Legge elettorale, nuovo rinvio alla Camera. I lavori in commissione procedono a rilento e l’approdo in aula slitta ancora

Nulla da fare per la riforma della legge elettorale, che registra l’ennesimo rinvio alla Camera. L’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, infatti, ha preso atto che l’esame della riforma non potrà terminare entro lunedì 27 marzo, data in cui è calendarizzata in aula, e ha concordato di inviare una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini, per comunicare l’impossibilità dell’approdo in aula la settimana prossima.

Il presidente della commissione, Andrea Mazziotti, ha auspicato che a partire da domani, “ci sia un dibattito concreto” sulla riforma e non “solo sulle rispettive proposte di bandiera”, in modo da arrivare “al più presto” a un testo base che consenta di fissare la data per la presentazione degli emendamenti. Durante la seduta del pomeriggio, Mazziotti ha concluso l’illustrazione sulle proposte di riforma, che intanto sono arrivate a 29: oggi si sono aggiunte quelle a firma Valiante, La russa, Lupi e Costantino.

Notizie Italy sull’Huffingtonpost

Roberto Fico: “Gentiloni è preoccupato? Venga in Aula a riferire su Consip. E Renzi pubblichi tutti i finanziamenti a Open”

“Nessuno più di Paolo Gentiloni può venire in Aula a dirci cosa sta succedendo in Consip”, la società del ministero del Tesoro che si occupa di controllare e gestire gli appalti per il pubblico. “Nell’informativa vogliamo sapere se è preoccupato e se questa preoccupazione lo porta, in via cautelativa, a rimuovere qualche ministro come Luca Lotti, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento (avrebbe avvisato i vertici Consip dell’indagine ndr). Roberto Fico, in un’intervista all’Huffpost, chiede al premier di intervenire in prima persona e davanti al Parlamento per fare chiarezza, ma anche di domandare a Matteo Renzi se sapeva qualcosa.

Il ministro Finocchiaro oggi è sembrato possibilista su un intervento di Gentiloni in Aula. Millantano serenità?
“Questo dovrà dirlo Gentiloni e a quel punto valuteremo se chiedere le dimissioni di Lotti. Intanto però c’è anche un’accusa a Tiziano Renzi, c’è un’indagine in corso, e la cosa che più mi sconvolge è che l’ex premier sa benissimo che Alfredo Romeo ha finanziato la fondazione renziana Open nel 2013 con 60 mila euro. Non solo era al corrente, ma sapeva benissimo chi fosse Romeo perché ai tempi era già condannato in primo grado per corruzione”.

Per questo chiedete che Renzi renda pubblici i finanziatori?
“Certo. Per quale motivo non lo fa? C’è un motivo? Se non lo fa mi viene da pensare che potrebbe andare a spiegarlo ai magistrati. Noi abbiamo chiesto la lista di tutti i finanziatori della campagna elettorale di Renzi e stiamo ancora aspettando. Renzi ha uno slogan buono per ogni tempo. Parla di trasparenza e poi nasconde gli scontrini di quando era presidente della provincia e nasconde i finanziatori della fondazione”.

Renzi ha già detto di essere con i magistrati.
“E vorrei vedere se non lo fosse, è con i magistrati, ma si è preso 60mila euro da Romeo, deve fare i conti con l’etica. Sempre, non solo quando gli conviene”.

Ognuno ha il suo Romeo, insomma. Voi avete avuto Salvatore Romeo, ex capo della segreteria capitolina, che stipulava polizze a favore del sindaco Virginia Raggi.
“C’entra? Raggi ha già spiegato tutto. Quelli non erano finanziamenti, erano polizze che vengono fatte senza che il diretto interessato lo sappia”.

Passiamo al tema dei vitalizi. M5S sta facendo una battaglia equiparare le pensioni dei parlamentari a quello dei comuni cittadini, ma il Pd dice che nei fatti è già così. Dov’è il cortocircuito?
“Il Pd continua a dire bugie. Dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno i parlamentari, anche se non hanno mai versato un contributo nella loro vita, prendono circa mille euro di pensione a 65 anni. Quale persona in Italia può avere un trattamento del genere dopo 4 anni e mezzo di lavoro? Nessuno. Per questo motivo il Pd continua a dire bugie e noi continueremo a incalzare anche il governo”.

Perché non avete chiesto di intervenire sui vitalizi passati come invece previsto dalla proposta Pd a firma Richetti?
“Se il Pd nel 2017 continua a parlare della proposta Richetti depositata anni fa e mai discussa mi viene da pensare che in realtà non vogliono discuterla. Il Pd ha una maggioranza enorme e parla come se fosse un partito piccolo che non riesce a calendarizzare una loro proposta. È il Pd che non ha voluto la normativa Richetti. Noi invece abbiamo parlato degli stipendi precedenti e dell’abolizione dei vitalizi precedenti, abbiamo portato la proposta in Aula e ce l’hanno bocciata. Per levare ogni dubbio oggi senza nessun tipo di equivoco loro dovranno approvare questa proposta per far sì che noi stessi in questa legislatura non prenderemo questo tipo di vitalizio. Accampare scuse, significa perdere la faccia, più si va avanti così e più perdono la faccia”.
Notizie Italy sull’Huffingtonpost

