Keith Urban fa un tributo incredibile agli artisti che abbiamo perso nel 2016

Il 2016 verrà ricordato come uno degli anni più funebri per il mondo della musica. Sono stati tanti i cantanti illustri scomparsi nel corso dell’anno, compianti poi da milioni (se non miliardi) di fan in tutto il mondo: da David Bowie (andatosene il 10 gennaio) a Prince (morto a soli 57 anni), da Leonard Cohen (82 primavere) a Geroge Michael, deceduto proprio il giorno di Natale.

Per questo nella notte di capodanno, pochi minuti prima che il mondo salutasse il 2016 per accogliere il 2017, il cantante country Keith Urban ha voluto fare un commovente tributo ad alcuni dei più celebri colleghi che hanno regalo brani memorabili al pubblico di ogni dove.

Tra gli interpreti commemorati dal marito di Nicole Kidman (sul palco con lui) nel medley di fine anno, ci sono stati Leonard Cohen, Glenn Frey, David Bowie, Merle Haggard and Prince. L’evento è stato mandato in onda dalla CNN a 7 minuti dallo scoccare del nuovo anno. Un’esibizione che ha commosso profondamente tutti i presenti.
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Mercato auto, chiusura del 2016 in crescita: +15,8% di vendite. Fca al top dal 2012

Il mercato italiano dell’auto vola a dicembre e chiude il 2016 con 1.824.968 immatricolazioni, il 15,8% in più dell’anno precedente, stessa percentuale di crescita del 2015. Nell’ultimo mese sono state vendute – secondo i dati del ministero dei Trasporti – 124.438 vetture, pari al +13,06%, trentunesimo incremento mensile consecutivo.

Chiude con il botto il gruppo Fca che ha venduto 528.189 auto, il 18,39% in più del 2015. La quota sale dal 28,31% al 28,94%, livello più alto dal 2012. Tutti i brand aumentano le vendite più della media del mercato: Jeep +35%, Alfa Romeo +19,2%, Fiat +17,1% e Lancia +16,5%. Positivo anche dicembre con Fca che ha ottenuto una quota del 29,6%, ancora una volta con una crescita superiore rispetto a quella del mercato. Nell’anno sei modelli Fca nella top ten, di cui tre i più venduti in assoluto: Panda, Ypsilon, 500L, 500X, 500 e Punto. A dicembre sono sette i modelli del gruppo nella classifica, di cui 3 sul podio: Panda, Ypsilon, 500, 500X, 500L, Tipo e Renegade.

Massimo Nordio, presidente dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere, parla di “un volume di vendite superiore alle aspettative” e di “un contributo determinante del settore ai consumi interni”, mentre per Gianmarco Giorda, direttore dell’Anfia, “è in linea con le attese” mentre per il 2017 la stima è di “una moderata crescita tra il 3% e il 5% in più rispetto al 2016”. “Il 2016 è stato un anno eccezionale a due velocità: il +19,1% del primo semestre e il +12% del secondo hanno portato a chiudere a +15,8% rispetto al 2015”, osserva Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i brand commercializzati in Italia.

Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, sottolinea due aspetti interessanti. Innanzitutto, l’aumento sul totale delle immatricolazioni di vetture diesel o a benzina, mentre si è ridotta quella delle alimentazioni ecologiche, gpl, metano ed elettrico puro, con un contenuto incremento soltanto per le ibride. Nonostante questa situazione – osserva – il livello delle emissioni di CO2 per veicolo venduto si è ridotto rispetto al 2015, grazie ai continui miglioramenti tecnologici introdotti dalle case automobilistiche per ridurre le emissioni anche con i carburanti tradizionali (benzina e gasolio). Un altro aspetto interessante – aggiunge Quagliano – è il minore peso delle immatricolazioni di vetture piccole e utilitarie, mentre è aumentato quello delle vetture dei segmenti più alti.

