompa, pur gravato dell’esorbitante 75% di tasse, di circa 65 centesimi il litro. Invece, sempre ad oggi, si fatica a trovare stazioni di servizio che vendano un litro di diesel a meno del doppio.

 

Qualcuno dice che petrolieri e Stato sono prudenti (e intanto straguadagnano) perchè, hai visto mai, il prezzo del greggio potrebbe ricominciare a salire da un minuto all’altro; ma anche questa ipotesi, sempre a voler sollevare lo sguardo dall’ombelico, è fortemente improbabile e per vari motivi: primo, perchè le nuove tecniche di estrazione consentono maggiore produttività; secondo, il sempre maggiore ricorso alle energie rinnovabili continua a far scendere la richiesta di petrolio; terzo, al largo del Brasile c’è probabilmente più petrolio di quanto ce ne sia nel resto del mondo; quarto, il cartello dell’OPEC non riesce più, e forse neanche vuole, a condizionare i mercati.

 

Ecco quindi che ad una già normale, benchè tardiva, tendenza a risvegliare i mercati applicando prezzi più equi, si aggiunge il risparmio (solo negli ultimi giorni, benchè ancora ben lontano dal valore effettivo, del 20%) sul costo del carburante; cosa questa che incide sul valore delle merci (che vedono nel trasporto una delle maggiori voci di costo) e sul conto economico delle singole famiglie.

 

Addirittura i medici si stanno adeguando e anche i centri di analisi strumentali, con più lentezza ma anche loro, e sempre in virtù della concorrenza, si stanno ridimensionando.
Sono sempre meno (ma purtoppo ancora ci sono) i baroni che osano chiedere 500 Euro per una visita e anche per una semplice lettura di analisi o i centri che per una risonanza "sparano" 500 (quando non di più) Euro.

 

Se ci lasceremo alle spalle la crisi, speriamo presto, è auspicabile che i cittadini non abbassino la guardia; è questo l’unico modo per tenere a bada gli speculatori e far si che i soldi che abbiamo in tasca, pochi o tanti che siano, abbiano un reale e non fittizio potere d’acquisto ma che, soprattutto, bastino per arrivare a fine mese e magari consentano pure qualche risparmio.

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Indonesia, dolore e rammaricodopo l’annuncio della sospensione delle operazioni di ricerca e soccorso.

Save the Children stima che sia di 1500 il numero dei bambini dispersi in seguito al Terremoto e allo Tsunami che ha colpito Sulawesi.

Comunicato Save the Children

 

“Abbiamo accolto con estremo dolore la notizia della sospensione delle attività di ricerca e soccorso dei sopravvisuti al terremoto e allo tsunami a Sulawesi centrale da parte del Governo indonesiano,” ha dichiarato Selina Sumbung, Direttrice di Yayasan Sayangi Tunas Cilik (YSTC), il partner locale di Save the Children.
L’annuncio della sospensione delle attività di ricerca e soccorso a Sulawesi indica purtroppo che migliaia di persone finora disperse sono presunte vittime del terremoto e allo tsunami che ha colpito nei giorni scorsi l’isola indonesiana.

 

“Secondo l’agenzia nazionale di contenimento dei disastri naturali, il numero di persone disperse è salito a 5.000, compresi, secondo le stime, 1.500 bambini. I bambini sono particolarmente vulnerabili in questo tipo di situazioni, e pensare che così tanti abbiano perso la vita è straziante. Questi numeri nascondono il dolore profondo di ciascuna di queste famiglie, che devono affrontare l’orrore di non sapere se i loro cari sono ancora in vita. L’ansia che stanno provando, insieme ai disagi quotidiani per la ricerca del cibo e di un posto asciutto dove dormire, è difficile da immaginare.”

 

In Indonesia, Save the Children opera attraverso YSCT, che ha predisposto, insieme alle altre organizzazioni, un sistema di tracciamento dei gruppi familiari insieme alla procedura di riunificazione, e ha creato un sistema di monitoraggio e protezione dei minori per garantirne la sicurezza. YSCT ha anche creato un centro di registrazione dove genitori e bambini che hanno smarrito i propri familiari possono fornire le informazioni necessarie per ritrovarli, e da dove i bambini possano essere trasferiti in un luogo sicuro in attesa che vengano effettuate le operazioni di rintraccio.

