Dopo l’incidente del Boeing 737 MAX che ha causato 157 vittime non tutte le compagnie proprietarie di questo tipo di velivolo hanno deciso di sospenderlo dalle operazioni.

Addirittura anche spazi aerei sono stati chiusi al sorvolo di questo tipo di aereo e comunque, dove continua a volare, sono i passeggeri stessi ad essere scettici sul suo impiego.

Oggi, nel sito www.air-accidents.com è stata pubblicata una newsletter dal titolo "LA VERITA’ SUL 737 MAX" che pubblichiamo qui a seguire:

 

Due incidenti su 350 velivoli dello stesso modello in circolazione sono troppi, inutile nasconderlo.
Per rimanere a casa Boeing, del modello 787 sono in circolazione dal 2011 789 aerei e ad oggi si registrano zero incidenti mortali.
E’ evidente che il 737MAX ha qualcosa che va rivisto e corretto.
Tuttavia possiamo dire che i due incidenti non debbono aver troppo colto di sorpresa gli addetti ai lavori d’oltreoceano.
A febbraio di quest’anno, quindi con un "solo" incidente alle spalle, quello di Lion Air del 29 ottobre, sul prestigioso quotidiano International New York Times (1) si poteva leggere quanto segue:

 

“By limiting the differences between the models, Boeing would save airlines time and money by not putting their 737 pilots in simulators for hours to train on the new aircraft, making a switch to the Max more appealing” [Minimizzando le differenze tra i modelli, Boeing salverebbe tempo e denaro alle compagnie aeree evitando di non mettere per ore i loro piloti di 737 ai simulatori per addestrarsi sul nuovo velivolo, rendendo il passaggio a Max più accattivante]

 

In questa frase è contenuta la spiegazione dei due incidenti che hanno funestato la breve entrata in servizio del 737MAX: non si tratta di un nuovo modello che fa solo risparmiare il carburante rispetto ai modelli precedenti, non si tratta di un nuovo aereo a più autonomia e che porta più carico pagante dei precedenti….è un modello che, se scelto dalle compagnie aeree, può essere subito messo in linea senza bisogno di spendere denaro per istruire i piloti.

E’ un extra appeal che nella serrata competizione fra i due giganti Airbus e Boeing non va sottovalutato.
Ma… l’aereo presenta differenze strutturali che possono più facilmente portare il velivolo allo stallo di quanto non facciano i modelli precedenti.
In particolare i più potenti motori e il loro nuovo collocamento avrebbero destabilizzato il velivolo alle basse velocità, nelle manovre di strette virate e quelle che in gergo vengono definite di high-bank.
Come ottenere la certificazione bypassando l’ostacolo dell’addestramento obbligatorio?
La soluzione escogitata alla Boeing è stata quella di dotare il programma dei computer di bordo di un software aggiuntivo di protezione in grado di controbilanciare le forze derivanti dai nuovi motori: nasce così l’ M.C.A.S. di cui
tanto si parla in queste ore.
Questa politica di “minimizzare” la nuova potenza dei motori e soprattutto gli effetti che essi potevano provocare in particolari manovre spiegherebbe il perché del tempestivo aggiornamento a posteriori del manuale operativo, fatto questo che quando reso noto ha provocato le vibrate proteste da parte delle associazioni dei piloti le quali hanno dichiarato che da subito dovevano venir informate in merito alle innovazioni introdotte.

 

Conclusione: Il nuovo modello per quanto maggiorato doveva venir presentato come una semplice evoluzione della serie 737, una evoluzione naturale da non richiedere alcun addestramento.
Ma evidentemente dobbiamo supporre che i piloti di Southwest che hanno in linea 34 B737 MAX ed hanno effettuato oltre trentamila decolli con questo aereo senza alcun problema, avevano una conoscenza e una
formazione circa le innovazioni di cui esso era dotato, che altri piloti in altri continenti non hanno avuto. (2)

 

La volete ancora più semplice?
Ebbene se il vostro pilota sa che è al comando di un nuovo velivolo che vanta innovativi aggiornamenti potete stare tranquilli.
Se viceversa crede che sta portando un “semplice” 737 correrete dei seri rischi.

 

Antonio Bordoni

(1) “Jet’s software was updated. Pilots weren’t” del 5 febbraio 2019
(2) Ad oggi nessun vettore USA ha messo a terra la sua flotta di 737MAX
Safety Newsletter 10/2019 del 13 Marzo 2019

 

. . . . . . . . . . . . . . . . . .