“Un altro segno del progressivo ritorno del mercato italiano alla normalità”, commenta.
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Beppe Grillo garantista con le mani libere. Arriva il Codice etico M5S, avviso di garanzia non comporta sempre sanzioni

Il Movimento 5 Stelle si dota di un codice etico, che rivede in senso garantista le norme interne di comportamento dei portavoce eletti, ma affida grande discrezionalità a Beppe Grillo in qualità di garante e ai probiviri: non basta l’avviso di garanzia a imporre le dimissioni di un rappresentante dei 5 Stelle, la parola viene affidata al Collegio dei probiviri e al Comitato d’appello, che valutano caso per caso. È invece sufficiente un comportamento eticamente inaccettabile, anche se non con conseguenze penali, per portare a provvedimenti. Allo stesso tempo, in caso di condanna – a cui vengono equiparati patteggiamento e prescrizione – si procede a sanzioni.

Sul blog di Grillo si informa che il “Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie” sarà votato online a partire dalle 10 per la ratifica da parte degli iscritti entro il primo luglio 2016 con documento certificato.

Il codice etico si sviluppa in 7 punti. Lo scopo è “garantire una condotta, da parte dei portavoce eletti, ispirata ai principi di lealtà, correttezza, onestà, buona fede, trasparenza, disciplina e onore, rispetto della Costituzione della Repubblica e delle leggi”. I portavoce del Movimento 5 Stelle “perseguono gli obiettivi del Movimento, così come indicati nel Non Statuto o negli altri atti interni di indirizzo”; hanno il “dovere di adempierle con disciplina e onore”; si richiedono “comportamenti eticamente ineccepibili, anche a prescindere dalla rilevanza penale degli stessi”. È necessario astenersi “da comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine o l’azione politica del MoVimento 5 Stelle”.

Giudici sono il Collegio dei probiviri o il Comitato d’appello. Quando hanno notizia di una vicenda giudiziaria, “compiono le loro valutazioni in totale autonomia”. Viene considerato “grave dal Garante o dal Collegio dei probiviri con possibile ricorso del sanzionato al Comitato d’appello” il comportamento del portavoce eletto “anche durante la fase di indagine, quando emergono elementi idonei ad accertare una condotta che, a prescindere dall’esito e dagli sviluppi del procedimento penale, sia già lesiva dei valori, dei principi o dell’immagine del MoVimento 5 Stelle. La condotta sanzionabile può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell’indagine”.

In caso di autosospensione, M5S la accetta “senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità. L’autosospensione non vincola né condiziona né preclude il potere del Garante, del Collegio dei Probiviri e del Comitato d’appello di adottare eventuali sanzioni disciplinari. Tuttavia, l’autosospensione può essere valutata quale comportamento suscettibile di attenuare la responsabilità disciplinare”.

Beppe Grillo in quanto garante, insieme al Collegio dei Probiviri o il Comitato d’Appello “valutano la gravità dei comportamenti tenuti dai portavoce, a prescindere dall’esistenza di un procedimento penale”. Viene considerata “grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo”. Sono “equiparate alla sentenza di condanna” il patteggiamento e l’estinzione del reato per prescrizione. Viene invece “rimessa all’apprezzamento discrezionale del Garante, del Collegio dei Probiviri con possibile ricorso del sanzionato al Comitato d’appello la valutazione di gravità ai fini disciplinari di pronunzie di dichiarazione di estinzione del reato per esito positivo della messa alla prova, di sentenze di proscioglimento per speciale tenuità del fatto, di dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione”.

Quanto al semplice avviso di garanzia, “non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso”. Spetta sempre alla discrezionalità di Beppe Grillo, del Collegio dei Probiviri o del Comitato d’appello “la valutazione della gravità di fatti che configurano i c.d. reati d’opinione ipotesi di reato concernenti l’espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale”.

Il Codice stabilisce “l’obbligo di informare immediatamente e senza indugio” dell’esistenza di procedimenti penali o di sentenze di condanna che li riguardano. “Ogni sindaco e presidente di regione eletto nelle liste del MoVimento 5 Stelle è tenuto a far rispettare il presente codice etico”.
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TeleModena, gruppo di italiani scampato all’attentato al Reina di Istanbul. Alfano: “Non risultano italiani coinvolti”

Un gruppo di italiani è scampato all’attentato presso il Reina di Istanbul gettandosi a terra non appena sono stati esplosi i primi colpi. Lo riferisce Tele Modena, sottolineando che si tratta di tre modenesi e alcuni loro amici bresciani e palermitani che da tempo vivono nella capitale turca per ragioni di lavoro. La gente festeggiava e mangiava, riferiscono all’emittente, e quando sono stati esplosi i primi colpi è scattato il panico. Secondo la loro ricostruzione, due sarebbero stati i punti di fuoco: la pista al centro del locale e il piano superiore. Molte persone sono rimaste ferite nella calca e anche gli italiani hanno riportato escoriazioni e contusioni di lieve entità.

