Riunione del Comitato antiterrorismo, allerta massima in vista della celebrazioni dei Trattati. Al vaglio la rivista Isis con riferimenti a Roma

“O combattente, rallegrati, non fermeremo la nostra jihad fino a che non riposeremo sotto gli ulivi di Roma”

“O muwahhidin, rejoice, for by Allah, we will not rest from our jihad except beneath the olive trees of Rumiyah

È con questa frase che si apre la pagina indice dell’ultimo numero della rivista Rumyah, il nuovo mensile dello Stato Islamico. Pubblicato su web il 7 marzo scorso, nelle ultime settimane è stata oggetto dell’analisi dei nostri servizi segreti. Non solo perché da settembre 2016) è l’house organ dello Stato Islamico, ma anche per i riferimenti espliciti a Roma, a Papa Francesco, e al Gran Mufti del Cairo.

Si tratta di un numero quasi completamente dedicato alla lotta a coloro che sono “devianti”, a partire dagli imam. E viene propagandato un video – in cui si inneggia alla lotta agli imam revisionisti – in cui si vede appunto il Gran Imam di Al Azhar, Aḥmad al-Ṭayyib, quando è stato ricevuto in Vaticano nel maggio 2016, e che abbraccia Papa Francesco.

isis

Come è noto Francesco si recherà in Egitto e in particolare ad Al Azhar (l’Università massimo centro di riferimento teologico sunnita) per ricambiare la visita dell’anno scorso e lanciare un forte appello contro la violenza di matrice religiosa. Il viaggio è stato annunciato ufficialmente dal Vaticano il 18 marzo scorso, ma era stato lo stesso Francesco a parlare del progetto di questo viaggio in un’intervista al settimanale tedesco Die Zeit , pubblicata in 9 marzo, ma realizzata il 24 febbraio.

Per il resto, il numero 7 della rivista, è un numero molto ideologico (un articolo è dedicato a come risolvere le controversie coniugali, senza fare pettegolezzi, anche in caso di divorzio), e senza indicazioni operative dirette di come portare avanti altri attacchi (al contrario di quando erano stati propagandati – nei mesi scorsi – i tir sulla folla o l’uso di coltelli). La costante è l’incitamento “a fare ovunque la jihad” e a non confidare nel proprio equipaggiamento ma nella forza di Allah.

Questo spiega perché Il livello di allerta è massimo a Roma, in vista delle celebrazioni (sabato 25 aprile) per i sessant’anni dei Trattati europei.

Dell’attacco a Londra e di quelli che lo hanno preceduto, negli ultimi mesi in Europa, ha parlato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che in mattinata aveva presieduto il CASA (Comitato di analisi strategica antiterrorismo) intervenendo nel pomeriggio al Consiglio Superiore della magistratura: “Nizza, Berlino, Londra: abbiamo un abbassamento della prevedibilità. Sono attacchi compiuti con i mezzi immediatamente disponibili”, seguendo “l’indicazione di Al Adnan (il portavoce ufficiale di Daesh, ucciso nell’agosto del 2016, ndr), che non a caso aveva evocato auto e coltello”. “Noi dobbiamo riflettere su una strategia che sia all’altezza di questa minaccia – ha aggiunto il ministro – come affiancare l’attività di intelligence al controllo del territorio. Di fronte all’altissima imprevedibilità ritorna un tema antico, il rapporto tra intelligence e controllo del territorio”.

Le reazioni a Londra

L’unico modo per avere “tempi di reazione vicini allo zero”, contro questi terroristi che potremmo definire “a chilometro zero”, sostiene il ministro, è attraverso il controllo capillare del territorio. È da questa considerazione che parte il piano sicurezza della Questura della Capitale, almeno per quanto riguarda i luoghi e le situazioni più a rischio, come il centro di Roma sabato prossimo. Ci saranno cinquemila uomini schierati, tra agenti e militari, impegnati in strada. Su Roma vigerà il divieto di sorvolo aereo, vietati in centro storico camion e furgoni, e il volo di droni privati (considerati un mezzo di possibile attacco con cariche esplosive).

