Soldi ai clan con i voucher. In Puglia sciolto il Comune di Parabita: favoriva i boss della Sacra Corona Unita

‘Favori’ fatti alle famiglie vicine ad un clan per assegnare loro voucher-buoni lavoro, contributi in denaro, alloggi popolari, locali commerciali e riservare assunzioni tra i netturbini con costi aggiuntivi per l’amministrazione comunale. Il Comune, cioè, avrebbe favorito i boss della Sacra Corona Unita anche con i voucher.

E’ quanto avrebbero scoperto i carabinieri del Ros che hanno indagato sui rapporti tra clan della organizzazione di tipo mafioso Sacra Corona Unita e l’amministrazione comunale di Parabita. Indagini che costituiscono le fondamenta su cui si basa il decreto di scioglimento del consiglio comunale. La notizia è pubblicata oggi sul Nuovo Quotidiano di Puglia.
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Mister Corona lascia l’eredità agli abitanti del suo villaggio natale. E diventano tutti milionari: 2 milioni di euro a testa

Antonio Fernández, il padre del brand Corona, ha lasciato 169 milioni di sterline, quasi 200 milioni di euro, al villaggio in cui è nato e cresciuto, Cerezales del Condado.

Il villaggio, che oggi conta 80 residenti, sarà dunque composto da milionari: ognuno riceverà 2 milioni di sterline, 2 milioni e 350mila euro circa, a testa. La notizia, come riporta il Telegraph, ha lasciato i cittadini meravigliati: “Non so come avremmo fatto senza Antonio. Non avevamo una peseta”, racconta Maximo Sanchez, proprietario dell’unico bar del paese.

Fernández ha combattuto con la povertà fin da bambino. A 14 anni abbandonò gli studi per lavorare nei campi. Negli anni, dopo essersi trasferito in Messico, è riuscito a creare l’impero della Corona, una delle birre più vendute nel mondo.
Si è spento nell’agosto scorso, a 98 anni, dopo aver passato il testimone al nipote, nel 2005.

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La Guardia di Finanza sequestra la casa di Fabrizio Corona nel centro di Milano del valore di 2,5 milioni di euro

a Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato l’abitazione milanese di Fabrizio Corona in via De Cristoforis. Il provvedimento disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, i quali hanno appena chiuso l’inchiesta nei confronti del fotografo per intestazione fittizia di beni, frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione. Al momento Corona è in carcere.

L’immobile sequestrato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha un valore stimato di 2.5 milioni di euro e, secondo gli accertamenti, è riconducibile a Corona il quale, per altro, oltre ad essere in carcere da qualche settimana, è già sottoposto a una misura di prevenzione personale disposta qualche anno fa.

Le indagini coordinate dalla Dda milanese, ma in questo caso dal pm che segue le Misure di Prevenzione Alessandra Dolci – sono parallele al filone principale di Boccassini e Storari – hanno messo in luce reati di natura fiscale e fallimentare e per i quali l’ex fotografo è stato condannato definitivamente per il crac della sua società, la Corona’s.

Gli accertamenti della Gdf fanno ritenere che l’abitazione sequestrata oggi, e nelle piena disponibilità dell’ex re dei paparazzi, fosse stato acquistata – previa intestazione formale ad un prestanome – con risorse finanziarie in gran parte provento da distrazione di denaro ai danni della stessa Corona’s.
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Legge di Bilancio, nel decreto fiscale salta la “norma Corona”: niente forfait al 35% per la voluntary disclosure sul contante

All’ultima curva, la cosiddetta “norma Corona” si schianta contro il muro del Ministero dell’Economia. Nel testo finale del decreto fiscale che accompagna la legge di Bilancio e su cui è al lavoro per le ultime limature il Mef, sparisce l’aliquota forfettaria del 35% per regolarizzare le somme in contanti illecitamente nascoste al fisco. Una misura che negli ultimi giorni ha provocato più di qualche malumore anche all’interno dello stesso Pd. “È difficile non vedere in questa misura un condono“, aveva spiegato ieri il presidente della Commissione Bilancio alla Camera e deputato dem Francesco Boccia, ospite di Huffpost Live

È solo l’ultima correzione in corsa di un cantiere ancora aperto. Sono passati sei giorni dal varo in Consiglio dei ministri della Legge di Bilancio e un testo definitivo ancora non c’è. “Non è sicuro che si chiuda nemmeno stasera”, trapela da Palazzo Chigi mentre in Parlamento la Manovra era attesa già entro la mezzanotte di ieri, termine ultimo previsto dalla riforma del Bilancio dello Stato. Sono gli uffici di via XX settembre, in queste ore, a lavorare sui dossier più spinosi. E il più delicato è proprio il decreto fiscale annunciato da Matteo Renzi in conferenza stampa, tecnicamente sganciato dalla Legge di Bilancio, ma che include alcune misure fondamentali per assicurare gli obiettivi di aumento di gettito fiscale che rappresentano una delle voci di copertura della manovra.

Tra queste la voluntary disclosure, la procedura per il rientro e l’emersione dei capitali non dichiarati, che nella sua versione originaria – secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni – prevedeva appunto l’applicazione di un’aliquota forfettaria al 35% in sostituzione di sanzioni, interessi e more. Tornato sui suoi passi il governo dovrebbe optare per una modalità più onerosa per i dichiaranti, quella di far concorrere le somme dichiarate all’imponibile complessivo, applicando l’aliquota di riferimento con l’obbligo inoltre di dimostrare la provenienza delle somme sanate.

Una soluzione sicuramente che getta acqua sul fuoco delle polemiche ma prevedibilmente è destinata a far incassare allo Stato cifre sensibilmente più basse di quelle assicurate da un’aliquota flat. Basti pensare che in conferenza stampa il presidente del Consiglio Renzi ha parlato di un incasso previsto di circa 2 miliardi, cifra poi ridimensionata nelle tabelle inviate nei giorni scorsi a Bruxelles. Anche per questo a via XX settembre era stata discussa anche un’altra opzione, per certi versi opposta a quella adottata alla fine. Secondo fonti vicine al dossier, il governo avrebbe valutato fino all’ultimo anche la possibilità di mantenere l’imposta flat, ma tagliandola ulteriormente rendendola quindi più appetibile. Una misura destinata probabilmente a far esplodere nuove e più vigorose polemiche.

Intanto questa mattina è arrivata a Bruxelles una versione corretta del Draft Budgetary Plan, già recapitato alla Ue martedì mattina. Nel documento sono state apportate alcune modifiche alle voci di diverse tabelle. Invariato per il momento il numero al centro dei malumori con l’Europa, il deficit strutturale che nel 2017 risulterebbe in aumento di 4 decimi di punto rispetto al 2016 mentre le Commissione auspicherebbe un dato in diminuzione. Piccola variazione invece per il 2018, con il dato in calo a -0,7% invece del -0,8% indicato nella prima versione del documento.

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Fabrizio Corona e il suo iter giudiziario: 9 anni dentro e fuori dal carcere

Innocente e poi colpevole, dentro il carcere e fuori dal carcere, affidamento ai servizi sociali e fuga in Portogallo: gli ultimi 9 anni di Fabrizio Corona sono stati molto travagliati, sempre in cerca di una resa dei conti con la giustizia italiana che però sembra ancora lontana.

È solo di poche ore fa la notizia del nuovo arresto del paparazzo, per intestazione fittizia di 1,7 milioni di euro. Ma il “calvario” giudiziario dell’ex marito di Nina Moric è iniziato il 13 marzo 2007, quando venne arrestato per la prima volta.

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