Terremoto, Renzi annuncia il nuovo decreto ma senza risorse. Si rimanda alla legge di bilancio, opposizioni all’attacco

A nuovo devastante terremoto segue nuovo decreto, ma – almeno per ora – le risorse restano pressoché immutate. Nel corso della conferenza, al termine del consiglio dei ministri, dice il premier: “Le risorse necessarie sono già stanziate nella legge di Stabilità, perché c’è un ampio margine. Se ci sarà bisogno di ulteriori risorse metteremo ulteriori risorse”.

La notizia della prima riunione del governo dopo il terremoto più forte dai tempi dell’Irpinia è –paradossalmente – in una parola che proprio in Irpinia diventò sinonimo di incubo: container, il provvisorio che diventa definitivo. Perché, di fronte all’ansia delle popolazioni, alla preoccupazione di vivere una condizione di sradicamento, da migranti nel proprio paese (leggi qui la rabbia a Norcia), Renzi ha deciso una “ricostruzione in quattro fasi”. La prima, di qui a Natale: gli alberghi. La seconda, entro Natale, sono i container: “è meno piacevole della casetta di legno – spiega il premier – spendiamo un po’ di più, ma ci consente di riportare lì la gente partendo dall’assunto che le tende a dicembre a Norcia e dintorni sono un problema”. Entro primavera estate, “si va avanti con la costruzione delle casette di legno”. Quarta: “la ricostruzione vera e propria per mettere le case a regola d’arte”.

Sarà scritto in un nuovo decreto, che sarà presentato di qui a venerdì. Mossa che, al netto dei titoli che danno l’idea della risposta, “faremo un decreto”, si presta alla malizia delle opposizioni. Perché fare un decreto 2 sul terremoto, visto che il decreto 1 – arrivato da poco in Senato – non è stato convertito? Non bastava un emendamento? Il punto fermo di tutta la storia, come spesso accade, sono i soldi. Perché un qualunque decreto – a legge di bilancio aperta – può utilizzare le risorse dell’anno in corso, dunque del 2016, altrimenti incide sui saldi della manovra. Quindi sarà un decreto con assai poche risorse, come effettivamente ammette il premier.

L’impostazione della conferenza stampa, ma più in generale della gestione del terremoto, da parte di Renzi viaggia da giorni su due piani. Quello verbale, fatto di toni determinati con l’Europa: “Se dopo quello che è accaduto qualcuno mi parla di regole europee significa che ha perso la testa”. Quello sostanziale, fatto di cifre che, al momento non tornano. L’HuffPost ha documentato come ci sia un forte gap tra la flessibilità ottenuta in Europa (3,4 miliardi) e i soldi stanziati sul terremoto nella manovra (leggi qui articolo): 600 milioni ora certi. Il resto è nel regno delle ipotesi più che delle certezze: 200 milioni dal 2018 al 2047, per la cosiddetta ricostruzione privata. Il che significa che, già adesso, si prevede una ricostruzione di 30 anni.

Ed è proprio sulle cifre che, gli “appelli” alla collaborazione sono già caduti. Perché il premier chiede di votare le sue misure. E le opposizioni invocano un confronto per ridiscuterle. Il capogruppo di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, proprio citando la ricostruzione dell’HuffPost annuncia una interrogazione parlamentare: “La presenteremo perché è evidente è troppo poco per dire che c’è una svolta, con 600 milioni di euro su 3,4 miliardi di flessibilità. Avevamo proposto un punto di Pil per un grande piano per la sicurezza, la prevenzione e la cura del territorio. Su quello avremmo collaborato”. Duro anche Brunetta, che parla di “imbroglio” del governo: “La nostra mission sarà di presentare emendamenti per smontare e cancellare le marchette, nella manovra e nel decreto, di Renzi e Padoan e per destinare tutte le risorse e i fondi necessari alle popolazioni colpite dal sisma”. Anche per i 5Stelle “i conti non tornano”. La cifra era stata già stanziata prima della scossa di domenica. E resta invariata.
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Ue, opposizioni all’attacco di Moscovici dopo l’apertura sulla flessibilità: “L’Italia è sovrana, no a ingerenze”

“Inaccettabili le ingerenze del Commissario europeo agli Affari Economici, Moscovici, sul referendum costituzionale e sulla sovranità nazionale dell’Italia. Il voto dei cittadini italiani sulla riforma della Costituzione, già violata da questa Unione Europea con l’inserimento del pareggio di bilancio dello Stato, non è un obolo da portare al ‘banco dei pegni’ dell’Europa”.
Lo dichiarano i deputati del M5S della commissione Politiche Ue riferendosi all’apertura di Moscovici sulla flessibilità.

“Ci preoccupa molto -aggiungono- il fatto che Moscovici affermi di voler sostenere Renzi contro una ‘minaccia populistà in Italia, quasi a voler fare da sponda all’attuale governo per conservare lo status quo, perché che sa che il M5S non terrebbe il gioco a questa Ue complice di banche e poteri forti ma lavorerebbe per creare un nuovo progetto di Europa che metterebbe alla porta lui e tutti gli interessi che rappresenta per fare spazio ai cittadini e alle comunità”, concludono i parlamentari 5stelle.

Anche Forza Italia attacca: “Renzi alla canna del gas: ha bisogno di aiutini Moscovici per avere qualche titolo benevolente dai giornaloni comunque amici…”, scrive su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. “Uscita Moscovici chiaramente politica per aiutare partner in difficoltà. Ma scorretta da punto di vista istituzionale”, sottolinea in un successivo tweet. E ancora: “A cosa si riferisce Moscovici? Governo non ha ancora presentato Legge bilancio e Parlamento non si è espresso. Come si permette?”.

“Ringraziamo Moscovici per le sue dichiarazioni – afferma Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord alla Camera – sono la dimostrazione che chi governa l’Italia lo sceglie Merkel e la partitocrazia europea. E’ folle e inaccettabile che un commissario europei affermi che la flessibilità si darà solo ai governi amici per evitare che elezioni democratiche scelgano rappresentati delle istituzioni a loro non graditi. Insomma, malgrado i teatrini dell’assurdo che Renzi fa contro l’Ue, abbiamo l’ennesima prova che il premier italiano è solo un burattino nelle mani di Merkel sulla testa e a spese del popolo”.

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