 

Come scritto nel sottotitolo di questo pezzo normalmente i passeggeri non sanno su che tipo di aereo viaggeranno ma ora, dopo tutto questo parlare e le precauzioni prese da compagnie aeree e governi, appare chiaro che in molti, dove il Boeing 737 MAX continua a volare, rifiuteranno di salirci.

La Boeing è una colossale compagnia aeronautica che di sicuro, essendo dotata di risorse e competenze, porrà rimedio in tempi brevi alle cause che hanno determinato le due recenti sciagure aeree.

 

Al momento  Stati Uniti e Canada stanno continuando a tenere in volo il 737 MAX ma la lista delle compagnie che lo stanno tenendo a terra, in attesa di istruzioni tranquillizzanti o modifiche al software di navigazione, si allarga sempre di più.

Tante le prese di posizione e cominciano a fioccare le richieste di risarcimento milionarie; a seguire riportiamo, a titolo di esempio, uno dei tanti commenti espressi dai vertici delle compagnie:

 

“In merito alla sospensione temporanea delle operazioni dei Boeing 737 MAX da parte di diverse autorità aeronautiche, abbiamo deciso di non operare voli utilizzando questo tipo di aeromobile, fino a nuovo avviso delle autorità aeronautiche competenti. Vorremmo chiedere scusa ai nostri clienti per gli eventuali inconvenienti causati ma la sicurezza rimarrà sempre la nostra massima priorità” – ha affermato Tomas Hesthammer, Chief Operating Officer di Norwegian.

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ANCORA UN INCIDENTE AD UN 737-MAX

Era stato consegnato a Ethiopian Airlines il 15 novembre scorso il 737-800 MAX (1) precipitato ieri
durante la fase di salita dall’aeroporto di Addis Abeba.

A bordo del velivolo diretto a Nairobi si trovavano 149 passeggeri e 8 membri di equipaggio.

 

L’impatto con il terreno è avvenuto in località Bishoftu, 27 kilometri a sudest della capitale.
Ciò che per il momento si sa è che la traccia radar è scomparsa quando l’aereo stava attraversando gli 8000 piedi in salita, erano le ore 08.44 locali.
A quel che è dato sapere al momento, da bordo dell’aereo non sono stati trasmessi messaggi di emergenza.
In base alle circostanze e ai tempi dell’incidente due le anticipazioni che si possono avanzare in via preliminare:
Problemi di ostruzione alle sonde pitot che potrebbero aver fornito dati instabili sulla velocità e
conseguenti correttive azioni errate.
Problemi come quelli già riscontrati nell’incidente al Boeing 737-Max della Lion Air (2) con il quale vi sono fra l’altro inquietanti analogie.

 

L’aereo della Lion Air era decollato da Jakarta il 29 ottobre 2018 alle 6:20 locali e il contatto radio è stato perso alle 6.33, ovvero tredici minuti dopo il decollo.
L’aereo dell’Ethiopian Airlines era decollato alle 08.38 e quindi anche in questo caso l’incidente è occorso dopo pochi minuti, 6 dalla la partenza.
Le indagini sul volo Lion Air ancora non sono concluse ma si è potuto appurare che gli input automatici del nose-down erano comandati dalla legge di controllo del volo Maneuvering Characteristics Augmentation System (MCAS) una innovazione aggiunta alla famiglia MAX, i cui dettagli operativi non erano stati appunto inclusi nel manuale e del quale molti equipaggi anche di altre compagnie aeree non erano affatto a conoscenza.
In poche parole il pilota stava lottando contro il computer.

 

Questa seconda causa sicuramente costituirà uno dei filoni delle indagini.
Tuttavia va in merito precisato che mentre nel caso Lion Air eravamo in presenza del primo incidente mortale che ha
chiamato in causa il nuovo sistema MCAS, si deve ritenere che gli equipaggi di tutte le compagnie che hanno in linea il 737-MAX siano stati sensibilizzati e quindi addestrati a reagire in maniera corretta al ripresentarsi di analoghe circostanze.

 

Antonio Bordoni

 

fonte: air-accidents.com

 

(1) Boeing 737 immatricolato ET-AVJ (c/n 62450)
(2) Volo 610 da Jakarta a Depati Amir del 29 ottobre 2018. L’aereo con a bordo 189 persone (181+9) è precipitato
causando la morte di tutti gli occupanti a bordo.

 

Note:

Al momento della pubblicazione rileviamo che varie compagnie hanno sospeso i voli del Boeing 738 MAX 8 o annunciato un monitoraggio più minuzioso:

Ethiopian Airlines ha deciso di tenere a terra tutti i Boeing 737 Max 8.

