Referendum, Gustavo Zagrebelsky Vs Matteo Renzi: scontro tra due mondi sulla tirannia della maggioranza

Lo scontro tra due mondi opposti. Divisi su tutto, persino sull’idea stessa di democrazia. E’ questo il leit motiv dello confronto tv tra il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky e il presidente del Consiglio Matteo Renzi in onda su La7.

A 64 giorni dal referendum il premier e il giurista, moderati da Enrico Mentana, si confrontano sul “merito” della riforma costituzionale che sarà sottoposta alla consultazione del 4 dicembre. Da una parte chi l’ha promossa per uscire dalla “palude”, dall’altro il “professorone” in prima fila per arginare la “deriva autoritaria” nel caso di vittoria del Sì. Ma si capisce, guardando il duello, che a dividere i due interlocutori non sono solo gli articoli e le modifiche apportate al testo costituzionale, quanto una differenza ontologica della concezione del sistema democratico. “Le elezioni in democrazia non si vincono – dice a un certo punto Zagrebelsky – Chi prevale nelle elezioni non ha ‘vinto’ ma è colui che gli elettori hanno incaricato di un grave compito. Mentre il ‘vincere’ comporta che ci siano degli ‘sconfitti’, che non conteranno nulla”.

“Il cittadino ha il dovere di decidere chi vince alle elezioni e l’Italicum è già una legge proporzionale”, ribatte Renzi. “Il Senato conta meno, perchè non si può continuare con un sistema che scambia la complessità e l’arzigogolo con la democrazia”, aggiunge il premier. Semplificazione contro complessità.

Renzi ha il dente avvelenato nei confronti del costituzionalista per quell’appello firmato contro la “deriva autoritaria”: “Lei ha firmato l’appello ‘Libertà e Giustizia’ che parla di svolta autoritaria: questo appello a mio giudizio è offensivo verso l’Italia. La svolta anti democratica c’è, ed è dove si incarcerano giornalisti, insegnanti, magistrati, non in un Paese in cui si tagliano il Cnel e qualche centinaia di poltrone”, ha attaccato il premier. E poi ha aggiunto: “Con la riforma si semplifica la vita delle persone e si riducono costi della politica, si riducono le poltrone”.

Ma il professore Zagrebelsky, col piglio del docente, ribatte: “L’instabilità del nostro paese deriva dal fatto che è un sistema politico molto complesso. Con questa riforma c’è un rischio di concentrazione dei poteri al vertice e il rischio di passare dalla democrazia all’oligarchia”, spiega ancora Zagrebelsky osservando come degli stessi sistemi costituzionali applicati a diverse realtà possano portare ad esiti diversi. “La Costituzione di Bokassa è molto simile a quella degli Usa. Ma la resa è completamente diversa”, afferma citando il noto dittatore della Repubblica Centrafricana. E rimarca la svolta autoritaria: “Il significato di queste riforme è conservativo, servono a blindare un sistema sempre più oligarchico. I fautori del No pensano che le vere riforme si fanno sul corpo, ovvero sulla classe politica, perché riformi se stessa”.

Poi si passa alle nuove modalità per l’elezione del Presidente della Repubblica: “Oggi è richiesta maggioranza assoluta dei due terzi, calcolata sul numero dei componenti delle Camere. Quando si abolisce il requisito dei componenti vuol dire che un numero anche minimo di presenti con una parte del Parlamento eventualmente assente può eleggersi il suo Capo dello Stato. E questo in un parlamento nel quale ci sono deputati che passano da uno schieramento all’altro per valutazioni non sempre limpidissime”.

Il presidente del Consiglio difende invece il sistema introdotto dalla riforma: “Sono radicalmente in dissenso da lei. Con l’Italicum la maggioranza avrebbe il 55% dei seggi: con il sistema di voto previsto oggi, dal quarto scrutinio la maggioranza semplice può eleggersi il presidente della Repubblica. Il Parlamento invece ha previsto di alzare il quorum fino al settimo scrutinio quando i 3/5 dei votanti previsti sono una norma di chiusura. Ma nessuno può pensare che c’è una minoranza così assurda da andar via per far eleggere il presidente”.

