Louvre, uomo tenta di aggredire guardia con un coltello. Il militare apre il fuoco. Chiuso il museo e transennata la zona

Un militare di guardia al piccolo arco di trionfo del Carrousel, a due passi dal Louvre, nei giardini delle Tuileries, ha sparato contro un uomo che avrebbe tentato di aggredirlo, e secondo alcune fonti avrebbe avuto con sé una valigia. Il ministero dell’Interno francese ha diramato un avviso chiedendo di agevolare l’accesso nell’area alle forze di sicurezza.

In seguito a quello che il ministero degli Interni definisce “un grave evento di pubblica sicurezza”, il quartiere del Louvre è stato completamente transennato, il museo resta chiuso, così come il vicino Palais Royal. L’aggressione sarebbe avvenuta nei pressi del Carrousel du Louvre, nel corridoio delle boutique, attorno alle 10.

Da quel che si conosce l’aggressore del militare davanti al museo del Louvre è stato ferito a una gamba, in modo piuttosto grave. L’uomo – secondo la ricostruzione di Luc Poignant, portavoce del sindacato SGP di polizia, intervistato da BFM-TV – ha provato ad entrare nel corridoio delle boutique del Carrousel du Louvre con una valigia. Fermato dalla sicurezza ha insistito per entrare, un militare si è avvicinato e l’uomo ha tentato di aggredirlo con un coltello.
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La Procura apre un fascicolo sul presunto dossier Raggi contro De Vito. L’amarezza di Grillo: “Forse abbiamo sottovalutato”

Virginia Raggi, accusata di abuso d’ufficio e falso, non è ancora stata interrogata dalla Procura a proposito della nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo, ma in casa 5Stelle scoppia già un altro problema. In realtà era un problema latente, forse sottovalutato come avrebbe ammesso lo stesso Beppe Grillo parlando con le persone a lui più vicine. Si tratta del presunto dossier contro Marcello De Vito, attuale presidente dell’Assemblea capitolina. Questo dossier sarebbe stato stilato un anno fa – secondo quanto ha rivelato Il Fatto Quotidiano – dall’attuale sindaco di Roma, dall’assessore Daniele Frongia e dal vicepresidente dell’assemblea Enrico Stefàno per far fuori Di Vito dalla competizione interna ai 5Stelle per la carica di sindaco. In pratica dalle comunarie. Così la procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato e indagati, per far luce su questo dossieraggio interno ai 5Stelle poiché dietro queste carte potrebbe esserci Raffaele Marra, ora in carcere per corruzione. Chi ha parlato con il leader M5S lo ha sentito amareggiato: “Forse un anno fa abbiamo sottovalutato cosa stava succedendo”.

Nel fascicolo in questione De Vito veniva accusato di aver compiuto una serie di atti contrari alla buona amministrazione e un reato. Cioè un abuso d’ufficio in relazione a una richiesta di accesso agli atti. De Vito, il 7 gennaio scorso, in piena campagna per le comunarie, viene convocato dai tre consiglieri alla presenza dei parlamentari romani tra cui Alessandro Di Battista, Roberta Lombardi e Carla Ruocco. Lui si difenderà poi con una mail, ma quando viene fuori la notizia di questo dossieraggio interno ai 5Stelle, il senatore Andrea Augello del gruppo Idea-Cuoritaliani presenta un esposto in Procura. E infatti sabato scorso è stata sentita come testimone Roberta Lombardi e, secondo quanto riportato sempre da “Il fatto quotidiano”, avrebbe riferito che dietro le accuse formulate a De Vito ci sarebbe stato Raffaele Marra, l’ex braccio destro di Virginia Raggi arrestato il 16 dicembre scorso per corruzione. Lo stesso De Vito sarebbe stato sentito dai pm di piazzale Clodio ed altri esponenti del movimento pentastellato saranno sentiti prossimamente dagli inquirenti. Con ogni probabilità chi era presente a quella riunione.

