Un militante M5S attacca Di Battista e Fico: “In tre anni non avete fatto niente. Se vince il Sì ve ne dovete andare”

“Sei cambiato, Di Battista. A livello locale non c’è interlocuzione”. Un militante del Movimento 5 Stelle, durante la marcia a Roma, attacca Alessandro Di Battista e Roberto Fico. “Mi devi dire in tre anni una cosa che è cambiata. In tre anni in Parlamento non avete fatto niente”. Di Battista replica: “Guardaci, siamo qui”. Gli altri attivisti prendono le distanze da questa piccola protesta gridando: “Andate avanti, siete l’unica speranza”. Ma il militante insiste: “Se vince il sì che facciamo? Ve ne dovete andare. Voi vi fate chiamare onorevoli e avete la scorta”.
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Gianni Cuperlo spiega le ragioni del suo Sì e attacca i compagni della minoranza: “Incoerente è chi parla di tradimento”.

Cuperlo motiva il suo “Sì” al referendum in un colloquio con Repubblica e in un’intervista al Corriere della Sera.

Al referendum “ora voterò Sì”. Così Gianni Cuperlo, Pd, dopo l’accordo raggiunto ieri sull’Italicum con la maggioranza del partito che di fatto ha spaccato la minoranza dem. “Abbiamo ottenuto quello che volevamo – dice Cuperlo in un colloquio con Repubblica – incoerente è chi parla di tradimento”.

“Evidente che non si può essere completamente soddisfatti, ma abbiamo ottenuto quello che come minoranza abbiamo chiesto per mesi. Quindi da parte mia firmare un documento su queste modifiche all’Italicum – i collegi per eleggere i deputati, il no al ballottaggio, il premio di governabilità, oltre all’elezione diretta dei nuovi senatori – è stato un atto di coerenza”.

“Voglio essere coerente, ma certo peserà la lealtà degli altri nel tener fede agli impegni del documento. Sui limiti della riforma non ho cambiato idea e mi sono battuto per una soluzione diversa. Adesso siamo di fronte a una responsabilità che è ricostruire un dialogo nel Parlamento e nel paese per istituzioni più rappresentative e condivise”. Così al Corriere della Sera Gianni Cuperlo spiega la sua posizione sul referendum dopo la firma dell’accordo per cambiare l’Italicum.

“Quel voto non segnerà lo spartiacque tra Medioevo e Rinascimento e, chiunque prevalga, ci risveglieremo coi problemi di adesso. Ripresa debole, povertà e un’Europa senz’anima. In questo quadro dividere tra il bene e il male su quella data è stato un errore. Come altri ho cercato di ridurre le distanze almeno sulle regole elettorali. Spero di aver dato una mano”.

Da ora in avanti, aggiunge al Corriere della Sera, “la prova di lealtà spetta a tutti, ma a partire da chi è alla guida di partito e governo. E questo si vedrà presto nella direzione e nei gruppi parlamentari”. “Vedo e capisco alcune preoccupazioni di chi voterà No. Anche per questo ho fatto mia l’urgenza di superare l’Italicum e quando un primo risultato è stato raggiunto mi è sembrato serio percorrere il sentiero. Non sono un uomo di certezze assolute e comprendo le posizioni di tutti.

Sento il peso della scelta e di una responsabilità”. “Il premier non l’ho sentito ma, anche senza conoscerci bene, lui sa come sono fatto. Lavorerò per un’alternativa politica e culturale al renzismo”. “A Renzi mi sono contrapposto all’ultimo congresso e non lo sosterrò al prossimo”, sottolinea.

I fischi della Leopolda su D’Alema, aggiunge, sono un fatto “intollerabile”, “verso una persona che merita rispetto per la sua biografia e perché conferma una deriva che farò di tutto per contrastare”.
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