Zagrebelsky resta convinto della svolta autoritaria, derivante dal combinato disposto riforme – Italicum. Combinata con questa legge elettorale, la riforma “raggiunge un risultato di premierato assoluto, più forte del presidenzialismo”, ha affermato il giurista aggiungendo che il ddl Boschi è più forte di quella voluta da Silvio Berlusconi. “Ma che sta dicendo? Lei sta dicendo una cosa che non è vera”, replica Renzi che attacca: “La sua parte culturale si è sempre preoccupata di andare contro Berlusconi. Noi abbiamo smosso la palude, perché non volete parlare di futuro?”.

Tuttavia Renzi riconosce che la legge elettorale ha un elemento da correggere: “Il meccanismo dei capolista non piace nemmeno a me ed è una delle cose che vorrei cambiare”, ha annunciato il premier.

Il dibattito al calor bianco – seppur condito dal “profondo rispetto” espresso numerose volte dal premier al giurista – è la rappresentazione plastica dell’incomunicabilità di due mondi contrapposti, ma al tempo stesso orbitanti nell’idea di “sinistra”. Dove nemmeno il metodo per riformare il sistema istituzionale è condiviso: “Il problema – dice Zagrebelsky – è la complessità politica, non è legata alle regole scritte nella Costituzione. Quello del presidente mi sembra il ragionamento del debole che vuole le regole per diventare forte. Ma le regole non rendono forte nessuno se è debole”.

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Gli italiani viaggiano in autobus perché “costa meno ed è più sicuro”, solo il 5% sceglie il treno

Tra i tanti che affollano il piazzale della stazione Tiburtina, a Roma, c’è Maria che ha 23 anni ed è una studentessa. Per arrivare a Massa Carrara ha preso un bus notturno da Bari, sosta a Roma e cambio mezzo fino in Toscana. “Flixbus è la mia compagnia preferita – dice ad HuffPost – soprattutto per i prezzi, in viaggio incontro famiglie con bambini, anziani, giovani, la classe media insomma”. Luca sta aspettando l’autobus con suo padre, ha 19 anni e ha con se tante valigie: “Mi trasferisco a Pisa per studiare – dice – anche se gli orari non sono comodi e il viaggio è più lungo, abbiamo scelto il pullman, così non dobbiamo fare cambi. Del resto, mio padre è un commerciante e io non lavoro, dobbiamo scegliere chi offre il prezzo più basso”.

A un anno dalla liberalizzazione del mercato, con l’arrivo in Italia di Flixbus, l’azienda tedesca di viaggi low cost in autobus che è riuscita a comprare il diretto competitor scozzese Megabus, il mercato dei trasporti su gomma è notevolmente cresciuto. Stando ai dati dell’azienda, a bordo degli autobus verde acido hanno viaggiato, nel 2016, 1 milione e 800mila passeggeri, con una media del costo del biglietto di 5 euro, per viaggi lunghi 6/8 ore.

Flixbus non è una compagnia di autobus nel senso “classico”: non ha una flotta e non ha autisti. Ha stabilito con il ministero dei Trasporti delle rotte e poi ha avviato con 50 aziende italiane una partnership. Una mano di vernice verde, il marchio arancione per “brandizzare” i mezzi e il gioco è fatto.