Al tg2 Angelino Alfano aveva detto che “stiamo contattando tutti gli italiani registrati in quel paese. Fin qui non abbiamo avuto fortunatamente riscontri negativi. Continuiamo a monitorare la situazione”. Il ministro degli Esteri ha aggiunto che “l’unità di crisi della Farnesina è attiva 24 ore su 24 e non faremo mancare nessun sostegno se questo sarà necessario”. “Ma fortunatamente – ha ribadito il capo della diplomazia italiana – fin qui le cose sono andate dal nostro punto di vista senza accertamenti negativi e dunque continuiamo in questa direzione”. Alfano ha quindi sottolineato che “occorre combattere uniti e combattere uniti contro il terrore significa battersi per la libertà, perché chi ha paura non è libero e loro vogliono esattamente toglierci la libertà”. “La comunità nazionale – ha concluso – deve essere unita al popolo turco e al tempo stesso la comunità internazionale deve essere unita nella lotta contro il terrore”.

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Terrorismo in Turchia, un anno di attacchi prima della strage di capodanno

L’attacco della scorsa notte di Capodanno alla discoteca Reina di Istanbul è l’ultimo di una serie di attacchi terroristici che ha colpito la Turchia nell’ultimo anno. Questi i più gravi:

– 17 febbraio: potente autobomba contro un convoglio militare in pieno centro ad Ankara: 28 morti e oltre 60 feriti.

– 13 marzo: nuova autobomba guidata da un kamikaze esplode nell’affollato centro di Ankara nell’ora di punta serale vicino ad un autobus nell’affollato centro uccidendo 38 persone. Il governo accusa il Pkk e bombarda i curdi in Iraq.

– 28 giugno: attacco con un ordigno e uomini armati all’aeroporto Ataturk di Istanbul: 42 morti. La strage viene attribuita all’Isis.

– 30 luglio: miliziani curdi attaccano una base dell’esercito turco nella provincia sudorientale di Hakkari, al confine con l’Iraq, ma vengono respinti: 35 i miliziani e 8 soldati uccisi.

– 20 agosto: un kamikaze minorenne si fa esplodere a un matrimonio a Gaziantep, uccidendo 51 persone, fra cui almeno una trentina fra bambini e ragazzini. Incolpato l’Isis.

– 10 dicembre: doppio attacco dinamitardo fuori dallo stadio di calcio del Besiktas, vicino al night club Reina, uccidendo 44 persone. Rivendica un gruppo curdo Tak (Falchi per la liberazione del Kurdistan).

– 1 gennaio 2017: 2 o 3 terroristi vestiti da Babbo Natale sparano alla cieca contro la folla nella discoteca Reina a Istanbul, la notte di Capodanno, uccidendo almeno 39 persone, fra cui 15 stranieri, e ferendone altre decine.


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2016, l’annus horribilis nel discorso di Sergio Mattarella: da Regeni al terremoto, un lungo elenco di tragedie

Nessuna sfumatura rosea nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Piuttosto, l’elenco di tutte le disgrazie che hanno fatto del 2016 un annus horribilis per l’Italia e non solo. Dall’assassinio di Giulio Regeni al terremoto che ha colpito il Centro Italia, Mattarella ha iniziato il suo discorso con una sfilza di tragedie che è doloroso ascoltare tutte insieme.

“Abbiamo vissuto insieme momenti dolorosi”, ha detto Mattarella. “Dall’assassinio di Giulio Regeni, mentre svolgeva, al Cairo, la sua attività di ricercatore, alla morte, in Spagna, delle nostre ragazze che studiavano nel programma Erasmus. Dalla strage di Dacca a quella di Nizza, con nostri connazionali tra le vittime. Dal disastro ferroviario in Puglia al terremoto che ha sconvolto le Regioni centrali, provocando tanti morti”.

