Sanremo 2017, Maurizio Crozza per la serata finale rispolvera il classico e canta: “Buonisti, attaccatevi al Trump”

Ha inviato per quattro sere consecutive le sue videocartoline da Milano, ma per la serata finale del Festival di Sanremo Maurizio Crozza ha voluto essere presente fisicamente all’Ariston, per donare al pubblico seduto in platea una performance ancora più ironica e sbarazzina di quelle precedenti.

La voce di una sua presenza all’Ariston era già circolata nelle ultime ore e forse proprio per questo, per creare un clima di attesa il comico genovese, si è presentato all’inizio sul maxi schermo, illudendo di essere ancora a 270 chilometri di distanza dalla città dei fiori. Ma poi sbuca da dietro le quinte con una parrucca e dei baffi inconfondibili, quelli che lo calano in un suo personaggio storico: il senatore Razzi, introdotto da diverse battute sull’euroscetticismo che dilaga in Europa (“Il fronte anti-Europa si sta allargando a macchia d’olio… di ricino”).

Ed è con Razzi che Crozza torna a parlare in maniera preponderante di politica, in questo caso internazionale. Il riferimento è infatti a Donald Trump e alle sue prime azioni da 45esimo presidente degli Stati Uniti: “Trump è l’unico politico che mantiene le sue promesse” specifica il comico. “Sono promesse del cazzo, ma le mantiene”

E quale miglior personaggio per parlare del tycoon se non Razzi, che nell’interpretazione di Crozza condivide con lui una certa scarsità linguistica e culturale? “Devo dire una cosa importante che mi esce dal colon” esordisce il Razzi/Crozza, tanto che Conti lo riprende: “Si dice dal cuore!”

Poi prosegue: “Io amo la città di Sanremo, volevo prenderci la residenza, specie quella volta che ho visto quelli che timbravano il cartellino in mutande e poi se ne tornavano via. Dicevo: ‘Quello è il paradiso!'” Il riferimento, ovviamente, è ai dipendenti pubblici del comune di Sanremo pizzicati, mesi fa, a disertare il lavoro.

Carlo Conti incalza il senatore su temi caldi della politica trumpiana: “Vuole far passare un oleodotto dove vivono i pellerossa” ricorda il conduttore, ma l’uomo di politica risponde con stupore: “Ancora co ‘sti cazzo di indiani, ma non avevano vinto i cowboy?”

Il Crozza che imita Razzi, poi, è un caleidoscopio di distorsioni linguistiche: i classici sanremesi, ad esempio, diventano “Fin che la vacca va”, “Papaveri e pecore” e “Nell’auto dipinta di blu”, per un personaggio che si dice “tutto casa chiusa e chiesa”. E poi: “Il muro col Messico va fatto, hai mai mangiato la cucina messicana? Ti rimane tutta sullo stomaco”.

Infine, la chiusa con una canzone dal titolo Establiscimento, dopo aver perso qualche battuta per strada a causa di un errore di Carlo Conti nel fargli da spalla. “Nel mondo c’è chi legge i libri e chi va dentro ai musei” sottolinea con incredulità. E poi intona: “Tu che ‘accogliamoli tutti’: attaccati al Trump. Tu che difendi l’ambiente: attaccati al Trump”.

Ma c’è il tempo anche per un siparietto con Maria De Filippi, che presenta l’esecuzione di Estrabliscimento. Antonio Razzi porge alla conduttrice una banconota e le dice: “Tieni 10 euro, non puoi lavorare aggratis, è diseducativo per i bambini”. Poi la afferra come per stamparle un bacio, diventato ormai un must di questa edizione.

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Sanremo 2017, Maurizio Crozza propone il Sanremellum al posto dell’Italicum e si chiede: “Cos’ha fatto Matteo Renzi in 3 anni?”

Matteo Renzi, Sergio Mattarella, Papa Francesco: nelle prime 3 serate del Festival di Sanremo Maurizio Crozza ha fatto ridere il pubblico dell’Ariston interpretando alcuni tra i suoi personaggi più famosi e riusciti. Ma per la quarta puntata ha voluto stupire il pubblico con un personaggio “minore” ma azzeccatissimo per Sanremo, centrando il bersaglio anche stavolta.

Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di IPSOS, apre infatti la quarta videocartolina firmata Crozza. Plausibili i sondaggi che il comico genovese inventa per il suo Pagnoncelli, ma le risposte sono assurde e davvero divertenti: “Abbiamo chiesto chiesto agli italiani cosa hanno gradito di più del Festival“. Tra le risposte: “Tua sorella” e “Ma la Parodi non ha nient’altro da fare?”. Oppure, in un’ipotetica consultazione degli italiani sulla conduzione a due Conti-De Filippi: “Libero i rottweiler” e “ho rivalutato Pippo Baudo”.

Prima di passare a tematiche politiche, poi, il comico Genovese rimane nelle questioni interne al Festival e si pronuncia sulla presuntata trattativa tra Carlo Conti e Mediaset per un passaggio ai canali di Berlusconi, smentita più volte dallo stesso Conti. “Carlo e Maria, Maria e Carlo, ormai siete inseparabili: dove va l’uno va l’altra, Maria per amore di Carlo è venuta in Rai, Carlo per amore di Maria… va beh, per ora c’è una trattativa…”.

Successivamente, la videocartolina di Crozza assume una colorazione politica, più congeniale alla sua vena comica. Prende spunto dalla gara dei giovani per decretare il vincitorie, infatti, per colpire il ministro Fedeli: “Uno dei giovani si laureerà campione. Mi dispiace per lui, perché in questo Paese se ti laurei dopo non puoi più fare il ministro dell’istruzione”.

Poi, una riflessione sulla città che ospita la kermesse: “Dalla settimana prossima cosa sarà di Sanremo? In questi giorni assomiglia a Las Vegas, dalla settimana prossima sembrerà un congresso di Scelta Civica”. Ma la parte probabilmente più riuscita dell’intervento di Crozza è quella riguardante la legge elettorale italiana. “Il sistema di votazione qui al festival di Sanremo funziona alla grande. Perché non lo usiamo anche per il parlamento? Il Sanremellum: cinque giorni di campagna elettorale e via”.

Si tratta dell’aggancio giusto per lanciare una stoccata a Renzi, che quell’Italicum l’aveva pensato e voluto. “L’Italicum è stato definitivamente bocciato dalla Consulta, hannno slavato solo il font, il Times New Roman. Una cosa doveva fare Renzi, ma alla fine del governo Renzi cos’è rimasto? Piuttosto che restare lì 3 anni, uno impara a suonare l’ukulele”.

Tre anni è durato il governo del fiorentino e proprio da 3 anni Carlo Conti è al timone del Festival. Crozza non poteva non notarlo: “Carlo hai fatto più tu in tre anni di festival: hai riciclato Arisa, hai sdoganato Gabriel Garko e ora stai cercando di rendere più umana Maria De Filippi”.


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