Un mercato florido, che attrae investitori stranieri e per questo Ferrovie dello Stato ha annunciato di voler investire sul trasporto su gomma con Bus Italia: “Perché è il futuro – dice l’Ufficio stampa di Fs ad HuffPost – l’80% degli italiani usa l’automobile per spostarsi, il restante 20% il trasporto collettivo, di cui il 15% viaggia in autobus e il 5% sceglie il trasporto ferroviario”. Un futuro che però ha il sapore di passato, ci ricorda i nostri nonni che si spostavano in corriera perché non avevano i soldi per il treno. “I nostri amici tedeschi di Deutsche Bahn – ha detto l’amministratore delegato di Fs Renato Mazzoncini – hanno l’incubo di Flixbus. È un servizio tipo Uber basato su una app. Ci sono tanti padroncini di minibus che si iscrivono alla piattaforma. Chi ha pochi soldi per una lunga percorrenza compra una tratta. Il 30% dell’incasso va alla piattaforma, che non ha bus, il resto all’autista. È una nicchia con cui bisogna fare i conti”.

Ma chi decide di utilizzare i bus anziché i treni? “Tutti i pendolari – dice l’Ufficio stampa di Fs – soprattutto quelli che hanno più tempo a disposizione per gli spostamenti. Di certo, è il costo più basso a incentivare le vendite, per questo motivo è un mercato che accoglie i giovani, le famiglie, i lavoratori, gli immigrati. Sui treni viaggia chi ha più disponibilità economica, sicuramente, ma anche meno tempo a disposizione per raggiungere la meta”.

Secondo uno studio effettuato da Traspol, Laboratorio di Politica dei Trasporti del Politecnico di Milano, in collaborazione con il motore di ricerca specializzato negli autobus a lunga percorrenza Checkmybus.it, nei primi sei mesi del 2016 a utilizzare gli autobus sono maggiormente le donne, che lo considerano un mezzo “più sicuro e affidabile” soprattutto per viaggiare di notte, e i giovani sotto i 34 anni, più avvezzi all’uso dello smartphone, che acquistano i biglietti tramite le app.

Per rendersene conto basta andare ai terminal sempre affollati di studenti fuorisede, giovani con pochi soldi e tanta voglia di viaggiare, famiglie con bambini che devono far quadrare i conti e immigrati pieni di borse con la merce da vendere. Uno dei vantaggi individuato da Traspol, infatti, è anche la comodità del trasporto bagagli, rispetto alle anguste cappelliere dei treni, soprattutto quelle dei regionali.

Il trasporto su gomma non è una fascia di mercato nuova ed è sviluppata in particolare al Sud. I dati di Traspol dimostrano che con la liberalizzazione e l’arrivo delle compagnie low cost da gennaio a giugno la vendita di biglietti si è triplicata, questo perché l’offerta è aumentata grazie agli investimenti al Centro – Nord, dove, soprattutto Flixbus, ha inaugurato nuove tratte. La meta più richiesta, infatti, è Milano. Al Sud, invece, c’è stato un consolidamento delle rotte già esistenti.

mercato
La frequenza delle corse, fonte ANAV

Secondo Traspol, i biglietti più ricercati sono quelli per viaggi che coprono una distanza entro i 600 km, come Milano – Roma, Pescara – Bologna, Siena – Roma, tratte tipiche dagli intercity che hanno subito un calo delle vendite. Proviamo a cercare un intercity Milano – Roma partenza il 29 settembre: la prima soluzione è alle 20.50, viaggiando di notte, con un cambio alle 1:30 ad Ancona, ripartenza con treno regionale alle 3:47, al costo di 56,65 euro. Con l’autobus: le soluzioni di viaggio ci sono ogni ora, dalle 9:10 del mattino alle 23:15, i prezzi oscillano dai 15,50 euro ai 55, 9 ore la media viaggio.

milano roma

flixbus

Altro dato significativo a seguito della liberalizzazione del mercato è l’abbassamento dei prezzi anche delle aziende storiche e fidelizzate, soprattutto al Meridione, grazie all’ingresso di nuovi competitor, soprattutto il più temuto da tutti: Flixbus.

Sugli accordi tra le aziende italiane partner e Flixbus c’è un alone di mistero. La casa madre non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, così come alcune compagnie che sono state contattate o hanno aderito alla partnership, anche l’autista intervistato ha preferito non rispondere.