Il presidente della Repubblica ha poi ricordato Fabrizia Di Lorenzo e Valeria Solesin, le due giovani vittime italiane del terrorismo di matrice islamica.

“Negli ultimi giorni, abbiamo pianto Fabrizia Di Lorenzo, uccisa nell’attentato di Berlino. Così come era avvenuto, sul finire dell’anno scorso a Parigi, per Valeria Solesin. Ai loro familiari desidero rivolgere, a nome di tutti, un pensiero di grande solidarietà che non si attenua con il passare del tempo”.

Poi un pensiero per le vittime di infortuni sul lavoro e i terremotati:

“Lo stesso sentimento di vicinanza esprimo ai familiari di quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro. Un pensiero di sostegno va rivolto ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, che hanno perduto familiari, case, ricordi cui erano legati. Non devono perdere la speranza. L’augurio più autentico è assicurare che la vita delle loro collettività continui o riprenda sollecitamente. Ovunque, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nel ritrovarsi insieme. Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia”.


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Giunta Raggi, l’assessore alle Partecipate Massimo Colomban ai 5 Stelle: “L’onestà non basta, primi mesi poco efficienti”

È arrivato dal nord Italia inviato dalla Casaleggio Associati per dare una mano a Virginia Raggi – i maligni dicono “commissariare” – per gestire le enormi difficoltà di gestione di Roma Capitale. Il bilancio dei primi mesi che fa Massimo Colomban, imprenditore trevigiano oggi assessore alle Partecipate, sulle pagine del Messaggero non è positivo.

“È innegabile che i primi mesi della Raggi sono stati poco efficienti e non molto produttivi. È la testimonianza che non basta essere onesti per governare, servono esperienze e soprattutto capacità manageriali che il M5S dovrà creare al proprio interno o reperire velocemente all’esterno. Detto questo, la gestione di Roma è di una complessità enorme. E a me non va di entrare in polemiche strumentali verso un Movimento fatto di giovani, sicuramente onesti, che devono però affrontare il passaggio da protesta e contestazione, al più complesso e gravoso compito della gestione. Purtroppo non sarà facile né per loro, né per i professionisti che li stanno affiancando, come il sottoscritto, stante il ginepraio burocratico e dissesto finanziario trovato”.

L’eredità ricevuta è pesantissima, spiega l’assessore, Atac e Ama sono “tecnicamente fallite”, per cui il Governo “deve farsi carico di salvarle”.

“Non pensavo la situazione fosse così deteriorata. Le partecipate dal Campidoglio sono società che, se agissero nel privato, sarebbero già fallite da tempo; ma siccome svolgono servizi pubblici essenziali come i trasporti e la nettezza urbana, non possono fermarsi o fallire. Società che hanno privilegiato la spesa corrente in personale, salari e stipendi, anziché investire in strutture e macchine, che ora sono per il 30-50% da rottamare. Per farlo, servono ingenti risorse che, sommate ai debiti e agli indebitamenti bancari, portano il buco, le necessità economiche di cassa, fra i 2 ed i 3 miliardi”.

Serve più collaborazione fra Campidoglio e Palazzo Chigi.

“Un’idea potrebbe essere tirare una linea, azzerare il pregresso come si fa in tutte le società che si vogliono rilanciare, aggiungendo ai 12 miliardi del debito storico di Roma questi 3 miliardi accumulati dal 2008 al 2016, che potrebbero essere restituiti nei prossimi decenni con un tasso di interesse pari al tasso dei titoli di stato. Altrimenti il nostro sforzo sarà inutile”.


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Mps pronto ad attivare lo scudo per raccogliere 15 miliardi di liquidità sui mercati. Lo Stato garante dell’operazione

Lo scudo è pronto per essere attivato perchè una liquidità adeguata è il primo requisito che serve per rimettersi in sesto e per affrontare con minore incertezza il lungo percorso del salvataggio pubblico. Nell’ultimo cda dell’anno per Mps è il momento di serrare le fila e di iniziare a perfezionare l’operazione che ieri ha ricevuto il via libera della Commissione europea: c’è tempo fino al 30 giugno, salvo ulteriori proroghe, per ritornare sui mercati e cercare di raccogliere 15 miliardi di liquidità. A coprire le spalle alla banca senese sarà lo Stato, che farà da garante all’emissione da parte di Rocca Salimbeni di nuovi bond. L’obiettivo? Ritornare nel 2017 ai livelli di liquidità di fine 2015. Fonti vicine al dossier spiegano che i tempi saranno strettissimi, forse già metà gennaio.