Ma naturalmente altissima sicurezza è prevista anche a Milano, dove Papa Francesco sarà in visita, sempre sabato.

Per il momento niente digital ban. Su tablet e pc in aereo l’Italia, al momento, non cambia le misure di sicurezza. Lo ha stabilito il Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti aerei e degli aeroporti (Cisa), presieduto dall’Enac, riunito per esaminare la decisione di Usa e Regno Unito sull’obbligo di imbarcare in stiva computer e tablet sui voli da alcuni paesi arabi.

Un tunisino espulso. Un cittadino tunisino di 36 anni, residente a Cinisello Balsamo (Milano), “fermato a seguito dell’operazione Da’Wa eseguita dalla Polizia postale di Perugia su estremisti islamici attivi nel diffondere sul web scritti di propaganda jihadista e di sostegno all’IS, che ha portato all’arresto di 4 persone per il reato di apologia di terrorismo aggravato dall’uso dei mezzi telematici”, è stato espulso con decreto del Ministro dell’Interno, Minniti. Rintracciato ieri a Milano e rimpatriato oggi dalla frontiera aerea di Milano Malpensa con un volo diretto a Tunisi. Salgono così a 157 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento alla frontiera dal gennaio 2015 ad oggi: di questi, 25 sono quelli espulsi nel corso del 2017.

Il racconto dei testimoni

Notizie Italy sull’Huffingtonpost

Raggi fa arrabbiare i Movimenti per l’acqua pubblica. Sgomberata la sede del Comitato: “Affossa una delle cinque stelle”

“La sindaca Raggi affossa una delle 5 stelle, quella dell’acqua pubblica”. È l’accusa del Forum dei Movimenti protagonista della campagna referendaria del 2011 e che da anni lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico in tutta Italia.

La stella dell’acqua pubblica “cade” a Roma stamattina, quando i vigili inviati dal dipartimento patrimonio del comune fanno capolino al Rialto, lo spazio occupato in via Sant’Ambrogio. L’edificio ospita anche la sede romana del Comitato Acqua Pubblica e il Forum ambientalista, e viene sgomberato, spiegano dal Forum, “impedendo l’accesso a tutti coloro che da anni quotidianamente fanno vivere uno spazio altrimenti abbandonato”.

Ed è subito polemica, visto che l’acqua pubblica è uno dei significati delle cinque stelle del Movimento di Beppe Grillo, insieme a mobilità sostenibile, sviluppo, connettività e ambiente.

“Gli uffici stanno agendo sull’onda di vecchie determine dirigenziali”, spiega Simona Savini, attivista del comitato romano per l’acqua pubblica. “La nostra era del 2015”. Queste determine “riguardano gli spazi di Roma che si trovano in una situazione simile alla nostra: magari non hanno avuto una concessione, o l’hanno avuta e non è mai stata finalizzata. Una storia che parte da lontano, dalle giunte precedenti”.

L’accusa, però, da parte di alcuni è anche per questa amministrazione: perché i cinque stelle si dicono contro gli sgomberi, ma a Roma negli ultimi mesi gli sgomberi non sono mancati. Perchè l’acqua pubblica è un pilastro del programma grillino, ma la sede degli attivisti viene sgomberata. “È qui che si è fatta la storia del movimento dell’acqua che ha portato alla vittoria del referendum del 2011”, si legge in una nota del Forum dei movimenti per l’acqua pubblica. Vittoria “spesso rivendicata dalla stessa giunta Raggi e dal Movimento 5 stelle. Evidentemente la loro prima stella si è prosciugata”.

