Cani E Gatti Trasmettono Il Covid?

Gli animali da compagnia possono essere infettati? In questa vasta indagine epidemiologica è stato scoperto che “gli animali da compagnia che vivono in aree ad alta infezione umana possono essere infettati”. Tuttavia, “sulla base delle attuali conoscenze” affermano i ricercatori “è improbabile che gli animali domestici infetti svolgano un ruolo attivo nella trasmissione del SARS-CoV-2 all’uomo. Tuttavia, la trasmissione da animale a uomo può essere più probabile in determinate condizioni ambientali, come l’elevata densità di popolazione animale riscontrata negli allevamenti di visoni infetti”. “La ricerca mette in luce che gli animali d’affezione riescono a produrre una sufficiente risposta immunitaria al SARS-CoV-2, dal quale guariscono rapidamente. Questo significa anche che cani e gatti non costituiscono una fonte di pericolo per gli esseri umani. I ricercatori concludono che, nonostante “i bassi rischi di trasmissione agli esseri umani, la sorveglianza sierologica degli animali da compagnia potrebbe essere utile per eliminare ogni potenziale pericolo”. “Innanzitutto, non è giustificato per nessun motivo adottare misure che possano compromettere in qualche modo il benessere del proprio animale – spiegano i dottori anti fake -.

Sì, perché i cani, oggi, sono in grado di effettuare una diagnosi di positività al Covid che può superare, per accuratezza, il classico test del tampone. Con il vantaggio di essere più veloce e adatta a situazioni dove bisogna valutare in poco tempo grandi masse di persone, come succede negli aeroporti o davanti agli stadi. Non deve stupire questa capacità dei cani: basti pensare che hanno da 200 milioni a un miliardo (a seconda delle razze) di recettori olfattivi, contro i circa 6 milioni dei nostri nasi. E che i geni per i recettori olfattivi – che si legano alla grande varietà di molecole degli odori come dei chiavistelli che riconoscono la chiave – contano per ben il 5% del genoma dei cani. È questa formidabile dotazione che permette, per esempio, ai cani addestrati al riconoscimento di esplosivi di individuare un bilionesimo di grammo di TNT in mezzo agli altri odori.

Ma questo risultato non è entrato in una pubblicazione scientifica. Uno dei pochi studi pubblicati, invece, è quello del gruppo di Holger Volk, professore di Neurologia veterinaria al Royal Veterinary College della University of London. Dopo aver allenato i cani sottoponendo al loro olfatto campioni di odore provenienti da sette Covid-positivi ospedalizzati e sette persone non infette, i cani hanno identificato l’83% dei casi positivi e il 96% dei negativi. Ma utilizzare campioni olfattivi provenienti da così pochi pazienti è sufficiente per addestrare i cani a riconoscere le caratteristiche specifiche della malattia, ovvero quelle comuni a tutti i casi? Questa è una delle critiche che sono state mosse allo studio di Volk. “Perché un cane capisca che c’è un odore caratteristico del Covid, sono necessari molti campioni: per allenarlo servono circa 150 campioni di sudore di persone positive al Covid” spiega Dominique Grandjean, ricercatore presso la National Veterinary School di Alfort (Parigi).

Se hai una popolazione da controllare in modo rapido, puoi farla annusare dai cani. Così soltanto coloro che risultano positivi all’olfatto del cane possono essere sottoposti agli altri test più costosi e approfonditi”. E si ottimizzano le risorse e il tempo necessari allo screening. “Vuole un esempio? Oltre a impiegare i cani in aeroporti e stadi, come già si sta facendo in alcuni Paesi, li si potrebbe portare nelle scuole, nelle università, in tutti i posti frequentati da molte persone, e in particolare persone giovani che pur non ammalandosi possono essere portatori del virus. Fin quando il virus è attivo, i cani riescono a rilevarlo. I sindaci di piccole città potrebbero, inoltre, mettere un cane a disposizione della popolazione: chi desidera fare il test per il Covid può avvicinarsi al cane e avere un’indicazione immediata”, spiega Grandjean. “Se vogliamo fermare il Covid bisogna sottoporre a test il maggior numero possibile di persone, e fare in modo che i positivi rimangano a casa. E questa è la critica che ci fanno i Paesi asiatici: non testiamo abbastanza. E non tutti i test sono molto affidabili: ad esempio la sensibilità di certi test antigenici è intorno al 57%, solo un po’ meglio del tirare una moneta in aria”..