Il Monte ha evidenti problemi di liquidità. L’emorragia di depositi dalla banca è evidente: 6 miliardi di euro di raccolta diretta commerciale persi tra il 30 settembre e il 13 dicembre, di cui 2 miliardi solo in un giorno, il 4 dicembre, data del referendum costituzionale. Se si sommano queste perdite ai 13,8 miliardi persi nei primi nove mesi dell’anno, il saldo negativo ammonta a quasi 20 miliardi di euro. La stessa Bce, non più di quindici giorni fa, ha lanciato un allarme perentorio: senza aumento di capitale la banca ha 29 giorni al massimo per non capitolare.

Di fronte a un simile scenario la strada dello scudo è obbligata. Lo scudo, che ieri Bruxelles ha prolungato fino a fine giugno, è stato creato a livello europeo per attivare le misure di sostegno a favore degli istituti solventi in caso di bisogno. Come funzionerà lo scudo che proteggerà Siena durante la sua avventura sui mercati in cerca di liquidità? La banca emetterà nuovi bond per un valore complessivo di 15 miliardi e lo Stato farà da garante. In altre parole dato che Mps ha bisogno di liquidità farà debito in modo da cercare di ottenere i soldi che gli servono. Qui viene tirato in ballo il ruolo dello Stato a garanzia di queste emissioni: se Mps non sarà in grado di restituire i soldi a chi compra le obbligazioni allora ci penserà lo Stato. Questo meccanismo fa assumere alle obbligazioni della banca lo stesso rating dello Stato, che è a un livello superiore rispetto a quello che ha oggi Siena, rendendole quindi più appetibili e soprattutto abbattendo i costi per l’istituto.

Il consiglio d’amministrazione che si è riunito oggi ha anche fatto il punto sul piano industriale, che va rivisto dopo che gli obiettivi prefissati, e cioè l’aumento di capitale da 5 miliardi e lo smaltimento di 27,7 miliardi di euro di sofferenze, sono saltati alla luce del fallimento della soluzione di mercato. Il cda, inoltre, ha preso atto delle dimissioni del consigliere Christian Whamond, entrato nel board della banca nell’aprile del 2015 in quota Fintech.

Per Mps è tempo di salvataggio pubblico e il costo, fissato dalla Bce, è pari a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,6 a carico diretto dello Stato. Prima, però, è tempo di recuperare quell’ossigeno, chiamato liquidità, che serve a Rocca Salimbeni per non affrontare in apnea la discussione con Bruxelles e Francoforte anche in vista di una possibile richiesta di abbassare la soglia del fabbisogno richiesto dalla Vigilanza dell’Eurotower.


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Masterchef: con Purè e pesto questi 20 concorrenti hanno conquistato il grembiule

Per entrare a Masterchef non servono piatti stellati, basta molto meno: un piatto di purè o almeno un po’ di pesto. Sono stati scelti così, nell’hangar, i nuovi chef amatoriali che si contenderanno il sesto titolo di Masterchef italiano. Prima hanno dovuto preparare un purè, dosare bene gli ingredienti, e azzeccare la consistenza. E non era facile. Perché alla fine il purè un po’ tutti l’abbiamo mangiato, ma non sempre l’abbiamo preparato se non facendo le proporzioni ad occhio. Facile sbagliare allora, con solo dieci minuti di tempo e sotto lo sguardo dei quattro giudici.