E se i giovani guardano di più alle novità e ai bassi costi, gli adulti preferiscono il pullman che da anni li riaccompagna a casa, come Giuseppina, 58 anni, che sceglie sempre la stessa compagnia “mi trovo bene e costa poco, perché dovrei cambiare?”.

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Matteo Renzi alla ricerca della pax referendaria. Mano tesa a: Cgil, agricoltori, destra, Bersani… Solo con D’Alema e Di Maio…

“Siccome oggi è il compleanno di Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani facciamo un applauso a tutti e due. Sono nati nello stesso giorno. E siccome ieri abbiamo chiuso il primo accordo sulle pensioni, mi voglio allargare: oggi è anche il compleanno della Cgil. Compie 110 anni”. Sì, è Matteo Renzi che parla, ma quello ‘buono’: il lato (inedito) che ha deciso di utilizzare per cercare la pax referendaria in vista del fatidico 4 dicembre.

Passata l’estate, la strategia inclusiva pensata già a luglio diventa realtà. Il premier si tuffa nella campagna referendaria per il sì, pancia a terra e giri per le città, gesti studiati anche a Palazzo Chigi e annunci che cercano una cosa sola: pace e voti in vista del 4 dicembre. Renzi ha deciso di sfrondare l’albero dei nemici storici. Magistrati e sindacalisti in primis. Non li attacca più. Anzi li ‘abbraccia’ ogni volta che può per legarli al sì nel giorno che stabilirà il destino della sua carriera politica.

Nel mirino, che ormai serve solo a lanciare fiori metaforici e giammai cannonate al vetriolo, c’è persino lei: la vituperata Cgil. Già due mesi fa, il premier ha pianificato la sua strategia di ‘corteggiamento’, annunciando già allora la nuova e inedita fase di concertazione con i sindacati sulle pensioni. “Ma poi decide il governo”, diceva allora. Frase puntuta, nei mesi arrotondata, fino a svanire. Non a caso.

Ieri è arrivato l’accordo sulle pensioni, oggi Renzi se lo rivende ricordando da galantuomo il compleanno della Cgil a Perugia, in una delle ormai numerosissime tappe di campagna elettorale. Vero è che a luglio con i suoi non pensava che la Cgil si sarebbe schierata per il no al referendum, cosa che invece è successa. Ma poco importa. Con l’estensione della quattordicesima, il premier pensa di aver conquistato una buona fetta di pensionati, il grosso degli iscritti alla Cgil.

Con i magistrati la storia è un po’ diversa, ma il filo strategico è lo stesso. Martedì sera, in conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, Renzi parla del disegno di legge sul processo penale, quello che accorcia i tempi di prescrizione di reati come la corruzione. Testo fermo da tempo al Senato, eppure il premier non è ancora convinto di metterci la fiducia. “Noi abbiamo fatto delle regole che secondo me sono buone – dice – ma io ci penso su due volte a mettere la fiducia su una cosa che Davigo definisce provvedimenti dannosi o inutili, su atti della giustizia che vogliono aiutare i magistrati, con i magistrati che dicono che sono dannosi. Tendenzialmente escludiamo il voto di fiducia”. Vero è che il presidente dell’Anm ha espresso critiche sul testo. Ma è vero anche che il testo è fermo in Senato per le critiche dei centristi di Verdini e di Alfano. Tuttavia, il premier prova comunque a fare bella figura con i magistrati. Ci prova.

E poi c’è il resto. Oggi per dire è andato alla giornata nazionale dell’extravergine italiano organizzata dalla Coldiretti a Firenze. E annuncia: “Nel quadro economico del Def a cui seguirà la legge di stabilità del 15 ottobre abbiamo previsto che la parte di Irpef agricola che pagate sia cancellata a partire dal 2017″. Chissà se la platea si convince. Si direbbe di no, a giudicare dai fischi partiti all’indirizzo del palco quando il segretario generale Vincenzo Gesmundo schiera l’associazione sul sì al referendum. Però Renzi ci prova.