Andrea Augello ricorda: “Quando ho deciso di rivolgermi alla magistratura per fare chiarezza sulle inquietanti voci relative ad una presunta attività di dossieraggio, basata su false informazioni e finalizzata ad eliminare il consigliere De Vito dalla corsa per le primarie nel M5S che si concluse con la vittoria della Raggi, l’assessore Frongia minacciò querele. I primi interrogatori della Procura confermano invece lo squallido regolamento di conti che lacerò i Cinque stelle, aprendo una faida senza fine”.
Frongia, tirato in ballo insieme alla stessa Raggi, non ci sta e posta su Fb: “Continuano a uscire sui giornali ricostruzioni fantasiose su chat e dossier, prive di fondamento. Il senatore Andrea Augello da luglio continua a rilasciare dichiarazioni prive di senso sul mio conto. Forse ha un’ossessione per me”. Giovedì la sindaca dovrebbe essere sentita dai magistrati nell’ ambito dell’inchiesta sulla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, per cui risulta indagata. In quell’occasione non è detto che i pm non le chiedano qualcosa anche su questo nuovo fronte giudiziario.

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Pillola del giorno dopo, un’assoluzione del Tribunale di Gorizia apre la questione dell’obiezione di coscienza fra i farmacisti

Il tribunale di Gorizia ha assolto una farmacista accusata di omissione o rifiuto di atti d’ufficio perché aveva negato la pillola del giorno dopo. È la prima volta che accade. I fatti risalgono a tre anni fa: la cliente si era presentata con prescrizione medica, rilasciata con l’indicazione di assumere il farmaco in giornata. Ma la collaboratrice della farmacia comunale aveva invocato l’obiezione di coscienza. Le motivazioni dei giudici verranno presentate nelle prossime settimane.

Sull’obiezione di coscienza dei farmacisti giace da maggio scorso alla Camera una proposta di legge a firma dei deputati Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita, e Mario Sberna, entrambi di Democrazia Solidale – Centro Democratico. Per consentire a chiunque lavori in una farmacia, pubblica o meno, “di rifiutarsi, per motivi di coscienza, di consegnare a chi glielo richieda, anche esibendo prescrizione medica”, qualsiasi dispositivo “che il professionista giudichi atto a produrre effetti anche potenzialmente abortivi” o “prescritto ai fini della sedazione terminale”.

Non esattamente la posizione di Federfarma, la Federazione nazionale che rappresenta oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. “L’obiezione di coscienza non è contemplata ed è giusto che sia così”, dice la presidente, Annarosa Racca. “La pillola del giorno dopo e la pillola dei cinque giorni dopo non sono farmaci abortivi, ma contraccettivi di emergenza, che ritardano o inibiscono l’ovulazione”, aggiunge Federconsumatori. Annarosa Racca assicura che quello di Gorizia è “un caso isolato”. “Tra il 2014 e il 2016 le vendite sono cresciute di oltre il 660%: è evidente che le farmacie fanno il loro dovere”.

Ma quanti sono i farmacisti obiettori in Italia? “Tanti, sicuramente più di quanti hanno il coraggio di dirlo”, assicura Piero Uroda, presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani e titolare di una farmacia a Fiumicino. “Io l’ho sempre detto. Mi hanno denunciato e mi hanno prosciolto in istruttoria”, dice. “Sappiamo di essere in minoranza, e non tutti abbiamo la volontà di porgere la faccia agli sputi come ha fatto nostro Signore”.

“Ci arrivano molte chiamate di donne che incappano in questi episodi”, racconta dal fronte opposto Elisabetta Canitano, presidente dell’associazione Vita di Donna e ginecologa presso la Asl Roma D. “L’ultima donna con cui ho parlato io era in lacrime. Più che obiezione fanno ostruzionismo: se una ragazza arriva chiedendo di prendere la pillola del giorno dopo, magari un po’ spaesata, la rimandano al mittente anche se maggiorenne. Quello che consigliamo è di presentarsi sicure e dire: ho più di diciotto anni, questo è il mio documento, devo acquistare la pillola del giorno dopo”.