Il latte va usato caldo. E il burro? La ricetta di Alain Ducasse – ricorda Bastianich – è metà burro, metà patate. E va aggiunto solo alla fine, freddo, per gonfiare il purè. Molti sono decisamente lontani dal risultato. In otto subito a casa, restano invece in 32. E Joe Bastianich, tifoso degli Yankees tira fuori la citazione che ogni appassionato di baseball conosce: “Non è finita finché non è finita”. Come disse Yogi Berra.

pure

Si torna in cucina, e arrivano le cloches, giganti. Sotto, questa volta non ci sono ingredienti ma gli strumenti di lavoro. A ogni giudice si abbina una cloche e un metodo di cottura: con Cannavacciuolo la frittura, con Cracco la cucina a vapore, con Bastianich la griglia e con Barbieri la tajine per la cottura in umido.
finalis

Ogni strumento ha la sua difficoltà. È la prima volta che si cucina tutti insieme. C’è già chi comincia a innervosirsi. Come Mariangela: l’abbiamo conosciuta a inizio puntata è bella peperina, e molto sicura di sé, con la sua folta chioma riccioluta. C’è chi comincia a puntare sulla simpatia, come Michele, quello che vende le casse da morto. Restano invece in ombra, per ora, Gloria – quella delle tagliatelle della nonna – e Roberto, il romagnolo.

Si capisce già chi sarà spesso nel mirino: Michele G., sua la battuta più bella della puntata: “La pedana è un po’ come la quinta superiore. Ci metto un po’ ma ci arrivo”. Ha 21 anni, è ancora studente al liceo artistico, è stato bocciato 4 volte. Questa sera però sarà promosso.

Ma andiamo con ordine, torniamo ai fritti. Giulia, Gabriele e Lalla, sono i primi tre concorrenti ad entrare nella cucina di Masterchef. Hanno superato la prova con Cannavacciuolo. C’è chi è stato furbo e chi si è complicato la vita. Chi va in pedana subito e chi invece torna in postazione per una prova ancora.

Cristina è dentro, con Gloria e Roberto. Esce invece miss tagliatella, che aveva portato ai giudici le tagliatelle al cacao, scatenando le proteste di Cannavacciuolo. Poi la cottura alla griglia.

Qui è Bastianich a decidere. Michele P. machoman è dentro. Elena invece ha ancora una chance: torna in postazione con Carlotta e Maggie. Restano in gara anche i due Marco. Esce invece Daniela da Pinerolo che aveva conquistato i giudici con le madeleine.

Poi l’umido. Michele, Gianni e Maria erano stati bravi col purè ma ora lo sono stati meno: Gianni esce. Michele, Maria e Daniele tornano in postazione. Valerio, Loredana e Barbara entrano al volo in pedana.
È la volta del pesto, la prova salvezza. Ci sono ancora 8 posti nella cucina di Masterchef. Dieci minuti di tempo per pestare col mortaio. Ci sono tutti gli ingredienti. Ci sono i segreti del pesto perfetto: come mettere il sale grosso sul fondo per non annerire il basilico. C’è chi usa troppo aglio. E chi troppo olio.

pesto

Mariangela e Vittoria conquistano la pedana, con loro ci sarà da divertirsi. Dentro anche il casalingo sardo, Daniele. Promosso, come detto anche Michele G., con Alain. Poi Maria, Antonella e Margherita.

Ecco, i venti protagonisti della sesta edizione ci sono. Da giovedì le gare. Come dice Valerio “il riscaldamento è finito. Ora inizia la partita vera e propria”. Giovedì prossimo si entra in cucina.


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Mps ottiene ok Ue al sostegno per la liquidità. Gentiloni e Padoan duri con Bce. Bankitalia: allo Stato onere da 6,6 miliardi

Le richieste della Bce su Mps sono pesanti, ma qualche margine di trattativa c’è. Nella conferenza stampa di fine anno, il premier Paolo Gentiloni è tornato sulla polemica con Francoforte, che ha chiesto una ricapitalizzazione da 8,8 miliardi per Montepaschi, contro i 5 previsti prima dell’intervento dello Stato. “Non sono abituatissimo e un po’ mi ha colpito avere notizie così ‘ex abrupto’ il giorno di Natale – ha detto il presidente del Consiglio – ma terremo il punto”.