 

“Siamo qui al fianco delle famiglie colpite dal disastro che stanno cercando di ricostruire le loro vite, e continueremo a lavorare senza sosta perché possano avere un riparo, ricevere ciò che occorre per la loro igiene, acqua fresca e il necessario supporto psicologico”, spiega ancora Selina Sumbung. Il partner di Save the Children sta continuando a distribuire a centinaia di famiglie di Sulawesi aiuti salvavita come kit per l’acqua potabile, kit per l’igiene e materiali per la costruzione dei ripari.

Per supportare gli interventi di Save the Children nell’emergenza in Indonesia:
https://www.savethechildren.it/dona-fondo-emergenze

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YFU analizza con competenza il fenomeno della mobilità studentesca internazionale.

Ormai in molti campi dell’istruzione, gli standard educativi sono visti globalmente e gli studenti si confrontano con i coetanei di altri paesi e con insegnanti che operano in contesti ad elevata internazionalizzazione.

I Direttori di YFU Italia, USA, Brasile, Cina e Germania si confrontano su valori, modelli educativi e importanza degli scambi interculturali per i nostri giovani

 

L’aumento degli studenti che decidono di affrontare un’esperienza di studio all’estero è esponenziale in tutto il mondo:
in occasione del Convegno Internazionale dei Direttori di YFU YOUTH FOR UNDERSTANDING – organizzazione no profit che opera da oltre 60 anni negli interscambi culturali, da quest’anno anche con una sezione italiana -, che ha visto la partecipazione di membri di oltre 50 nazioni compresa l’Italia, emerso con chiarezza quello che ormai può essere definito come un vero e proprio fenomeno sociologico, anche dimostrato dalle linee di indirizzo del MIUR nella Nota Ministeriale n. 843, e di particolare importanza operativa nel valorizzare questa aspirazione degli studenti, accogliendola armonicamente nel piano dell’attività formativa di ogni singolo Istituto.

 

In particolare, come dimostrano i dati di YFU ITALIA, i ragazzi italiani prediligono come destinazione gli Stati Uniti nel 64.64% dei casi, UK e Irlanda nel 16.6%, la Germania nel 7.3%, l’Oceania nel 3.05%, l’Asia nel 2.44% e l’Africa nell’1.83%.
L’Italia è scelta per il 27.16% da studenti tedeschi, il 19.75% dall’America Latina e il 14.8% dagli Stati Uniti.

 

“E’ evidente come la dimensione dello scambio tra culture, delle competenze comunicative, della familiarità con la diversità linguistica e culturale siano diventate componenti imprescindibili.” afferma Mario Giacomo Dutto, membro del Comitato Scientifico YFU Italia, già Direttore Generale per gli Ordinamenti del Sistema Nazionale di Istruzione e per l’Autonomia Scolastica del MIUR. “Il pensare globale è dunque la sfida che dobbiamo affrontare per il futuro dei nostri giovani.”

 

Concorda Micheal Hill, Direttore Nazionale YFU USA e Membro IAC: “Negli Stati Uniti mai prima d’ora è stato così importante per gli studenti interagire con altre culture, le nostre politiche e sistemi scolastici solo ora fanno dello scambio interculturale una sfida: ecco perché le nostre scuole di maggior successo utilizzano lo scambio quale mezzo per diversificare l’esperienza formativa dei propri studenti, integrando le diverse culture con le attività educative di base del sistema d’istruzione statunitense” .

 

“In Germania è ancora presente un sistema di scuola di tipo federale, ma c’è il bisogno di globalizzarlo e unificarlo sempre di più. YFU e altre organizzazioni no profit attive negli scambi interculturali possono quindi aiutare a modernizzare il nostro sistema educativo per poter arrivare, in ultima istanza, ad aspirare ad un vero modello di educazione globale dove i valori della pace, del rispetto e dell’essere cittadini del mondo siano onorati” afferma Knut Moeller, Direttore YFU Germania e membro EEE.

 

CONFRONTO TRA MODELLI EDUCATIVI INTERNAZIONALI

 

Punti di confronto comuni ma anche peculiarità locali.
“In Cina, a fronte di un focus molto forte sulle materie scientifiche come matematica, fisica e chimica,” – dichiara Dana Lee, Direttore Nazionale YFU Cina – “manca un’adeguata spinta per corsi extra curriculari come le discipline sportive o artistiche, di fatto una mancata opportunità per lo studente di sviluppare i propri interessi.”

