“Le stanno mangiando vive!”. Quello che ho visto in un’azienda avicola che adotta l’allevamento a terra

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La prima cosa che ho sentito, nell’oscurità, è stato un urlo: “Ci sono bambini qui?” ho pensato. Sembrava proprio il pianto di un bambino.

Ma le luci ci hanno mostrato la fonte di quel suono. Nel fienile, le galline “gridavano” mentre venivano attaccate. Molte (qualche dozzina secondo i registri della fattoria) non avrebbero superato la notte. Nelle condizioni mostruose di quella fattoria con allevamento a terra della Costco (la più grande catena americana di ipermercati all’ingrosso) sarebbero state mangiate vive, nel vero senso della parola.

Dal momento che centinaia di rivenditori importanti stanno passando all’allevamento a terra, nel settore sono in molti a sbandierare un futuro più umano per gli animali. Ma come principale ricercatore della Direct Action Everywhere http://www.directactioneverywhere.com/ (DxE) Open Rescue Newtork, ho una reazione diversa: provo orrore. Perché, tolta la patina del marketing, ci si rende conto che l’allevamento a terra non è come ce lo raccontano.

ATTENZIONE: il video mostra contenuti che includono animali feriti o deceduti. Potrebbe turbare alcuni spettatori.

Il cannibalismo è il primo oscuro segreto dell’allevamento a terra. Uno studio ha mostrato che i tassi di cannibalismo aumentano del 3000% nelle aziende che praticano questo tipo di allevamento. Ed è un modo orribile di morire. La cloaca della gallina (equivalente alla vagina umana) viene presa a bersaglio perché è tenera, carnosa e ricoperta di fluidi. Impazziti a causa dell’affollamento, gli uccelli attaccano questo punto debole, tirando fuori gli organi interni. Le vittime di questi attacchi muoiono, pezzo dopo pezzo. Nella fattoria della Costco ho visto un esemplare, insanguinato e incapace di avanzare, trascinarsi su un ammasso di letame nel disperato tentativo di fuggire. Nonostante gli sforzi, il nostro team non è riuscito a salvare la piccola gallina.

Ma il cannibalismo è solo la punta dell’iceberg. Dalla qualità dell’aria alle fratture, le galline spesso patiscono molto di peggio in un sistema di allevamento a terra. Le morti premature sono triplicate. Se un simile aumento della mortalità venisse registrato in una prigione “umana”, ci sarebbero accuse penali nei confronti del direttore.

Il problema fondamentale per le galline è questo: le aziende con allevamento a terra, come quelle che seguono l’allevamento in gabbia, schiacciano le galline in uno spazio che ha le dimensioni di un foglio da stampante. Immaginate di vivere tutta la vita chiusi in una piccola doccia. Ora, immaginate di vivere la vostra vita in quello stesso spazio, ma con migliaia di estranei impazziti che si accalcano intorno a voi. Ecco l’alternativa tra allevamento con gabbie o a terra. Nessuna delle due opzioni è umana, neanche lontanamente.

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L’allevamento a terra non è dannoso solo per gli animali; contribuisce anche a gonfiare i profitti del settore. Bloomberg riferisce che il consumatore medio è disposto a pagare più del doppio per una dozzina di uova da allevamento a terra, un extra di circa 2 dollari per ogni confezione da dodici. Ma i soli costi aumentano di circa il 15% per una dozzina di uova da allevamento a terra. Se, oggi, tutte le produzioni di uova adottassero l’allevamento a terra a questi prezzi, i guadagni del settore aumenterebbero di 7 miliardi di dollari.

La crescita del settore alimentata dall’allevamento a terra non è solo speculativa. Nell’anno successivo al massiccio passaggio all’allevamento a terra, l’America Egg Board prevede un aumento del 5% nel consumo di uova pro-capite. Le maggiorazioni dei prezzi porteranno a investimenti più significativi nella produzione di uova. Questo significa che milioni di animali potrebbero ancora soffrire le condizioni da incubo delle moderne aziende avicole. Infatti proprio la fattoria Costco, che abbiamo ispezionato di recente, si è assicurata un finanziamento di un milione per estendere le proprie attività produttive.

La soluzione al problema è il cambiamento. Però a cambiare non devono essere le pratiche aziendali, ma i sistemi incentivanti che sono alla base di queste pratiche. Le società operano in un mondo dove gli azionisti pretendono guadagni, dove gli animali sono “oggetti” legali che aiutano a creare determinati guadagni, e dove non esistono norme significative che regolino il passaggio da “animali” a “profitti”. Non sorprende dunque, (proprio come accade nel settore finanziario) il fatto che anche qui le riforme volontarie siano costantemente ostacolate. Le aziende che cercano di fare la cosa giusta vengono punite dal mercato per essersi accollate spese non necessarie.

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È quello che succede con l’allevamento a terra. Le aziende trovano modi originali per stipare sempre più uccelli in uno spazio già ridotto al minimo. Finché il sistema non cambierà (riconoscendo agli animali una parvenza di diritti civili) questi abusi aziendali sono destinati ad andare avanti.

Il vero progresso per gli animali non può dipendere da realtà come la Costco. Come dimostrato da altri grandi movimenti per i diritti, arriverà solo cambiando il nostro sistema politico. E anche se l’idea di una carta costituzionale dei diritti degli animali può sembrare fantasiosa, è stato così anche per il matrimonio gay una generazione fa, o per il suffragio femminile all’inizio del 20° secolo. Eppure, guardate dove siamo arrivati oggi.

Per farla breve, “liberiamo le galline”, come ha suggerito giustamente Bill Maher alla Costco, lo scorso anno. Ma la libertà per gli animali non arriverà con l’allevamento a terra. Arriverà quando inizieremo a custodire la loro libertà, la loro dignità, perfino il loro “stato di persona” come un diritto fondamentale.

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Huffpost Usa ed è stato poi tradotto dall’inglese da Milena Sanfilippo

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