Già, perchè la ricetta non è neanche più necessaria per chi è maggiorenne. L’obbligo è stato abolito da maggio 2015 per la EllaOne, mentre per la Norlevo, in vendita in Italia da più di dieci anni, è caduto a marzo. “Dovevano essere finiti quei tempi in cui le donne andavano in giro di notte tra ospedalieri ostili, medici obiettori e lavate di cervello perché ‘che fai, fai sesso e adesso la vuoi risolvere così semplicemente?’. Non voglio parlare male dell’intera categoria dei farmacisti, anzi”, dice la dottoressa Canitano. “Ma contesto questo desiderio di decidere e di autonomia. Se uno vuole decidere cosa deve prendere un paziente fa il medico, non il farmacista. Siamo noi che curiamo i pazienti, non loro”.

“Chiediamo di non essere disturbati ed essere tutelati”, risponde Piero Uroda. “Non dobbiamo perdere posti di lavoro e non ci deve essere discriminazione. Se un farmacista ritiene che quello che gli si sta chiedendo è ammazzare un essere piccolo, ma con un’anima, deve poter non essere complice. L’aborto è un delitto”. L’Agenzia Italiana del Farmaco spiega che la pillola del giorno dopo è un contraccettivo, che agisce inibendo o spostando l’ovulazione in avanti di qualche giorno. Ma gli obiettori di coscienza non ci stanno: “Il maestro delle bugie è il diavolo”, dice Uroda. “L’effetto antinidatorio vuol dire che l’endometrio, che è il tessuto in cui l’ovulo concepito si attacca e comincia a nutrirsi, invece che spugnoso diventa impermeabile. L’ovulo non attacca e viene quindi espulso con l’urina. Ma quella cellula è già un’anima”. E gli studi della comunità scientifica? “Falsi”.

E l’autodeterminazione della donna? “Pensa che una donna possa entrare in una banca, fare una rapina ed essere considerata non colpevole?”. L’interruzione di gravidanza entro i tre mesi in Italia è legale. “Lo dice lei. La legge 194 è stata interpretata in modo lassista: l’aborto è legale solo in caso di pericolo, come per le gravidanze extra-uterine. E poi la donna ci deve pensare prima. Ti sei portata un uomo in casa, all’ultimo dici di no e subisci violenza? Ci dovevi pensare prima. Se non vuoi un bambino sai come fare. La sessualità esagerata comporta rischi per tutti. Per le ragazze è più facile non sapere nemmeno cosa hanno in testa. Bisogna educare alla castità e all’affetto, non a giocare col sesso e con le pornografie”. E in caso di stupro? “Devono portare avanti la gravidanza e poi, eventualmente, dare quel figlio a terzi”. E quei nove mesi come li passa, quella donna? “Figliola mia… C’è tanta gente che passa mesi brutti…”.
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Matteo Renzi apre la fase due: Mattarellum e voto subito con primarie di coalizione. Asse con Delrio

La “fase zen”, come la definisce lui stesso, è durata solo un paio di settimane. Solo due domeniche fa Matteo Renzi era furioso per la sconfitta referendaria, deluso e confuso. Oggi davanti all’assemblea nazionale del Pd ripete: “Abbiamo straperso”. I delegati salutano con applausi e standing ovation i passati mille giorni di governo, che finiranno in un “libro documento”, dice lui. Analisi della sconfitta qui e là, “abbiamo perso al sud, tra i giovani e sul web”, praticamente tutto. Ma il segretario, pur con volto provato e all’inizio anche un po’ dimesso, è qui all’Ergife di Roma per rilanciare. Come se fosse stato appena eletto leader del Pd, come se alle spalle non avesse una storia di 3 anni al governo che lo hanno portato dal 40,8 per cento delle europee del 2014 al collasso politico.