 

Cina: Il controllo dell’Aviazione Civile (Caac) ha deciso di lasciare a terra i 96 Boeing 737 Max 8 operati da compagnie aeree interne.

 

Cayman Airways,ha affermato che lascerà a terra entrambi i suoi nuovi 737 MAX 8 jet fino a quando non avrà più informazioni.

 

L’Indonesia ha disposto un maggior controllo sulle sue compagnie aeree che gestiscono il 737 MAX 8, tra cui Lion Air e Garuda Indonesia, ma per ora non ne sospende i voli.
L’amministratore delegato di Garuda, Ari Ashkhara, ha dichiarato che la compagnia aerea nazionale sta utilizzando il suo 737 MAX 8 con procedure di ispezione extra sui sistemi di controllo della velocità e dell’altitudine, del controllo di volo e dello stallo. Lion Air non ha voluto commentare.

 

Gli operatori statunitensi Southwest Airlines Co e American Airlines Group Inc hanno confermato fiducia  nell’aeromobile e che presteranno massima attenzione all’inchiesta.

 

Singapore Airlines Ltd, il cui braccio regionale SilkAir gestisce il 737 MAX 8, ha affermato che stava monitorando attentamente la situazione, ma che i suoi aerei avrebbero continuato ad operare come previsto.

 

La Corea del Sud sta effettuando un’ispezione di emergenza sui due jet 837 MAX 8 di Eastar Jet , ha detto un funzionario del ministero dei trasporti.

 

Fiji Airways e flydubai hanno dichiarato di essere fiduciosi sull’affidabilità delle loro flotte di 737 MAX 8.

 

Korean Air Lines ha detto che non ci sono state modifiche ai suoi piani per ordinare 30 737 MAX 8 jet, con il primo che dovrebbe arrivare ad aprile.

 

Virgin Australia Holdings Ltd ha detto che è troppo presto per commentare l’incidente etiopico o il suo effetto sui 30 737 MAX 8 jet che ha ordinato, mentre Air Niugini, che ne ha ordinati quattro, ha riconfermato "piena fiducia" nel prodotto Boeing.

 

 

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Hotel, il microstay consente di prendere una stanza anche solo per fare un pisolino.

Byhours consente di prenotare l’albergo, ovunque nel mondo, anche solo per tre ore.

Sì, dirà qualcuno di voi, gli alberghi a ore sono sempre esistiti e, maliziosamente, qualcun altro starà anche pensando all’uso che se n’è fatto fino ad oggi.

In realtà il servizio offerto dalla piattaforma Byhours amplia di molto le possibilità e soprattutto la gamma delle strutture che si sono rese disponibili ad offrire il servizio di "mini soggiorno".
Il cliente decide in anticipo sia l’orario di entrata che quello di uscita dalla stanza, prenota ed il gioco è fatto, risparmiando molto e consentendo all’hotel scelto di ottimizzare l’occupazione.

​"​L’idea è quella di apportare flessibilità ad un settore che, fino a questo momento, risulta ancora conforme alle metodiche tradizionali tipiche del mondo alberghiero.​ – afferma​ Guillermo Gaspart​, co-fondatore di Byhours – ​"La volontà è quella di applicare al settore dell’ospitalità i concetti di personalizzazione e ​adattabilità del servizio al cliente che sempre più stanno caratterizzando questi anni​"​.

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Per le edizioni Terra Santa è uscito il libro ”Rifugiata”, l’odissea di una famiglia.

Il dramma dei profughi visto attraverso gli occhi di una bambina.

Va subito detto che i proventi dalle vendite di questo libro saranno destinati ai progetti sociali della Custodia di Terra Santa in favore dei rifugiati sulle isole di Kos e Rodi

 

Un libro fatto di immagini e di testo ed entrambi sono essenziali al racconto.
A scrivere è Tessa Julià Dinarès, insegnante catalana. A disegnare è Anna Gordillo Torras, anch’essa catalana, poco più che trentenne, che dopo aver studiato Belle Arti a Barcellona, frequenta nel Regno Unito il master di Illustrazione per racconti dell’infanzia presso la Cambridge School of Arts.
L’opera traduce in concreto sentimenti contrastanti quali la speranza e il dramma, che sono le facce della stessa medaglia e, forse, più che di una medaglia, si dovrebbe parlare di un solido a più lati…

 

«Perché mi hanno svegliato? Perché ho dovuto alzarmi in tutta fretta?
Sono le domande di una bambina siriana, ma accade a migliaia di bambini in diverse parti del mondo.
È ancora notte. Stiamo andando via e prendiamo poche cose.
Le facce di tutti riflettono paura e tristezza.
Il mio papà mi prende per mano con forza e quasi mi fa male.
Mi viene voglia di piangere. Ma non voglio piangere.
Dove stiamo andando? E perché corriamo?».