 

“In Brasile, c’è un forte orientamento accademico e gli studenti del liceo sono preparati approfonditamente in vista del test d’ingresso all’Università, ma manca una vera e propria introduzione al mondo del lavoro.” afferma Claudia Martins, Direttore Nazionale YFU Brasile.

 

Preparazione al mondo del lavoro che è invece prevista in Italia, dove una recente legge di riforma dell’istruzione secondaria, in coerenza con le linee guida stabilite dalla Commissione Europea, obbliga i dirigenti scolastici a indirizzare gli studenti ad esperienze di alternanza scuola/lavoro, considerando quindi non solo le tradizionali materie di studio, per colmare sempre più il divario tra scuola e lavoro.

L’IMPEGNO DI YFU ITALIA PER LA FORMAZIONE INTERCULTURALE

Ad oggi più di 260.000 studenti, insieme alle loro famiglie, hanno beneficiato del sostegno e dell’esperienza di YFU in tutto il mondo, sposando i valori che animano l’organizzazione sin dalla sua nascita. YFU rappresenta da oltre 60 anni il punto di riferimento nel mondo dello scambio interculturale, diventando operativa, da quest’anno, anche in Italia: in questo modo anche gli studenti italiani e le loro famiglie hanno la possibilità di vivere esperienze interculturali in uno dei 50 paesi del network.
Per YFU, la full immersion culturale è il mezzo più efficace per acquisire le competenze e l’apertura mentale necessarie per vivere in una società globale sempre più multiculturale, interconnessa e competitiva sul lavoro. 
 

“Alla luce di queste evidenze e del peso sempre maggiore dei valori interculturali che permeano la nostra società, YFU Italia invita anche le Istituzioni a favorire e appoggiare questa esperienza, poiché l’internazionalizzazione dell’intero sistema educativo e formativo italiano è un passaggio fondamentale se non obbligatorio.” conclude la Presidente di YFU Italia, Roberta Tresso.

 

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Trattati Ue, l’Italia cerimoniere della dichiarazione di Roma: ospita tutti ma sui temi non tocca palla

Quel che rimane d’Europa torna qui dove è stata fondata: a Roma. Ma stavolta il ruolo italiano non è all’altezza di uno dei padri fondatori nostrani: Altiero Spinelli. I 60 anni del trattato di Roma, questa curva storica gigante e impetuosa dal 1957 al 2017, cadono nel momento sbagliato per l’Italia. Paese ancora da riformare, con tanti conti aperti con Bruxelles, debole e con nulla a pretendere: organizza la kermesse dei 27 leader al Campidoglio senza piantare paletti. Come l’ospite che per organizzare una buona cena, si concentra sul gusto dei commensali più che sul proprio. Obiettivo metterli a loro agio, più che avanzare richieste specifiche.

Le hanno avanzate invece la Polonia con dietro i paesi dell’est e anche la Grecia, stremata dalla crisi. Varsavia ha chiesto garanzie sulla Nato, che resti malgrado i progetti di difesa comune europei abbozzati nella dichiarazione di Roma. Atene chiede un paragrafo specifico sull’Europa sociale. Accontentate entrambe. Dopo la Brexit, l’imperativo di tutti è che quella di Roma sia una dichiarazione comune di tutti: per dire che si sta insieme anche a 27. Anche se non si sa ancora esattamente come.

E forse questo è proprio il punto. La dichiarazione di Roma non è un trattato. Il 2017 non viaggia nemmeno lontanamente sui livelli del 1957. Allora si fondò l’Unione, ora si cerca disperatamente una via per non perderla. Inimmaginabile ora una riscrittura dei trattati: non ci sono le condizioni. Ed ecco che i 60 anni dei trattati fondativi diventano l’occasione per mettere una toppa alla crisi. Nessuno si fa illusioni, si copre dove si può.

E dunque anche le richieste specifiche di ogni Stato lasciano il tempo che trovano. L’Italia del resto ha apparecchiato la prima versione della dichiarazione di Roma, poi rivista insieme agli sherpa degli altri paesi membri. Ma quella carta non ha il valore di un trattato. E non stabilisce niente di specifico, pur aprendo la via alla questione principale: l’Europa a più velocità. Vale a dire: un modo disperato di tenere tutto insieme, pur ammettendo un primo fallimento di unione.