Eppure la giunta sottolinea che la sua volontà politica è ben altra. L’assessore al Bilancio e Patrimonio di Roma Capitale, Andrea Mazzillo, ha spiegato subito dopo lo sgombero, che domani verrà sottoposta all’approvazione della Giunta Capitolina una memoria con cui verrà dato mandato agli uffici di sospendere i provvedimenti di rilascio degli immobili dati in concessione per attività senza fine di lucro, “nelle more dell’approvazione del nuovo Regolamento sulle concessioni in discussione presso la competente commissione Patrimonio di Roma Capitale”.

L’assessore “ha ribadito che la sua volontà politica non è quella di sgomberare questi spazi”, conferma Simona Savini dal Forum dopo l’incontro avuto nel pomeriggio proprio con Mazzillo. “Noi, però, siamo stati sgomberati oggi e non rientriamo in questa memoria. Non solo: lo stesso assessore ci ha detto di non essere convinto dell’efficacia della memoria stessa. Non è convinto che gli uffici la riterranno sufficiente per annullare le determine dirigenziali già fatte e quindi per gli sgomberi già decisi dai dirigenti”.

Una situazione “kafkiana”, insomma, secondo gli attivisti per l’acqua pubblica, “in cui la politica agisce ma l’ultima parola ce l’hanno gli uffici amministrativi che agiscono su mandato della Corte dei conti. Per ammissione dell’assessore, sono l’amministrazione e la Corte dei Conti a governare Roma”, chiosa Simona Savini.

Sullo sgombero del Rialto, Mazzillo assicura poi che l’amministrazione si è anche attivata per individuare “una collocazione alternativa” in considerazione “dell’importante attività di interesse pubblico e sociale svolta in particolare sui temi dell’acqua pubblica e dell’ambiente”.

Nel 2011, quando oltre 26 milioni di italiani hanno detto no alla privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha fatto campagna referendaria attiva per l’acqua pubblica. Ma oggi, dicono gli attivisti, il bilancio della sua amministrazione per Roma è di “immobilismo”. Acea, la multiutility che fornisce il servizio idrico e di cui Roma Capitale è azionista di maggioranza con il 51%, “sta agendo come meglio crede”, aggiunge Simona Savini. “È partita alla conquista dell’acqua del centro Italia, realizzando quel progetto renziano di privatizzazione del servizio idrico che eravamo riusciti a bloccare fino ad adesso. In assenza di atti politici concreti da parte della giunta”. Un esempio? “Ha acquisito la parte privata di Acqualatina, passando sopra alla volontà di intere comunità locali visto che i comuni – con sindaci anche M5S – avevano fatto una delibera per ripubblicizzare, senza che il socio di maggioranza, il Comune di Roma, compiesse degli atti concreti”. O “inconcreti”: “Nonostante le nostre richieste, la sindaca Raggi non ha mai fatto dichiarazioni pubbliche. Dicono che il rischio sarebbe quello di far ballare il titolo in borsa e di essere denunciati per aggiotaggio”.

Dal M5S non si sbottonano. Qualcuno sottolinea il tempismo “peculiare” e “inedito” della burocrazia. “Noi possiamo dare un indirizzo agli uffici amministrativi”, spiegano dal Campidoglio. “Ovviamente gli uffici competenti agiscono in base alla legge e alle norme di riferimento: Corte dei conti e procura potrebbero chiedere conto di eventuali danni erariali”, giacché le situazioni come quella della sede del Forum per l’acqua pubblica era “non formalizzata”. E su Acea? “È una società quotata in borsa. Presto ci sarà un indirizzo politico, visto che c’è un piano di riorganizzazione di tutte le partecipate”.

Dal Forum si dicono “arrabbiati”, ma non si sentono traditi. “Non ci eravamo sposati con nessuno. Forse sono gli elettori e i deputati Cinque Stelle a sentirsi traditi, visto che molti hanno votato il movimento di Grillo proprio per quella stella del loro simbolo”, conclude Simona Savini.
Notizie Italy sull’Huffingtonpost