Crolla un ponte sull’A14 all’altezza di Ancona, due vittime. La società Autostrade: “Incidente non prevedibile”. Monta la polemica

Un altro ponte che crolla, un altro “incidente non prevedibile”. Emidio Diomedi di 60 anni e Antonella Viviani di 54, una coppia originaria di Spinetoli e sposata da 36 anni, sono morti mentre viaggiavano sull’Adriatica A14 Bologna-Taranto a bordo della loro Nissan Qashqqai all’altezza di Camerano: il ponte 167 della strada provinciale 10 si è spezzato ai lati, schiantandosi a terra proprio mentre la loro auto stava transitando, rimanendo incastrata. Stavano andando all’ospedale regionale di Torrette per una visita di controllo della donna. Una tragedia che ricorda molto quella avvenuta a ottobre in Brianza, quando il cavalcavia di Annone, nei pressi di Lecco, crollò sotto il peso di un tir causando una vittima.

Dopo Lecco, Ancona. Dopo tre mesi ancora morti per ponti che vengono giù. In questo caso il crollo (“non prevedibile”) è stato determinato dal cedimento di pile provvisorie su lavori di innalzamento del cavalcavia necessari per ripristinare l’altezza dell’opera rispetto al nuovo livello del piano autostradale, dopo l’allargamento dell’autostrada a 3 corsie, fa sapere Autostrade per l’Italia, la società privata che gestisce il tratto di rete autostradale.

ponte

La circolazione sul cavalcavia era stata sospesa con ordinanza 07/2017 della Provincia di Ancona Terzo Settore (viabilità e sviluppo) del 23 febbraio scorso, a partire dal giorno 28 dello stesso mese e fino al 15 maggio, per l’adeguamento del ponte all’adeguamento autostradale. Sul tratto autostradale invece il traffico era rimasto aperto. Ed è lì che viaggiavano le due vittime, che a breve sarebbero diventate nonni. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato messa per iscritto dal pm Irene Bilotta, titolare del fascicolo, è al momento di omicidio colposo plurimo. L’area è stata posta sotto sequestro. Gli inquirenti dovranno capire se vi sia stata una manovra errata o se approfondire altre ipotesi: per esempio, se – quando il ponte è stato sollevato – abbia perso stabilità e si sia inclinato per poi schiantarsi sulla strada, o se abbiano ceduto gli elementi con cui veniva rialzata la struttura.

Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha firmato il decreto di nomina della commissione ispettiva del dicastero che dovrà accertare le responsabilità, ricordando che il suo Ministero ha dato a suo tempo indicazioni a tutte le concessionarie per il controllo, il monitoraggio e la verifica delle condizioni di sicurezza, in particolare per i manufatti. Il ministro, una volta partita l’attività ispettiva della commissione, dovrà rispondere alle interrogazioni parlamentari già annunciate da alcuni partiti come Forza Italia.

Nel crollo sono rimasti feriti anche tre operai della ditta Delabech, romeni, che stavano eseguendo i lavori su commissione di un’altra società, la Pavimental. Proprio sull’operato delle due aziende si concentreranno le indagini del ministero e della magistratura. Autostrade per l’Italia ha reso noto che le attività “erano state completate alle ore 11:30” e che “al momento dell’incidente, alle 13 circa, il personale stava realizzando attività accessorie”. La Delabech, peraltro, aveva già eseguito analoghi lavori su altri 19 cavalcavia della stessa tratta.

Ma si dovrà capire anche perché il tratto di autostrada tra Loreto e Ancona Sud non è stato chiuso dalla società che gestisce la rete. “È inconcepibile eseguire lavori di questa natura senza chiudere l’A14”, ha dichiarato il sindaco di Castelfidardo Roberto Ascani ricostruendo come “gli operai stavano sollevando la campata del ponte con dei martinetti, quando la struttura ha ceduto: evidentemente qualcosa è andato storto”. I vertici di Autostrade sono stati già convocati dal presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato Altero Matteoli per “spiegare le cause del tragico crollo”.

Secondo Roberto Tomasi, direttore generale ‘Nuove Opere’ di Autostrade per l’Italia, si tratta però di una “procedura non rischiosa”, ha detto a Radio Capital, “di prassi” ed eseguita “su tutti i cavalcavia” nelle stesse modalità. Secondo Tomasi si tratta di capire quindi se si sia trattato di un cedimento o della mancata osservanza del piano operativo di sicurezza da parte della Delabech.