Sostanzialmente la dichiarazione di Roma stabilisce che d’ora in poi gli Stati che lo vorranno potranno procedere insieme su alcuni temi. Ma i modi, gli stessi temi e la velocità sono tutti da stabilire: lo diranno i posteri. Espressione non esagerata, visto che la foto di gruppo dei 27 in Campidoglio presenta l’ombra ingiallita del passato, nessun rilancio sul futuro.

Angela Merkel rischia non essere confermata alla Cancelleria tedesca alle elezioni d’autunno. E anche se sarà rieletta, la leader della Cdu ha alle spalle più vita politica di quanta ne abbia davanti. Francois Hollande è a fine mandato e non ‘gioca’ più. Lo spagnolo Mariano Rajoy è capo di un governo nato a fatica, anche lui più che proiettato sul futuro (politico s’intende) è quel che resta di stagioni passate. Theresa May non c’è, fuori ‘forever’ causa Brexit. Paolo Gentiloni è a capo dell’ennesimo governo non eletto degli ultimi 4 anni, un governo fragile dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre e il cambio della guardia con Matteo Renzi, esecutivo debole anche alla Farnesina dopo l’avvicendamento con Angelino Alfano.

Certo: se una parvenza di Europa a più velocità è il compromesso che tiene insieme la dichiarazione di Roma, vago al punto giusto per avere la firma anche dei paesi dell’Est, c’è da dire che uno dei primi a parlarne in tempi recenti è stato proprio Gentiloni. Lo ha fatto a dicembre 2015, quando era ancora ministro degli Esteri, firmando una lettera congiunta con Philip Hammond, ministro degli Esteri di Cameron. Era uno degli estremi tentativi per scongiurare la Brexit. Non è servito, ma era segnale di attivismo della Farnesina in politica estera.

Qualche mese fa l’Italia ha agganciato subito il rilancio di Merkel sull’Europa a più velocità. Ancora non si sa su cosa, ma stare insieme alla Germania viene vista come garanzia per stare nel club più ‘esclusivo’: i conti italiani sono ancora in disordine e sotto il giudizio di Bruxelles. Stamane un incontro tra il vice presidente della Commissione Europea Valdis Dombroskis e il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan non ha fatto che confermare i dossier aperti: la manovrina di 3,4 miliardi di euro e naturalmente la manovra d’autunno da farsi senza far crescere il debito, dice Bruxelles.

L’Italia non è in forma. E il fatto che non lo sia nemmeno l’Europa è una giustificazione solo parziale. In questi casi, il male comune non è nemmeno un quarto di gaudio. Per sfuggire all’assedio dei movimenti anti-europei, sempre più forte nella società, alla vigilia del vertice Gentiloni ha incontrato le parti sociali europee insieme al presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. “Mai più messe senza fede”, ha detto il premier citando l’ex presidente della Commissione Ue Jacques Delors. “Dobbiamo ripartire da un rinnovato spirito di fiducia ripensando un’Europa sociale più attenta ai suoi cittadini”.

Già: ma a Palazzo Chigi sono costretti a volare basso, insieme agli altri leader si aggrappano al compromesso di Roma, sperando di circostanziarlo in futuro e incrociando le dita di fronte alla crisi e alle divisioni che hanno indebolito tutti.
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Riunione del Comitato antiterrorismo, allerta massima in vista della celebrazioni dei Trattati. Al vaglio la rivista Isis con riferimenti a Roma

“O combattente, rallegrati, non fermeremo la nostra jihad fino a che non riposeremo sotto gli ulivi di Roma”

“O muwahhidin, rejoice, for by Allah, we will not rest from our jihad except beneath the olive trees of Rumiyah

È con questa frase che si apre la pagina indice dell’ultimo numero della rivista Rumyah, il nuovo mensile dello Stato Islamico. Pubblicato su web il 7 marzo scorso, nelle ultime settimane è stata oggetto dell’analisi dei nostri servizi segreti. Non solo perché da settembre 2016) è l’house organ dello Stato Islamico, ma anche per i riferimenti espliciti a Roma, a Papa Francesco, e al Gran Mufti del Cairo.

