Il Sole 24 Ore, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “Ridurre la nostra quota? Tutto è possibile”

“Ridurre la nostra quota? In teoria tutto è possibile, mi fate domande sul regno del possibile, e sul regno del possibile le dico di sì, poi entreremo nel merito nei prossimi giorni”. Così Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, in merito a una possibile riduzione della quota del 67,5% detenuta nel gruppo Sole 24 Ore.

Sui tempi dell’aumento di capitale, però, Boccia non si sbilancia: “Non ci sono novità, stiamo aspettando che ci informino a livello di amministratori sulle ipotesi di fabbisogno, dopo di che convocheremo un consiglio generale di Confindustria e dibatteremo. Il consiglio non è ancora convocato, faremo un consiglio generale monotematico, ma se non abbiamo dati non andiamo avanti”.

Questa settimana dovrebbe riunirsi il cda del Sole e definire il piano di salvataggio, solo dopo i vertici di Confindustria si riuniranno. Quindi prima di Pasqua? “Penso di sì poi vediamo. Siamo tranquilli, dobbiamo aspettare i tempi, se non ci dicono il merito, il quantum, la modularità del fabbisogno”, spiega Boccia.


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Governo Gentiloni, disco verde da Confindustria. Boccia: “Positiva la riconferma di molti ministri”

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia giudica positivamente la riconferma di molti dei ministri nel nuovo governo di Paolo Gentiloni, in particolare quelli che sono stati seguiti con “attenzione”. Lo ha detto lo stesso Boccia, parlando con i giornalisti, a margine dell’assemblea dell’associazione industriale di Genova, auspicando che “i partiti non dibattano solo di legge elettorale”, ma si entri nel merito delle grandi questioni e che il governo “continui nella spinta riformatrice del Paese”.

Ai giornalisti che a margine del convegno di Confindustria a Genova gli chiedessero la sua impressione sul governo Gentiloni, Boccia ha risposto che “le impressioni saranno nei fatti” e nell’operato. “Abbiamo un piano industria 4.0 che va implementato”, ha osservato Boccia sottolineando che la legge di bilancio è “una parentesi importantissima ma il Paese ha bisogno di tante altre riforme”.

Da qui l’auspicio ai partiti che non si dibatta solo di legge elettorale ma “si entri nel merito delle grandi questioni del Paese e cioè Europa, Italia, questione economica e questione industriale”.

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Franco Moscetti nuovo a.d. del Sole 24 Ore. Battaglia in Confindustria. Giornalisti in sciopero

L’assemblea degli azionisti era ancora in corso quando i giornalisti del quotidiano ‘Il Sole 24 Ore’ hanno proclamato lo sciopero. A stretto giro anche l’agenzia di stampa Radiocor e Radio24 hanno annunciato che martedì incroceranno le braccia. L’assise del Gruppo 24Ore, a tratti molto tesa con diverbi animati, così viene descritta da chi era presente, si è conclusa con l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione e di Giorgio Fossa presidente del Cda. Non ha partecipato Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria (principale azionista del quotidiano), che domenica sera intervistato durante il programma “Faccia a faccia” ha parlato di un piano aziendale “lacrime e sangue”. Dietro queste parole i giornalisti vedono l’intenzione di impartire un taglio drastico di quasi la metà dei 1.250 dipendenti, così hanno indetto uno sciopero anche contro “la superficialità con la quale si annunciano tagli da lacrime e sangue, dopo una gestione deficitaria del Gruppo”.

Scioperi e licenziamenti in vista sono da inserire in un quadro giudiziario che vede due inchieste aperte con al centro il dissesto dei conti. Una è sul tavolo della Procura di Milano e l’altra della Consob. Queste due indagini, che ipotizzano il reato di falso in bilancio, scaturiscono dagli esposti di un gruppo di giornalisti del Sole 24 Ore e dell’associazione dei consumatori Adusbef. A creare il caos non solo l’inchiesta giudiziaria ma anche una battaglia all’interno di Confindustria, dove Boccia, con il consenso delle banche creditrici, ha scelto come amministratore delegato dell’azienda Francesco Moscetti, che portò Amplifon, di cui era a.d., fuori dall’Assolombarda. Anche per questo motivo Moscetti non piace ai milanesi guidati da Gianfelice Rocca, attorno al quale orbitano anche altri territori del Nord.

Confindustria quindi è spaccata e in questo clima si trova a gestire quello che potrebbe diventare un grandissimo scandalo economico-finanziario. I numeri parlano chiaro. In otto anni di quotazioni in Borsa il Gruppo ha bruciato 350 milioni di liquidità. Basti pensare che nel giorno del debutto a Piazza Affari, il 6 dicembre del 2007, un’azione valeva 5,75 euro, oggi vale invece 35 centesimi. Solo nei primi nove mesi del 2016 si è registrata una perdita di 61,6 milioni.

Adesso, nella relazione agli azionisti, si legge che il nuovo piano industriale del gruppo, quello 2016-2020 approvato il 3 novembre scorso in sostituzione del piano “disatteso” 2015-2019, prevede il raggiungimento di un utile nel 2019. L’altro aspetto contenuto nella relazione, che conferma la volontà di un forte taglio dei costi e l’intenzione di procedere con un aumento di capitale, consiste nella previsione di un margine operativo lordo sul fatturato, nel 2020, al 10%.

Per i giornalisti in sciopero l’azionista “deve assicurare le risorse per il risanamento e nello stesso tempo recuperare credibilità. Serve un rilancio vero e servono atti di fiducia”. Quindi viene avanzata una richiesta: “Come azionisti, come dipendenti ma soprattutto come giornalisti chiediamo un posto in consiglio di amministrazione o, almeno, un posto come invitati permanenti alle riunioni del Consiglio. Almeno fino al momento del ritorno all’utile”. Al momento non è arrivata alcuna risposta così come durante l’assemblea del Gruppo non sono state fornite risposte sulle questioni giudiziarie non essendo all’ordine del giorno. Antonio Matonti, dirigente dell’Area Affari Legislativi di Confindustria, si è limitato a dire che “sono in corso accertamenti sia amministrativi sia penali e saranno valutate azioni di responsabilità”.

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