 

Raccontata dalle suggestive tavole di Anna Gordillo, la drammatica esperienza di chi è costretto alla fuga parla con il linguaggio universale del disegno e raggiunge anche i lettori più giovani.
Ma questo vuole essere un libro di speranza, alimentata anche dalla Custodia di terra Santa: in coda il volume riporta una breve descrizione dei progetti sociali per i rifugiati sostenuti dalla Custodia di Terra Santa nelle isole greche di Rodi e Kos, a favore dei quali sono destinati i proventi del libro.
Perché secondo i dati dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), in Siria 13 milioni e mezzo di persone necessitano di aiuti umanitari; 6 milioni e 300 mila sono sfollati interni; centinaia di migliaia hanno affrontato tragici viaggi in mare per cercare protezione; quasi 3 milioni di siriani sotto i 5 anni sono cresciuti vedendo solo la guerra; e 4 milioni e 900 mila – in maggioranza donne e bambini – sono rifugiati negli Stati confinanti, sottoponendo i Paesi ospitanti a un grande sforzo nel sostenere le ripercussioni politiche, sociali ed economiche.

 

Ecco perché i Commissari di Terra Santa di lingua italiana hanno scelto di sostenere i progetti in favore dei rifugiati portati avanti da fra John Luke Gregory nelle due isole greche, dove i frati minori francescani hanno una presenza antichissima. Kos è stata investita in pieno dall’arrivo di persone in fuga (con punte di 58 mila richiedenti asilo). Sull’isola esiste un hot-spot per l’accoglienza, l’identificazione e lo smistamento che è stato pensato per 600 persone, ma che a fine 2017 ne ospita in realtà 3 mila, in gravi difficoltà.

 

Il centro per rifugiati di Rodi, ospitato nell’ex mattatoio dell’isola, ospitava a fine 2017 un centinaio di persone, tra cui minori non accompagnati e anche giovani e coppie. La struttura è fatiscente e le condizioni sanitarie gravi. In più, i frati francescani di Rodi assistono 250 persone con aiuti in vestiario, medicine e pacchi alimentari. Il progetto di assistenza, con un occhio di riguardo ai minori non accompagnati, è seguito personalmente da fra John Luke. L’impegno dei frati minori in favore dei rifugiati a Rodi e Kos si inquadra in un più ampio orizzonte di aiuti e di progetti umanitari che riguarda la Siria e il Libano.

 

Rifugiata
L’odissea di una famiglia
Edizioni Terra Santa, Milano 2018
Pagine 40, ill. a colori, 19,50 €

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Ultra Trail 2018, aperte le iscrizioni per le 3 maratone: 42, 75, 150 Km.

Boa Vista, isole di Capoverde, i più coraggiosi si facciano avanti.

Aperte le iscrizioni per l’edizione numero diciotto della Boa Vista Ultra Trail, la competizione di trail running che andrà in scena sabato 1 dicembre 2018 nell’omonima isola dell’arcipelago capoverdiano.
Tre i percorsi – di 42, 75 e 150 chilometri – lungo cui poter gareggiare e una novità: in occasione della diciottesima edizione sarà inaugurato il formato a staffetta che permette di gareggiare lungo il percorso di 150 chilometri della Ultra Marathon dividendo però la distanza da percorrere con il proprio compagno di squadra, correndo quindi 75 chilometri ciascuno.

 

 Una gara che va in scena nell’omonima isola di Capo Verde, un vero e proprio paradiso che dista meno di 500 chilometri dalle coste del Senegal e che, con la sua bassa percentuale di insediamenti umani, rende il territorio e il percorso gara selvaggi e incontaminati, perfetti per una competizione in cui mettersi alla prova e sfidare i propri limiti.

 

 

TRE PERCORSI E UNA NOVITÀ

 

Tre i percorsi, e altrettante distanze, su cui i concorrenti potranno scegliere di gareggiare ma che sapranno emozionare in egual modo grazie agli scenari mozzafiato che l’isola di Boa Vista sa offrire.