Si tratta di un numero quasi completamente dedicato alla lotta a coloro che sono “devianti”, a partire dagli imam. E viene propagandato un video – in cui si inneggia alla lotta agli imam revisionisti – in cui si vede appunto il Gran Imam di Al Azhar, Aḥmad al-Ṭayyib, quando è stato ricevuto in Vaticano nel maggio 2016, e che abbraccia Papa Francesco.

isis

Come è noto Francesco si recherà in Egitto e in particolare ad Al Azhar (l’Università massimo centro di riferimento teologico sunnita) per ricambiare la visita dell’anno scorso e lanciare un forte appello contro la violenza di matrice religiosa. Il viaggio è stato annunciato ufficialmente dal Vaticano il 18 marzo scorso, ma era stato lo stesso Francesco a parlare del progetto di questo viaggio in un’intervista al settimanale tedesco Die Zeit , pubblicata in 9 marzo, ma realizzata il 24 febbraio.

Per il resto, il numero 7 della rivista, è un numero molto ideologico (un articolo è dedicato a come risolvere le controversie coniugali, senza fare pettegolezzi, anche in caso di divorzio), e senza indicazioni operative dirette di come portare avanti altri attacchi (al contrario di quando erano stati propagandati – nei mesi scorsi – i tir sulla folla o l’uso di coltelli). La costante è l’incitamento “a fare ovunque la jihad” e a non confidare nel proprio equipaggiamento ma nella forza di Allah.

Questo spiega perché Il livello di allerta è massimo a Roma, in vista delle celebrazioni (sabato 25 aprile) per i sessant’anni dei Trattati europei.

Dell’attacco a Londra e di quelli che lo hanno preceduto, negli ultimi mesi in Europa, ha parlato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che in mattinata aveva presieduto il CASA (Comitato di analisi strategica antiterrorismo) intervenendo nel pomeriggio al Consiglio Superiore della magistratura: “Nizza, Berlino, Londra: abbiamo un abbassamento della prevedibilità. Sono attacchi compiuti con i mezzi immediatamente disponibili”, seguendo “l’indicazione di Al Adnan (il portavoce ufficiale di Daesh, ucciso nell’agosto del 2016, ndr), che non a caso aveva evocato auto e coltello”. “Noi dobbiamo riflettere su una strategia che sia all’altezza di questa minaccia – ha aggiunto il ministro – come affiancare l’attività di intelligence al controllo del territorio. Di fronte all’altissima imprevedibilità ritorna un tema antico, il rapporto tra intelligence e controllo del territorio”.

Le reazioni a Londra

L’unico modo per avere “tempi di reazione vicini allo zero”, contro questi terroristi che potremmo definire “a chilometro zero”, sostiene il ministro, è attraverso il controllo capillare del territorio. È da questa considerazione che parte il piano sicurezza della Questura della Capitale, almeno per quanto riguarda i luoghi e le situazioni più a rischio, come il centro di Roma sabato prossimo. Ci saranno cinquemila uomini schierati, tra agenti e militari, impegnati in strada. Su Roma vigerà il divieto di sorvolo aereo, vietati in centro storico camion e furgoni, e il volo di droni privati (considerati un mezzo di possibile attacco con cariche esplosive).

Ma naturalmente altissima sicurezza è prevista anche a Milano, dove Papa Francesco sarà in visita, sempre sabato.

Per il momento niente digital ban. Su tablet e pc in aereo l’Italia, al momento, non cambia le misure di sicurezza. Lo ha stabilito il Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti aerei e degli aeroporti (Cisa), presieduto dall’Enac, riunito per esaminare la decisione di Usa e Regno Unito sull’obbligo di imbarcare in stiva computer e tablet sui voli da alcuni paesi arabi.

Un tunisino espulso. Un cittadino tunisino di 36 anni, residente a Cinisello Balsamo (Milano), “fermato a seguito dell’operazione Da’Wa eseguita dalla Polizia postale di Perugia su estremisti islamici attivi nel diffondere sul web scritti di propaganda jihadista e di sostegno all’IS, che ha portato all’arresto di 4 persone per il reato di apologia di terrorismo aggravato dall’uso dei mezzi telematici”, è stato espulso con decreto del Ministro dell’Interno, Minniti. Rintracciato ieri a Milano e rimpatriato oggi dalla frontiera aerea di Milano Malpensa con un volo diretto a Tunisi. Salgono così a 157 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento alla frontiera dal gennaio 2015 ad oggi: di questi, 25 sono quelli espulsi nel corso del 2017.