Come ha provato a incontrare gli ambientalisti e varie categorie professionali subito dopo il terremoto per esporre il piano di prevenzione anti-sismica ‘Casa Italia’. Un’intera giornata di ‘udienze’ a Palazzo Chigi, insieme al project manager Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano. Dovevano rivedersi entro la fine di settembre, però. Ma ancora non c’è traccia dei nuovi incontri.

E poi Renzi prova ad adescare l’elettorato di destra con la storia del Ponte sullo stretto. E’ la destra degli imprenditori che ha in mente. Tenta di riportarli alla sua ragione dopo aver perso la scommessa con i moderati alle scorse amministrative, quando si è scoperto che da destra molti voti sono andati al M5s. Ad ogni modo oggi difende la scelta. A Perugia dice: “I voti di destra? Chi non li prende resta minoranza…”.

Quelli che proprio lo fanno imbestialire, quelli con i quali non tenta strategie di seduzione, anzi continua a usare tattiche di attacco, sono Massimo D’Alema e Luigi Di Maio, evidentemente persi alla causa. “D’Alema – dice a Perugia – sui punti della riforma, per storia personale, è totalmente d’accordo. Ma siccome ha come obiettivo la distruzione di una persona e di un’esperienza, fa la sua battaglia. Auguri. D’Alema è un esperto di lotta fratricida in casa. Citofonare Romano Prodi e Walter Veltroni per sapere di che stiamo parlando. Se si fosse impegnato a combattere il centrodestra quanto ha combattuto i suoi compagni di partito, questo Paese sarebbe diverso”.

Quanto a Di Maio, la prende dal no alle Olimpiadi, sancito oggi dal voto dell’assemblea capitolina. Ma non attacca Virginia Raggi, fedele alla scelta di non attaccare un “sindaco eletto” che i renziani considerano in crisi nei rapporti con il movimento. Renzi invece attacca Di Maio: “Qualcuno dice che i soldi delle Olimpiadi li destineranno alle periferie. Mi auguro che ci sia qualcuno che li aiuti e li riporti alla ragionevolezza perché i soldi delle Olimpiadi, per definizione, vanno dove si fanno le Olimpiadi. Non è difficile. Anche senza email, questo basta un sms e si capisce”. Il riferimento è all’email della Raggi sulle indagini giudiziarie a carico dell’assessore capitolino Muraro, che Di Maio dice di non aver letto bene.

Domani sera negli studi di Enrico Mentana su La7, Renzi terrà l’atteso faccia a faccia con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, alfiere del comitato del no. Ma con lui l’intento non è l’attacco, bensì il merito della riforma. Avanti così in una inedita tattica diplomatica fino al 4 dicembre. Passando per l’appuntamento clou della campagna del sì: la Leopolda edizione 2016, fissata nel weekend 18-20 novembre, a due settimane esatte dal referendum.
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Quante ne sai di serie tv? Un test per scoprire se sei veramente un esperto

Qual è quella serie tv interamente popolata da zombie? E quell’altra in cui si scopre il lato marcio della politica? E invece qual è il titolo del telefilm cult degli anni ’90 in cui una ragazza doveva vedersela con i vampiri? Se sei un appassionato di cinema e serie tv, questo quiz fa proprio per te; altrimenti, ti aiuterà a scoprire il meglio degli ultimi decenni…

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Spari in una scuola elementare negli Stati Uniti, feriti 3 bambini. Arrestato un adolescente

Sparatoria in una scuola elementare in South Carolina, a Townville. Due bambini, riportano alcuni media locali, sarebbero stati colpiti. Ferito anche un insegnante. Massiccia la presenza delle forze dell’ordine nella zona. La scuola è stata evacuata e gli studenti sono stati condotti nella chiesa battista di Oakdale.