Dall’Ue è intanto arrivato il primo via libera all’intervento dello Stato in Mps. La Commissione ha accolto la richiesta dell’Italia di prolungare fino al 30 giugno 2017 lo scudo per la liquidità per le banche italiane e di usarlo con Montepaschi.
Adesso Bankitalia e il Tesoro hanno uno scampolo di tempo per dare alla banca senese il loro assenso – che è praticamente scontato – permettendole così di emettere bond garantiti dalla Stato. Fra gli addetti ai lavori, c’è chi ha notato come la comunicazione dell’Ue sia arrivata proprio all’indomani dell’uscita del ministero delle finanze tedesco, che aveva chiesto agli organismi europei di assicurare il rispetto delle regole da parte dell’Italia.

Il totale delle passività che Mps emetterà nel corso del 2017 è di 15 miliardi, in modo da riportare gradualmente la liquidità ai livelli di fine 2015. La banca potrà seguire due strade: emettere nuove obbligazioni e usare i ‘vecchi’ bond come garanzia per ottenere liquidità dalla Bce. In entrambi i casi, la garanzia pubblica porta il rating della banca a quello dello Stato, con abbassamento dei costi per l’istituto. Su tutto questo, il Cda farà il punto domani.

Riguardo la trattativa con le istituzioni europee, “siccome sarà un processo lungo alcuni mesi – ha spiegato il premier – ci sarà dialogo e confronto. Abbiamo fatto le nostre valutazioni e collaboreremo con maggiore spirito costruttivo possibile”.
Certo, ha aggiunto, “il fatto che si debbano mettere non quattro, ma 6,6 miliardi, è oggetto di discussione con la vigilanza della Bce, ma non mette in discussione la tranquillità, la capienza e la rilevanza del nostro intervento”. D’altronde, ha aggiunto Gentiloni, “quello che abbiamo fatto” per intervenire sulle banche in difficoltà, “non si conclude con il decreto” da 20 miliardi. Nella discussione con le istituzioni europee, ha assicurato, il governo farà di tutto “per tenere al centro la salvaguardia dei risparmiatori”. Il primo passo in quella direzione è stato fatto “con il decreto salva risparmio – ha spiegato Gentiloni – la cui attuazione sarà lunga e complicata, non ce lo nascondiamo, ma che è una decisione strategica”. Anche Bankitalia fa sapere che il coinvolgimento nel salvataggio della banca potrà essere “attenuato” per quei clienti che abbiano obbligazioni subordinate vendute “non rispettando corrette regole di trasparenza”.

Al governo resta l’amaro in bocca per il comportamento di Francoforte. In un’intervista al Sole 24 Ore, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto che sarebbe stato utile conoscere i “criteri” seguiti per determinare l’aumento di capitale per Mps: “La mancanza di informazione – ha spiegato – si traduce in opacità”. Dall’intervista sono emersi anche diversi spunti sul nuovo piano industriale e sul futuro dei vertici della banca. “Daremo un’occhiata al cda – ha detto – ma l’ad Morelli non è in discussione”. Mentre sulla cessione dei crediti deteriorati, punto centrale di ogni azione di ristrutturazione dell’istituto: “Atlante come soggetto che si accollava le sofferenze non c’è più”.

BANKITALIA FA I CONTI. L’onere complessivo per lo Stato ammonta a 6,6 miliardi di euro. Nel dettaglio, è pari a 4,6 miliardi di euro l’onere immediato che comporterà per lo Stato la ricapitalizzazione precauzionale di Mps, cifra alla quale vanno aggiunti i circa 2 miliardi necessari per il successivo ristoro dei sottoscrittori di obbligazioni retail, che porterebbero il totale a 6,6 miliardi. L’onere a carico dei soggetti diversi dallo Stato, invece, sarebbe pari a circa 2,2 miliardi. Il costo totale, pertanto, si commisura a 8,8 miliardi. In particolare, 6,3 miliardi occorrono per riallineare il Cet1 ratio alla soglia dell’8 per cento; di questi, circa 4,2 sarebbero coperti dal burden sharing dei titoli subordinati e circa 2,1 sarebbero forniti dallo Stato. Altri 2,5 miliardi sono poi necessari per raggiungere la soglia di Total capital ratio (Tcr) dell’11,5 per cento, per compensare il venir meno, per il burden sharing, dei titoli subordinati (strumenti patrimoniali di minore qualità) computati nel Total capital. In questo modo il totale raggiunge quota 8,8 miliardi.


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