Il racconto dei testimoni

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L’Ue va avanti a più velocità ma non lo scrive: ecco la bozza della dichiarazione di Roma. Sabato la firma (DOCUMENTO)

“Agiremo insieme quando possibile, con ritmi e intensità diversi quando sarà necessario, come abbiamo fatto in passato all’interno della cornice dei trattati e lasciando la porta aperta a coloro che vogliono unirsi dopo. La nostra Unione non è divisa ed è indivisibile”. E’ il passaggio chiave della dichiarazione che i 27 leader europei contano di firmare a Roma sabato prossimo, in occasione delle celebrazioni per i 60 anni della firma dei Trattati di Roma, fondativi dell’Ue.

Dall’ultima bozza dell’agenda comune – di cui Huffington Post è in possesso, mentre gli sherpa dei vari Stati continuano a limare il testo – sparisce la parola ‘speed’, velocità, a favore di un più morbido ‘pace’, che in inglese vuol dire velocità ma anche ritmo, andamento. E’ l’escamotage che si spera possa bastare a vincere le resistenze della Polonia e dei paesi dell’Est spaventati dalla prospettiva annunciata tempo fa da Angela Merkel. E cioè di un nucleo europeo che va avanti, con gli altri che seguono per superare le lentezze e gli ostacoli di un’Unione grande e pachidermica. I paesi dell’est temono di essere lasciati indietro. E non solo loro.

Ma in vista di sabato si pone l’accento ancora sull’unità per salvare ancora una volta le apparenze ed uscire con una dichiarazione comune. E forse ci si sta riuscendo.

Dalle informazioni che arrivano a Palazzo Chigi, paese ospitante e dunque in prima linea nell’organizzazione dell’evento al Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, la Polonia non si metterà di traverso sabato prossimo. La dichiarazione comune dovrebbe quindi essere firmata da tutti i leader, tranne Theresa May, la premier britannica che invece non sarà a Roma ma che proprio oggi ha annunciato per il 29 marzo la data di attivazione dell’articolo 50 dei trattati per mettere in pratica la Brexit. Anche qui: fair play istituzionale tra Londra e Bruxelles interessate a non pestarsi i piedi a vicenda.

Tutto tranquillo dunque per sabato? Dal punto di vista della sicurezza no, viste le tantissime manifestazioni annunciate. Ma anche tra i 27 leader non regna ottimismo, naturalmente. I 60 anni dei trattati fondativi dell’Ue cadono nel punto di crisi più acuta per l’Unione da quando è nata. E la dichiarazione di Roma non promette nulla di incisivo, se non un lavoro che comincia pian piano a vincere le resistenze sull’Europa a due velocità.

Proprio per garantire questo risultato, la dichiarazione di Roma si manterrà vaga, come spesso accade nei passaggi chiave dell’Ue. Non espliciterà i criteri che porteranno un nucleo di paesi europei a procedere più avanti e più in fretta di altri. Non chiarirà fino in fondo i dubbi sul perimetro tra ‘serie A’ e ‘serie B’, per citare una dei timori più espressi rispetto al disegno della Cancelliera tedesca.

Tuttavia la dichiarazione dovrebbe calcare molto sulla sicurezza comune (“Safe and secure Europe…”) e su un sistema di difesa comune europeo che non crei “duplicati della Nato”. Anche quest’ultima rassicurazione è stata inserita nel tentativo di placare le ansie dei paesi dell’Est, che hanno sempre avuto il loro scudo anti-Mosca nell’Alleanza Atlantica peraltro messa in discussione dal riavvicinamento la Russia e gli Usa nell’era Trump.

La difesa comune è il quarto e ultimo punto dell’Agenda di Roma:

Un’Europa più forte sulla scena globale: un’Unione che costruisce nuove partnership e promuove stabilità e prosperità nelle sue immediate vicinanze a est e sud, ma anche in Medio Oriente, in Africa e globalmente; un’Unione pronta a prendersi più responsabilità e a sostenere la creazione di una industria della difesa più integrata, un’Unione impegnata a rafforzare la propria sicurezza e difesa comune, assicurando complementarietà ed evitando duplicati della Nato; un’Unione che protegga un sistema multi-laterale, orgogliosa dei propri valori e che protegga la sua gente, promuovendo il libero scambio e una politica positiva sul clima.