La Ultra Marathon è, con i suoi 150 chilometri, la gara regina e vedrà correre gli atleti lungo tutto il perimetro dell’isola attraverso luoghi caratteristici come il deserto di Viana o l’antico villaggio di Espinguera, un tempo sede di una piccola comunità di pescatori.

I 75 chilometri della Salt Marathon condurranno invece i partecipanti in prossimità di una delle ultime riserve di sale dell’isola, da cui prende appunto il nome la gara.

Infine, l’Eco Marathon, che consentirà ai concorrenti di godere della bellezza dell’isola fatta di natura incontaminata, oceano e deserto.

 

APERTE LE ISCRIZIONI

 

Una gara imperdibile dunque, la Boa Vista Ultra Trail – organizzata da Friesian Team in collaborazione con il Boa Vista Marathon Club – che permetterà di mettersi alla prova e di vivere emozioni indimenticabili.

Per iscriversi è sufficiente accedere al sito ufficiale della competizione www.boavistaultratrail.com

 

Informazioni per il pubblico

info@friesianteam.com

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LA PRIMA VITTIMA PER SOUTHWEST AIRLINES.

La Southwest capostipite dei vettori low cost che ha iniziato le operazioni nel 1971, deve purtroppo segnare la sua prima vittima. Si tratta di un passeggero del volo 1380 da La Guardia (NYC) al Dallas Love Field il 17 Aprile 2018.

Il Boeing 737-7H4 (N772SW) era decollato alle 09.43 locali, si trovava ancora nella fase di salita (FL320) quando alle 10.04 una esplosione avveniva nel motore di sinistra.
Frammenti e detriti penetravano nella carlinga provocando la morte di un passeggero.
A bordo dell’aereo che venivano immediatamente dirottato su Philadelphia dove atterrava alle 10.19, si trovavano 143 passeggeri e cinque membri di equipaggio.
Il motore coinvolto nell’esplosione è il CFM56-7B.

 

E’ questa la prima vittima per la compagnia texana se si prescinde dall’incidente occorso l’otto dicembre 2005 allorchè un B737 in atterraggio a Chicago non si fermò a fine pista e investì nella sua corsa un auto provocando la morte di un ragazzo di 6 anni che si trovava a bordo.
L’incidente è avvenuto ieri 17 aprile e il velivolo coinvolto era stato consegnato alla compagnia il 26 giusno 2000 e pertanto aveva una anzianità di 17 anni e 10 mesi.
Scoppi di motori o “engine failures” occorrono frequentemente ma sono molto rari i casi che hanno provocato vittime fra i passeggeri. (1)
Il motore CFM 56 prodotto in joint venture dalla GE Aviation e dalla francese Safran Aircraft Engine è entrato in servizio nel 1997 accumulando oltre 350 milioni di ore volo.
Per il momento l’incidente viene additato come un “engine failure” ma, parlando di questa tipologia di incidente va annotato che il motore degli aerei proprio per evitare di esplodere e spargere micidiali frammenti dispone di anelli di protezione. Va pertanto appurato quale sezione sia realmente esplosa.
Il 27 agosto 2016 un altro B737 della Southwest (N766SW) ebbe il distacco in volo della air inlet cowl (2) , mentre molto scalpore suscitò l’incidente all’A380 della Qantas avvenuto nei cieli asiatici il 4 novembre 2010 con 459 persone a bordo e di cui pubblichiamo le immagini. In quell’incidente l’aereo montava motori Rolls Royce.

 

Antonio Bordoni

 

Note:
(1) Ci riserviamo di pubblicarli in una successiva Newsletter
(2) Volo da New Orleans a Orlando, con diversione a Pensacola.

 

fonte: Safety Newsletter 18/2018 del 18 Aprile 2018
www.air-accidents.com


Foto: Il motore del volo Southwest Airlines esploso in volo (Ansa)

 

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Primo trimestre 2018, record di arrivi turistici a Dubai.

Per il Turismo Internazionale l’Emirato coninua ad essere una meta privilegiata.