Una persona è stata arrestata. Si tratta di un teenager. La polizia ha spiegato che sarebbe stato lui ad aprire il fuoco. Le
forze dell’ordine hanno parlato di un’aggressione isolata.

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Lei ha subito un intervento al polso, lui l’aiuta a sistemare i capelli. La foto di quest’anziana coppia mostra il vero amore

Con il polso stretto in un gesso e una camicia da notte rosa un’anziana donna tiene alto in mano lo smartphone, per immortalare la scena in uno scatto. Il marito le sta sistemando i capelli con cura. Con lo sguardo concentrato, di chi sta maneggiando qualcosa di caro e con un sorriso dolce sulla bocca, di chi sta facendo qualcosa con piacere.

Amy Pennington è la nipote di questa anziana coppia e ha deciso di condividere su Twitter l’immagine che ritrae i nonni in un momento di intima quotidianità. La donna ha subito un intervento chirurgico al polso e il marito è corso in suo aiuto, supportandola nei piccoli gesti quotidiani, come appunto anche quello di pettinare i capelli.

Oltre 200mila persone hanno battuto un like all’immagine, diventata virale in breve tempo. Nei commenti molti utenti hanno espresso la loro ammirazione per la dedizione dell’uomo, sperando che il futuro regali loro un amore così. “Mi auguro che tra 60 anni la mia vita sarà in questa maniera”, commenta Lindsay. “Un giorno farò questo per te”, scrive Chris aggiungendo un tag alla fidanzata, trasformando la foto in un’icona, una promessa d’amore.

Tanta celebrità la coppia non poteva certamente aspettarsela e non è ben chiaro se la nipote Amy abbia confessato loro di aver postato lo scatto online: “Mia nonna rimarrebbe sconvolta se sapesse di esser diventata famosa su Twitter in una foto nella quale è in pigiama e senza trucco”.

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Luigi De Magistris: “Restituite subito i soldi perché porta molto male ai ladri rubare i soldi a San Gennaro”

“Restituite subito i soldi perché porta molto male ai ladri rubare i soldi a San Gennaro”. Questo l’invito del sindaco di Napoli e capo della Deputazione di San Gennaro, Luigi de Magistris, ai ladri che hanno rubato le offerte nel Duomo di San Gennaro. Un gesto che il primo cittadino definisce “una brutta cosa” e per cui – come detto durante l’intervista facebook a Repubblica Napoli – “non escludo ci possa essere stato qualcuno che abbia fatto una soffiata sia per le modalità del furto sia per il quantitativo di risorse che erano custodite. Ci auguriamo che le forze dell’ordine e la magistratura possano individuare i responsabili”.

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Bebe Vio sorpresa in volo da un annuncio speciale: Lorenzo Jovanotti le dedica “La mia ragazza è magica

Una ragazza “magica”, per davvero. Beatrice “Bebe” Vio viene sorpresa in volo da un annuncio speciale. L’oro olimpico alla Paralimpiadi di Rio 2016 ha ricevuto mentre era viaggio un saluto da parte della compagnia aerea e una dedica inaspettata: il suo amico Lorenzo Jovanotti le ha dedicato “La mia ragazza è magica”, il suo successo dell’estate.

Durante il viaggio il comandante ha fatto i complimenti da parte della compagnia alla campionessa paralimpica, ringraziandola della vittoria e delle emozioni che ha fatto provare a tutto il paese, e poi ha lasciato che un amico di “Bebe”, Jovanotti, proseguisse l’annuncio con un suo messaggio.

L’ultima stoccata, poi l’oro: la gioia di Bebe è la nostra gioia

Nel video pubblicato su Facebook, Bebe appare visibilmente emozionata: Jovanotti ne esalta il talento, che ormai conosciamo tutti, e racconta della loro amicizia e del suo affetto per lei. “Ciao Bebe, la nostra ragazza magica!”.

