Michele Emiliano: “Massimo D’Alema? Non sono il suo candidato”

“Lo scopo dell’operazione è tenere insieme il partito. Il mio timore è che ci sia un accordo, spero tacito, sulla secessione tra Renzi e D’Alema. Il primo si comporta in modo speculare al secondo. Nessuno dei due vuole fare il congresso ed entrambi vogliono farsi il proprio partito”. Lo ha detto Michele Emiliano in un’intervista all’Unità.

“Io sono un nativo Pd – ha continuato -, non sono mai stato iscritto a nessun altro partito, in Puglia sono sempre stato il principale oppositore di D’Alema e vedo che adesso mi fanno passare per il suo candidato”, D’Alema non mi ha parlato per un anno perché ho sostenuto Renzi, portandogli l’80% dei voti pugliesi. Col senno di poi aveva ragione lui. Ho commesso un errore a sostenere Renzi, ma non ho mai fatto parte della sua area politica Io e D’Alema ci ascoltiamo e ci rispettiamo, mai nostri rapporti si fermano qui. Non ho mai fatto parte né faccio parte di alcuna corrente”.

Parlando a Radio24, Emiliano ha poi parlato di Renzi. “Renzi ha sbagliato non solo tutto il resto, ma anche a fare legge elettorale. E ci ha portato, attraverso la Corte costituzionale, alla prima Repubblica”. Per Emiliano, “la gravità dei danni che Renzi ha provocato al Paese e al Pd sono senza precedenti; e al di là del fatto che oggi non scrive niente nessuno, nei libri di storia ci saranno queste cose”. “E, anche se dubito che qualcuno parlerà di me nei libri di storia, io vorrei evitare di stare dalla parte sbagliata”.

Per Emiliano “non è rimasto in piedi nulla di quello che in tre anni il governo Renzi ha fatto, se non delle cose molto negative”. Emiliano ha parlato ad esempio delle norme sul lavoro “che non hanno portato a nessun particolare risultato tant’è che stiamo festeggiando il 40%: non il 40% dei consensi, ma della disoccupazione giovanile che è una catastrofe”.

“Renzi – ha ricordato Emiliano – per me era una speranza straordinaria, ho investito su di lui moltissimo anche in termini di immagine, fino a quando ho compreso che stava inanellando una serie di errori uno più grave dell’altro e non era possibile influenzare le sue decisioni in nessuna maniera”.

“Un partito – ha rilevato – è un luogo dove un leader non fa tutto da solo, ma costruisce con la comunità una sorta di verifica permanente di ciò che fa, e questo dà assicurazione ai cittadini”. “Questo – ha detto ancora – non l’ho visto e i risultati sono disastrosi”. Su un eventuale scissione, Emiliano ha spiegato: “Se io capisco che il Pd è stato oggetto di un golpe, e quindi di una appropriazione al di là delle regole della politica e della democrazia, è chiaro che non posso rimanere nel Pd. Questo è inevitabile”.

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Francia, Hamon supera Valls alle primarie del partito socialista. Vince il candidato anti establishment

La sinistra francese ha finalmente il suo candidato. Con il risultato (ancora provvisorio) di 58,65% a 41,35%, il frondista Benoît Hamon conferma l’exploit del primo turno, battendo Manuel Valls al ballottaggio delle primarie.

Al di là del risultato, il Partito Socialista può dirsi soddisfatto in termini affluenza. A metà pomeriggio avevano già votato 1,3 milioni di persone, il 22,8% in più rispetto a domenica scorsa.

Dopo Nicolas Sarkozy, l’elettorato d’oltralpe mette alla porta anche l’ex Primo Ministro, confermando quella voglia di cambiamento che si era già manifestata a novembre in occasione delle primarie della destra vinte da François Fillon. Ed è stata proprio la strategia del “tutto tranne Valls” la chiave di volta con cui Hamon è riuscito a rimontare nei sondaggi aggiudicandosi la candidatura alle prossime presidenziali. La sfida in questa seconda tornata elettorale ha visto contrapporsi le due “sinistre inconciliabili” che in questi ultimi anni hanno spaccato il partito a metà.

Dato inizialmente come favorito, nel corso della sua campagna elettorale Valls ha perso progressivamente punti, costretto a barcamenarsi tra un programma povero di novità e la difesa dell’operato del governo, il più impopolare nella storia della V Repubblica. Protezionista sul tema dei migranti, conservatore in campo delle politiche sociale e rigido sulla laicità di stato: le proposte dell’ex premier non hanno saputo convincere i simpatizzanti di sinistra, che hanno respinto la sua linea politica, giudicata troppo istituzionale.

Dal canto suo, l’ex ministro dell’istruzione ha saputo sfruttare al meglio la situazione, concentrando la sua campagna su alcune proposte innovatrici come il reddito universale di cittadinanza, argomento che in questi ultimi giorni ha occupato una buona parte del dibattito politico.

Oltre a contare sull’appoggio dell’amico Arnaud Montebourg (arrivato terzo al primo turno), Hamon ha ricevuto il sostegno di tutta l’ala frondista del partito, che con questa vittoria è riuscita a prendersi una rivincita sul governo di Hollande.

Nella settimana che ha separato i due turni, lo scontro tra i due candidati si è fatto più acceso, con il disperato attacco di Valls che si è scagliato contro il suo avversario tentando il tutto per tutto. Rimasto sulla difensiva, Hamon ha saputo gestire lo stress del rush finale, mostrandosi più sicuro e determinato.

Per il nuovo leader della sinistra, però, la strada per l’Eliseo è ancora lunga. Secondo gli ultimi sondaggi, il candidato del Partito Socialista si fermerebbe al quinto posto, lasciando a François Fillon e Marine Le Pen la sfida del ballottaggio.

Il primo compito del nuovo candidato sarà quello di riunire le gauche sotto un’unica bandiera, cercando di evitare una diaspora elettorale che andrebbe a favorire altri candidati, primo fra tutti Emmanuel Macron. La vittoria di Hamon potrebbe infatti giovare all’ex ministro dell’economia, che grazie alle sue proposte social-liberali avrebbe una forte influenza sui simpatizzanti di Valls. Secondo un’indiscrezione diffusa venerdì dal sito Europe 1, un gruppo di deputati vicino all’ex-premier sarebbe già pronto ad abbandonare il Partito Socialista per unirsi a Macron. A questo si aggiunge poi la figura di Jean-Luc Melenchon, ex-socialista candidato per la sinistra radicale, che andrebbe a rubare consensi proprio tra gli elettori di Hamon.

Il Partito socialista si ritrova così in balia dei suoi avversari, incapace di trattenere a sé quella base elettorale necessaria per ripartire. Per riacquistare credibilità, Hamon dovrà incarnare un’alternativa politica convincente, legata a quei valori della sinistra francese che in questi ultimi anni sembrano essersi persi.
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