Ad ogni modo, basta con lo zen e niente congresso anticipato del Pd. Bensì urne anticipate alla primavera, massimo giugno. Con la nuova parola d’ordine: Mattarellum. Un obiettivo per il quale il segretario conta su un rinnovato asse: con Graziano Delrio.

Mentre Renzi parla, un’oretta di relazione che cambia verso al renzismo dalla vocazione maggioritaria all’ottica di coalizione, Paolo Gentiloni siede al tavolo della presidenza. Il segretario non lo dice chiaramente, ma la sua è una chiamata al “voto subito”. Il neo-premier lo sa. E comunque ci pensa Delrio a dirlo: “Trovo omissiva la tua relazione, Matteo: il voto di domenica 4 dicembre ha detto che gli italiani vogliono andare a votare presto…”.

Un gioco delle parti. Significa che i renziani ortodossi, categoria nella quale ora il segretario stesso ascrive Delrio addirittura come ‘capo’ di questa componente, si muovono per riportare il paese alle urne al più presto possibile. E’ la nuova fase di Renzi: il giglio magico Boschi-Lotti è saldamente piazzato al governo Gentiloni. Ma il nuovo corso si chiama Delrio. “Il Pd ha bisogno di una terza via tra capitalismo e populismo – dice il ministro parlando all’assemblea – Noi l’abbiamo studiata ma non abbiamo dato una risposta sufficiente. Grazie Matteo per aver detto di voler ripartire da un ‘Noi’. Benissimo la conferenza programmatica proposta da Epifani, che parte dal basso per essere in sintonia con la pancia del Paese non per assecondarla…”.

Dalla vocazione maggioritaria alla coalizione di centrosinistra. Mattarellum vuol dire questo. E per Renzi è un inedito assoluto. Tuttavia, dopo il fallimento delle riforme costituzionali e dell’Italicum con il suo premio di lista addirittura, il segretario Pd non si rassegna al proporzionale: vanificherebbe la sua leadership. Ed è convinto di incrociare un mood prevalente tra gli elettori: andare al voto subito ma non con un ritorno al ‘Pentapartito’. Lo dice: “Eravamo a un passo dalla terza repubblica, siamo tornati alla prima e senza la qualità della classe dirigente della prima….”.

Con i suoi insiste: “Noi diciamo maggioritario. Chi vuole il proporzionale, lo dica, ma a viso aperto”. E’ una sfida al M5s e a Berlusconi, dal quale non si aspetta un sì convinto e subito. Mentre Salvini invece fa già sapere che a lui il Mattarellum piace: convincerebbe l’ex Cavaliere a fare l’alleanza con la Lega e a non giocare in proprio. Ma soprattutto quella di Renzi è una sfida anche nel partito. “Vogliamo giocarci l’ultima possibilità di maggioritario o scivoliamo nel proporzionale? Il Pd faccia chiarezza”.

Renzi resta guardingo mentre si susseguono gli interventi dal palco dell’Ergife. C’è Andrea Orlando che marca la distanza e critica un ritorno alle “soluzioni anni ’90”. C’è Dario Franceschini che dice sì al Mattarellum, ma in realtà immagina un orizzonte temporale più lungo per il governo Gentiloni. Cioè urne sì, ma non a primavera. C’è Gianni Cuperlo che preferirebbe “un congresso” prima di andare al voto. Francesco Boccia: “Dove l’abbiamo discusso il ritorno al Mattarellum? Si va al voto quando Mattarella lo riterrà”. Paradossalmente, l’unico sostegno senza subordinate al Mattarellum arriva dall’anti-renziano Roberto Speranza, poi attaccato con toni alquanto coloriti dal renziano Roberto Giachetti. Alla fine bersaniani e cuperliani non partecipano al voto, ma l’assemblea approva: 481 sì, 2 no e 10 astenuti.

Il grosso del Pd gli dice sì non per convinzione ma per mancanza di alternative. Secondo i sondaggi, infatti, Renzi è ancora l’unico leader del campo Dem. Ed è questo che gli dà la possibilità di immaginare già da ora la via del suo prossimo futuro: primarie nei gazebo per votare il premier del centrosinistra e tornare al voto al più presto.