L’India cresce del 7%, la Cina del 12% e la Russia del 106%
Italia, Germania e Francia registrano performance di crescita a doppia cifra

 

Da gennaio a marzo, Dubai ha registrato 4,7 milioni di pernottamenti turistici internazionali, il che si traduce per l’Emirato in un aumento complessivo del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

I 3 mercati leader continuano ad accentuare le loro affinità elettive con Dubai e le posizioni sul podio rimangono invariate rispetto al 2017.
Grazie ad una crescita del 7% (pari a 617.000 visitatori) l’India si conferma primo mercato, mentre l’Arabia Saudita è stabile al secondo posto con una leggera flessione nei suoi arrivi (-1%) e il Regno Unito si posiziona al terzo posto ma con gli arrivi in diminuzione (-8%).
La Russia invece rafforza il suo quarto posto; anche e soprattutto grazie alle nuove e facilitate procedure d’ingresso nel Paese, registra una crescita stellare del 106% (circa 259.000 visitatori solo nel primo trimestre).
Anche i turisti cinesi hanno beneficiato delle più facili procedure d’ingresso e in 258.000 hanno visitato Dubai, facendo registrare al mercato cinese il 12% in più rispetto all’anno precedente.
 

Grazie ad una crescita a doppia cifra nella maggior parte dei Paesi, l’Europa ha contribuito in maniera sostanziale nei primi tre mesi dell’anno: la Germania segna +13% con 194.000 visitatori, la Francia con 103.000 registra un aumento del 17% e l’Italia con i suoi 80.000 turisti scala la classifica e conquista il 14° posto grazie all’incremento record del 20%.

 

Sua Eccellenza Helal Saeed Almarri, Direttore Generale di Dubai Tourism commenta: “Il primo trimestre dell’anno ha generato una solida performance che ha sostenuto la crescita di tutti i settori complementari, tra cui hotel e compagnie aeree. Vogliamo cogliere il risultato record di 4,7 milioni di visitatori nel primo trimestre dell’anno come slancio positivo per raggiungere l’obiettivo di crescita del 2018. Grazie al crescente numero di attrazioni presenti in città, le proposte di Dubai Tourism continuano ad espandersi e a coinvolgere un ampio di spettro di viaggiatori nei mercati chiave. Vogliamo assicurarci che investimenti ed energie siano indirizzati a rafforzare il forte appeal di Dubai tanto sui visitatori che sui repeater. Attraverso i più avanzati canali digital, social e mobile, vogliamo espandere il nostro raggio d’azione in maniera completa ed integrata. Siamo proiettati al futuro grazie al decisivo supporto del Governo e dai nostri partner del settore pubblicato privato e pubblico. Il nostro orizzonte è la Dubai Tourism Vision 2020 e accogliere 20 milioni di visitatori all’anno entro il 2020”.

 

Qualche numero relativo al Comparto alberghiero dell’Emirato.
Alla fine di marzo 2018 il totale delle camere d’albergo presenti in città è arrivato a quota 108.807, suddivise in 689 hotel e hotel apartments che hanno registrato rispettivamente una crescita anno su anno del 4% e dell’1%. Il tasso di occupazione medio di hotel e hotel apartments arriva all’87%.

 

 

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MH 370: NON E’ STATO UN INCIDENTE

Ricorre il prossimo 8 marzo il quinto anniversario della incredibile scomparsa del Boeing 777 della
Malaysia Airlines con 239 persone a bordo.

Ogni ricerca è stata vana.
Tutti gli esperti scesi in campo per cercare di determinare il luogo di caduta ove inviare le unità di ricerca hanno con ogni evidenza fallito i loro calcoli, o perlomeno le loro teorie sulle quali si basavano i calcoli.

 

Quasi a farsene beffe l’oceano Indiano, nel tempo, senza fretta (1) ha restituito qualche rottame di ciò che rimaneva del Boeing depositandolo sulle spiagge africane della zona orientale del Madagascar, Mozambico e Tanzania. Usiamo il termine di beffa, in quanto dopo aver inviato le navi in luoghi ove non è stato rinvenuto nulla, gli esperti non avevano nemmeno ritenuto opportuno allertare le autorità di questi luoghi che in base alle correnti marine sarebbe stato molto probabile che venissero rinvenuti, sia pur a distanza di tempo, pezzi del velivolo.

Tuttavia, ripetiamo tuttavia, non hanno avuto alcuna esitazione una volta che ignari bagnanti hanno ritrovato i rottami, ad affermare che il luogo di ritrovamento risultava coerente con il modello di deriva eseguito nelle fasi di ricerca.
Bene, giunti al quinto anno dalla scomparsa vorremmo una volta per tutte precisare che in quello che da tutti viene definito come il mistero, in effetti una qualche verità o perlomeno punto fermo è emerso.