Slitta l’arrivo in Aula della legge sul testamento biologico. Maggioranza divisa e Pd spaccato sui punti chiave

Il Partito democratico è diviso. Anzi, l’intera maggioranza è spaccata e il disegno di legge sul Biotestamento è quindi fermo in commissione Affari sociali della Camera, dove un’intesa è stata trovata ma nessuno si sente pronto ad affrontare lo scoglio dell’Aula. È qui infatti, nell’emiciclo di Montecitorio, che potrebbero consumarsi divisioni tra i parlamentari soprattutto tra l’ala cattolica e quella più progressista poiché non c’è un’intesa ampia sui passaggi chiave della legge: ruolo del medico e possibilità o meno di alimentare e idratare il malato. La morte di Fabiano Antoniani (questo il nome all’anagrafe di dj Fabo), tetraplegico e cieco in seguito a un incidente, ha così riacceso lo scontro sull’eutanasia: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato”, queste le ultime parole di Dj Fabo giunto nel Paese elvetico per il suicidio assistito.

Che venga approvata in Italia una legge sull’eutanasia, cioè che venga data la possibilità a un individuo di porre fine alla propria vita autonomamente con l’aiuto dei medici, è da escludere. Nessuno nella maggioranza ne parla, piuttosto si ragiona e si prova ancora a trovare la quadra sulla legge riguardante il testamento biologico. Il provvedimento permette alla singola persona di enunciare, in linea di massima, i propri orientamenti sul “fine vita” nell’ipotesi in cui sopravvenga una perdita irreversibile della capacità di intendere e di volere. L’articolo 3 del testo – il più divisivo – prevede e disciplina le disposizioni anticipate di trattamento (DAT). Queste vengono definite come l’atto in cui ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere può, in previsione di una eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali. Il dichiarante può anche indicare una persona di fiducia che lo rappresenti nelle relazioni con il medico e le strutture sanitarie. Il medico è tenuto al rispetto delle DAT che possono essere disattese in tutto o in parte dal medico stesso, in accordo con il fiduciario, solo quando sussistano terapie non prevedibili all’atto della sottoscrizione delle DAT capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita.

Questi sono i punti chiave del testo su cui il Parlamento è diviso, con il rischio che non ci sia una maggioranza per approvare una legge che rispetto a quelle degli Paesi europei resta comunque diversi passi indietro. “Come senatore mi sento responsabile di un Parlamento bloccato dai veti. Legge sul testamento biologico adesso”, ha scritto tra i primi il senatore renziano Andrea Marcucci. Anche il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato ha chiesto di accelerare: “Dispiace che per essere libero dj Fabo abbia dovuto andarsene lontano. E dobbiamo riflettere su questo. La politica ha il compito di guardare in faccia i problemi delle persone. La legge su testamento biologico va in questa direzione”. Il presidente del Gruppo Misto Pino Pisicchio pensa che sia “opportuno che la pietas umana prevalga in situazioni drammatiche che non possono certamente essere tramutate in vessilli politici”.

Insomma, nessuno nasconde che la strada per l’approvazione della legge sul testamento biologico sia in salita. La parlamentare cattolica dell’Udc, Paola Binetti, sottolinea per esempio che “la divisione all’interno della Commissione è tra coloro che vogliono che il ‘no’ all’eutanasia sia esplicito, chiaro e scritto nella legge, e coloro che dicono che la legge così com’è non ha bisogno di questa puntualizzazione perché è già contraria all’eutanasia”. Pochi giorni fa Giuseppe Fioroni, leader dei popolari all’interno del Pd, in un’intervista ad Avvenire è uscito allo scoperto elencando i punti che, secondo i cattolici, vanno modificati perché se la legge sul testamento biologico resta così com’è si tratterebbe “di eutanasia passiva: nelle dichiarazioni non si può inserire il no all’idratazione e all’alimentazione artificiale” perché non si tratta di terapia ma di elementi vitali. Inoltre, secondo Fioroni, è da rivedere il ruolo del medico poiché “la normativa si riferisce a casi astratti, ma dovrà operare in casi concreti, che vanno valutati di volta in volta”. Dello stesso avviso è Alessandro Pagano della Lega Nord: “È inconcepibile che uno Stato possa favorire la cultura della morte”.

Sul versante opposto arrivano le dure parole di Sinistra Italiana: “Mi vergogno di un Paese e di un Parlamento incapace di dare dignità e libertà a chi chiede autodeterminazione”, dice il segretario nazionale Nicola Fratoianni. Il Movimento 5 Stelle si schiera nettamente a favore dell’eutanasia, come chiesto dagli attivisti: “Sul biotestamento e l’eutanasia gli iscritti hanno votato, ma tanto non c’è più un Parlamento in grado di votare: c’è solo un Parlamento che rinvia”.

Di rinvio in rinvio infatti la calendarizzazione della legge sul biotestamento in Aula alla Camera potrebbe slittare a metà o fine marzo. Qui Micaela Campana, deputa Pd che si occupa dei temi etici, spera che si possa trovare “un accordo come è successo sulle unioni civili, attraverso il dialogo. Sono sicura che ce la faremo anche questa volta”. Ma anche in questo in caso il rischio è che venga approvata una legge arretrata rispetto agli Stati europei e più blanda rispetto all’attuale testo discusso in commissione.

Notizie Italy sull’Huffingtonpost