Come convincerà il grosso dei gruppi parlamentari? Lui, dall’alto del suo ruolo di segretario ma non parlamentare e per questo senza stipendio, pensa di farlo battendo sul tasto vitalizi: maturano a settembre, non si vorrà mica alimentare il sospetto secondo cui i parlamentari Pd vogliono aspettare la pensione prima di sciogliere le Camere? “Banale ogni considerazione sul vitalizio dei parlamentari…”, sottolinea non a caso Renzi in assemblea: quasi un inciso, destinato a diventare un mantra se sarà il caso. Ad ogni modo con i gruppi ci sarà un primo momento di discussione il 28 gennaio, 4 giorni dopo l’udienza della Consulta sull’Italicum.

E poi, è l’altra sua argomentazione, con il caos sulla giunta Raggi, il M5s ora è ai minimi storici, debolissimo: meglio che il Pd approfitti e apra la corsa alle urne subito.

“Guardo con molto interesse a ciò che Giuliano Pisapia sta costruendo”, dice il segretario all’assemblea Dem. L’ex sindaco di Milano, schierato sul sì al referendum, è uno dei punti di riferimento della ‘costruenda’ coalizione che Renzi ha in mente. Pisapia come candidato alternativo a delle primarie che potrebbero anche includere un’altra personalità del Pd: esattamente come è successo quattro anni fa, quando fu Renzi a sfidare Bersani e perdere, nelle primarie cui parteciparono anche Vendola, Tabacci e Puppato.

La nuova fase è lanciata. I tre anni di governo sono già solo un ricordo sfocato. “Non ho visto la politicizzazione del referendum”, ripete Renzi. Per lui è questo il vero motivo della sconfitta: il referendum è andato perso perchè sigle diverse e opposte si sono coalizzate nell’anti-renzismo, pur senza avere una proposta politica comune. “Se voto politico è quel 59 per cento di no, non sottovalutino il voto politico del 41 per cento di sì con cui dovranno fare i conti…”, avverte. Sul perché si sia creata questa strana coalizione, solo accenni. Troppo “notabilato” al sud, sconfitta tra i “giovani disincantati”, nelle periferie: letture più che analisi.

Ma è quanto gli basta per lanciare l’appello all’unità del Pd: “Non siamo un club di correnti dove ciascuno si costruisce una strategia personale, non torneremo ai caminetti: siamo il Pd che, se si fa un selfie, si vede che ha preso una bella botta…”. Per ora il Pd non si scinde, intrappolato dalla leadership di Renzi.
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Alitalia stringe su Piano, si apre partita contratto

L’aggiornamento del piano industriale di Alitalia è alle battute finali. Il consiglio di amministrazione della compagnia è ancora aperto, in attesa dei dettagli finanziari chiesti all’advisor Lazard, e dovrebbe apprestarsi a chiudere, visto che l’indicazione emersa lunedì era di una nuova riunione “in settimana”. Intanto è di fatto iniziata la partita per il rinnovo del contratto del trasporto aereo, con i primi contatti informali con i sindacati, che lunedì invece incontreranno Alitalia sul Piano industriale e quindi sul delicato tema degli esuberi.

Il contratto nazionale del trasporto aereo scade a fine dicembre e i sindacati di categoria come da prassi hanno approvato oggi la piattaforma per il rinnovo. Ma con una mossa inusuale a detta dei sindacati, Assaereo, l’associazione delle compagnie nazionali il cui maggior socio è Alitalia, ha comunicato il 14 dicembre che il contratto, alla scadenza del 31 dicembre “perderà effettivamente ogni efficacia” senza andare quindi in ultrattività. Una decisione che, secondo fonti sindacali, potrebbe creare difficoltà alla vigilia della presentazione del piano: si teme infatti che sia un tentativo per accelerare il confronto allo scopo di ottenere un abbassamento dei costi. Un primo incontro informale tra Alitalia e sindacati si è tenuto in serata, ma sarebbe servito solo per fare un aggiornamento sulla situazione, senza toccare il tema del Piano che invece sarà al centro dell’incontro convocato per lunedì pomeriggio: quella sarà la sede in cui si comincerà a capire la vera dimensione degli esuberi, dopo il baillamme di cifre dei giorni scorsi che vanno da 600 a 2.000 possibili persone coinvolte.