Altro punto dell’agenda quello su un’Europa “prospera e sostenibile”, che crei “crescita laddove un mercato unico vasto e in sviluppo e una moneta unica stabile e ulteriormente rafforzata aprono autostrade alla crescita, competitività, innovazione, scambio”. E c’è un punto anche sull’Europa “sociale”, che promuova “progresso sociale ed economico e coesione e convergenza, considerando la varietà dei modelli sociali e il ruolo chiave dei partner sociali; che promuova uguaglianza di genere, diritti e pari opportunità per tutti; che combatta le discriminazioni, l’esclusione sociale, la povertà…”.

“Ci siamo uniti per il meglio. L’Europa è il nostro futuro comune”, si conclude la bozza di dichiarazione. Per sapere chi andrà avanti e chi no, bisognerà aspettare ancora.

Qui sotto il testo integrale della bozza di dichiarazione comune:

We, the representatives of 27 Member States and the Institutions of the EU, take pride in the achievements of the European Union: the construction of European unity is a bold, far-sighted endeavour. Sixty years ago, recovering from the tragedy of two world wars, we decided to bond together and rebuild our continent from its ashes. We have built a Union with common institutions and strong values, a unique community of peace, democratic rights and the rule of law.

European unity started as the dream of a few, it became the hope of the many. Then Europe became one again. Today, we are united and stronger: hundreds of millions of people across Europe benefit from living in an enlarged Union that has overcome the old divides.

The European Union is facing unprecedented challenges, both global and domestic: regional conflicts, terrorism, growing migratory pressures, protectionism and social and economic inequalities. We are confident that the EU is capable of addressing these challenges of a rapidly changing world and offers to its citizens both security and new opportunities.

We are determined to make the EU stronger and more resilient, through even greater unity and solidarity amongst us. Unity is both a necessity and our free choice Taken individually, we would be sidelined by global dynamics. Standing together is our best chance to influence them, and to defend our common interests and values. We will act together whenever possible, at different paces and intensity where necessary, as we have done in the past within the treaty framework and leaving the door open to those who want to join later. Our Union is undivided and indivisible.

In the 10 years to come we want a Union that is safe and secure, prosperous and sustainable, with an enhanced social dimension, and with the will and capacity of playing a key role in the global world. We want a Union where citizens have new opportunities for cultural, social development and economic growth. We want a Union which remains open to those European Countries that fully share our values.

In these times of change, we commit to the Rome Agenda, and pledge to work towards:

1. A safe and secure Europe: a Union where all citizens feel safe and can move freely, where our external borders are secured and where migration is managed effectively, humanely and in respect of international norms; a Europe determined to fight terrorism and organised crime.

2. A prosperous and sustainable Europe: a Union which creates growth, where a vast and developing Single Market and a stable and further strengthened single currency opens avenues for growth, competitiveness, innovation and exchange; a Union promoting sustained and sustainable growth, through investment, structural reforms and the completion of the Economic and Monetary Union; a Union where economies converge; a Union where energy is secure and affordable and the environment clean and safe.

3. A social Europe: a Union which promotes economic and social progress as well as cohesion and convergence, taking into account the variety of social models and the key role of social partners; a Union which promotes gender equality and rights and equal opportunities for all; a Union which fights discrimination, social exclusion and poverty; a Union where young people receive the best education and training and can study and find jobs across the continent; a Union which preserves cultural diversity and promotes our cultural heritage.

4. A stronger Europe on the global scene: a Union building new partnerships and promoting stability and prosperity in its immediate neighbourhood to the east and south, but also in the Middle east and across Africa and globally; a Union ready to take more responsibilities and to assist in creating a more integrated defence industry, a Union committed to strengthening its common security and defence, ensuring complementarity and avoiding duplications with the North Atlantic Treaty Organisation; a Union protecting a rule-based multilateral system, proud of its values and protective of its people, promoting free and fair trade and a positive global climate policy.

We will pursue these objectives, firm in the belief that Europe’s future lies in our own hands and that the European Union is the best tool to achieve our objectives. We pledge to listen to the concerns expressed by our citizens. We will work together at the level that makes a real difference, be it the EU, national, regional, or local, and in a spirit of loyal and close cooperation, both among Members States and between them and the EU Institutions. We will allow for the necessary room of manoeuvre at the various levels to strengthen Europe’s innovation and growth potential. We want the Union to be big on big issues and small on small ones, in line with the principle of subsidiarity. We will promote a more effective and transparent decision-making process and better delivery.

We as leaders, working together within the European Council and among the Institutions, will ensure that today’s agenda is implemented, so to become tomorrow’s reality. We have united for the better. Europe is our common future.

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