E tutto porta ad una conclusione che appare inequivocabile: non si è trattato di un incidente, ma di un dirottamento.
“Possiamo usare il termine incidente allorché un aereo precipita durante il suo volo a causa di un problema meteo o tecnico, ma non si può parlare di incidente se un aereo viene portato fuori rotta e fatto scomparire nei flutti di un oceano che non avrebbe dovuto mai attraversare.”
Questo è quanto da noi affermato nel libro appena uscito. (2)

 

Crediamo che precisare quanto sopra ad una opinione pubblica che ancora oggi si chiede cosa mai possa essere successo a quell’aereo, costituisca già un importante traguardo.
Detta la nostra opinione su cosa è successo, ben più difficile è fare luce sul perché e come possa essersi consumata la tragedia che è costata la vita a ben 239 persone.
A questo punto è bene ricordare che quando MH370 scomparve, ancora non si era verificata la tragedia di Germanwings, il caso del co-pilota tedesco che ha condotto un aereo di linea a sfracellarsi a terra provocando la morte di 150 persone; questa tragedia da tutti i media definita come il primo caso nella storia dell’aviazione civile di omicidio-suicidio è infatti avvenuta il 24 marzo 2015, ovvero un anno dopo la scomparsa di MH370. (3) 

 

Sarà forse proprio ricordando il caso Germanwings che parlando di questa possibilità tutte le attenzioni si sono accentrate sulla figura del capitano Zaharie circa il quale si è voluta approfondire la sua personalità, il suo impegno politico, ciò che aveva fatto dal suo computer di casa, ma appare del tutto evidente che valutando una ipotesi di dirottamento non necessariamente si deve pensare che ad effettuarlo debba essere stato uno dei due piloti, dopotutto alle spalle di questi erano presenti in cabina altri 10 membri della compagnia e 227 passeggeri….

I rapporti investigativi che hanno fatto seguito all’incidente dedicavano molte pagine alla figura dei due piloti aggiungendo notizie circa gli assistenti di cabina.
Circa la figura del 55enne capo stewart, supervisore di cabina si annota quanto segue:
“Per l’equipaggio di cabina, sulla base delle cartelle cliniche di MAS, non risultavano importanti problemi di salute, ad eccezione del supervisore in volo che aveva avuto una storia di esordio iniziale di crisi il 9 giugno 2013. Ammesso lo stesso giorno in una struttura sanitaria privata e trattato da un neurologo consulente, era stato dimesso il 14 giugno 2013. Si era recato ai follow-up successivi come consigliato. Non aveva avuto ulteriori attacchi dopo la sua dimissione. Il suo ultimo certificato di idoneità al volo porta la data del 6 agosto 2013….. " (4)

 

I due piloti quindi risultavano completamente indenni da problemi di salute mentale. Ma la stessa cosa non si poteva dire per quanto riguardava l’Inflight supervisor, il quale aveva avuto una storia di malattia neurologica.
Oltre al testo di cui sopra il rapporto investigativo pubblica una scheda dalla quale risulta che al supervisore erano stati dati 43 giorni di malattia nel 2013, inclusi 6 giorni di ricovero ospedaliero.
Ora, non è perlomeno strano che investigando su un aereo che chiaramente è stato portato fuori rotta da qualcuno, non si ritenga opportuno approfondire la scheda psicologica, informativa su un membro dell’equipaggio che ha avuto nel passato problemi neurologici il quale potrebbe aver maturato conoscenze per la guida automatica di un aereo, o comunque potrebbe aver costretto con la forza i piloti a puntare verso l’Oceano Indiano?
E’ solo una ipotesi, sia ben chiaro, sulla quale però era opportuno andare più in profondità. 

 

Tutti noi ricordiamo l’estremo imbarazzo che ebbero i vertici di Lufthansa allorché dovettero ammettere che ai comandi di un loro aereo vi era un pilota che aveva avuto problemi psichiatrici.
La sequenza degli eventi tuttavia lasciava ben poco spazio ad altre ipotesi dal momento che il CVR immediatamente recuperato chiarì cosa era avvenuto nella cabina pilotaggio dell’A320.
Ebbene quell’incidente additato da tutti i media mondiali come la prima tragedia dell’aria di un pilota suicida avvenne nel marzo 2015.
L’incidente dell’MH370 è occorso un anno prima di Germanwings e se le autorità malesi avessero esternato i particolari da noi summenzionati saremmo stati in presenza di un caso simile a Germanwings il quale però avrebbe assunto i connotati del “primo” caso mondiale del genere.