Intanto, mentre si lavora ai dettagli finanziari del Piano, spiragli positivi arrivano dalle banche. Il consigliere delegato di Intesa SanPaolo (che è anche azionista), Carlo Messina, ha confermato che la banca è “pronta a erogare credito” sui progetti industriali con partner industriali che decidono di investire nell’azienda. Etihad, invece, che non può procedere da sola ad un aumento di capitale per non superare la soglia del 49% che farebbe perdere ad Alitalia i diritti di volo nell’Ue, dovrebbe procedere con un’operazione sul patrimonio accollandosi circa 216 milioni di debiti.

Nei contenuti, l’aggiornamento del Piano industriale punta ad un cambio radicale del modello di business della compagnia: si intende rafforzare il lungo raggio, mentre sul breve e medio raggio si punta ad essere competitivi con le low cost, c’è un ripensamento delle alleanze (cui è in parte legata anche la decisione sugli slot di Linate), una riduzione dei costi ma anche operazioni per consentire un aumento dei ricavi.
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Tavecchio apre a Lippi. “Faremo belle cose…” – La Gazzetta dello Sport


La Gazzetta dello Sport

Tavecchio apre a Lippi. "Faremo belle cose…"
La Gazzetta dello Sport
"Faremo belle cose". Così Carlo Tavecchio sul possibile ritorno di Marcello Lippi in Nazionale. Sollecitato dai cronisti, a margine di una premiazione a Lido di Camaiore, il presidente della Figc si è lasciato sfuggire un commento che fa ben sperare
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Tavecchio ha il via libera di CairoNazionale sempre più di VenturaCorriere della Sera
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Apre Ibra, chiude Cavani. Il Psg piega il Chelsea: 2-1 – La Gazzetta dello Sport


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Apre Ibra, chiude Cavani. Il Psg piega il Chelsea: 2-1
La Gazzetta dello Sport
Entra al 74', decide dopo 5' e i gol di Ibrahimovic e Mikel nel primo tempo. Meglio il Psg, ma i londinesi non mollano e restano in corsa.. ARTICOLO PRECEDENTE. ARTICOLO SUCCESSIVO.. Ascolta. 51;;;;;. 51;;;;;;. 16 febbraio …
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Stampa tedesca: la Germania pagò per organizzare i mondiali in casa. La Federazione apre un’inchiesta – La Repubblica


La Repubblica

Stampa tedesca: la Germania pagò per organizzare i mondiali in casa. La Federazione apre un'inchiesta
La Repubblica
Secondo Der Spiegel sarebbe stato creato un fondo nero di 6,7 milioni di euro, una parte dei quali destinata a 'compare' i voti di 4 asiatici. La Dfb al termine di una indagna interna afferma la sostanziale correttezza delle operazioni, ma sulla quella
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L’Unione Sarda –Il Messaggero –TodaySport.it
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Borsa: Atene apre in rialzo (+0,5%)

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ROMA . Il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti è il nuovo
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Varoufakis: la rockstar dell'economia che scandalizza l'Europa
Prima Parigi, poi Londra: Yanis Varoufakis è impegnato in tour europeo che oggi lo ha portato a Roma per un incontro con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Anche per le strade della capitale si è fatto notare e immortalare, con il suo stile …
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13:01 – Occorre avere "uno sguardo e un cuore orientati" con decisione a "risolvere le cause strutturali della povertà. Ricordiamoci che la radice di tutti i mali è l'inequità". Il Papa lo ha detto nel suo messaggio all'evento di Milano "L'Expo delle …
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