Da un megafono arriva una voce: “Costantini, De Francesi, Di Felice, salite sul pullman”. Ai volontari della Protezione civile tocca l’ingrato compito di chiamare uno per uno gli abitanti di Norcia, registrare i loro documenti e invitarli a salire sui mezzi che li porteranno in luoghi più sicuri. Una trafila lunga, triste e, come avviene in questi casi, anche burocratica. A nessuno viene detta quale sarà la data del ritorno in Paese, perché una data non c’è così come al momento non c’è una cifra precisa di quanti sono gli sfollati dell’Umbria, delle Marche e del Lazio, regioni durante colpite dallo sciame sismico.
Più che un invito a salire sui pullman, in realtà – ha detto anche il Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio – è “l’unica soluzione possibile e la più sicura”. Quando nel paese più colpito dalle ultime scosse di terremoto sta scendendo la sera, oltre cinquecento persone hanno lasciato Norcia per andare negli alberghi sul lago Trasimeno. Il primo cittadino Nicola Alemanno ha parlato di tremila sfollati, ma molti per adesso preferiscono dormire in macchina, altri sono andati nelle seconde case o nei camper e solo una trentina potranno dormire nelle tre tende blu allestite dalla Protezione civile. Sono solo alcuni numeri di questa nuova catastrofe: “Per fortuna non piangiamo i morti ma non deportateci”. È la preghiera di chi a Norcia ci vuole tornare per continuare il proprio lavoro e vivere ancora in comunità. Ancora una volta molta la rabbia contro il sindaco e contro le istituzioni: “Dovevate pensare alle casette di legno, dovevate metterci al sicuro”. I bambini piangono e a sera non ne possono più. Sono stanchi anche di giocare a pallone nel campo sportivo: “Dove andiamo e perché? Io voglio andare a casa”. E non in albergo.
Sta di fatto che negli alberghi lungo i 150 km della costa marchigiana sono arrivati anche i 2200 sfollati dalle Marche, che si sommano ai 1300 già negli hotel. Il numero è destinato a crescere. Ci resteranno fino ad aprile, come minimo, come ha rilevato la Confcommercio sulla base della richiesta di disponibilità fatta dalla Protezione civile agli operatori. Sarà, come ha detto il sindaco di Civitanova Corvetta, “una migrazione epocale, magari temporanea, ce lo auguriamo, ma epocale”. Sono oltre cento i Comuni colpiti nelle Marche e gli sfollati verso il mare saranno migliaia, forse non tutti i 25 mila previsti dalla Regione, ma per ora ci sono le 5 mila richieste fatte agli albergatori. Quattrocento sono gli sfollati provenienti dall’Abruzzo. Dall’Umbria, invece, tale è stato l’impatto che ancora un censimento definitivo non c’è.
In fondo non ci sono soluzioni alternative: “L’assistenza deve continuare in direzione di portare le persone sulla costa – ha detto ancora Curcio – al momento non ci sono possibilità di assistenza in loco”. Quindi muoversi e trovare riparo dove è possibile, come già accaduto per gli sfollati di Accumoli o Arquata dopo il 24 agosto. Adesso però il problema si ingigantisce enormemente. Come spiegano dalla Protezione civile non è più possibile parlare dolo dei Comuni che hanno subito danni, bisogna evacuare l’intera zona, forse solo per un po’, per fare i dovuti controlli. Il rischio altrimenti è che si ripeta ciò che è successo a Norcia, un paese che aveva già avuto piccoli danni e che ora è in gran parte distrutto con il pericolo concreto che qualcuno questa mattina poteva essere sepolto dalle macerie.
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