 

Indubbiamente poi la scomparsa nell’oceano e il non ritrovamento dei registratori di bordo giocavano a favore del silenzio.
Un particolare va comunque ribadito: l’ipotesi da noi esternata propone ai comandi del B777 un qualcuno che controlla l’aereo con evidente cognizione di causa: nessuno però può escludere che invece di uno dei piloti si trattasse di qualcuno fra i passeggeri o membri di cabina che, riuscito a far perdere conoscenza a tutti, si è introdotto nella cabina di pilotaggio assumendo il comando del velivolo, con la forza o meno.

Val la pena ricordare come a bordo di quel volo erano riusciti a salire due passeggeri che viaggiavano con passaporti rubati uno di un italiano e l’altro di un austriaco.. .

 

Antonio Bordoni

 

Fonte air-accidents.com
Safety Newsletter 07/2019 del 1 Marzo 2019

 

(1) Il primo dei 27 pezzi ritrovati porta la data del 29 luglio 2015, l’ultimo del 27 gennaio 2017
(2) “Lost in the sky” , pagina 91.
(3) Il 24 marzo 2015, 150 persone persero la vita quando un Airbus 320 della compagnia Germawings in volo fra
Barcellona e Dusseldorf venne fatto sfracellare al suolo dal secondo pilota chiusosi nella cabina di pilotaggio.
(4) Pagina 15 e 20, capitolo 1.5.4 del rapporto emesso dalle autorità malesi il 15 aprile 2015

 

Nella foto La copertina del libro che sta uscendo in questi giorni. Il libro si compone di 201 pagine ed è reperibile presso il sito dell’editore www.ibn.it o prenotabile nelle librerie
https://www.ibs.it/lost-in-the-sky-incredibile-libro-antonio-bordoni/e/9788875654269

 

Lost in the sky.
L’incredibile scomparsa del volo Malaysia Airlines e i 53 altri casi di aerei caduti e non ritrovati
€ 15,30
 

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Indonesia, dolore e rammaricodopo l’annuncio della sospensione delle operazioni di ricerca e soccorso.

Save the Children stima che sia di 1500 il numero dei bambini dispersi in seguito al Terremoto e allo Tsunami che ha colpito Sulawesi.

Comunicato Save the Children

 

“Abbiamo accolto con estremo dolore la notizia della sospensione delle attività di ricerca e soccorso dei sopravvisuti al terremoto e allo tsunami a Sulawesi centrale da parte del Governo indonesiano,” ha dichiarato Selina Sumbung, Direttrice di Yayasan Sayangi Tunas Cilik (YSTC), il partner locale di Save the Children.
L’annuncio della sospensione delle attività di ricerca e soccorso a Sulawesi indica purtroppo che migliaia di persone finora disperse sono presunte vittime del terremoto e allo tsunami che ha colpito nei giorni scorsi l’isola indonesiana.

 

“Secondo l’agenzia nazionale di contenimento dei disastri naturali, il numero di persone disperse è salito a 5.000, compresi, secondo le stime, 1.500 bambini. I bambini sono particolarmente vulnerabili in questo tipo di situazioni, e pensare che così tanti abbiano perso la vita è straziante. Questi numeri nascondono il dolore profondo di ciascuna di queste famiglie, che devono affrontare l’orrore di non sapere se i loro cari sono ancora in vita. L’ansia che stanno provando, insieme ai disagi quotidiani per la ricerca del cibo e di un posto asciutto dove dormire, è difficile da immaginare.”

 

In Indonesia, Save the Children opera attraverso YSCT, che ha predisposto, insieme alle altre organizzazioni, un sistema di tracciamento dei gruppi familiari insieme alla procedura di riunificazione, e ha creato un sistema di monitoraggio e protezione dei minori per garantirne la sicurezza. YSCT ha anche creato un centro di registrazione dove genitori e bambini che hanno smarrito i propri familiari possono fornire le informazioni necessarie per ritrovarli, e da dove i bambini possano essere trasferiti in un luogo sicuro in attesa che vengano effettuate le operazioni di rintraccio.

 

“Siamo qui al fianco delle famiglie colpite dal disastro che stanno cercando di ricostruire le loro vite, e continueremo a lavorare senza sosta perché possano avere un riparo, ricevere ciò che occorre per la loro igiene, acqua fresca e il necessario supporto psicologico”, spiega ancora Selina Sumbung. Il partner di Save the Children sta continuando a distribuire a centinaia di famiglie di Sulawesi aiuti salvavita come kit per l’acqua potabile, kit per l’igiene e materiali per la costruzione dei ripari.

Per supportare gli interventi di Save the Children nell’emergenza in Indonesia:
https://www.savethechildren.it/dona-fondo-emergenze

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