Bebe Vio, 19 anni e un oro nel fioretto paralimpico, dopo le Paralimpiadi di Rio si è impegnata in una campagna in favore della vaccinazione contro la meningite, malattia che ha costretto l’atleta all’amputazione di braccia e gambe, posando insieme ad altri atleti paralimpici per Anne Geddes.

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Questa foto di Bernie Sanders solo davanti alla tv per il duello Hillary-Trump è tutti noi

Ha combattuto fino alla fine per essere lì, in quella nottata del 26 settembre, a fronteggiare con la forza delle sue idee Donald Trump. Ma alla fine si è dovuto accontentare di guardare lo scontro in tv, in una posa rilassata ma anche malinconica, che fa trapelare tutta la sua delusione per non essere riuscito a scavalcare l’ostacolo delle primarie e prolungare il suo sogno verso la Casa Bianca.

Bernie Sanders, l’uomo che nei mesi precedenti ha sfidato Hillary Clinton per la nomination democratica, ha infatti postato su Twitter, poche ore fa, una foto che lo ritrae nel salone di casa davanti alla tv accesa sul dibattito Clinton-Trump. Uno scatto che ha fatto intristire i suoi sostenitori, i quali hanno intasato il suo account cinguettante di messaggi di incoraggiamento e di affetto. E lo hanno fatto per 24 mila volte.

“Che foto triste!” commenta un utente del social di San Francisco, mentre un altro rivendica che “Bernie dovrebbe essere l’unico a rappresentare il Partito Democratico in quest’occasione”. Infine, un terzo lo incita: “Continua a combattere per le tue battaglie, non mollare”.

Il senatore del Vermont non ha commentato i tanti messaggi dei suoi fan, ma a giudicare dalla sua bacheca vuole ancora dire la sua sulla politica nazionale, in un giorno in cui Hillary si sta godendo la vittoria nello scontro con il tycoon e il suo partito sta festeggiando. Del resto, lo stesso Sanders aveva deposto l’ascia di guerra contro l’ex first lady di Bill già da tempo, da quanto cioè la sua sconfitta alle primarie è stata ufficializzata.

“Sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti” aveva precisato lo scorso luglio Bernie, parlando per la prima volta accanto a Hillary, durante un comizio nel New Hampshire. “Stiamo unendo le forze” aveva chiosato invece la Clinton. A giudicare dalla solitarie foto di ieri sera, tuttavia, non è così sicuro.

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Vendemmia del Brunello di Montalcino: “Per fare un grande vino i particolari sono infiniti. Un solo errore può rovinare tutto”

Una giornata d’inizio vendemmia, con il sole che splende, 23 gradi e una brezza leggera che muove i tralci a cui sono ancora appesi i grappoli di sangiovese da Brunello maturi pronti per essere raccolti, sembra di essere in una pubblicità del bel vivere toscano.

Siamo a Castiglion del Bosco, a 12 chilometri a nord est di Montalcino, nel bel mezzo delle colline in cui si produce il vino italiano più famoso nel mondo insieme al Barolo, il Brunello di Montalcino.

Di qui passa la Strade Bianche, la ciclostorica che vede centinaia di appassionati da tutto il mondo pedalare su bici vintage nello sterrato collinare toscano. E attraverso le strade bianche si arriva alla tenuta di Castiglion del Bosco, in mezzo alle vigne c’è un resort a cinque stelle e un campo da golf da 18 buche.

Ma il motore che fa girare tutto è il vino, sono i grappoli d’uva, è il lavoro nei campi e quello in cantina. La proprietà è di Massimo Ferragamo che qui una decina d’anni fa ha ristrutturato un borgo e una decina di ville mezzadrili.

Per l’esattezza siamo nel podere di Capanna, nella vigna di Campo del Drago, quello che in si chiama ‘cru’, ovvero dove terreno, esposizione e condizioni climatiche sono ideali per dare un grande Brunello. Il terreno è infatti sassoso, e l’esposizione è a Sud-Ovest, la ventilazione è costante e c’è una buona escursione termica tra giorno e notte.