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Mps non ottiene la proroga Bce. Crolla il titolo. Fonti Tesoro: “Pronto il decreto per salvare la banca”

La notizia trapelata dalla Bce di un no alla proroga dei tempi per l’aumento di capitale e una giornata drammatica in Borsa hanno stretto in modo perentorio il sentiero di Mps verso il salvataggio. Ora il tempo è davvero agli sgoccioli e la soluzione passa sempre di più per il salvataggio pubblico, con il Tesoro che ha già messo a punto lo schema del decreto per salvare il Monte con denari pubblici. Il 31 dicembre è il termine ultimo per raccogliere i 5 miliardi di euro della ricapitalizzazione. La parola d’ordine è fare presto, una locuzione che si intreccia con la partita della formazione del nuovo governo, dove la vicenda Mps è piombata come un macigno. Al piano A, quello della soluzione di mercato, credono ancora i vertici della banca, che nel corso del cda che si è tenuto a Milano hanno deciso di andare avanti con questa opzione, ma l’aggiornamento della stessa riunione del cda a domenica pomeriggio, quando probabilmente avrà giurato il nuovo esecutivo, rende evidente che chi guida Mps sta di fatto prendendo tempo in attesa che il quadro politico si stabilizzi.

Una giornata drammatica per Rocca Salimbeni a piazza Affari. Dopo una raffica di sospensioni, il titolo ha chiuso a -10,5 per cento. L’ombrello dello Stato è pronto ad aprirsi per contribuire a una fetta importante della ricapitalizzazione, subentrando nel ruolo di garante al consorzio bancario guidato da JPMorgan e Mediobanca. Di fatto spetterà allo Stato fare da garante di ultima istanza per l’acquisto dell’inoptato, cioè tutto quel nuovo capitale che non troverà un riscontro positivo sui mercati. Qui si inseriscono le aspettative dei vertici della banca di non far tramontare del tutto il piano A. Si lancerà l’aumento di capitale in un contesto dove un nuovo governo, un nuovo premier e il decreto del governo che disegna l’ombrello protettivo potranno giocare una funzione di stimolo nei confronti degli investitori, a iniziare dal fondo del Qatar, che potrebbero così contribuire alla partita dell’aumento di capitale. L’amministratore delegato, Marco Morelli, avrebbe esposto al cda l’idea di lanciare l’aumento di capitale la prossima settimana riaprendo la conversione dei bond subordinati retail. In questo modo i risparmiatori potrebbero contribuire all’aumento di capitale fino a due miliardi e la restante parte verrebbe coperta dal miliardo già in cassa con la conversione volontaria dei bond e dall’intervento del fondo del Qatar e del mercato.

Qualora l’avventura sui mercati dovesse andare male, ecco pronta la rete protettiva del Tesoro. Una soluzione che si declina attraverso la cosiddetta ricapitalizzazione precauzionale, prevista dall’articolo 32 della direttiva Ue sulle banche e autorizzata per gli istituti, come Mps, che non hanno superato gli stress test, senza tuttavia risultare insolventi.

Come si articola l’intervento del Tesoro? XX settembre sottoscriverebbe l’aumento precauzionale per la quota mancante rispetto ai 5 miliardi da raccogliere. Siena ha già raccolto 1 miliardo dalla conversione volontaria dei bond in azioni. Altri due miliardi verrebbero raccolti attraverso la conversione forzata delle obbligazioni subordinate in mano al retail, mentre un miliardo dalla conversione dei bond in mano agli investitori istituzionali. Operazioni che daranno vita alla nazionalizzazione della banca più antica del mondo: il Tesoro, già azionista con il 4%, salirebbe al 20 per cento.

Il decreto è pronto nelle sue linee generali e si lavora intanto alla soluzione del nodo principale, cioè come tutelare i circa 40mila piccoli risparmiatori che sono possessori di oltre 2 miliardi di obbligazioni subordinate. L’operazione di salvataggio pubblico prevede, infatti l’acquisto da parte dello Stato di questi bond, che saranno poi convertiti in azioni. Il nodo è rappresentato appunto dall’entità e dalle modalità del risarcimento che deve essere corrisposto a questi risparmiatori che vedranno appunto azzerarsi il valore delle obbligazioni detenute.

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