La produzione industriale in Italia vola ad agosto: è cresciuta del 4,1%. L’Istat certifica il boom

Boom per la produzione industriale in Italia, che ad agosto, a sorpresa, si è attestata sui livelli più alti dal 2011. Secondo quanto comunicato dall’Istat, la produzione è cresciuta dell’1,7% rispetto a luglio 2015 e del 4,1% da agosto dello scorso anno. Questa crescita, spiega l’Istituto nazionale di statistica, deriva “da variazioni realizzate in un mese tipicamente caratterizzato da livelli di produzione molto bassi” e porta a un incremento dello 0,4% nel trimestre giugno-agosto 2016 rispetto al precedente. Nei primi otto mesi l’aumento è dell’1% rispetto al 2015.

Guardando al dato grezzo, sempre ad agosto, la produzione industriale è cresciuta del 7,4%, valore più alto dal dicembre del 2010.

Per quanto riguarda i settori, ad agosto 2016 i comparti che hanno registrato la maggiore crescita tendenziale sono stati quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,2%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+13,6%) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.C.A.(+11,7%). Le diminuzioni maggiori si sono registrate nei settori dell’attività estrattiva (-17,7%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-5,3%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (- 5,0%).

Continua a correre la produzione di autoveicoli. Ad agosto l’indice corretto per gli effetti di calendario è aumentato del 41,9% rispetto allo stesso mese del 2015. Nei primi otto mesi dell’anno la produzione di autoveicoli è cresciuta del 9,5 per cento.

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Ilva, boom di malattie respiratorie per i bimbi di Taranto

Un eccesso di ricoveri per patologie respiratorie tra i bambini, dai neonati ai 14enni, residenti a Taranto nei quartieri Tamburi (+24%) e Paolo VI (+26%). L’aumento di malattie neurologiche e cardiache, dei tumori a polmoni, stomaco e reni. Gravidanze “con esito abortivo” e casi di cancro alla mammella e alla cute tra le donne. Secondo lo studio epidemiologico commissionato dalla Regione Puglia per “valutare l’effetto delle sostanze tossiche emesse dall’Ilva”, sono questi i ‘mostri’ contro cui combattono dal 1965 oltre 321mila abitanti del capoluogo ionico e dei comuni limitrofi Massafra e Statte, seguiti fino al 2014.

Nell’indagine, presentata oggi, si evidenzia che non solo esiste una “forte relazione” tra “emissioni industriali e danno sanitario”, ma che “l’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare quello della produttività e dell’inquinamento”.
Per questo, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano in mattinata aveva anticipato l’intenzione di impugnare dinanzi alla Consulta la legge “che impedisce alla magistratura di bloccare l’impianto”, poiché proroga i termini per l’adeguamento del siderurgico alle normative ambientali. Intenzione realizzata in serata quando la Giunta regionale in seduta straordinaria “ha deliberato di impugnare la legge numero 151/2016 che ha convertito l’ultimo decreto legge sull’Ilva”. La motivazione formale è la “lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore” in quanto la legge “non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, o di altro titolo autorizzativo necessario per l’esercizio” dell’Ilva. Per Emiliano, questa era una delle poche frecce che la Regione poteva ancora scoccare per “limitare i danni” di un “impianto che andrebbe bloccato fino a che non si sia in grado di funzionare senza pericolo”, oppure “rallentato” per portare i valori “fuori scala” a un livello “minimo”.

Anche per questo il governatore aveva già dato “indicazione all’Avvocatura regionale di istruire la richiesta di revoca dell’Aia”. Il rapporto, infatti, mette sotto accusa polveri sottoli (Pm10) e anidride solforosa (So2). Sostanze che tra la popolazione più esposta (a concentrazioni di 10 microgrammi al metro cubo) causerebbero un aumento della mortalità, rispettivamente, del 4% e del 9%. Entrambi gli inquinanti sarebbero dunque responsabili di nuovi casi di tumore al polmone (+29% le polveri e +42% la anidride solforosa), e di infarti del miocardio (+10% e +29%). Nel rapporto, inoltre, si è osservato “un eccesso di mortalità per tumore dello stomaco (+41%) e della pleura (+72%) tra i lavoratori impiegati in siderurgia”.
Questo studio, ha sottolineato Emiliano, è “da diversi giorni” sulla scrivania del premier Matteo Renzi ma col governo “non riusciamo ad avere un confronto sull’Ilva da “più di un anno, credo a questo punto per ragioni di natura politica”. Ora, però, “il governo ha l’obbligo giuridico di intervenire” con “provvedimenti immediati”. Ricordando infine di “non aver avuto risposta” neppure alla sua proposta di produrre acciaio in maniera meno inquinante, attraverso la decarbonizzazione del siderurgico, Emiliano ha concluso di essere “al limite della tensione istituzionale: non so cos’altro fare per tenere insieme il mio dovere con il principio di leale collaborazione col governo”.
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