Inoltre Capanna è una lingua di vigne incastonata nel bosco, e bosco significa biodiversità e una barriera naturale contro i parassiti della vite. Qui come in molte aziende si sta virando verso la coltura biologica, che vuol dire nessun trattamento chimico e cura per ogni dettaglio. Ogni vite dà 5-6 grappoli, circa un chilo di uva per pianta, che fa 40-50 quintali per ettaro.

vigneto montalcino

Cecilia Leoneschi è l’enologa e la direttrice di produzione dell’azienda, in poche parole è colei che fa il vino.
“Oggi non so ancora quale vigneto vendemmieremo domani. Si lavora così, valutando giorno per giorno e vendemmiando dove la maturazione è perfetta. Si guarda, si assaggia, si valuta, si decide. Un settembre piovoso può compromettere un’annata perfetta, è per questo che noi diciamo spesso che finché i grappoli non sono in cantina non sono ancora nostri”.

Per fare un grande vino i particolari sono infiniti e ciascuno è fondamentale, un solo errore nel corso dell’anno può rovinare tutto. Si parte dal campo, “l’enologia si è trasferita in vigna, prima il vino si faceva di più in cantina, da una decina di anni a questa parte c’è molta più cura della vite e del grappolo, che deve arrivare in cantina perfetto”.

Se è vero che terreno, clima e ventilazione (in una parola, ‘terroir’) sono fondamentali, lo è ancora di più il lavoro e l’esperienza di chi lavora in vigna e in cantina. I grappoli si raccolgono a mano, si trasportano in cestelli piccoli in modo che il peso non danneggi i quelli che rimangono sotto. Una volta in cantina viene tolto meccanicamente il raspo ed eliminati a mano frammenti rimanenti, uno ad uno.

Gli acini fermentano in vasche di acciaio per alcune settimane e talvolta la macerazione si prolunga per 1-2 mesi. Dopo la svinatura, cioè la separazione tra bucce e vino ottenuto dalla fermentazione, si passa in botti di legno per 2-3 anni, poi l’imbottigliamento e il riposo in bottiglia. Il Brunello non potrà essere venduto prima di 5 anni dalla vendemmia.

La squadra dei vendemmiatori è composta da una trentina di persone, perlopiù italiani e bulgari che da anni lavorano stagionalmente per l’azienda, mentre le altre attività svolte in cantina e in vigna, inclusa la potatura, sono svolte da operai fissi che coordinano anche le squadre al momento della vendemmia.

poere capanna

“C’è chi sta bene in cantina, c’è chi sta bene in vigna – racconta Cecilia – difficilmente i due ruoli sono intercambiabili, è questione di indole e di sensibilità. Ci sono figure storiche, ad esempio c’è Moreno, suo padre e suo zio lavoravano qua, lui è nato in una delle ville della tenuta e oggi fa il cantiniere. Poi ci sono i ragazzi che iniziano con la vendemmia e piano piano diventano figure professionali importanti per l’azienda”.

L’annata 2016 ha avuto un’estate fresca, questo significa maturazione lenta e lievemente posticipata. Un’annata qualitativamente buona sia per i bianchi che avranno bei profumi e bella acidità, sia per i rossi che hanno avuto maturazioni pressoché perfette.

Per assaggiare però se ne parla nel 2021, quando avremo un Brunello molto equilibrato, non eccessivamente corposo e molto profumato, adatto ad un lungo affinamento in bottiglia. Un vino che avrà una lunga longevità e che, se ben conservato, potremo forse bere per venti o trent’anni.

Dal primo gennaio invece si stapperà il Brunello 2012, “sarà molto interessante da assaggiare – prevede Cecilia Leoneschi –, perché avrà picchi qualitativi a macchia di leopardo. Fu un’annata calda, certi vigneti ressero benissimo, altri daranno il vino tipico delle annate eccessivamente calde, troppo concentrati. Ci sarà da divertirsi”.

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